George Byron: i versi più belli e i Pensieri del "Diario"

Tratto da



Ma ho vissuto e non ho vissuto invano;
la mia mente perderà la sua forza,
Il Mio Sangue il suo fuoco, e sconfitto dal Male,
perirà anche il mio corpo, ma in me esiste qualcosa che consumerà
il tormento del tempo e vivrà quando sarò morto...


"Manfredi" (1816)

Manfredi: Ora dunque: spiriti aerei e terrestri, non mi sfuggirete;  per un potere più oscuro di ogni altro già evocato, per la tirannia di uno scongiuro mi fu luogo natale un astro dannato, infuocato relitto di un mondo demolito, Inferno vagabondo nello spazio eterno: per l'alta maledizione che sta sopra la mia anima, il pensiero che mi sta dentro ed attorno, io vi costringo al mio volere: apparite!

Sesto Spirito: Mia dimora è l'Ombra della Notte: perché la tragica Luce mi sevizia?

Quando la Luna splende sull'onde,
la lucciola tra l'erba,
la meteora sulle tombe,
e il fuoco fatuo sopra la palude.
Quando guizzano le stelle cadenti,
e si rispondono i gemiti dei gufi
e all'ombra della collina silenziosa,
giacciono le foglie,
col suo potere e segno la mia anima sovrasterà la tua.
Anche nel cupo terrore non avrà sonno il tuo Spirito,
tra Ombre inconsumabili pensieri che non puoi esiliare:
per un potere a te ignoto,
non potrai mai essere solo:
avvolti in un Sudario,
stretti in una nube, per sempre abiterai
questo mio incantesimo.


Altra traduzione di questo passo:

Quando la Luna è sull'onda,
e la lucciola nell'erba,
e la meteora sulla tomba,
e lo stormo sopra la palude;
quando le stelle cadenti precipitano,
e stridono i gufi cui l'eco risponde, 
e silenziose sono le foglie immobili
nell'ombra della collina, 
sarà il mio spirito sopra al tuo,
con un potere e con un segno.


Stupirai che io non ti sia in luogo d'Ombra...
Ascolta: Tu sarai il Tuo Stesso Inferno!


Manfredi: Mi impone la fatalità d'esistere...
Se è vita portarsi dentro questo deserto Spirito
ed essere Sepolcro alla propria anima!

Ribolle la nebbia, sale attorno a ghiacciai:
si levano nuvole, rapide spirali ai miei piedi,
bianche e sulfuree,
schiuma di un'irato Oceano
del profondo Inferno
che scaglia le sue Ombre
su una brulicante spiaggia,
fitta di dannati come ghiaia...
ho le vertigini.


A me idonea Tomba alle mie Ossa placate nell'Abisso.


Manfredi: Evocare i Morti, interrogarli su ciò che noi temiamo. Non vi sarà risposta più atroce della Tomba   
e questo è Nulla.

Se non rispondono...
il sepolto profeta rispose alla strega di Endor;
e dall'insonne spettro della fanciulla di Bisanzio
il monarca spartano trasse
una risposta e il suo destino.

Nessun martirio futuro può infliggere a colui che condanna
se medesimo la pena che egli infligge alla propria anima.


Altra traduzione dell'Atto II, scena II

Siamo i giullari del tempo e del terrore; i giorni
si impossessano di noi e ci derubano; malgrado ciò viviamo,
detestando la vita, e ancora temendo di morire.
In tutti i giorni di questo odiato giogo
questo peso vitale sopra il cuore in lotta,
che affonda nel dolore, o batte rapido per una gioia
o una pena che sempre nel languore o in agonia
si chiudono
in tutti i giorni del passato e del futuro, perché
non c'è presente in vita, noi possiamo contare
quanto pochi - quanto meno che pochi - siano
i giorni in cui l'anima
rinuncia a spasimare per la morte; tuttavia essa si ritrae
come da un fiume d'inverno, anche se il gelo
non dura che un attimo. Io ho una risorsa
ancora, nella mia scienza - posso richiamare i morti,
e chieder loro che cosa noi temiamo maggiormente;
la risposta più dura non può che dire: la Tomba,
e questo è nulla. Se essi non rispondono...

