Introduzione ai ''Fiori del Male'' di Baudelaire

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Quando Hippolyte Babou suggerì a Baudelaire come titolo per le sue poesie "I fiori del male", il poeta vi riconobbe l'immagine viva delle sue liriche: era il titolo che aveva cercato per anni. Quando nel 1857 mette in vendita "I fiori del male" un velenoso articolo di Bourdin in "Le Figaro" ne provoca il sequestro. Baudelaire e l'editore sono condannati, dallo stesso magistrato accusatore di "Madame Bovary" di Flaubert, per "oltraggio alla morale pubblica": sei poesie devono essere soppresse e bisognerà pagare una grossa ammenda.
Baudelaire tolse le sei liriche incriminate. L'opera è dedicata a Théophile Gautier, "poeta impeccabile", come omaggio e segno di ammirazione: Baudelaire aveva guardato a lui come maestro; ma è anche al lettore, a chi come lui sa che la creatura umana ha in sé contemporaneamente due aspirazioni profonde, l'una verso Dio, l'altra verso Satana, un uomo che ha conosciuto il dramma di sentire in sé contemporaneamente le vertigini dell'abisso e lo splendore dei "cieli immensi".
Volendo indicare i molti e diversi motivi che compongono la tematica dell'opera, diremo che nel primo capitolo "Spleen e Ideale", Baudelaire ha raccolto le liriche, nate sui motivi della miseria e grandezza dell'uomo, del destino del poeta, del significato dell'arte indicata come unica speranza di salvezza, dell'amore, esperienza esaltante e dolorosa, che è soltanto fugace e ingannevole miraggio di liberazione e, soprattutto, del male di vivere.
In "Quadri parigini" è la città ad essere protagonista, "il mostruoso ammasso di uomini e pietre", in cui il poeta si aggira, mischiandosi alla folla di mendicanti, prostitute, saltimbanchi, cercando disperatamente di liberarsi dal suo male di vivere: ma Parigi è l'immagine stessa di quel male e il poeta non può che riconoscervi la sua stessa infelicità.
Nel "Il vino" l'uomo cerca di liberarsi dallo "spleen" rifugiandosi nei paradisi artificiali, di cui però si ritorna troppo presto e profondamente distrutti.
In "I fiori del male" motivo dominante è il vizio, in tutti i suoi molteplici aspetti, esperienza da cui l'uomo non saprà più uscire perché gli scoprirà brutalmente gli abissi della sua natura.
In "La ribellione" la perversione, che porta il segno di Satana, viene significata in versi cupi di esasperazione, di orrori, di bestemmie; in "La morte" motivi dominantii sono il desiderio della morte, invocata come liberatrice delle angosce, unica speranza della vita.
"I fiori del male" sono il primo grande libro di poesia moderna: Baudelaire assume nella sua opera i motivi del Romanticismo, li rastrema e li raffina avendo ben presente l'esperienza simbolista, e crea un modello di una nuova sensibilità, inquieta, sofferente, lacerata tra la realtà e la fantasia, tra il pessimismo e l'ideale, che sarà la sensibilità del Decadentismo.
è una poesia sensualmente carica, che sa esprimere le voluttà più sfrenate e le più delicate sfumature del sentimento, gli stati d'animo più ambigui, i paesaggi sontuosi dell'esotismo e drammatici della città: una poesia quindi immaginifica, psicologica, sontuosa. Ma al tempo stesso punta sulla profondità del proprio io, la situazione esistenziale, il rapporto del peccatore con Dio, il pessimismo e la carità. E proprio di questa compresenza dei due elementi, il sensuale e lo spirituale, la poesia di Baudelaire trae la sua suggestione.

