(...) Alzai lo sguardo. Che cosa nereggiava laggiù, al margine estremo del cielo notturno? Forse le alte arcate di un gigantesco ponte? Su che fiume era stato eretto? E perché in alcuni punti ha ceduto rovinosamente? No. Non è un ponte, bensì un antico acquedotto. Tutto intorno si estende l'augusta Campania e là, in lontananza, i monti Albani. Le loro vette e lo scheletro grigio del vecchio acquedotto rilucono debolmente ai raggi della luna appena sorta… In un baleno fummo alti nel cielo e prendemmo a volare al di sopra di rovine abbandonate. Nessuno avrebbe saputo dire a che cosa appartenessero quelle vestigia: forse a un sepolcro, a una sontuosa dimora, a una torre… Un'edera scura stringeva quei resti nella sua stretta mortale e in basso si apriva, come una fauce spalancata, un arco semidiroccato. Un alito greve di sepolcro salì al mio viso da quell'ammasso di piccole pietre compatte che già da tempo ormai avevano perso il rivestimento di granito che le ricopriva.