Il Profeta sepolto rispose alla Strega
di Endor; e il Monarca Spartano trasse
dallo spirito inquieto della fanciulla Bizantina
una risposta e il suo destino. Egli aveva trucidato
chi più amava, ignorando chi fosse,
e morì senza perdono - pur chiamando in aiuto Giove
protettore dei fuggitivi e a Figalia facendo sorgere
gli Evocatori Arcadi, per costringere
l'ombra indignata a deporre la sua collera,
o a stabilire i termini della sua vendetta. Ed ella rispose
con parole di valore incerto, ma ubbidì.
[...]
Tra qualche ora non chiamerò invano -
tuttavia adesso io temo ciò che oso:
fino a questo momento, mai fuggii lo sguardo
di uno spirito, buono o malvagio - ora tremo,
e sento un gelo strano e freddo sopra al cuore.
Ma io posso fare anche quel che più aborrisco,
e dominare le paure umane - La notte si avvicina.



Atto II, scena III

La luna sorge immensa, piena e luminosa;
e qui sulle nevi, dove mai fu piede umano
dal comune passo mortale, noi avanziamo nottetempo,
e non lasciamo tracce: sopra il selvaggio mare,
l'oceano vitreo del monte di ghiaccio,
noi sfioriamo i taglienti crepacci, che prendono
l'aspetto della schiuma rabbiosa di tempesta,
immobile nel gelo... L'immagine di un gorgo morto:
e questo più erto fantastico pinnacolo,
lavoro di traforo di qualche terremoto - dove le nuvole
sostano per riposare nel passaggio -
è sacro ai nostri incontri ed alle veglie;
qui io attendo le sorelle, sulla via
del castello di Arimane, perché questa notte
è la nostra grande festa - è strano che ancora non vengano.


Atto III, scena IV

Ricordo bene che una volta, in gioventù,
quando me ne andavo per il mondo, - in una notte come questa
stavo tra le mura del Colosseo,
in mezzo ai grandi resti della potente Roma.
Gli alberi che crescevano lungo gli archi spezzati
oscillavano oscuramente nell'azzurro cupo della notte,
e le stelle splendevano tra gli squarci delle rovine;
di lontano un cane da guardia latrava oltre il Tevere:
e, più vicino, dal palazzo dei Cesari, veniva
il lungo lamento del gufo e, a tratti,
il canto inquieto di lontane sentinelle
sorgeva e si smorzava sul vento leggero.
Dei cipressi, oltre la breccia ròsa dal tempo,
apparivano a orlare l'orizzonte, e tuttavia si ergevano
entro un tiro d'arco. Dove i Cesari vissero,
e rauchi vivono gli uccelli della notte,
in una macchia che spunta tra i bastioni diroccati
e intreccia le radici con le dimore imperiali,
l'edera usurpa il campo al lauro.
[...]


"Tenebre"

Ho fatto un sogno che non era proprio un sogno.
Il sole splendente era ormai spento e le stelle
vagavano nell'oscurità dello spazio eterno
prive di raggi e senza meta mentre la terra gelida
oscillava cieca e spenta nell'aria senza luna;
il mattino veniva e se ne andava senza portarsi il giorno,
e gli uomini nel terrore di questa desolazione
dimenticavano le passioni, mentre i loro cuori
raggelavano in un'egoistica preghiera di luce.
[...]
Un'orrenda speranza era tutto ciò che il mondo conteneva;
[...]
La terra era un solo pensiero: di morte
immediata e ingloriosa, mentre la fama
si cibava nelle viscere; gli uomini morivano
e le loro ossa e i corpi restavano insepolti.


"Lachin Y Gair" (Lochnagarr)

Ombre dei Defunti!
Non ho forse sentito le vostre voci sorgere
dal respiro della bufera che avvolgeva la Notte?

:::

Shades of the Dead!
Have I not heard your voices rise on
the night rolling
breath of the gale?



Nella Rovina della nostra Anima
mutare il sangue
in lacrime e colorare le cose venture
con i colori della Notte.

:::

And in the blight of our own soul
turn all our blood to tears,
and colour things to come with hues of Night.



Pare che fluttui un mormorio sulla collina
ma è fantasia poichè le rugiade astrali
in completo silenzio istillano
le loro lacrime d'amore consumandosi nel pianto.

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There seems a floating whisper
on the hill, but that is fancy for the star light dews
all silently their tears of love instil weeping themselves away.



Crollarono templi
e torri senza lasciare una scena:
un Caos di Rovine!
Chi discernerà il vuoto,
che i ruderi indistinti
illuminerà di un raggio lunare, e dirà:

"Qui c'era o c'è questo"

Dove tutto è Profonda Tenebra?

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Temple and tower went down,
nor left a site; Chaos of Ruins!
Who shall trace the void
o'er the dim fragments cost
a lunar light and say:

"Here was or is" where all is doubly night?


