I versi più belli di Ottavio Rinuccini



"Euridice" (1600)


Il monologo di Orfeo:

Antri, ch'ai miei lamenti
rimbombaste dolenti, amiche piagge,
e voi, piante selvagge,
ch'a le dogliose rime
piegaste per pietà l'altere cime,
non fia più no che la mia nobil cetra
con flebil canto a lagrimar v'alletti:
ineffabil mercede, almi diletti
amor cortese oggi al mio pianto impetra.
Ma deh, perché sì lente
del bel carro immortal le rote accese
per l'eterno cammin tardano il corso?
[...] Venga, deh venga ormai la bella sposa
tra 'l notturno silenzio e i lieti orrori
a temprar tante fiamme e tanti ardori.


"La morte di Euridice"

Dafne: per quel vago boschetto,
ove rigando i fiori
lento trascorre il fonte de gli allori,
prendea dolce diletto
con le compagne sue la bella sposa.
[...] e qual posando il fianco
su la fiorita sponda
dolce cantava al mormorar de l'onda;
ma la bella Euridice
movea danzando il piè su 'l verde prato,
quando, ria sorte acerba!
angue crudo (1) e spietato,
che celato giacea tra' fiori e l'erba,
punsele il piè con sì maligno dente,
ch'impallidì repente
come raggio di sol che nube adombri,
e dal profondo core
con un sospir mortale
sì spaventoso ohimè! sospinse fore,
che, quasi avesse l'ale,
giunse ogni Ninfa al doloroso suono,
et ella in abbandono
tutta lasciossi allor ne l'altrui braccia.
Spargea il bel volto e le dorate chiome
un sudor via più freddo assai che ghiaccio
indi s'udio il tuo nome
tra le labbra sonar fredde e tremanti,
e, volti gli occhi al cielo,
scolorito il bel viso e i bei sembianti,
restò tanta bellezza immobil gelo.

(1) serpente crudele



Bellissimo è anche questo lamento di Orfeo:

"Funeste piaggie, ombrosi orridi campi,
che di stelle o di Sole
non vedeste giammai scintill'e lampi,
rimbombate dolenti
al suon de l'angosciose mie parole,
mentre con mesti accenti
il perduto mio ben con voi sospiro:
e voi, deh, per pietà del mio martiro,
che nel misero cor dimora eterno,
lagrimate al mio pianto, ombre d'Inferno [...]
Lagrimate al mio pianto, Ombre d'Inferno.
E tu, mentre al ciel piacque,
luce di questi lumi
fatti al tuo dipartir, fontan'e fiumi,
che fai per entro i tenebrosi orrori? [...]
Lagrimate al mio pianto, Ombre d'Inferno."

Orfeo si rivolge al Re degli inferi, Plutone:

"O de gli orridi e neri
campi d'Inferno, O de l'altera Dite,
Eccelso Re, che a le nud'ombre imperi,
per impetrar mercede,
vedovo amante, a quest'abisso oscuro
volsi piangendo e lagrimando il piede."

Plutone: "Sì dolci note e sì soavi accenti
non spargesti in van, se nel mio regno
impetrasser mercé pianti o lamenti."




Da "Dafne"


Nunzio: [...] A l'alta novitate
fermò repente il passo,
e, confuso d'orrore e di pietate,
restò per lungo spazio immobil sasso.
Poscia a le frondi amate,
levando gli occhi sospirosi e molli,
stese le braccia e 'l nobil tronco avvinse
e mille volte ribaciollo e strinse.
Piangean d'intorno le campagne e i colli,
sospiravan pietosi e l'aure e i venti;
et ei nel gran dolore
sciogliea sì mesti accenti,
ch'io sentii per pietà mancarmi il core.
Ma, vedete lui stesso
che verso noi se 'n viene
tutto carco di pene:
deh, come fuor del luminoso volto
traspare il duol c'ha dentr'al petto accolto!

Info tratte da


(Perché questi versi di Rinuccini si abbinano così bene a "Dusk and Her Embrace" dei Cradle of Filth!!!) ❤❤❤

Per approfondimenti, vedi http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/09/poesia-barocca-del-seicento.html