Introduzione alla figura del Licantropo

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La figura del Licantropo, o come si suol definire nella sua accezione più comune, del Lupo Mannaro, pervade profondamente l'immaginario fantastico e le leggende dei popoli mediterranei o comunque europei. Anzi, nel precisare che la figura del Licantropo è di origine prettamente europea, va subito detto che la sua origine è collocabile nei Paesi Scandinavi, a differenza del Vampiro che è di estrazione mitteleuropea (Transilvania, Romania, Ungheria) [Nota di Lunaria: anche se non mancano figure simili al vampiro anche in Asia o in altre zone del mondo]
Per una breve introduzione, vedi http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/06/commento-al-vampiro-di-john-polidori.html

Infatti, nella mitologia nordica, è ben presente il lupo Fenrir, che costituisce l'archetipo del lupo inteso come nemico sia degli uomini che degli Dei. Figlio di Loki, nemico di tutti gli Dei, condivide la natura malvagia, non solo del padre, ma di tutta la sua stirpe, ossia la Dea Hel e il serpente Midgard. Tenuto lontano dagli Dei, con una catena magica, riuscirà a spezzarla solo quando si verificherà la fine del mondo (il Gotterdammerung). Durante il Crepuscolo degli Dei divorerà addirittura Odino, il Sole e la Luna, per poi essere ucciso a sua volta dal figlio di Odino, Vidhar.
Per restare in ambito mitologico, è opportuno fare un salto dalle gelide terre del nord a quelle più dolci della Grecia, per parlare di Licaone, dal cui nome deriva appunto la parola Licantropo.
Secondo la leggenda, Licaone, Re dell'Arcadia, si mise in mente di poter riuscire ad ingannare Zeus; a questo scopo imbandì un sontuoso banchetto, durante il quale gli offrì le carni del proprio figlio nella convinzione che il Padre degli Dei non se ne sarebbe accorto. Irato per quest'atto sacrilego, Zeus lo trasformò in lupo e, appunto, dai discendenti di Licaone avrebbero avuto origine tutti i Licantropi che ne sono seguiti.
Come si può vedere da questi due esempi, la figura del Licantropo è presente sia nei miti che nelle leggende sin da epoca antichissima. Tra i molti che hanno trattato questo tema in letteratura, non mancano certo i nomi illustri e si possono citare Ovidio e le sue "Metamorfosi" o Petronio Arbitro che nel suo "Satyricon" narra proprio di un Lupo Mannaro. Né vanno dimenticati Virgilio, Properzio e Valerio Torquato, per non parlare poi di un Apuleio che ci descrive una trasformazione da uomo in animale nel famoso "Asino d'Oro" a dimostrazione di tutta una serie sterminata di racconti successivi su trasformazioni da uomo in bestia che hanno toccato non solo la figura del lupo, ma quasi tutte le forme di animali conosciuti.
Si è parlato di autori latini e, tanto per chiudere il discorso con quanto attiene all'antica civiltà romana, è opportuno fare un breve cenno agli Hyrpi Sorani. Erano questi i sacerdoti che, in un tempio eretto sul Monte Soratte, veneravano Apollo in forma di lupo. Si narra che fossero capaci di trasformarsi in lupi e che il Dio stesso, durante le cerimonie in suo onore, fosse solito presenziarvi in forma di un grande lupo bianco. Si dice anche che, durante questi riti, venissero fatti sacrifici in gran quantità, per la maggior parte di animali ma qualche volta anche di esseri umani. Cercando di evincere dalla leggenda la verità storica, si può rilevare in primo luogo come i Romani non fossero assolutamente avvezzi a praticare sacrifici umani. è pur vero che in occasione di qualche cerimonia, in preda a droghe o a ebbrezza si verificasse che qualcuno venisse ucciso. Circa poi il fatto che fossero capaci di trasformarsi in lupi, questa credenza deve molto probabilmente la sua origine al fatto che i sacerdoti usavano vestire delle pelli di lupo con la testa dell'animale calzata sul proprio capo, e infine, per quanto riguarda la presenza ai loro riti di Apollo nelle sembianze di un grande lupo bianco, non dobbiamo dimenticare che i Romani erano soliti tenere imprigionati dei lupi nella stessa città di Roma, per cui, con tutta probabilità, alle cerimonie di cui si discorre, veniva sicuramente condotto qualche lupo, o di colorazione albina, o addirittura dipinto per l'occasione.
In primo luogo, Licantropo, o lo si nasce o lo si diventa. Chi infatti ha la ventura di nascere da due genitori Licantropi, è un  Licantropo anche lui. Ma attenzione: se uno solo dei genitori è affetto da Licantropia, può sì verificarsi che il figlio sia anche lui un Licantropo, ma può anche darsi che la mutazione sia recessiva, nel senso che la trasformazione da uomo a lupo non si verifica nella generazione immediatamente successiva, ma può saltarne una o più, per poi ricomparire immancabilmente in un discendente di quel sangue. E la stessa cosa può verificarsi anche nei confronti di diversi figli: uno può avere delle connotazioni licantropiche e gli altri no.
