Il Fantasma di Matelda e la Dama Velata di Milano

Info tratte da


LA DAMA BIANCA DI POPPI (AREZZO, TOSCANA): MATELDA

Da una leggenda trascritta nel 1925 da Gattesco Gatteschi:

"è mezzanotte e riddano

l'anime uscite fuor di sepoltura.

è mezzanotte e sulla torre squallida

si leva paurosa una figura;

par che le pieghe diafane

tutta l'avvolgan in funereo velo.

Su per la torre lentamente s'agita,

striscia, si allunga e quasi tocca il cielo,

la luna intanto illumina

quel notturno fantasma vagabondo;

volto di donna con occhiate livide

spicca del cielo sopra il cupo fondo.

A quella vista tremano

i contadini e abbassano la voce,

facendo in fretta il segno della croce."

Molti affermano di aver visto il fantasma della bellissima Matelda, detta Telda, che appare intorno al rudere della prima abitazione dei conti Guidi, detta "Torre dei Diavoli". Il fantasma di Matelda gira una o due volte, correndo attorno alla torre, senza mai entrare nel castello; sale verso il giardino, scomparendo nel verde, per riapparire nei dintorni della torre o delle falde della collina di Poppi. Matelda è detta "La Dama Bianca", perché appare completamente vestita di bianco. A volte appare insieme a dei cavalieri, guelfi o ghibellini, morti nella piana di Campaldino.

Matelda era una bellissima dama del XII secolo; crudele, orgogliosa e desiderosa di essere la prima in tutto, anche nel numero degli amanti, che venivano uccisi a tradimento, gettati in pozzi irti di lame. Un giorno arrivò alla torre un trovatore, e Matelda se lo portò a casa, ascoltando la sua musica e all'alba lo fece gettare nel pozzo.

"Laggiù nella voragine profonda e scura

ebbero cento amanti e morte e sepoltura"

La gente del luogo, che ormai aveva capito chi era Matelda, alla morte dell'ennesimo giovane, assaltò il castello e catturò Matelda, che venne murata viva.

"Sentì sputarsi in faccia un turpe nome: infame

fu chiusa nella torre e l'uccise la fame."


LA DAMA VELATA DI MILANO

A Milano, nell'Ottocento, si credeva che chi camminasse di notte per i sentieri del parco del Castello, vedesse una giovane donna sempre velata, tutta vestita di nero. Se il viandante era giovane, la dama si avvicinava, lo prendeva per mano e lo conduceva a sé, facendolo camminare tra i sentieri, sotto gli alberi, per condurlo lontano, sempre più lontano, fino ad una villa sconosciuta. La donna apriva il cancelletto chiuso a chiave e invitava l'uomo ad entrare per condurlo tra i saloni della villa, tutta ricoperta di velluto nero, fino alla camera da letto.

Una volta arrivata, la donna si denudava ma il volto restava coperto dal velo nero.

Se il giovane scostava il velo, invece del volto bellissimo che aveva immaginato appartenesse alla donna, vedeva un teschio.

Molti scappavano urlando, folli dal terrore, cercando di raggiungere il Castello. Nessuno riuscì mai a ritrovare la villa. E così, nel parco del Castello di Milano, nessuno osò più passeggiare di notte.

(La stessa vicenda narrata con più particolari: https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/07/fantasmi-milano.html)



Meravigliosi Obelischi e Colonne nella Brughiera di Castellazzo di Bollate

 scoperti con Mary, mentre eravamo in viaggio per vedere il Santuario della Fametta 💀😍





Il meraviglioso grigio antracite... 😍💀









Giustamente rivendicati col Capolavoro dei Cradle of Filth così appropriato per questo scenario 😍


La chiesa poco distante dagli obelischi


con un'altra colonna 😍

che potrebbe anche essere una Colonna della Peste (solo che in cima c'è una statuetta della Madonna invece che la croce)



Propendo per l'ipotesi che sia una Colonna della Peste, sorta come "contrassegno" davanti alla chiesa per ricordare i morti probabilmente sepolti lì nelle vicinanze... che tutta quella zona venisse usata come fossa comune me l'ha fatto pensare il dettaglio del cimitero che si trova più avanti...