Sullo stesso argomento, vedi anche:
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2018/06/introduzione-al-decadentismo.html

Qualche poesia, tra quelle che preferisco:

"Rimorso postumo"

Quando tu dormirai, mia bella tenebrosa,
nell'ombra di un famedio (1) costrutto in marmo nero
e quando non avrai per alcova e maniero
che un ipogeo (2) stillante e un'arca paurosa;
quando il marmo, opprimendo la curva generosa
dei tuoi fianchi d'avorio e del tuo petto altero,
impedirà di battere al cuore prigioniero
e al pie' di proseguire la corsa avventurosa,
la tomba, confidente del mio sogno infinito
(poiché solo la tomba comprende il sognatore),
ti dirà nelle notti donde il sonno è bandito:
"Che vale aver sdegnato, etèra, senza amore,
ciò che ogni morto insonne rimpiange nell'avello?"
Come un  rimorso, un verme ti roderà il cervello.

1) edificio funebre
2) tomba sotterranea
3) cortigiana


"Un fantasma"

I

Le Tenebre
Nell'ipogeo della tristezza nera
dove soffro, dannato dal destino;
dove non entra un raggio mattutino;
dove solo, con l'ombra, ospite austera,
mi sento come un povero pittore
che un dio condanni a pinger nella notte;
dove, cucinator che tutto inghiotte
faccio bollire e divoro il mio cuore,
a volte brilla, poi s'accresce e sale
un fantasma splendente di bellezza.
Dal suo sognante incesso orientale,
allor che attinge la sua compiutezza,
riconosco la mia visitatrice:
è Lei! la chiara e fosca ammaliatrice!

"Cielo fosco"

Par che il tuo sguardo sia velato da un vapore,
e gli occhi misteriosi, lesti a mutar colore,
teneri a volta o assorti nell'estasi o crudeli,
specchiano l'indolenza e il pallore dei cieli.
[...]
O donna perigliosa, o climi seducenti!
Saprò amar la tua neve e le vostre pungenti
brinate, e dall'inverno col suo crudo rovaio
trarre gioie più acute del ghiaccio e dell'acciaio?

"Canto d'Autunno"

Presto ripiomberemo nei giorni freddi e oscuri;
addio nostre splendenti, ma troppo brevi estati!
Con tonfi sordi e cupi, sotto le atroci scuri,
sento di già cadere i ceppi sui selciati.
Sta per tornarmi in cuore tutto il feroce inverno;
odio, furore, collera, sfacchinare forzato;
e, come il sole chiuso nel suo polare inferno,
il mio cuor sarà un rosso coagulo ghiacciato.
[...]

"Lo spettro"

Come un angelo maledetto
io ritornerò nel tuo letto,
e, presso di te, senza voce,
scivolerò, nel buio atroce;
e tu sentirai, bella bruna,
un bacio, che ha il gel della luna,
e la carezza d'un serpente
che si torce lubricamente.
Al primo bagliore malcerto
troverai il mio posto deserto
e rabbrividente d'algore.
Come altri con la tenerezza,
io, sopra la tua giovinezza,
intendo regnar col terrore.

"La campana incrinata"

è amaro e dolce insieme, sentir nell'invernale
notte, vicino al fuoco che palpita e che fuma,
un ricordo lontano che lentamente sale
al suon delle campane dondanti nella bruma.
Felice la campana della gola possente
che vivace e robusta, nonostante la molta
vecchiezza, lancia il mistico richiamo, fedelmente
come un vecchio soldato che vigili di scolta.
Ma quest'anima, invece, è crinata, e se tenta
di popolar di canti la notte sonnolenta,
spesso avvien che il suo triste accento affievolito
sembri il rantolo greve di un povero ferito
che, schiacciato da un mucchio di morti, nell'orrore
di uno stagno di sangue, tra immani sforzi, muore.

"Spleen"

Quando il ciel, basso e greve, pesa come un coperchio
sull'anima che geme dal lungo tedio oppressa,
e serra l'orizzonte nel suo brumoso cerchio,
e versa un lume triste più della notte stessa;
quando la terra sembra un'umida segreta
ove, come una nottola, la squallida Speranza
va battendo sui muri, timida ed inquieta,
il capo e l'ala, in una disordinata danza;
e la pioggia, stendendo i suoi fili infiniti,
par che tessa le sbarre d'una vasta prigione,
e un taciturno popolo di ragni inferociti
sembra irretir la nostra sonnacchiosa ragione,
campane d'improvviso balzano con furore
e verso il cielo lanciano il loro urlio dolente,
come spiriti erranti, senza patria né amore,
che si mettano a gemere, cupi, ostinatamente,
E lunghi carri funebri sfilano muti, lenta-
mente nel mio deserto cuore che più non spera,
mentre l'Angoscia atroce, dispotica e violenta,
sopra il mio capo chino pianta l'insegna nera.

