Edgar A. Poe: le poesie più belle e commento ai Racconti



Intraprendere un discorso su Poe senza essere condizionati dal ritratto "maudit" che ne è stato fatto non è impresa facile: a partire dai suoi contemporanei, da Baudelaire a Rimbaud e ai parnassiani francesi, per giungere alle innumerevoli versioni cinematografiche in cui spesso è  mischiato ai suoi allucinati personaggi, il poeta e narratore di Boston ha dovuto subire i riflessi di una reputazione che egli stesso ha contribuito ad avvalorare. Ed effettivamente, nella sua vita, troviamo gli spunti di molti temi che caratterizzano la sua opera: la sua infanzia travagliata, per esempio. L'uso pressoché costante della prima persona dell'"io narrante" è un segnale da non sottovalutare: lo scrittore-personaggio vive in solitudine il proprio dramma, tutt'al più alla presenza di un testimone che però risulterà muto e inutile ("Il crollo della casa di Usher"). Per questa sua filosofia, Poe risulta estraneo al generale clima di ottimismo così vivo negli Stati dell'Unione; egli non ha "fiducia nella perfettibilità umana o delle nozioni di uguaglianza, progresso e miglioramento". Poe cala invece in atmosfere da incubo al di là della storia e della geografia, i suoi pazzi e i suoi fantasmi.
I racconti, per indicazione dell'Autore stesso, si dividono in grotteschi e fantastici (o "dell'arabesco") più un gruppetto che potremmo dire polizieschi. Nei primi, Poe riprende alcuni dei modelli dell'umorismo americano: le estreme esagerazioni, il gioco di parole, la serietà che maschera la burla fino al "pauroso esagerato nell'orribile" che sfocia nel nero tipicamente inglese e tedesco. Ripercorrere le tappe storiche di questo genere letterario, da "Il Castello di Otranto"  (1764) di Walpole (http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/05/introduzione-al-castello-di-otranto-di.html), al "Monaco" di Lewis, al "Frankenstein" (1818) della Shelley, passando attraverso la produzione di Hoffmann per giungere ai precedenti americani, quali "Wieland" (1798) di Brown e i "Tales of a traveller" (1824) di Irving, può aiutarci ad inquadrare i racconti di Poe.

Ma certamente il carattere gotico della produzione europea è del tutto ignorato dal narratore americano: le sue storie sono di norma ambientate nel presente, o meglio, non sono databili e la paura nasce all'interno del personaggio, dalla sua mente, dalle sue allucinazioni piuttosto che da sollecitazioni esterne ("Il cuore rivelatore"). E questa paura viene analizzata talmente a fondo che altri sentimenti sono assolutamente secondari. Queste figure si muovono in una sorta di trance da terrore, che rappresenta in molti casi l'inizio della fine ("Il crollo della casa Usher") ma anche l'unica forma di conoscenza a disposizione dell'uomo ("Una discesa nel Maelstrom")




 LE POESIE PIù BELLE

"Spiriti dei morti"

I

La tua anima si troverà da sola
tra i bui pensieri di una grigia lapide.
Non ci sarà nessuno, in tanta follia,
a carpire il tuo segreto in quell'ora.


II

Starai in silenzio in quella solitudine
che non è desolazione, perché allora
ritroverai gli spiriti dei morti
che nella vita ti furono davanti,
ti attornieranno, ed il loro volere
oscurerà il tuo: starai in silenzio.


III

Si acciglierà la notte - benché limpida -
e le stelle non guarderanno giù,
dai loro altissimi troni nel cielo,
dando una luce di speranza agli uomini.

[...]


Testo originale:

"Spirits of the Dead"

I

Thy soul shall find itself alone
'Mid dark thoughts of the gray tomb-stone -
not oone, of alla the crowd, to pry
into shine hour of secrecy


II

Be silent in that solitude,
which is not loneliness - for then
the spirits of the dead who stood
in life before thee are again
in death around thee - and their will
shall overshadow thee: be still.


III

The night - tho' clear - shall frown -
and the stars shall look not down,
from their high thrones in the heaven,
with light like Hope to mortals given -

[...]



"La stella della sera"

Si era in piena estate,
a notte fonda, e pallide
le stelle nelle orbite
brillavano alla luce
più chiara della fredda
luna, dominatrice
dei pianeti - essa in cielo,
i suoi raggi sul mare.
Fissai per un poco
il suo freddo sorriso
- ah, freddo, troppo freddo era per me!
Passò, come un sudario,
una nube lanosa,
ed io a te mi volsi, a te, altera
mia stella della terra,
al tuo lume lontano,
ed il tuo raggio a me era più caro:
perché m'empie di gioia
la parte tanto altera
che tu svolgi nel cielo quando è notte,
ed io amo di più
il tuo fuoco distante
che quella assai più fredda, umile luce.