Un'altra meravigliosa colonna 😍



Santuario della Fametta

Info tratte da un cartello in loco

Il Santuario o Cappella della Fameta (Fametta è un'italianizzazione recente), del XVII secolo, presenta le caratteristiche morfologiche di una torre di avvistamento medievale, probabile parte del sistema fortificato del Castellazzo, ed è stato rifatto più volte; l'edificio attuale è più tardo con le caratteristiche di una torre colombaia del Quattrocento.
Il Santuario ad aula è una sistemazione seicentesca e presenta un affresco con l'immagine della Sacra Famiglia.
Il pronao è un'aggiunta ottocentesca.


E infatti proprio davanti alla chiesa si trova un cimitero! 😍💀





Lovecraft: "Era un'estate spettrale..."

Detesto la luna, ne ho paura: anche quando brilla su oggetti familiari e amati, a volte li rende paurosi e irriconoscibili.

Era un'estate spettrale, la luna brillava sul vecchio giardino in cui vagabondavo; era un'estate di fiori narcotici e umidi mari di foglie che portavano sogni fantastici e multicolori. Camminando lungo un basso torrente vidi bizzarre increspature tinte di giallo, come se quelle placide acque venissero risucchiate da correnti irresistibili verso oceani che non sono di questo mondo.

Silenziose e scintillanti, malefiche e inargentate, le acque maledette dalla luna precipitavano non so dove, mentre, lungo le rive in ombra, bianchi petali di loto fluttuavano nel vento oppiaceo della notte e cadevano disperati nel torrente.

Giravano, come impazziti, sotto il ponte ricurvo e scolpito, e guardavano verso di me con la sinistra rassegnazione di facce calme e morte.

Io me ne andavo per la riva, calpestando fiori addormentati col piede incauto, ossessionato dalla paura dell'ignoto e dal richiamo delle facce morte, quando mi accorsi che il giardino sotto la luna non aveva fine: dove di giorno c'erano le mura, ora si stendevano nuove visioni d'alberi e sentieri, fiori e cespugli, idoli di pietra e pagode, e sotto la luce argentea il fiume curvava all'infinito, tra l'erba delle sponde e grotteschi ponti di marmo.

Le morte facce di loto sussurravano tristezze, invitandomi a seguirle, e non arrestai i miei passi fino a quando il torrente diventò un fiume e tra paludi di canne ondeggianti e spiagge di sabbia lucente sfociò nella riva di un mare vasto e senza nome.

Sul mare brillava l'orribile luna; misteriosi profumi aleggiavano su onde mute.

Le facce di loto scomparvero, desiderai avere una rete per catturarle e imparare i segreti che la luna aveva impartito alla notte.

Ma quando la luna scese a ovest e la marea si ritirò dalla riva addormentata, vidi antiche guglie svelate dalle onde e bianche colonne festonate di alghe. Sapevo che in quel luogo inabissato si erano dati convegno tutti i morti e tremai, perché non volevo parlare più con le facce di loto.

Ma quando, da lontano, un nero condor scese dal cielo per riposarsi sulla grande scogliera, mi venne il desiderio d'interrogarlo e di chiedergli notizia di quelli che avevo conosciuto da vivi.

Questo gli avrei chiesto, ma era troppo lontano e nel momento in cui si posò sulla scogliera non riuscii più a vederlo.

Guardai la marea che si ritirava e la luna al tramonto; vidi luccicare le guglie, le torri e i tetti della città morta e gocciolante; e mentre guardavo cercai di ignorare il puzzo dei morti del mondo che travolgeva ogni altro odore.

Perché in quel luogo sconosciuto e dimenticato si era data convegno la carne corrotta di tutti i camposanti, banchetto incommensurabile per i vermi del mare.

Su quegli orrori la luna spendeva ormai bassa, ma per cibarsi le larve non hanno bisogno di luce.

E mentre guardavo le increspatura dell'acqua, che lasciavano intuire le contorsioni dei vermi, sentii un soffio gelido dal punto in cui aveva volato il condor: come se la mia pelle sentisse l'orrore prima ancora di vederlo.

Non avevo tremato senza motivo, perché alzando lo sguardo vidi che le acque si erano ritirate ancora e avevano scoperto la scogliera di cui prima scorgevo soltanto la cima. Mi accorsi che la scogliera era la corona di una terribile scultura, la cui fronte mostruosa brillava alla luna e i cui zoccoli immondi dovevano pescare nella fanghiglia dell'abisso; urlai perché la faccia nascosta dell'idolo non emergesse dalle acque, perché gli occhi non mi fissassero anche dopo il tramonto della luna gialla e traditrice.

Per sfuggire quell'orrore supremo mi tuffai lieto e senza esitare nelle secche graveolenti dove, tra pareti d'alghe e strade sommerse, i grassi vermi del mare banchettano sui morti del mondo.

