Giuseppe Barbieri (1774-1852)
"Ossian" (ad Amaritte)
E tu non hai pur anco alla gran fonte
del Cantor di Malvina e di Fingallo
appressate le labbra? E tu de' boschi
ami l'ombre più folte, ami gli opachi
delle grotte vocali ermi recessi,
ami le scaturigini rompenti
da muscose pendici, e della Luna
il mite raggio, e l'usignol che piagne,
e l'aura che sospira, e il ciel che tace?
Dunque che fai, che leggi al tuo bel colle
dolcissima Amaritte? Ed all'ingegno
vago di meraviglie e di tristezze
qual esca porgi d'amoroso incanto,
di nettare castalio? (1) E se nel viso
nel ceruleo girar de' molli sguardi,
e nel mesto sonar delle parole
tutta mi sembri di Toscar (2) la figlia,
perché non fai tua cura e tuo diletto
il Cantor di Malvina e di Fingallo?
Invida (3) voce Italia corse: ai foschi
di quell'irte contrade abitatori
alle nevi, ai deserti, alle tempeste
l'arpa di Cona risonar concenti
graditi forse e armoniosi: a noi,
che vivo sol riscalda, e cielo, e suolo
di amenità riveste e di bellezza,
a noi dura quell'arpa e discordata
mandar note incomposte e suoni alpestri.
Ma che? Forse non ha suono più dolce
che l'urlo de' torrenti e il tuon de' nembi
l'Arpa di Cona? O rea menzogna! Oscuro
ben è quell'aer caledonio (4) e fredda
quella montana region silvestre;
ma non è buja no di que' Cantori
la mente, ed aspra di que' cor la tempra
e non han forse lor bellezza e pompa
nevi, rupi, deserti, ombre, procelle,
natura grande, maestosa, augusta
in quell'orror selvaggio? Ah se più fresche
le molli erbette, più vezzosi i fiori,
più ridente l'april, più mite il verno
e più culte le genti a noi concesse
rara di Ciel benignitade, a noi
giovi pur derivarne affetti e suoni
di conforme piacer. Ned io quel Cielo,
d'oscurissime nubi avviluppato,
io non invidio, a cui mi splende in faccia
l'Italo Sol; ma né tampoco abborro
fra quelle tempestose oscuritadi
errar sull'ale del pensier romito;
e non so qual mi prende anzi vaghezza.
Natura è immensa, il Bello vario. E ride
grazioso di forme in que' d'Armida
lieti giardini (5), ed orrido s'infoca
nelle selve d'Ismeno. Altrui vien dolce
il mormorio de' placidi ruscelli
per erbosi canali, e freschi e molli;
a me rombo e fragor d'acqua montane
per dirupati massi alto fragnenti (6)
A chi piace dell'onda il sottil velo,
tremolo e crespo, quando ride il mare;
A chi l'ira de' flutti e la mugghiante
per liti e scogli aquilonar procella,
te il mattin giova; altri la sera; e cui
settembre, o maggio; ed anco il tardo giro
delle notti vernali altri diletta.
Ma non sempre vorrei deserti, o nevi,
torrenti od aquiloni; e tu non sempre
ameresti, cred'io, l'alba, e l'aprile,
ché il vario alletta, e l'uniforme attrista.
Pure in quel Cielo nubiloso e tetro,
su quelle rupi squallide, tra il sordo
mugghiar di que' torrenti, incontro e ammiro
(chi il crederebbe?) immagini leggiadre,
teneri sensi, e cortesia d'amanti,
e fè di spose immacolata, e casti
di donzelle sospiri, e generosa
pietà di nati, e carità di suolo (8)
E così viva in ogni petto e calda
brama di cimentarsi ad alte imprese,
e tal ne' carmi una dolcezza, e tale
una mesta armonia, che t'empie il core...
Che dunque? Al greco e all'italo Permesso (9)
darem le spalle? E sulle nordich'alpi
solo avranno le muse albergo e tempio?
Stolto nocchier Scilla fuggendo, rompe
all'opposta Cariddi. (10) Il Bello, il Grande
ha patria l'universo. E tu nel cogli (11)
o stranio, o nostro, ove che sia. La pecchia (12)
coglie di tutti i fiori attico mele.
Ché se i Numi benigli o i casi avversi
quella vena ti schiusero che larga
move di dentro a inumidir le ciglia,
e t'assal quella languida tristezza,
ch'abita in cor gentile e vi ridesta
pensier soavi ed amorosi affetti,
Questo, bella Amaritte, è il tuo Poeta (13)
Note:
(1) di poesia. Il nettare è la bevanda degli Dei; la fonte Castalia scorre ai piedi del Parnaso abitato dalle muse.
(2) Questi e altri nomi che seguono sono dei personaggi dei poemi di Ossian. Toscar è il padre di Malvina. (vedi qua https://intervistemetal.blogspot.com/2017/08/i-satyricon-e-i-canti-di-ossian.html)
(3) Ostile.
(4) Aria della Caledonia, antico nome della Scozia
(5) I giardini descritti nella "Gerusalemme Liberata" qui ricordati come immagine della ridente amenità italiana.
Ma nella "Gerusalemme" c'è anche l'orrido bosco del mago Ismeno.
(6) che si frangono dall'alto.
(7) "Liti", dal latino "Litus" per "Lidi"; la "procella aquilonare" è la tempesta da tramontana.
(8) Amore del suolo nativo
(9) La Poesia Italiana: il Permesso, fiume dell'Elicona, diventa metafora della Poesia, essendo l'Elicona abitata dalle Muse.
(10) I famosi pericoli dello stretto di Messina
(11) E tu coglilo da lì il Bello e il Grande dell'Universo
(12) Tutto il miele diventa attico, quali che siano i fiori succhiati dalle api (la pecchia), cioè tutto può essere bella poesia, come la greca, dovunque si intenda il bello nei suoi vari aspetti.
(13) Sia chi si voglia o di che parte, quegli è il tuo poeta che tocca la vena della commozione.
Nota di Lunaria: ovviamente queste atmosfere si sposano alla perfezione con del buon Symphonic Black Metal!!!
Il primo nome da fare sono i primi Cradle of Filth
Ma visto che stiamo parlando di un poeta italiana, citiamo anche due band italiane! Dark Unfathomed e Art Inferno!
Per avere una bella playlist a tema Sympho Black che ho compilato, scaricate il pdf dedicato a Musorgskij 😁 https://www.academia.edu/108776863/Musorgskij_e_il_Symphonic_Black_Metal_LOL_
Vedi anche: https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2023/12/le-poesie-macabre-di-giovan-luigi.html