GIOVAN LUIGI REDAELLI
"Il Passaggio della Beresina"
Appariva la stella vespertina
cinta di nembi, allor che giunsero dove
volge l'onda fatal la Beresina.
Colà la morte in mille guise piove,
e colà di mortali il fulmin cade
più tremendo del fulmine di Giove.
L'ultima tema i fuggitivi invade:
la calca che sul ponte angusto piomba
chiude a se stessa del fuggir le strade.
L'aere d'un grido universal rimbomba:
ne' gorghi affonda la misera gente,
e prima di perir trova la tomba.
Allora fra le tenebre si sente
un alitare, un gemer soffocato,
e nell'acque un dibattersi frequente
così, finché di nubi atre formato
stese il velo la notte: e quando a stento
sorse il sol di caligine ammantato
di pietà nuova scena e di spavento!
I gelati cadaveri fur visti
galleggiare sul flutto ancor cruento
E sulle sponde cogli estinti misti
pochi viventi ancor, ma senza speme,
e del tardo morir dolenti e tristi,
Tutto il resto è deserto ed a chi geme
solo il fiume risponde che del ponte
urta gli avanzi e ne ribolle e freme.
In questa guisa fra le ingiurie e l'onte
cadono i forti: e tu, lor duce, intanto
salvo ritorni con tranquilla fronte (...)
"Sogno di Morte"
Sognai che della notte
nel taciturno orror
con lagrime dirotte
sfogava il mio dolor;
sognai che al ciel chiedea,
empio, accusando il ciel,
colei che a me par dea
avvolta in uman vel.
Con prolungato accento
- l'avrai - mi si gridò;
ed il notturno vento
quel grido accompagnò.
Vidi degli astri allora
al dubbio scintillar,
di lei che m'innamora
le vesti biancheggiar:
e in palpiti d'affetto
cangiando i miei sospir,
corsi a quel caro oggetto
sull'ali del desir.
Ma, oh Dio!, per l'aer tetro
non l'adorato ben,
ma spaventevol spetro
strinsi, deluso, al sen.
Mirai l'orribil faccia,
e ritrar volli il piè:
ma colle scarne braccia
vietollo il crudo a me.
Al mio labbro agitato
da fremito mortal,
lo spettro unì il gelato
suo labbro sepolcral;
poi con le squallid'ossa
meco s'avviticchiò,
e in negra, immensa fossa
gemendo si scagliò.
Caddi raccapricciando;
ma il sonno allor svanì
e mi destai cercando,
dubbioso, i rai del dì.
Lasso! Squarciato è il velo
del sonno e del terror;
ma di quel bacio il gelo
sento sui labbri ancor.
FRANCESCO BENEDETTI (1785-1821)
"Sui costumi del secolo presente"
[...] Ma tu sedendo intanto
nuda sul lido, or questa gente or quella
con lusinghiero canto
adeschi ad approdar, Circe Novella.
Son paghe or le tue voglie!
Stai de' tuoi druidi fra i ricurvi artigli!
Ricchi di tolte spoglie,
dal tuo materno sen strappano i figli.
[...] Né ascoltano ancora i sacri
cenni intonar la vespertina squilla?
Né i lidi sol trinacri,
ma ogni borgo ne suoni ed ogni villa.
Ohimè che niun si desta!
Percosse de terror le menti immote,
tace la turba mesta,
e di bianco pallor copre le gote...