Vedi anche: https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2024/11/la-tomba-di-lovecraft.html https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2025/05/lovecraft-fantasmi.html https://intervistemetal.blogspot.com/2019/11/lovecraft.html

Cappella Espiatoria (contributo di Crono)

 



Per scoprire una storia di Monza, vedi: https://intervistemetal.blogspot.com/2019/10/monza-la-citta-della-regina-teodolinda.html


Croce dei Morti (contributo di Jean dei Vladimir)

L'intervista dove viene riepilogata la storia dei Vladimir la trovate qui:
















La Portatrice di Ceneri (racconto) con sottofondo di My Dying Bride

Un racconto che lessi da ragazzina, e che oggigiorno apprezzo ancora di più... Un consiglio: leggetelo con sottofondo di questo album dei My Dying Bride (che mi ha tenuto compagnia mentre lo trascrivevo) che è uno dei miei album preferiti della Mia Sposa Morente... 💜💀




L'alta, solenne donna nera reggeva l'urna delle ceneri con entrambe le mani. I capelli ricciuti, color ebano, le arrivavano alle spalle. Il suo corpo era coperto di tela grezza; i suoi piedi erano scalzi. Non possedeva nulla, al mondo, tranne l'urna.

Mentre attraversava il villaggio gli abitanti ammutolirono e si fecero da parte, impauriti da quella presenza temuta e indesiderata, che annebbiava la loro vista e faceva irrigidire i loro corpi. Tuttavia le permisero di passare.

La Portatrice di Ceneri camminava a testa alta, lo sguardo fisso di fronte a sé. Davanti a lei, la gente taceva; dietro di lei, la gente mormorava, segnandola a dito. All'improvviso Luke, l'uomo più coraggioso del villaggio, le si parò di fronte. La Portatrice di Ceneri, però, non cercò di aggirarlo, e la cosa mandò Luke su tutte le furie.

"Chi sei? Perché sei venuta qui?", chiese.

Gli altri, meno coraggiosi, gli si fecero intorno. 

Ormai la Portatrice di Ceneri, anche se avesse voluto, non avrebbe più potuto girargli intorno. "Vengo in pace", disse la donna. "Lasciatemi andare in pace."

"Prima dimmi chi sei", ordinò Luke, più baldanzoso, ora che non era più solo e che aveva udito la voce di lei, bassa e carezzevole. "E dimmi di chi sono le ceneri che porti e perché le porti."

La donna osservò Luke con fermezza, senza battere ciglio. Spostò leggermente la testa, per esaminare i giovani e i vecchi che le sbarravano la strada, alle spalle di Luke: c'erano neonati in braccio alle loro madri, uomini robusti e giovani donne.

"Lasciatemi passare", disse la Portatrice di Ceneri, con voce tranquilla.

Luke si chinò per raccogliere un sasso e gli altri lo imitarono. I loro occhi brillavano, accesi.

"Rispondi alle mie domande e ti lascerò passare."

"Sono la Portatrice di Ceneri. Non cerco guai, ma solo pace... Lasciami passare."

"Di chi sono le ceneri nell'urna? Di un amante? Di un marito?", chiese una voce diversa. Altri mormorarono la stessa domanda.

La donna non rispose. Che cosa avrebbe potuto dire, per convincere quella gente? Aveva detto la verità tante e tante volte, ma ne aveva ricavato solo sassi e percosse.

Era stata colpita e, dunque, aveva dovuto colpire.

Era stanca, esausta… aveva la morte nel cuore. Stanca di viaggiare; stanca di nuove città, di nuovi villaggi e di nuovi volti; ma soprattutto, stanca di imbattersi sempre negli stessi pregiudizi.

Luke le si avvicinò; i suoi occhi brillavano, avidi. "Di che cosa vivi? Porti con te solo la tua urna. Non credo sia piena di cenere; sento odore di oro e gioielli."

La Portatrice di Ceneri strinse a sé l'urna.

"Dammela!"

"No, non posso", disse tristemente, ben sapendo che, anche quella volta, sarebbe stata sconfitta.

Luke si girò, rivolgendosi agli altri.

"Prendetela e tenetela stretta, amici miei! Porta ricchezze per tutti noi. Lo sento!"

La Portatrice di Ceneri fu rapidamente atterrata; molte mani le impedivano di muoversi.

"Non apritela. Per favore, non apritela", cercò di dire, nonostante avesse la bocca piena di sangue.