Testo originale:

"Evening star"

'Twas noontide of summer,
and mid-time of night;
and stars, in their orbits,
shone pale, thro' the light
of the brighter, cold moon,
'mid planets her slaves,
herself in the heavens,
her beam on the waves.
I gaz'd awhile on her cold smile;
too cold - too cold for me -
there pass'd, as a shroud,
a fleecy cloud,
and I turn'd away to thee,
proud Evening Star,
in the glory afar,
and dearer thy beam shall be;
for joy to my heart
is the proud part
thous bearest in Heav'n at night,
and more I admire
thy distant fire,
than that colder, lowly light.


"La terra delle fate"

Valli piene di nebbia, fiumi d'ombra,
boschi simili a nubi, le cui forme
rimangono indistinte per le lacrime
che gocciolano attorno, dappertutto.
Enormi lune sorgono e tramontano
ancora, ancora, ancora,
ogni istante nel corso della notte,
cambiando sempre posizione, sempre,
e spengono la luce delle stelle
col fiato delle loro facce pallide.
Verso la mezzanotte, sul quadrante
lunare, ma più lieve delle altre
(d'una specie che, ad un esame,
fu trovata esser la migliore),
scende giù, sempre più giù, fino a quando
il suo centro si posa sulla vetta
di una montagna, come una corona,
mentre la sua ampia circonferenza
leggermente, con morbidi drappeggi,
si stende sopra i borghi, sui castelli,
dovunque essi si trovino,
e sopra strani boschi, sopra il mare,
sui fantasmi volanti,
su ogni cosa che dorme,
e tutte le ricopre
in un labirinto di luce. E allora
com'è profonda, ah, com'è profonda
la passione di quel loro sonno!
Al mattino si destano
e il velo lunare torna in cielo
con le tempeste che soffiano impetuose,
come quasi ogni cosa,
o come un giallo albatro.
Non si servono più di quella luna
come facevan prima, vale a dire
come una tenda, una tenda inconsueta:
ma poi in un temporale
si sciolgono i suoi atomi,
e le farfalle che a cercare il cielo
si alzano dalla terra, e poi riscendono
(creature insoddisfatte!),
sulle ali tremolanti ne riportano
solamente una goccia.


Testo originale:

"Fairy-Land"

Dim vaes - and shadowy floods -
and cloudy-looking woods,
whose forms we can't discover
for the tears that drip all over.
Huge moons there wax and wane
again - again - again -
every moment of the night -
forever changing places -
and they put out the star-light
with the breath from their pale faces.
About twelve by the moon-dial
one more filmy than the rest,
(a kind which, upon trial,
they have found to be the best)
comes down - still down - and down
with its centre on the crown
of a mountain's eminence,
while its wide circumference
in easy drapery falls
over hamlets, over halls,
wherever they may be -
o'er the strange woods - o'er the sea -
over spirits on the wing -
over every drowsy thing -
and buries them up quite
in a labyrinth of light -
and then, how deep! - O, deep!
Is the passion of their sleep.
In the morning they arise,
and their moony covering
is soaring in the skies,
with the tempests as they toss,
like - almost any thing -
or a yellow Albatross.
They use that moon no more
for the same end as before -
videlicet a tent -
which I think extravagant:
its atomies, however,
into a shower dissever,
of which those butterflies,
of Earth, who seek the skies,
and so come down again
(never contented things!)
have brought a specimen
upon their quivering wings.


"Israfel"

[...] Lassù, tutta tremante,
in alto, al suo apogeo,
la luna innamorata
arrossisce d'amore
e il suo rosso bagliore
indugia ad ascoltare
nel cielo, con le Plèiadi,
le sette stelle rapide.


Testo originale:

"Israfel"

[...] Tottering above
in her highest noon,
the enamoured moon
blushes with love,
while, to listen, the red levin
(with the rapid Pleiads, even,
which were seven),
pauses in Heaven


"La dama addormentata"

è mezzanotte, ed io sto qui, immobile,
sotto la mistica luna di giugno.
Un oppiato vapore rugiadoso
si esala fioco dall'orlo dorato
e grondando leggero, goccia a goccia,
sulla quieta vetta della montagna,
poi discende piano piano [...]
Il rosmarino si piega sulla tomba.
[...] Dorme la dama! Oh, possa il suo sonno
esser profondo come è pertinace.
La tenga il cielo in sua sacra custodia! [...]
Prego Dio ch'ella possa riposare
per sempre, gli occhi chiusi, mentre passano
pallidi spettri accanto a lei, sfiorandola.

