"Lapide"
Poesia di Giovanni Pascoli, tratta da "Myricae"
Una tomba dimenticata e quasi coperta d'erba: sulla lapide un nome probabilmente di invenzione, ma che è stato scelto per ricordare la purezza della fanciulla sepolta: su tutto una pace malinconica e il senso della vanità della vita.
Dietro spighe di tasso barbasso,
tra un rovo, onde un passero frulla
improvviso, si legge in un sasso:
QUI DORME PIA GIGLI FANCIULLA.
Radicchiella (1) dall'occhio celeste,
dianto di porpora, (2) sai,
sai, vilucchio, (3) di Pia? La vedeste,
libellule tremule, mai?
Ella dorme. Da quando raccoglie
nel cuore il soave oblio? (4) Quante
oh! le nubi passate, le foglie
cadute, le lagrime piante;
quanto, o Pia, si morì da che dormi
tu! Pura di vite, create
a morire, tu, vergine, dormi
le mani sul petto incrociate. (5) Dormi, vergine, in pace: il tuo lene
respiro nell'aria lo sento
assonare al ronzio delle andrene,(6)
coi brividi brevi del vento.
Lascia argentei il cardo al leggiero
tuo alito i pappi (7) suoi come
il morente alla morte un pensiero,(8)
vago, ultimo: l'ombra d'un nome.
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1) Cicoria selvatica che mette un piccolo fiore azzurro
2) Il garofano dei campi
3) Il convolvolo
4) La morte
5) Sei rimasta fanciulla, e non hai creato altre vite destinate a morire
6) Api selvatiche. Il fruscio del vento diventa il sospiro della fanciulla, come se dormisse.
7) I semi disseminati dal vento
8) Il pensiero della vita