La folla ammutolì. Luke teneva in mano l'urna; con avidità, ne sollevò il coperchio e vi guardò dentro.

La Portatrice di Ceneri chiuse gli occhi, sforzandosi di liberare il grido che aveva dentro, perché tutti lo sentissero. Eccolo, infine: un ululato da far gelare il sangue… se ci fosse stato qualcuno ad ascoltarlo.

Poi venne il pianto… così triste…

La Portatrice di Ceneri si alzò in piedi e, prima di guardarsi intorno, si asciugò gli occhi con il dorso della mano.

Non c'era più niente, più nessuno.

Richiuse l'urna, la sua urna senza fondo, piena di ceneri, piena di anime.

Con lentezza, la raccolse: era più pesante, ora; come lei, fin dall'inizio, sapeva che sarebbe stato.

E riprese il suo cammino solitario.


Il Suicidio di Heinrich von Kleist

Info tratte da

"Adolphine Sophie Henriette Vogel e Heinrich von Kleist si sono uccisi e hanno lasciato insieme questo mondo spinti dal puro desiderio di un mondo migliore. Si tratta di un gesto che non accade spesso e di due persone che non possono essere misurate con un metro comune."

Questo annuncio comparve sul giornale il 28 novembre 1811, una settimana dopo il dramma e cercava di spiegare il duplici suicidio che aveva scosso la Germania e che aveva macchiato l'onore della famiglia von Kleist, orgogliosa della sua antica nobiltà.

La pietra dello scandalo era il poeta drammaturgo romanziere Heinrich von Kleist nato a Francoforte nel 1777, rinnegato dai Kleist come "membro inutile della società".

La sua vita fu all'insegna dell'insoddisfazione, del rifiuto, dell'insuccesso.

Orfano di entrambi i genitori, entrò appena 15enne nel reggimento delle guardie di Potsdam, partecipando alla battaglia del Reno contro la Francia della Rivoluzione.

Ma la durezza della disciplina e della vita militare lo portarono, a 22 anni, a chiedere il congedo.

Il suo animo fu preso dall'angoscia: si sentiva una marionetta in balia dei superiori. Era dilaniato dal dualismo fra i doveri dell'uomo e quelli dell'ufficiale.

Intanto la famiglia disapprovava la sua scelta di interrompere la carriera militare (era stato promosso tenente), spingendolo verso una sistemazione.

Heinrich si fidanzò con Wilhelmine von Zeuge, figlia di un generale e studiò con lei un progetto di vita; all'Università di Francoforte studiò filosofia, matematica, diritto, fisica; ebbe una cultura vasta, ma affrettata; una lettura superficiale di Kant gli diede la convinzione che nemmeno la filosofia poteva dargli una certezza, una verità, un valore assoluto in cui credere.

Venne assunto, come volontario, nel Comitato per le manifatture del Ministero Prussiano dell'Economia.

Il suo animo tormentato cadde in una crisi profonda: il dualismo fra uomo e soldato si ripresentava ora fra uomo e burocrate: in caserma era un burattino agli ordini dei superiori, in ufficio uno strumento nelle mani dello Stato.

Dopo aver rifiutato l'esercito, rifiutava anche una vita burocratica, che gli avrebbe permesso un buon inserimento nell'ambiente borghese.

Prese a vagabondare per l'Europa.

Giunto a Parigi con la sorella Ulriche, unico vero affetto della sua vita e compagna che avrebbe voluto nel suicidio, Kleist sperava di trovare realizzati gli ideali della Rivoluzione ma restò deluso: "A Parigi ho incontrato la massima depravazione accompagnata dal più alto grado raggiunto dalla scienza."

Vagheggiò quindi un ritorno alla Natura, secondo le teorie di Rousseau, e pensò di acquistare un podere su un'isoletta del lago di Thun, in Svizzera e di vivere del lavoro della terra.

Il sogno però non convinse la fidanzata, che ruppe il fidanzamento.

Fallito sul piano sentimentale, Kleist si propose un altro scopo: quello di diventare il più grande poeta della nazione.

Nacque in lui una nuova ossessione: quella dell'autoaffermazione del soggetto che non riesce a trovare una meta abbastanza grande cui aspirare.



La Cascina della Morte

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Cascina "Della Morte" (scomparsa): cascina antichissima, di proprietà dei canonici di San Nazaro di Milano; era posta vicino a Cascina dei Prati, in prossimità dell'oratorio di san Matroniano.