"Il gusto del nulla"

Anima triste, pronta un dì al combattimento,
la Speranza animosa che spronava il tuo ardore
più non t'inforca! Sdraiati, ormai, senza pudore
vecchia rozza, che inciampi ad ogni impedimento.
[...]
Ed il tempo mi inghiotte di momento in momento
come la neve un corpo già vinto dal torpore;
dall'alto io ti contemplo, terra, nel tuo turgore,
né vi cerco un riparo a tanto smarrimento.
Valanga, vuoi travolgermi fino al dissolvimento?

"Ossessione"

Voi m'atterrite, o boschi, come le cattedrali;
urlate come gli organi; e dentro i nostri cuori
echeggianti di rantoli come antri sepolcrali,
i vostri De profundis suonano ammonitori.
Oceano, ti detesto! I tuoi cupi tumulti,
li trova in sé il mio spirito; e le risate amare
dall'uomo vinto, piene di singhiozzi e d'insulti,
le riascolto nel riso smisurato del mare.
Quanto mi piaceresti, notte, senza il fedele
corteo d'astri, che parla un linguaggio ben noto!
Però ch'io cerco solo il buio, il nudo, il vuoto!
Ma le tenebre, anch'esse, son come immense tele
che l'occhio insonne popola di gente familiare,
creature scomparse, che un dì m'erano care.

"Nebbie e piogge"

Languir d'autunno, inverno, lunghi mesi stillanti,
giorni d'assopimento! vi lodo nei miei canti,
poi che avvolgete il pigro mio cuore e il mio pensiero
in un vago sepolcro, entro bende leggiere.
In questa landa, corsa dai venti sibilanti,
ove la banderuola strazia con incessanti
stridi la notte, meglio che nelle primavere
l'anima mia dischiude l'ali sue triste e nere.
Nulla è più dolce al cuore, pieno d'ombre funeree,
sul quale da gran tempo discendono le brine,
o pallide stagioni, sonnolenti regine,
nulla più che le vostre fosche nebbie cineree;
fuorché, forse, una sera, l'un presso l'altra stretto,
addormentar le pene sopra un qualunque letto.

"La fontana di sangue"

Mi par che il sangue, a volte, mi sfugga, a fiotti occulti,
simile a una fontana dai ritmici singulti.
Ben io lo sento scorrere - murmure di torrente;
ma la ferita aperta la cerco inutilmente.
Nella città, che appare come un campo cintato,
dilaga, trasformando in isole il selciato;
scorre, e dei sitibondi abbevera l'arsura,
e tinge, tutto intorno, di rosso la natura.
[...]

"La morte dei poveri"

è la Morte, purtroppo!, che dà forza e consola,
lo scopo della vita in cui l'anima spera,
il filtro che ci esalta, la magica parola
che ci fa camminare pazienti fino a sera.
Attraverso la neve e il turbine, è la sola
luce che vibra e splende in questa notte nera;
è l'asilo promesso dalla mistica fola
dove si mangia e dorme e l'anima è leggera.
[...]

"Donne dannate"

[...] Nulla potrà saziare questo mostro gemente
né dissetar la Furia, che con la torcia in mano,
lo brucia fino al vivo sangue, ferocemente.
[...] Voglio annientarmi sopra il tuo seno profondo,
che mi dà la beata frescura delle tombe.

"Lo zampillo"

[...]
O angelo delle mie notti,
è dolce posar sul tuo petto
sentendo quei gemiti rotti
dell'acqua, laggiù nel laghetto!
Penombre, in cui l'acqua bisbiglia
al ciel la sua triste elegia,
la vostra mestizia somiglia
a quella dell'anima mia.
Lo zampillo sbocciato
in mille fiori,
cui la luna ha donato
i suoi pallori,
cadendo è un disperato
pianto di cuori.