"Frammento di un racconto turco" (1812-1813)

Bagnato del tuo sangue migliore
gocceranno i tuoi denti digrignanti
e le selvatiche labbra;
allora verso la tua Tomba Oscura
incedendo vai, e con Demoni divoratori di cadaveri
infuria, finché inorriditi s'allontanino
da uno spettro più maledetto di loro!

:::

Wet with thine own best blood
shall drip thy gnashing tooth
and haggard lip
then stalking to thy sullen grave
go -and with Ghouls and afrits rave;
till these in horror shrink away from spectre
more accursed than they!



"Parisina" (1816)

E nel cielo quell'indistinto chiarore
così teneramente scuro, e oscuramente puro,
che segue al declinare del giorno
mentre il crepuscolo si dissolve sotto la Luna.

:::

And in the heaven that clear obscure
so softly dark, and darkly pure,
which follows the decline of day
as twilight melts beneath the Moon away.



"Il Pellegrinaggio del giovane Aroldo"

Si diceva che a volte una lacrima tetra
stava per sgorgare,
ma che il suo orgoglio
nell'occhio congelasse la stilla.

:::

'Tis said, at times the sullen tear would start
but pride congeal'd the drop within his eye.



Vi era vera vita nella nostra disperazione
vitalità del veleno
una radice viva che nutre rami implacabili
poichè sarebbe nulla se morissimo.
Ma la vita s'adatta al frutto più aborrito del dolore,
simile alle mele
sulle sponde del Mar Morto.

:::

There is a very life in our despair
vitality of poison
a quick root which
feeds these deadly branches.
For it were as nothing did we die.
But life will smit itself
to sorrow's most detestes fruit,
like to the apples on the Dead Sea's shore.


Mille battaglie hanno assalito le tue rive,
ma queste e metà della loro gloria sono svanite,
e il massacro ammassò in alto le sue schiere infangate:
le loro tombe stesse sono scomparse, e che cosa sono?
La tua corrente terse il sangue di ieri
e tutto fu immacolato,
e sul tuo flusso chiaro si specchiò
la luce danzante del raggio solare;
ma sopra il sogno sfiorito dell'annerita memoria
le tue onde scorrerebbero vanamente per quando
sembrino cancellare ogni cosa.

:::

A thousand battles have assail'd thy banks,
but these and half their fame have pass'd away,
and slaughter heap'd on high his weltering ranks.
Their very graves are gone,
and what are they?
They tide wash'd down the blood of yesterday,
and all was stain less and on th clear
stream glass'd
with its dancing light the sunny ray
but o'er the blackened memory's blighting dream
thy waves would vainly roll all sweeping as they seem.


Addio!
Le coste del mio paese
svaniscono sulle acque,
mentre rumoreggiano le onde
e stridono i gabbiani.
Noi il sole inseguiamo
che tramonta nel mare
mentre i venti della notte
cominciano a soffiare.
Addio a lui, per ora,
e a te, terra natia,
addio!


Addio a te ancora!
Un vano addio!
Non può esservi addio a una scena come la tua.
La mente s'incolora di ogni tua sfumatura; e se con riluttanza
gli occhi rinunciano al loro sguardo tenero su di te, sontuoso Reno, è con l'occhiata riconoscente dell'Elogio di chi parte,
sorgere potranno luoghi più possenti,
risplendendo più abbaglianti, ma alcuno venire potrà
in un unico labirinto d'incanti
il luminoso, il bello e il mite; la Gloria dei giorni antichi;
L'incurante grandezza, il fiore fertile
dell'imminente maturità, lo splendore della città bianca,
le colonne d'acqua che scorre,
le tenebre del precipizio,
i ramoscelli della foresta,
tra di essi le mura gotiche,
le rupi selvagge a forma di torri,
in scherno dell'arte umana,
e inoltre una specie di volti raggianti
come la scena, la cui generosità fertile qui a tutti si offre,
ancora sulle tue sponde scaturendo,
seppure nelle vicinanze crollino imperi.

:::

Adieu to thee again!
A vain Adieu! There can be no farewell to scene like thine,
the mind is coloured by thy every time.
And if recluctantly the eyes resign their cherish'd gaze upon thee,
lovely rhine! 'Tis with the thankful glance of parting praise; more mightly spots may rise, more glaring shine,
but none unite in one attaching maze the brilliant fair,
and soft, the Glories of old days, the negligently grond,
the fruitful bloom of coming ripeness
the white city's sheen,
the rolling stream,
the precipices gloom,
the forest's growth,
and gothic walss between,
the wild rocks shaped as they had turrets been in mockery
of man's art.
And these withal arace of faces happy as the scene
whose fertile bollnties here
extend to all, still springing o'er thy banks
though empires
near them fall.