Dorme, l'amore mio! Possa il suo sonno
esser profondo come è duraturo!
Striscino lievi attorno a lei i vermi,
laggiù nella foresta antica e oscura,
un'alta tomba possa aprirsi a lei,
un sepolcro che spesso abbia richiuso
i suoi fluttuanti, alati cortinaggi
neri, quasi in trionfo, sugli stemmi
alle esequie della sua stirpe nobile.
Una tomba remota e solitaria [...]


Testo originale:

"The sleeper"

At midnight, in the month of June,
I stand beneath the mystic moon.
An opiate vapour, dewy, dim,
exhales from out her golden rim,
and, softly dripping, drop by drop,
upon the quiet mountain top [...]
The rosemary nods upon the grave.
[...]
The Lady sleeps! Oh, may her sleep,
which is enduring, so be deep!
Heaven have her in its sacred keep! [...]
I pray to God that she may lie
forever with unopened eye,
while the pale sheeted ghosts go by!
My love, she sleeps! Oh, may her sleep,
as it is lasting, so be deep!
Soft may the worms about her creep!
Far in the forest, dim and old,
for her may some tall vault unfold -
some vault that oft hath flung its black
and winged pannels fluttering back,
triumphant o'er the crested palls,
of her grand family funerals -
some sepulchre, remote, alone,
against whose portal she hath thrown,
in childhood, many an idle stone -
some tomb from out whose sounding door
she ne'er shall force an echo more,
[...] It was the dead who groaned within.


"La Valle dell'Inquietudine"

[...] Ah, il vento non scuote quegli alberi
che palpitano come le onde gelide
sulle brumose rive delle Ebridi!
Ah, il vento non sospinge quelle nubi
che strisciano affannose nell'azzurro
irrequieto, dal mattino alla sera,
sulle viole che crescono a miriadi,
in forme così simili a occhi umani,
e sui gigli che ondeggiano piangendo
sopra una tomba senza neanche il nome!
Ondeggiano: e dalle cime fragranti
cadono gocce di una rugiada eterna.
Piangono: lungo i delicati steli
scendono gemme di perenni lacrime.


Testo originale:

"The Valley Of Unrest"

[...] Ah, by no wind those clouds are drive,
that rustle through the unquiet Heaven
uneasily, from morn till even,
over the violets there that wave
and weep above a nameless grave!
They wave: from out their fragrant tops
eternal dews come down in drops.
They weep: from off their delicate stems
perennial tears descend in gems.


"La città nel mare"

[...] Ma una luce dal livido mare
raggiunge silenziosa le torrette,
luccica sui pinnacoli lontani,
su cupole e guglie, su sale regali,
su templi, su mura babiloniche,
su ombrosi pergolati abbandonati
con l'edera scolpita e fiori in pietra,
su innumerevoli, stupendi altari
dai fregi a ghirlanda ove s'intrecciano
la vite, la viola e la violetta.

Rassegnate sotto il cielo ristagnano
acque pervase di malinconia.
Ombre e torrette qui tanto si confondono
che tutto sembra sospeso nell'aria,
mentre da un'alta torre della città
la Morte gigantesca guarda giù. [...]


Testo originale:

"The city in the sea"

[...] But light from out the lurid sea
streams up the turrets silently -
Gleams up the pinnacles far and free
up domes - up spires - up kingly halls -
up fanes - up Babylon-like walls -
up shadowy long-forgotten bowers
of sculptured ivy and stone flowers -
up many and many a marvellous shrine
whose wreathed friezes intertwine
the viol, the violet, and the vine.

Resignedly beneath the sky
the melancholy waters lie.
So blend the turrets and shadows there
that all seem pendulous in air,
while from a proud tower in the town
Death looks gigantically down. [...]


"Peana"

Come si leggerà  il rito funebre?
Come si intonerà il solenne canto,
il requiem per la donna più graziosa
che mai sia morta ancora così giovane? [...]


Testo originale:

"A Paean"

How shall the burial rite be read?
The solemn song be sung?
The requiem for the loveliest dead,
that ever died so young? [...]


"Il verme vincitore"

Ecco infine una serata di gala
dopo gli ultimi anni desolati!
Angeli innumerevoli, avvolti
in veli, sopraffatti dalle lacrime,
siedono in un teatro per vedere
un dramma di speranze e di paure,
mentre l'orchestra sospira irregolare
la musica delle sfere.


