La Morte vista nei versi di Petrarca

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La malinconia per la fugacità del tempo e la caducità delle glorie terrene, l'imperscrutabile mistero della morte, l'anelito al divino: il Petrarca mette a nudo l'intero animo suo.

Dal "Canzoniere"

[...] Prego o sospiro o lagrimar ch'io faccia;
e così per ragion conven che sia,
ché chi possendo star cadde tra via
degno è che mal suo grado a terra giaccia.
[...] Canzon, qui sono, ed ò 'l cor via più freddo
de la paura che gelata neve,
sentendomi perir senz'alcun dubbio,
[...] ché co la morte a lato
cerco del viver mio novo consiglio;
e veggio 'l meglio et al peggior m'appiglio.
[...]
I' ò pien di sospir quest'aere tutto,
d'aspri colli mirando il dolce piano
ove nacque colei, ch'avendo in mano
meo cor in sul fiorire e 'n sul far frutto,
è gita al cielo, ed àmmi a tal condutto
col subito partir, che di lontano
gli occhi miei stanchi, lei cercando invano,
presso di sé non lassan loco asciutto.
Non è sterpo né sasso in questi monti,
non ramo o fronda verde in queste piagge,
non fiore in queste valli o foglia d'erba,
stilla d'acqua non ven di queste fonti,
né fiere àn questi boschi sì selvagge,
che non sappian quanto è mia pena acerba.
Valle, che de' lamenti miei se' piena [...]
non, lasso, in me, che da sì lieta vita
son fatto albergo d'infinita doglia.

Mia benigna fortuna e 'l viver lieto,
i chiari giorni e le tranquille notti
e i soavi sospiri, e 'l dolce stile
che solea resonare in versi e 'n rime,
volti subitamente in doglia e'n pianto
odiar vita mi fanno e bramar Morte.
Crudele acerba inesorabil Morte,
cagion mi dai di mai non esser lieto,
ma di menar tutta mia vita in pianto,
e i giorni oscuri e le dogliose notti;
i miei gravi sospir non vanno in rime
e 'l mio duro martir  vince ogni stile.
Ove è condutto il mio amoroso stile?
a parlar d'ira, a ragionar di morte.
U' son i versi, u' son giunte le rime
che gentil cor udia pensoso e lieto?
[...] Chiaro segno Amor pose a le mie rime
dentro a' belli occhi ed or l' à posto in pianto
con dolor rimembrando il tempo lieto,
ond'io vo col penser cangiando stile
e ripregando te, pallida Morte
che mi sottragghi a sì penose notti.
Fuggito è 'l sonno a le mie crude notti
e 'l sono usato a le mie roche rime
che non sanno trattar altro che morte;
così è 'l mio cantar converso in pianto:
non à 'l regno d'Amor sì vario stile
ch'è tanto or tristo quanto mai fu lieto.
[...] Vissi di speme, or vivo pur di pianto,
né contra Morte spero altro che morte.
[...] né da te spero men fere notti;
e però mi son mosso a pregar Morte
che mi tolla di qui, per farme lieto
ove è colei che i' canto e piango in rime.


Dai "Trionfi"

I' dico che giunta era l'ora estrema
di quella breve vita gloriosa
e 'l dubbio passo di che 'l mondo trema,
ed a vederla un'altra valorosa
schiera di donne, non dal corpo sciolta,
per saper s'esser po Morte pietosa.
[...] Allora di quella bionda testa svelse
morte co la sua mano un aureo crine;
così del mondo il più bel fiore scelse,
non già per odio, ma per dimostrarsi
più chiaramente ne le cose eccelse.
Quanti lamenti lagrimosi sparsi
fur ivi, essendo que' belli occhi asciutti
per ch'io lunga stagion cantai ed arsi!
[...] Lo spirto, per partir di quel bel seno
con tutte sue virtuti in sé romito,
fatto avea in quella parte il ciel sereno.
Nessuno degli avversari fu sì ardito
ch'apparisse già mai con vista oscura
fin che Morte il suo assalto ebbe fornito.
Poi che deposto il pianto e la paura
pur al bel volto era ciascuna intenta
[...] Pallida no ma più che neve bianca
che senza venti in un bel colle fiocchi,
parea posar come persona stanca;
quasi un dolce dormir ne' suo' belli occhi,
sendo lo spirto già da lei diviso,
era quel che morir chiaman gli sciocchi:
morte bella parea nel suo bel viso.


Dall'"Africa"

Ed ecco, mentre il giovane cartaginese stava
in mezzo al mare, cresceva il dolore della
ferita e più vicino incombeva la dura morte,
ansando, con stimoli ardenti. E vedendo
approssimarsi il momento dell'ora suprema,
egli cominciò: "Ahi! qual fine per una nobile
fortuna! [...] O cima vacillante dei grandi onori,
o fallace speranza umana, o gloria inane ornata
di false blandizie! O vita incerta, condannata ad un
lavoro perpetuo, o morte certa sempre e
mai abbastanza preveduta! Con qual sorte iniqua nasce
l'uomo sulla terra! [...] E tu, Morte, ottima fra tutte
le cose, tu sola scopri gli errori, e dissipi i sogni
della vita trascorsa. [...] L'uomo, che pur deve morire,
cerca di salire alle stelle, ma la morte c'insegna dove
sono le cose che ci appartengono"

Vedi anche: http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/10/in-vita-e-in-morte-di-laura-commento-al.html