"Sole degli insonni!"

Sole degli insonni! Stella malinconica!
Il cui raggio scintilla tremando lontano...
Tu mostri l'oscurità che non puoi disperdere,
tu, così simile alla gioia del ricordo!
Intanto tremula il passato come luce d'altri giorni,
e brilla, ma non scalda coi suoi raggi,
deboli strali notturni da contemplare in veglia,
distinti ma distanti, chiari, eppure tanto freddi!


Da "L'Isola", canto II

Come spesso dimentichiamo il tempo,
quando soli, ammirando Natura in trono universale,
coi suoi boschi, i deserti, le sue acque, riceviamo
l'intensa sua risposta alla nostra intelligenza!
Non vivono forse le stelle e le montagne?
E le onde sono forse senza spirito?
E le caverne sgocciolanti
sono forse senza sentimento
con le loro silenziose lacrime? No, no...
sono intense entità che ci elevano alla loro altezza
dissolvendo le nostre remore. E la terra
prima del tempo, e il nostro animo,
al grande porto affidano.
Strappatevi la vostra identità falsa e insensata!
Chi pensa all'Io mentre gli occhi al cielo fissa?
E chi, pur guardando più in basso, mai pensò
- durante gli annii giovani, prima che il cuore imparasse
la lezione del Tempo - alla bassezza dell'uomo o alla sua propria?
Il suo regno era tutta la natura ed il suo trono amore.
Ella splendida incede, come notte
di cielo limpidamente stellato,
e tutto il meglio di oscuro e di luce
negli occhi e nell'aspetto suo rifulge
dolce in quel tenero chiarore
che il cielo nega allo sfarzo del giorno.
Un'ombra in più, un raggio in meno
avrebbero sciupato la grazia indicibile
che tra i capelli di ebano si tinge
e sul suo volto poi risplende chiara;
un volto dai pensieri lieti che dicono sereni
quanto puro il loro rifugio sia e prezioso.
[...]


Da "Love and Death"

Sempre di più, sempre di più - eppure non mi ami,
e mai lo farai, perché alla volontà non obbedisce Amore.
Ma non ti biasimo, anche se so bene ormai
che il mio destino è amarti, e sempre più sbagliando, e invano.


"In morte di giovane signora, cugina dell'autore e a lui molto cara"

Tacciono i venti e immobile
è il buio della sera,
nemmeno un soffio vaga per il bosco
mentre al suo marmo ritorno
e spargo fiori sulla polvere
di Margaret che amo.


Da "Strofe per Augusta"

Tu sei stata la solitaria stella
che un giorno sorse per non tramontare,
sei stata forte
come è forte un albero,
e destinata come lui a spargere
quanto più folle impazza la tempesta
le tue foglie di lacrime su di me.


Da "Ode a Venezia"

O Venezia, Venezia!
Quando le acque avranno
raggiunto i tuoi marmi,
si alzerà un grido dal mondo
sulle tue sale sommerse,
e un lamento senza fine
giungerà dal mare.
Se piango io per te -
io che altro non sono
se non un nordico esiliato -
mi domando che cosa
dovrebbero fare i tuoi figli


Da "Strofe al Po"

Tu Po ti volgi portentoso al mare,
io ao una che non dovrei amare.
Al Sud di certo appartiene il mio sangue -
io che vengo dal Nord
e il mio paese ho lasciato
dopo tormenti indicibili -
se ancora d'amore sono schiavo.
So bene che è inutile lottare
e vano è vivere come ho vissuto io.
Morirò giovane, tornerò alla polvere
da cui vidi la luce. E allora,
almeno allora, il mio cuore
resterà immobile per sempre.



Né il fragore della valanga, né il torrente né la montagna, né il ghiacciaio, né la foresta, né la nuvola hanno alleviato per un solo istante il peso che mi grava sul cuore, permettendomi d'annegare lo sciagurato senso della mia identità nella maestà, nel potere e nella gloria di tutto ciò che mi sta intorno (dal Diario, settembre 1816)

*

Le mie passioni si svilupparono molto presto; così presto, che pochi mi presterebbero fede se volessi precisarne l'epoca e gli avvenimenti che le accompagnarono. Forse questo è uno dei motivi della precoce malinconia dei miei pensieri: l'aver avuto un'esperienza prematura della vita.

