MATTEO MARIA BOIARDO, da "Amorum Libri"
VII
Voi, monti alpestri (poiché nel mio dire
la lingua avanti a lei tanto se intrica (1),
e il gran volere mi sforza pur ch'io dica),
voi, monti alpestri, oditi il mio martìre.
(...)
VIII
Ombrosa selva, che il mio dolo ascolti
sì spesso in voce rotta da sospiri,
splendido sol, che per li eterni giri
hai nel mio lamentar (2) più giorni volti
(...) rivo corrente, che a doler me tiri
tra le ripe deserte e i lochi incolti;
(1) la lingua, in sua presenza, s'intreccia
(2) mentre io continuavo a lamentarmi
JACOPO SANNAZARO dalle "Elegiae"
(...) se sopravvivessi alla tua morte (ma gli Dei lascino che il vento disperda un presagio del genere), onorerei le tue ossa sepolte, recandoti con le mie mani sventurate incenso e vino. Devoto custode dei trapassati, sacerdote della tua tomba, canterei una nenia dolente sulla lira querula; a nessuno riuscirebbe di strapparmi da quell'adorata urna, anzi - se dovessi morire - il mio bacio estremo sarebbe alle tue spoglie.
Se invece (e mi auguro ciò avvenga) il destino ti concedesse di chiudere con la bella mano gli occhi miei, allora potrei completare il tuo caro viso e ti parlerei mentre la vita mi abbandona; e tu, dilaniata dal dolore, invocheresti dal rogo il mio spirito, nel tuo grembo raccoglieresti le mie nude ossa, grideresti - nel pianto, e strappandoti le chiome fluenti - il nome mio, desiderosa ormai soltanto di morire. Gigli candidi e rose rosse mi offriresti allora, volendo così tributare al muto cenere i debiti onori (...) Oh, se la mia tomba potesse essere in tal modo onorata (...).
Testo originale:
"Ut si nostra tuo superesset funere vita
(dii tamen in ventos omen abire sinant)
ipse ego composito venerarer operta sepulchro
ossa, ferens moesta thura merumque manu.
Umbrarumque sacer custos tumulique sacerdos,
concinerem querula tristia verba lyra,
nec me complexa quisquam divelleret urna,
quin cineri moriens oscula summa darem.
At si (quod potius cupio) tibi fata dedissent
lumina formosa condere nostra manu,
tunc, mihi cum charos vultus spectare liceret
atque anima tecum iam fugiente loqui,
ipsa meos tumulo manes laniata vocares
inque tuo legeres ossa minuta sinu,
flebilis et longos scindens ad busta capillos,
clamares nomen iama moritura meum.
Tum cineri et mutae persolvens iusta favillae,
mista dares rutilis lilia cana rosis (...)
o mihi, dum tales tumulo reddantur honores"
LUDOVICO ARIOSTO da "Orlando Furioso"
108
Liete piante, verdi erbe, limpide acque,
spelunca opaca e di fredde ombre grata,
dove la bella Angelica che nacque
di Galafron, da molti invano amata,
spesso ne le mie braccia nude giacque (...)
Per approfondimenti vedi: https://poesiamondiale.blogspot.com/2015/08/poesia-rinascimentale.html
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Sannazaro celebrato con gli Abysmal Grief 💀 |