Anche nel caso delle famiglie di Lupi Mannari ci sono delle regole singolari: infatti, premesso che tra loro non combattono mai - a meno che non ci sia di mezzo l'amore per una femmina - anche nel caso che tra fratelli ce ne sia un che non presenta le caratteristiche dell'Uomo Lupo, questi non viene toccato dagli altri membri mannari della famiglia, ma viene addirittura difeso contro eventuali attacchi da altri Licantropi. Sempre in tema di regole familiari, va notato il grande amore che questi nutrono per i propri figli. Pur di difenderli sono disposti a qualsiasi cosa, compreso il sacrificio della propria vita, vita che sono anche disposti a perdere per salvare il loro compagno o compagna.
Anche il settimo figlio di un settimo figlio che nasca la notte di Natale è sicuramente un Lupo Mannaro, come anche si diventa Licantropi a seguito di una maledizione o incantesimo lanciato da una strega in punto di morte. Ma sin qui abbiamo detto dei Licantropi per nascita. Però Licantropo lo si può diventare anche nel corso di una vita del tutto normale, e il modo per diventarlo è quello di subire un morso o una ferita da parte di uno di questi esseri. è evidente l'idea del contagio (la rabbia che viene trasmessa dagli animali in preda a questa malattia mediante il morso) contagio peraltro comune a un'altra figura famosa: il Vampiro. Ma attenzione: mentre il Vampiro morde la vittima fino a causarne la morte col suggerne il sangue e solo dopo la sua morte la vittima resuscita come nuovo Vampiro, per il Licantropo il contagio si verifica col morsicare o ferire una persona ben viva. Le vittime che uccide non risuscitano mai come Licantropi, ma restano morte. Per quanto possa sembrare una contraddizione in termini, il Licantropo è una forza vitale, anche se dà morte e si muove per lo più nell'oscurità della notte, ed è questo il motivo per il quale gli individui che lui fa diventare Lupi Mannari sono altrettanti vivi e vitali.
Il Lupo Mannaro e il Vampiro hanno in comune un'altra valenza: l'immortalità, alla quale è collegata una sorta di quasi totale invulnerabilità. Infatti, a meno che non vengano posti in essere determinati accorgimenti o rituali, non è dato in alcun modo di poter uccidere un Licantropo o un Vampiro. E tuttavia, esistono rimedi e difese per indebolirli e ucciderli.
A quanto sembra, per esempio, un Licantropo non può entrare in un campo di segale o in una chiesa, e neppure uscire da un pentagono quando questo sia stato tracciato intorno a lui. Per immobilizzarlo, è necessario porgli addosso dell'aconito. Infine, un ultimo accorgimento per mettere il Licantropo in condizione di non nuocere è quello di circondarlo con delle spade d'acciaio le cui punte siano tutte rivolte verso di lui: in questo modo rimane immobilizzato fintantoché non riprende la sua forma umana e quindi non è più in grado di nuocere. Per ucciderlo definitivamente, invece, bisogna servirsi di una pallottola d'argento o di un'altra arma, sempre forgiata in argento: pugnale, freccia, spada, bastone... Ucciso con una di queste armi, il Licantropo muore definitivamente e non può risorgere in alcun modo.
Perché l'argento? Non dobbiamo dimenticare che il Lupo Mannaro è fortemente legato alla luna, ed anzi, proprio nelle notti di luna piena opera la sua trasformazione in Licantropo. E l'argento è un metallo fortemente lunare ed è il metallo puro per eccellenza, tanto che la corazza di Parsifal, il Cavaliere del Santo Graal, era proprio d'argento.
Un altro modo per uccidere il Lupo Mannaro è quello di mozzargli la testa, e una volta separatala dal corpo, bruciarla.
Vi sono poi rituali particolari per far tornare un Licantropo allo stato di uomo normale, anche se sono inefficaci per privare dello status belluino i Licantropi provenienti da antichi ceppi di Lupi Mannari, di famiglie la cui origine si perde all'alba dei tempi. Per i Licantropi divenuti tali a seguito di un incantesimo, è necessario revocare tale incantesimo tramite una strega che abbia poteri superiori di quella che ha lanciato l'incantesimo. Più complicato è il rituale necessario a far tornare normale un Licantropo divenuto tale a seguito di un morso: bisognerà porre in atto il rituale in una notte di luna piena e nel centro di una foresta di abeti, a mezzanotte in punto, con la luna splendente in un cielo senza nuvole. Sulla pelle del licantropo, all'altezza del cuore, con un coltello d'argento andrà incisa una stella a cinque punte, pronunciando una determinata frase. Infine, bisognerà provvedere ad uccidere il licantropo che a suo tempo morse o ferì l'individuo da esorcizzare. Infatti, se non si sarà provveduto a questo, a termine del rituale la persona asservita sarà momentaneamente liberata, ma, in seguito, finira inevitabilmente col riprendere le caratteristiche licantropiche sotto l'influsso pregnante del Lupo Mannaro che ne ha causato l'asservimento.