Testo originale:

"The conqueror worms"

Lo! 'tiss a gala night
within the lonesome latter years!
An angel throng, bewinged, bedight
in veils, and drowned in tears,
sit in a theatre, to see
a play of hopes and fears,
while the orchestra breathes fitfully
the music of the spheres.


"Lenore"

Là, nella triste bara rigida, giace l'amor tuo,
Lenore!
Vieni, sia letto il rito funebre, sia intonato
il mesto inno!
Alla fanciulla più regale che sia mai morta,
un lamento,
un canto a lei che, morta giovane, doppiamente
è morta, ahimè!


Testo originale:

"Lenore"

See! on yon drear and rigid bier low lies thy
love, Lenore!
Come, let the burial rite be read - the funeral
song be sung!
An anthem for the queenliest dead that ever
died so young -
A dirge for her, the doubly dead in that she died
so young!


"Terra di sogno"

Valli profonde, acque senza fine,
antri, voragini, boschi titanici
e forme che nessuno può distinguere
per le gocce che cadono d'intorno,
monti che si sfaldano e finiscono
perennemente in mari senza rive.
Mari che anelanti si sollevano
senza posa verso cieli di fuoco.

Laghi che si stendono infiniti,
con le loro acque solitarie
- solitarie e morte - calme acque -
calme e gelide al biancore del giglio
che si piega, oscillando, su di esse.

Presso i laghi che così si stendono,
con le loro acque solitarie
- solitarie e morte - tristi acque -
tristi e gelide al biancore del giglio
che si piega, oscillando, su di esse;
presso le montagne, presso il fiume
che mormora sommesso, eternamente;
presso le grige foreste e le paludi
dove dimorano rospi e ramarri;
presso gli stagni e i lugubri laghetti
abitati dagli orridi vampiri;
presso ogni luogo impuro, maledetto,
nei più malinconici recessi;
là il viandante incontra con sgomento
gli spettri del passato, le memorie,
ombre che avvolte nel loro sudario
gemono e trasalgono sfiorandolo,
ombre di amici in bianche vesti, resi
da tempo, in agonia, alla Terra e al Cielo.


Testo originale:

"Dream-Land"

Bottomless vales and boundless floods,
and chasms, and caves, and Titan woods,
with forms that no man can discover
for the dews that drip all over;
mountains toppling evermore
into seas without a shore;
seas that restlessly aspire,
surging, unto skies of fire;
lakes that endlessly outspread
their lone waters - lone and dead -
their still waters - still and chilly
with the snows of the lolling lily.

By the lakes that thus outspread
their lone waters, lone and dead,
their sad waters, sad and chilly
with the snows of the lolling lily,
by the mountains - near the river
murmuring lowly, murmuring ever,
by the grey woods - by the swamp
where the toad and the newt encamp,
by the dismal tarns and pools
where dwell the Ghouls,
by each spot the most unholy
in each nook most melancholy
there the traveller meets aghast
sheeted Memories of the Past -
shrouded forms that start and sigh
as they pass the wanderer by
white-robed forms of friends long given,
in agony, to the Earth and Heaven.


"A Elena"

Ti vidi una volta, una volta sola, anni fa:
non dirò quanti - comunque non molti.
Era una notte di luglio, e dalla luna piena
che, come la tua anima, elevandosi
cercava un ripido sentiero per il cielo,
scese con quiete, afa e sonnolenza,
come un velo di seta argentata, un chiarore
sui visi sollevati di un migliaio di rose,
che abbellivano un giardino incantato
dove il vento osava penetrare solo in punta
di piedi.
Scese sui visi sollevati delle rose,
che ricambiarono quell'amorosa luce
con le loro anime odorose, in un'estasi di morte.
Scese sui visi sollevati delle rose,
che sorrisero e morirono in quel piccolo giardino,
incantati da te, dalla poesia della tua presenza.

Eri vestita di bianco, china su una sponda di viole,
ed io ti vidi, mentre il tenero chiarore della luna
scendeva sui visi sollevati delle rose,
e anche sul tuo, ahimè, sollevato e dolente! [...]


Testo originale:

"To Helen"

I saw once - once only - years ago:
I must not say how many - but not many.
It was a July midnight; and from out
a full-orbed moon, that, like shine own soul,
soaring,
sought a precipitate pathway up through heaven.
There fell a silvery-silken veil of light,
with quietude, and sultriness, and slumber,
upon the upturn'd faces of a thousand
roses that grew in an enchanted garden,
where no wind dared to stir, unless on tiptoe -
fell on the upturn'd faces of these roses,
that gave out, in return for the love-light,
their odorous souls in an ecstatic death -
fell on the upturn'd faces of these roses
that smiled and died in this parterre, enchanted
by thee, and by the poetry on thy presence.