*

Spesso ritorno col pensiero ai giorni della mia infanzia, e stupisco dell'intensità dei miei sentimenti a quel tempo: le sue impressioni sono incancellabili. La mia povera madre e poi i miei compagni di scuola, con le loro beffe, m'avevano avvezzato a considerare la mia infermità [Byron era zoppo a seguito di un incidente alla nascita] come una grande disgrazia; e in seguito non mi è mai riuscito di dominare questo sentimento. Occorre una grande bontà naturale per vincere l'amarezza corrosiva che una deformità genera nell'anima e che inasprisce contro tutti.
 
Catherine Gordon (la madre di Byron) e il poeta da bambino




*

Amo la natura e ammiro la bellezza. Sono in grado di sopportare la fatica, le privazioni non mi spaventano e ho visto alcuni fra i paesaggi più notevoli del mondo. Ma in tutto questo, ricordi amari, soprattutto della mia più recente e intima desolazione.


Byron tra le rovine di Grecia (tela del Piccio)



*

Non mi si parli d'Inghilterra, questo è fuori questione. Avevo una casa, delle terre, una moglie e una bambina, e un nome, laggiù - un tempo - ma tutte queste cose si sono alterate o mi sono state sequestrate. Non sento amore per quel paese dopo il trattamento che ho ricevuto prima di lasciarlo definitivamente, ma non lo odio abbastanza per desiderare di avere una parte nelle sue disgrazie, poiché un male deve sempre esser fatto prima che il bene maturi; le rivoluzioni non si fanno con acqua di rose. E il mio gusto per le rivoluzioni s'è smorzato, insieme con le altre mie passioni.

*

 Non sono nemico della religione, al contrario. Tant'è vero che sto impartendo alla mia figlia naturale [Allegra] un'educazione rigidamente cattolica, in un convento in Romagna; perché penso che la religione non è mai troppa, se si deve averne una. Io stesso sono molto attratto dalle dottrine cattoliche.

*

Ho incontrato un simpatico ragazzo di Boston, ammiratore di Irving, e sono stato molto gentile con lui (...) ma sospetto di non avergli fatto buona impressione perché invece di un uomo di questo mondo si aspettava il misantropo avvolto in pelle di lupo che rispondesse ferocemente a monosillabi. Non riuscirò mai a far capire alla gente che la poesia è l'espressione di una passione che si accende, ma che non esiste una vita tutta di passioni, come non v'è una febbe perenne, o un terremoto senza mai soste. Oltrettutto, chi mai potrebbe radersi in una tale situazione?

*

Finché ho scritto gli eccessi e le assurdità che hanno corrotto il gusto del pubblico, m'hanno applaudito come un'eco; adesso invece che, negli ultimi 3 o 4 anni, ho composto delle cose che non si dovrebbero "lasciar morire" (come dice Milton) tutto il branco grugnisce, ronfa e torna ad avvoltolarsi nel suo brago [...].

*

Io conosco i costumi degli italiani assai meglio della maggior parte degli inglesi perché ho vissuto a lungo tra di loro, e in luoghi dove gli inglesi non erano mai stati [Romagna e Ravenna]. Ho vissuto nelle loro case, proprio in mezzo alle famiglie, talvolta semplicemente come "amico di caso" [in italiano nel testo] talvolta come "amico della Dama". La loro morale non è come la nostra; [...] l'educazione in convento, la moda del cavalier servente, i modi di vivere e di pensare sono così diversi e il divario appare talmente più profondo via via che si partecipa più intimamente alla loro vita, che proprio non saprei in che modo farvi comprendere un popolo che è insieme morigerato e licenzioso, serio nel carattere e mattacchione nel divertirsi, capace di sensazioni e passioni che sono al tempo stesso fulminee e durature; [...] le loro accademie sono concerti simili ai nostri, con musica più buona e maggiore etichetta. Le loro cose migliori sono le mascherate e i balli di carnevale, quando tutti impazzano. Dopo pranzo o dopo cena si divertono a improvvisare versi, oppure si burlano l'un l'altro; ma è un tipo di spirito che voi non potreste mai cogliere, voi del Nord... [...] In Italia un uomo deve essere un cicisbeo, deve saper cantare nei duetti ed essere esperto di opera lirica, se no non è nulla... qui la poligamia è tutta da parte femminile. Io, che ho avuto la mia parte di intrighi di donne, e sono stato un libertino e finanche un marito, adesso mi ritrovo cavalier servente: perbacco! fa una strana impressione.

L'amico Shelley e Claire Clairmont, donna amata (per poco) da Byron che gli diede la figlia Allegra; sotto, Villa Diodati




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