Nota di Lunaria: qualche stralcio tratto dai libri che ho letto..


Un bel libro, anche se la mole (496 pagine!) mi impedisce di leggerlo velocemente.
Questo è il capitolo 7

Cologny, 1816

La pura, sfrenata gioia di muoversi lo sospingeva. Niente limiti, niente indugi, niente restrizioni. La notte non aveva segreti per lui. Il terreno si estendeva lungo il lago, e poi si trasformava in fresche colline e montagne che avrebbe scalato senza sforzo. 
Dapprima attraversò i campi, passando accanto a lunghe siepi e a un piccolo stagno. Poi si buttò in un boschetto. Tra gli alberi, le ombre erano profonde. La luna scomparve dietro le nuvole, ma anche la scarsa luce rimasta gli bastava per vedere tutto ciò che c'era da vedere e per trovare la strada in mezzo ai tronchi.
Adesso aveva rallentato il passo, trotterellava, risaliva la collina.
Ovunque intorno a lui c'era vita. Le foglie frusciavano nella lieve brezza, insetti brulicavano sui rami, un topo sgusciò via davanti a lui, e i suoi passi gli rimbombarono nelle orecchie. I suoi sensi dividevano istintivamente le creature in prede e cacciatori. Ma nessun animale costituiva una minaccia per lui. Li soverchiava tutti, era il loro re senza corona.
Assimilava avidamente tutte le impressioni, ne godeva; godeva della vita che pervadeva il bosco, dall'albero più massiccio al più piccolo coleottero. Sentiva gli odori, le foglie bagnate per terra, il profumo della pioggia che era rimasto nell'aria benché le ultime gocce fossero cadute quando era ancora chiaro. Il terriccio con le sue molteplici sfumature, e la dolce resina. E gli animali. Le loro tracce attraversavano il bosco come sentieri di fiamme, perfettamente visibili per lui, quasi li stessero ancora percorrendo. Avrebbe potuto seguire una qualunque di quelle tracce senza sforzo, e una parte di lui voleva farlo, bramava l'eccitazione della caccia, l'inseguimento, il dilaniamento della preda. Ma ormai aveva placato la sua fame; sentiva ancora il sangue caldo sulle labbra, e non era la voglia di carne fresca a spingerlo, ma solo il piacere di correre.
Il bosco terminava bruscamente, lasciando il posto a estesi prati, sui quali fino a poco tempo prima aveva pascolato il bestiame. Odori caldi, forti ed eccitanti, ma lui ignorò anche quelli e continuò a salire, verso il cielo.
Non c'erano in giro esseri umani a quell'ora. Giù nella valle, qua e là scintilavano delle luci, minuscoli puntini nell'oscurità. L'odore di fumo, metallo e roccia aleggiava nell'aria come una coltre che ricopriva ogni cosa. Fuggiva da quell'odore, lontano dagli uomini, e più si allontanava più si attenuava l'odore e più l'aria diventava limpida. Correva lungo la sommità della collina, saltando da una cresta all'altra, ancora più in alto, sempre più su.
Si arrestò in cima a un monte. Il vento gli portava odori da lontano, promesse di scoperte, libertà e caccia. Si annunciava altra pioggia, ma era ancora un presagio lontano.
La lingua gli pendeva dalle fauci; godeva delle fresche carezze del vento che gli scompigliava dolcemente la pelliccia.
Per pura gioia della notte, alzò il muso e ululò. Un suono prolungato, che esigeva, pretendeva, esultava, Il suo ululato crebbe, colmò la valle da cresta a cresta, rivelò al mondo la sua posizione, la sua presenza.
Dalla parte opposta del lago giunse una risposta. Acuta e penetrante, un benvenuto, un invito.
Il suo cuore che batteva forte e regolare fece un balzo.
Non era più solo.


