Novalis: Amore e Morte nel Romanticismo Tedesco


"Ieri sera ho riflettuto a lungo sulla passione. Indubbiamente, la passione dell'amore supremo non trova mai quaggiù il suo compimento! [...]"

"Quando ero sulla tomba [della fidanzata] mi nacque l'idea che la mia morte avrebbe dato all'umanità un esempio di fedeltà eterna, e che in qualche modo avrebbe instaurata la possibilità di amare come io ho amato."

"Quando si fugge il dolore è segno che non si vuol più amare. Chi ama dovrà eternamente sentire il vuoto che lo circonda, e serbare la sua ferita aperta. Che Dio mi conservi questo dolore, che mi è indicibilmente caro..."

"Tutte le passioni finiscono come una tragedia, tutto ciò che è limitato finisce con la morte, ogni poesia ha qualcosa di tragico."

"Un'unione che sia conclusa anche per la morte è un matrimonio che ci dà una compagna per la Notte. è nella morte che l'amore è più dolce; per il vivo, la morte è una notte di nozze, un segreto di dolci misteri"

E negli "Inni alla Notte", in cui l'eroe tenebroso supplica che il mattino non rinasca più; e dovremmo citare tutte le opere di Tieck, che definiscono l'amore come una malattia del desiderio, un divino languore...
L'esaltazione della morte volontaria, amorosa e divinizzante: ecco il tema religioso più profondo di questa nuova eresia albigese che fu il Romanticismo tedesco.
La morte è il fine ideale degli "uomini iniziati" della Loge invisible di Jean Paul. In Novalis, essa si confonde con l'amore. Per Kleist essa fu il solo compimento possibile di una passione d'amore suprema alla quale il suo corpo si rifiutava.
Ma i poeti non sono i soli a tentare l'al di là notturno: Schubert specula sul Nachtseite, il lato notturno dell'esistenza. Fichte stesso dà la definizione dell'amore-impossibile-per essenza, il vero amore che rifiuta ogni oggetto per slanciarsi nell'infinito.
Nella realtà, le nostre passioni umane sono sempre legate a passioni contrarie, il nostro amore è sempre legato al nostro odio, e i nostri piaceri ai nostri dolori. E da ciò deriva l'ardore della passione; da ciò quella legge che vincola indissolubilmente il desiderio d'unione totale al desiderio della morte liberatrice. Proprio perché la passione non può esistere senza il dolore, essa ci rende desiderabile la nostra perdita. Ascoltiamo quello che scrive la monaca portoghese Marianna Alcoforado all'uomo che l'ha sedotta: "Vi ringrazio dal profondo del cuore della disperazione in cui mi avete gettata, e disprezzo la pace in cui vivevo prima di avervi conosciuto... Addio! Amatemi dunque sempre, fatemi soffrire dolori ancora peggiori!"
Verso la fine del secolo decimottavo un'altra donna dirà: "Vi amo come vi devo amare: nella disperazione" (Julie de Lespinasse)

Per un approfondimento su Novalis, vedi:
https://novalisinniallanotte.blogspot.com/