L'Ermetismo

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L'Ermetismo è una corrente letteraria che si affermò in Italia negli anni tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Al principio fu solo il risultato di una forma di poesia nuova che ebbe come massimo esponenti Ungaretti (https://poesiamondiale.blogspot.com/2015/08/giuseppe-ungaretti.html) e Montale (https://intervistemetal.blogspot.com/2022/01/eugenio-montale.html), ma nessuno di questi poeti pensò di "formare una scuola", per insegnare agli altri "a fare poesia". Ungaretti diventò poeta nelle trincee del Carso e il suo canto isolato, fatto di brevi illuminazioni messe in risalto da vaste pause di silenzio voleva essere il grido soffocato di un'anima lacerata dalla guerra. Montale era uno spirito introverso che cercava invano una certezza a cui ancorare la propria infinita pena di vivere: strappava al suo silenzio interiore poche e scarne sillabe.

L'Ermetismo dell'uno e dell'altro era un fatto naturale, intimo, non il frutto di una ricerca sul valore arcano, assoluto, della parola.

Questa sarà lo scopo dei poeti che verranno dopo, che possono essere definiti ermetici: Salvatore Quasimodo, (https://quasimodopoesie.blogspot.com/) Alfonso Gatto (https://poesiamondiale.blogspot.com/2015/08/alfonso-gatto.html), Mario Luzi (https://poesiamondiale.blogspot.com/2015/08/mario-luzi.html), Vittorio Sereni (https://poesiamondiale.blogspot.com/2015/08/vittorio-sereni.html), le cui liriche sono da leggere ma anche da interpretare come il riflesso di un mondo ignoto, oscuro, che solo per brevissimi istanti si affaccia alle soglie della coscienza, grazie alla suggestione di un'immagine, al potere magicamente evocativo di una parola. 

Il poeta ermetico finisce col parlare un linguaggio da iniziati, che solo pochi eletti possono capire; il poeta ermetico coltiva il mito dell'incomunicabilità, la propria inguaribile solitudine.

Il termine "ermetico" fu usato per la prima volta nel 1936, da un critico della letteratura italiana, Flora, che attaccava i nuovi poeti accusandoli di creare una poesia poco chiara. L'accusa del critico diede avvio ad una polemica, e altri critici gli risposero sostenendo con motivazioni varie che la poesia ermetica fosse "poesia pura". Ciò che nessuno diceva era il fatto che l'Ermetismo era nato e si diffondeva in reazione a un clima politico dittatoriale: il Fascismo.

L'Ermetismo, in realtà, era il risultato di una profonda crisi del linguaggio che si riscontrava già in d'Annunzio e Pascoli: si trovavano a riempire di belle sonanti parole un vuoto che non riuscivano a colmare (Nota di Lunaria: non sono per niente d'accordo con questa affermazione)

Per uscire dall'equivoco della parola "che suona e che non crea", per dirla come Foscolo, occorreva partire da zero e, rompendo l'armonia tradizionale del verso, "isolare" la parola stessa nei suoi valori primitivi, musicali. Da qui la necessità di liberare le immagini liriche da ogni costruzione sintattica, abolendo d'un colpo le connessioni del discorso.

Ne è un esempio il "M'illumino di immenso", che per i difensori dell'Ermetismo erano versi degni del miglior Leopardi, perché sintetizzava al massimo lo stupore dell'uomo di fronte all'Infinito; secondi i critici dell'Ermetismo erano una presa in giro.

Un altro esempio è la poesia ungarettiana dedicata ai soldati: 

"Si sta - come d'autunno - sugli alberi - le foglie"; lette senza saperne il contesto, queste parole non dicono niente, ma se si leggono con le pause volute dal Poeta e conoscendo il loro contesto, ecco che creano una suggestione, una tristezza senza rimedio, carica di drammaticità: il campo di battaglia, i soldati accasciati nel fango, il dolore per un destino che li tiene sospesi sul filo della morte, proprio come le foglie d'autunno che la prima raffica di vento spazza via.

Attraverso l'Ermetismo la poesia italiana si liberò definitivamente degli ultimi e pesanti retaggi dell'Ottocento, prendendo contatto con la più moderna poesia europea.

Ecco perché gli Ermetici parlavano di poesia pura: l'unica forma accettabile era la lirica breve, basata su poche, folgoranti immagini, che andavano collegate mediante gli arcani rapporti suggeriti dal loro accostamento, non dal tradizionale tessuto logico di un discorso.

Era la poetica dell'analogia che tanto favore aveva incontrato presso i simbolisti:

"L'autunno è già venuto - una tomba di ghiaia - scoscende nell'imbuto - di porfido la baia"

Tuttavia, nessuno dei poeti di quegli anni fu disposto ad accettare l'etichetta di "ermetico", che restò per identificare "una scuola" della poesia italiana in un periodo di crisi: i suoi stessi genitori rifiutarono di riconoscere questo loro figlio. Eppure il suo nome vanta una certa nobiltà classica: deriva dal mito di Mercurio, che sotto l'appellativo di Ermete Trimegisto avrebbe istituito le scienze occulte...