Ci trasferimmo in Florida durante le vacanze di Natale. Una settimana dopo il nostro arrivo, sentii per la prima volta i terrificanti ululati nella palude. Notte dopo notte, gli ululati mi facevano balzare a sedere sul letto. Trattenevo il respiro e mi abbracciavo da solo per impedirmi di tremare. Guardavo alla finestra della mia camera la luna piena color gesso, e stavo in silenzio ad ascoltare. "Che specie di creatura può fare versi del genere? E quanto sarà vicina?", mi domandavo, dato che sembrava proprio sotto la mia finestra. Gli urli erano modulati, come sirene della polizia. Non erano tristi o lugubri. Erano minacciosi, rabbiosi. Mi suonavano come un avvertimento. "Stai lontano dalla palude. Questo non è il tuo posto!"

*

Quella notte feci sogni strani, inquietanti. Ero nel Vermont, e correvo nella neve. Ero inseguito e pensavo che potesse essere l'eremita della palude. Continuavo a correre senza fermarmi, e avevo un freddo terribile. Probabilmente stavo tremando davvero nel sonno.

*

Gli ululati mi svegliarono. Balzai a sedere sul letto e guardai dalla finestra la luna quasi piena, argentea e luminosa contro il cielo nero bluastro. Un altro lungo ululato si levò nell'aria notturna.
Forse veniva dalla palude... eppure suonava così vicino, come se fosse stato proprio sotto la mia finestra.
Chiusi gli occhi, pregando che gli ululati finissero. All'improvviso, finalmente cessarono; ma il silenzio durò poco. Subito sentii rapidi tonfi sul terreno, come dei passi... un tramestio.... rumori di lotta... Infine, un grido breve e terrificante: appena iniziato era già finito. Mi resi conto che il trambusto veniva dal retro della casa. Ormai del tutto sveglio, saltai giù dal letto, tirandomi dietro la coperta; raggiunsi a tentoni la finestra e mi aggrappai al davanzale. La luna piena era alta nel cielo notturno. L'erba coperta di rugiada scintillava nella luce argentea. Premendo la fronte contro il vetro, scrutai in direzione della palude, e sobbalzai vedendo un'ombra fluttuare verso gli alberi. Una grossa, misteriosa creatura correva a quattro zampe.

*

La luna piena, biancastra come un teschio, era come sospesa, bassa nel cielo nero come un carbone. L'erba umida brillava sotto la luce spettrale. Una ventata più forte fece tremare il vetro della finestra; sussultai, poi mi ritrassi e restai in ascolto. Un altro ululato... più vicino... Un brivido gelido mi corse lungo la schiena. Stavolta era sembrato davvero vicinissimo. O era il vento che lo aveva portato fin lì dalla palude?
Strizzai gli occhi, scrutando fuori. Turbini di vento agitavano l'erba di qua e di là, e il prato pareva ondeggiare, mandando bagliori sinistri.

La copertina originale era questa, in formato ridotto


La nuova edizione in tutta la sua bellezza:





Nota di Lunaria: un altro libro sui Licantropi è "La stirpe dei Licantropi", uscito nella leggendaria raccolta dei "Racconti di Dracula"



Non sono ancora riuscita a riportarne qualche stralcio, ma è davvero bello. E inoltre, è un vanto tutto italiano, visto che gli autori dei "Racconti di Dracula", anche se mascherati dietro un nome inglese, erano tutti italiani!

Invece, secondo me, il più bel film sui Licantropi è



Anche Van Helsing mi era piaciuto, come film




Quale malvagità si ridesta, quali ombre strisciano, quali creature si celano, quale orrore incombe, sotto la Luna d'Ottobre.