Clad all in white, upon a violet bank
I saw thee half reclining; while the moon
fell on the upturn'd faces of the roses,
and on shine own, upturn'd - alas, in sorrow! [...]


Per un commento al Corvo, vedi: http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/05/commento-ad-edgar-poe-per-la-poesia-il.html
Per la morte di Virginia: http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2018/01/poe-e-la-morte-di-virginia.html
Vedi anche: https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2018/10/jonathan-latimer-e-poe.html



Un approfondimento sulle traduzioni italiane di E.A.Poe 
dal minuto 54:25 in poi 

ALTRO APPROFONDIMENTI, info tratte da 


Era difficile, il 13 aprile 1844, trovare nelle edicole di New York una copia del "New York Sun": in poche ore il giornale era andato a ruba, esaurendo tutta la tiratura. La causa di questo straordinario successo di vendita era un vistoso annuncio pubblicato sulla prima pagina che attirava immediatamente l'attenzione dei lettori e diceva testualmente queste parole: "STRAORDINARIE NOTIZIE! Per espresso, via Norfolk".
Il colpo del New York Sun non fu né il primo né l'ultimo gesto compiuto da Poe per mettersi in mostra. Ma il suo desiderio di fama, così vivo e bruciante da diventare morboso, non fu mai soddisfatto: strano destino per un uomo il cui primo ricordo cosciente era il suono degli applausi. Era nato il 19 gennaio 1809, tra le quinte di un palcoscenico. Suo padre e sua madre erano attori e soprattutto la madre, Elizabeth Arnold, era conosciuta e acclamata. Benché morisse quando Edgar era piccolo, la sua bellezza e la sua bravura lasciarono un ricordo incancellabile nell'animo del figlio. David Poe, il padre, era invece un alcolizzato e trasmise al figlio il vizio che lo avrebbe stroncato. Rimasto orfano, Edgar fu accolto nella famiglia di un ricco commerciante di Richmond, in Virginia: il signor John Allan, di cui assunse il cognome, pur senza essere stato adottato. Edgar crebbe nella convinzione che tutto gli fosse permesso: disponeva di tutto il denaro che voleva e si abbandonava a ogni sorta di stravaganze, pur di farsi notare.  Ancora non sapeva quali provi lo attendevano nella vita.
Nonostante faccia di tutto per rendersi popolare, il giovane Poe non riesce a "sfondare": l'elegante, orgogliosa società aristocratica di Richmond non vuole accettarlo nei suoi ranghi. Questo rifiuto lo ferisce e gli scava un solco profondo nell'animo: d'ora in poi ci saranno due Edgar: uno che si sente superiore, ambizioso, l'altro che si sente respinto e fallito. Essi si combatteranno tutta la vita dentro di lui: mentre la parte migliore lo spingerà ad impegnarsi, la parte peggiore lo trascinerà nella disperazione e nell'annegare nell'alcool le sue delusioni. La sua condotta si fa sempre più disordinata fino a che viene espulso dall'università; nel 1827 fugge di casa. Inizialmente per tirare avanti si arruola nell'esercito, ma quando sta per diventare ufficiale il "demone del fallimento" entra in azione: Poe commette una serie di gravi mancanze che gli causano l'espulsione; proprio quando sta per avere successo, precipita in basso; rompe tutte le sue amicizie e si fa respingere dalle donne che ama. Successivamente riesce ad entrare come redattore  in un giornale ma quando riesce a farsi apprezzare dai lettori con i suoi racconti del mistero, lascia tutto. Nel 1836 sposa la giovanissima cugina Virginia; riesce a guadagnare abbastanza bene con i suoi racconti polizieschi e questo periodo dura dal 1840 al 1842. Poi cade di nuovo nel baratro dell'alcool e della miseria. Il suo sogno, la creazione di una sua rivista, lo "Stylus" fallisce. Va a New York, collabora a vari giornali, nel 1845 fa uscire il poemetto "Il Corvo" e il secondo volume dei suoi racconti; nel 1847 Virginia muore di tisi. Poe è minato dall'alcool, inizia a girovagare. Muore il 3 ottobre 1849 in una corsia d'ospedale.

L'Opera e l'Arte di Poe

La fama di Poe è legata soprattutto ai "Racconti del Mistero" e "Gordon Pym", la storia di un marinaio imbarcato per un viaggio senza ritorno, che simboleggia la vita secondo Poe: un disperato viaggio verso la morte.
Fra le poesie vanno ricordati il poemetto "Il Corvo"; "Annabel Lee" è una delle poche opere in cui Poe si esprime in tono dolcemente malinconico senza ricorrere a immagini fosche e disperate.