Bartolomeo Sestini (1792-1825): Il Sepolcro della Bellezza


In Memoria della donna amata dal Poeta che fu colpita da un fulmine mentre era seduta all'ombra di un albero


Piangete, ignude rupi, e voi piangete

rive solinghe della valle ombrosa,

e dalle cave tue grotte segrete

e a quel pianto rispondi, Eco pietosa;

e all'aperta pianura e alle tacenti 

selve recate i miei sospiri, o venti.


Spento ogn'incanto è di natura, e manca

ai fior l'odore, il refrigerio all'ombra:

squallido verno le campagne imbianca

e di un tristo silenzio i boschi ingombra:

son le notti oscurissime, i dì foschi,

da che spenta è la Dea di questi boschi.


[...]


Là dove il fiume il margo tortuoso

di giunchi e di palustri alighe veste,

solea sedersi a' piè del più frondoso

arbore dell'ombrifere foreste,

nella stagione in cui chiedon le biade

la falce al mietitor che i campi rade.


[...]


Assisa in mezzo maestosamente,

apparìa come suol colma la luna

fra le minori stelle in notte bruna.


[...]


La notte che di nere ombre vestita

al memorando infausto dì precesse,

esser pareale ascosa entro romita

selva di piante verdeggianti e spesse,

ove nutrìa l'aura spirando alterna

l'ombre perpetue e la verdura eterna.


Ridea letizia sul sereno aspetto 

delle innocenti vergini compagne:

quand'ecco un nuvol sovra i venti eretto,

che mugghiando scendea dalle montagne;

e ne gemea la terra, e orrendi crolli

davan le rupi ed i selvosi colli.


[...]


Le parea per la notte aver perduta:

e rimanea fra l'ombre spaventose

com'uom che teme ed erra in vie dubbiose.


[...]


Ormai tacete, o Dive, e deponete

l'inutil cetra al suo sepolcro allato;

tu sola, Eràto, col lugubre manto

vélati i lumi e desta l'arpa al pianto...


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