Gli spari riecheggiarono nella notte silenziosa. La figura distesa sul letto tremò e indietreggiò nell'ombra, lasciandole andare la mano. Rachel arretrò terrorizzata. La mano che le aveva stretto il braccio si era contorta in un artiglio orribile, la carne pallida coperta di peli, e lunghe unghie nere.  Si addossò alla parete, incapace di staccare gli occhi dalla sagoma del letto. Di colpo la porta si spalancò: un cane enorme dagli occhi feroci entrò nella stanza e si accucciò accanto al letto. La luce della luna dava al suo pelo una sfumatura opaca, conferendogli un aspetto teatrale. Nell'ombra, i suoi denti scintillavano bianchi. Un altro cane entrò, seguito da un terzo e da un quarto, tutti della stessa razza. Si unirono a quello accucciato accanto al letto e si voltarono verso di lei, fissandola senza emettere un suono.

***

Acuto, spettrale, terrificante, un ululato rimbalzò sulla pianura, seguito, pochi istanti dopo, da un secondo e da un terzo.
Robert Stone, che si trovava sul prato davanti al salotto, bevendo una tazza di caffè nero, inclinò la testa in ascolto. "Lupi", disse.

***
 
"Tutto", disse Piers de Courtney, "iniziò non duecento anni fa, ma molto tempo prima. Nell'anno di nostro Signore 1185 un sant'uomo, Giraldus Cambrensis, fa riferimento alla leggenda di questo clan... ma in realtà la storia è ancora più antica. Tutto iniziò con l'abate Natalis, un sant'uomo seguace del vescovo Patrizio. Anche Natalis teneva una specie di diario. Ascolta, dunque, la leggenda del clan di Natalis."
"In verità, questa è una landa di terrori. A volte penso che Iddio abbia distolto il viso da questi luoghi. Qui, è freddo persino il più caldo dei giorni d'estate; piove ogni giorno, e gelido è il vento che soffia dalle terre del Nord. Il freddo ha ucciso molti dei miei confratelli e, nonostante la mia ancora giovane età, io stesso mi sento le ossa rigide e le giunture dolenti. Ma Patrizio, che fu il primo a portare la parola di Dio in questo luogo orrendo, superò ben altre difficoltà, e il suo esempio mi è di sostegno.
Questa terra è maledetta. I morti parlano e camminano e gli indigeni ne accettano tranquillamente la presenza. Il silenzio della notte è percorso dal gemito della stregata annunciatrice di morte e il diavolo galoppa nelle fitte foreste. Coi miei occhi ho visto spettrali globi di fuoco pallido librarsi sulle brughiere: molti li hanno seguiti... per non più tornare. Queste genti pagane narrano del Piccolo Popolo e dei Signori della Luce, parlano di isole magiche e di villaggi celati nelle viscere della terra o sul fondo dei laghi. E taluni di questi laghi sono infestati dall'orrido Peist, talvolta descritto come un drago o come un serpente..."

***

Rannicchiata contro le scale, Rachel fissava Madoc alla luce della candela. Era seduto di fronte a lei, con la schiena appoggiata al muro umido della cantina, le gambe contro il petto, i polsi incatenati stretti intorno alle ginocchia. Aveva gettato la testa all'indietro e, sotto le palpebre, i suoi occhi guizzavano qua e là. Rabbrividì e spalancò la bocca in un enorme sbadiglio crocchiante, la carne che si ritraeva dalle gengive. Rinchiuse i denti con uno schiocco. Poi cominciò ad aprire e chiudere i pugni, con le catene che gli tintinnavano attorno ai polsi. Quando Rachel tornò a guardargli il viso, la trasformazione era iniziata. I lineamenti si erano deformati: gli zigomi più aguzzi, l'osso del naso più spesso, la mascella inferiore si era ritirata, scoprendo i denti. Sulle guance e sulla fronte erano comparse chiazze d'ispido pelo rossastro e altro pelo continuava a spuntare. La pelle gli si increspò... no, non la pelle, ma i muscoli e i tendini sotto la pelle. Il ragazzo tremò e si contorse e cadde riverso su un fianco.
"Madoc?", bisbigliò Rachel.
La sagoma si mosse. E un enorme lupo dal pelo fulvo e dagli occhi verdi avanzò nella luce della candela.




Altro libro consigliato:



E ovviamente, le antologie di racconti:


Vedi anche: http://intervistemetal.blogspot.com/2018/09/recensione-lupo-nelle-tenebre-di.html