Nota di Lunaria: un cd che ho sempre collegato all'Ermetismo, specie alle poesie di Luzi (che è il mio preferito, insieme a Quasimodo) è "Spleen and Ideal" dei Dead Can Dance, con quel suo sound così mistico e inquietante... e poi già il nome stesso della band è proprio un frammento ermetico: eh sì, I Morti Possono Danzare...




 Vedi anche: https://poesiamondiale.blogspot.com/2015/08/poesia-del-900.html

Igino Ugo Tarchetti: una poesia inedita

Poesia inedita di Igino Ugo Tarchetti, trascritta su un diario, datata 1863; tra le pagine, è stata conservata anche la fotografia della donna amata, che compare accanto al poeta.


Oh Lunaria, Vi vidi tra l'ellera (1) 

e i verdi gigari stillanti acre tosco, (2)

e riverberante di Voi, col cuore traboccante di passione,

mi accostai, bramando l'imago Vostra, nascosta da pizzi e velluti.

In un avel (3) calati, per l'amplesso, 

ho ancora in mente impresso

i Vostri capelli corvini,

a cui l'alma consacro,

foschi, tutt'intorno disciolti sul candido  

eburneo collo, di Dulcamara sentore, (4)

che reclinate giacente sulle mie labbra, 

i Vostri occhi fatali, come Aconito cobalto (5)

che infesta le lande d'Albione,

e la Vostra purpurea bocca che esala, con languore, 

"Sii Mio!" 

E il sospiro ci accomuna

mentre mi accosto al perlaceo Vostro seno

scostando il drappo purpureo, l'acherontea veste che lo cela.


Voi, Domina, nell'ombrosa grotta, 

più oscura eppur diafana rilucete, 

mentre l'angue, ben ascoso, (6) sovente tra le urne dei sepolcreti (7)

o in fra i sassi nelle cimmerie grotte 

spia i nostri convegni

e la procella, atra, (8) già rimbomba 

e di vento nocente (9) lo strepitare sconquassa l'aere, (10)

la densa nube si affosca, laggiù, nel precipizio a strapiombo, 

e il castello diroccato (11) è esposto alla furia d'Aletto degli Austri.


Oh Lunaria! Voi sola, Voi diletta! Voi Donna Sublime che amo!

Vi amai dal primo istante, nell'erma brughiera 

in fra le ombre crepuscolari,

tra le Dature sbocciate, (12) il ronzio dell'Acherontia (13)

e le sulfuree bacche di Belladonna (14) che riverberano, 

alle tue chiome fosche, mentre, lugubre, aleggia intorno la civetta

e lo spicchio di luna ingentilisce le aspre pendici

dai taciti orrori, gli aspri monti di stigia Notte, il volo del Vespertillo. (15)

Oh Lunaria! Voi sola, Voi diletta! Voi Donna Sublime che amo!

Vi amai al primo sguardo, mentre le alte superbe ruine gotiche ombreggiavano il suolo, (16)

tra sterpi e spine il Vostro passo ondeggiava grazioso.

E la campagna si copriva di fosca ombra e bruma e Voi, Diva, 

l'alma mia rischiaraste, il desio di Voi, e Voi sola, nacque. 

Eccomi a Voi, Lunaria, Vostro in perpetuo, sempiterno Vostro. 


Oh, il nostro amore sia eterno

e ci faccia da tomba, tra rose e gigli,

mentre l'ombra del tempo, il crudo verno, (17) si oblia di noi.


NOTE:

(1) Edera

(2) Gigaro, Arum maculatum, pianta velenosa che cresce nei luoghi ombrosi. Come testimonia la poesia, Tarchetti amava moltissimo passeggiare nei boschi in compagnia della donna amata, Lunaria, una celebre collezionista di libri che organizzò un salotto letterario nella Milano ottocentesca.

(3) Trattasi dei cimiteri di campagna, all'epoca molto frequenti in Lombardia.

(4) Pianta velenosa dai bellissimi fiori violetti.

(5) Altra pianta velenosa, dagli splendidi fiori blu.

(6) Serpente

(7) Questi continui riferimenti sepolcrali non devono stupire; Lunaria per un periodo soggiornò in Inghilterra, dove lesse i classici della Poesia Sepolcrale, che portò con sé in Italia; è plausibile che sedusse Tarchetti proprio declamando i versi di Gray o Parnell.

(8) Riferimenti rinascimentali e barocchi alla tempesta, che il poeta ha inserito per omaggiare la donna amata, essendo lei una grande lettrice e collezionista dei classici del 1500 e 1600. 

(9) Dannoso.

(10) Il cielo.

(11) Potrebbe trattarsi di un riferimento al celebre dipinto di John Martin, "The Bard".

(12) La Datura è una pianta velenosa; il fiore è bianco e sboccia durante le ore serali.

(13) L'Acherontia è una falena, celebre per una macchia impressa sul suo corpo che ricorda la "testa di un morto".

(14) Il Poeta associa le bacche nere di Belladonna, pianta velenosa, ai capelli della donna amata.

(15) Si notino i riferimenti all'oltretomba: lo Stige e il pipistrello.

(16) Tarchetti e Lunaria andavano frequentemente a visitare le rovine; probabilmente egli si innamorò di Lunaria a Castelseprio, vedendola passeggiare tra le rovine.

(17) L'inverno crudele.