Per raggiungerla c'era una strada apposita che partiva da Viboldone, poco dopo Videserto, sulla destra.

Venne nominata negli atti del censimento del 1537 dove si cita "Francesco Grasso, massaro nella Cascina della Morte"

Nelle mappe antiche attorno a questa cascina figurano il Prato della Morte e il Bosco della Morte, un fontanile che nasceva vicino alla cascina, chiamato Il Fontanile della Morte.

Non conosciamo l'origine di questa denominazione, possiamo solo dire che attorno ai prati su cui sorgeva si svolse un'aspra battaglia tra milanesi e truppe imperiali di Federico II nel 1239 e che sempre in quel luogo vi era il borgo di Madregnano, scomparso.

La cascina venne abbattuta nel 1800 e apparteneva al comune di Sesto Ulteriano.

Nei registri del Monastero di Viboldone appare anche una Cascina Novella (1558), descritta come una casa con cortile e fienile, ubicata vicino a Montone, e poi scomparsa. Non sappiamo nient'altro.


Storia di Pedriano (con foto del 2025 e cose nuove che ho scoperto!)

Avevo già dedicato un post a Pedriano (così piccino, eppure la ricerca storica che più mi ha dato soddisfazione, insieme a Villastanza, Villapia e Mantegazza) https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2023/08/la-cappella-degli-ex-voto-pedriano.html ma visto che mi era venuta nostalgia 💜 ci sono tornata. Ecco foto molto più nitide rispetto a quelle del 2023! E nuove cose che ho scoperto 😍😁

***

Nota di Lunaria: è dal 2019 che conosco Pedriano, ma non ero mai andata da sola, a piedi, bensì lo avevo visto passandoci in macchina, come "passeggera". L'ultima volta lo vidi il 20 agosto 2023, verso le 20.30 e pur avendo scattato le foto della Cappella degli Ex Voto, non erano venute molto nitide.

Negli ultimi tempi, provando nostalgia per quelle zone (che amo molto) ci sono ritornata, questa volta a piedi, "mettendomi alla prova" (non sono proprio percorsi facili ed immediati da raggiungere...) e ho scattato le foto, che sono venute più nitide. Perciò riaggiorno la ricerca su Pedriano, con le foto scattate il 6 Ottobre 2025, in una bella giornata autunnale solare (fare tutto quel percorso a piedi, nei campi, da sola, è stata una bella esperienza, e sono arrivata fino all'Ossario di Mezzano) 



Inoltre rispetto alle altre volte, studiando bene Pedriano con googlemaps, sono riuscita a localizzare l'ex cimitero (del quale esisteva una foto, ma in bianco e nero)

Ebbene, l'ho scattata io a colori e giustamente rivendico questo ex cimitero con i Capolavori degli Abysmal Grief, che ho tenuto come sottofondo per questa Impresa Lunariale! 

Ad Maiorem Metal Gloriam! 💜💀

Info tratte da

La prima notizia riguardante il borgo di Pedriano è contenuta in un atto del 1090 in cui vengono nominati paesi e fondi del milanese, e tra questi si trova anche un "Pudriano".

Nel XIII secolo, nell'elenco del Bussero, si trova menzione di un oratorio dedicato a San Michele Arcangelo (protettore dei Longobardi) Questo potrebbe indicare che alle origini, a Pedriano, si fosse stanziato un gruppo di soldati dell'esercito longobardo.

Le terre di Pedriano furono via via proprietà di famiglie diverse: Litta, Cottica, Crivelli, Castano, della Corte, che possedevano anche il mulino del vettabiolo e il diritto d'uso delle acque della Vettabbia del Priorato di Calvenzano.

Al nucleo iniziale di Pedriano nel 1600 fu aggregata la Cascina Maiocca. [Nota di Lunaria: ci sono diverse "cascine" a Pedriano, e non so quale possa essere o se esista ancora, perciò metto la foto di una cascina, anche se non so se sia Cascina Maiocca]

Nel 1570 a Pedriano vi erano 127 abitanti, nel 1722 296 e nel 1862 vi era un totale di 837 abitanti.

Nel 1722 vi erano un'osteria e un prestino; nel 1869 Pedriano venne aggregato a Viboldone.

Dell'antichissima chiesa di Pedriano, dedicata a San Michele Arcangelo, non abbiamo molte notizie, ma si sa che esisteva fin dal XIII secolo.

Era un piccolo oratorio, con altare di legno e un crocifisso in oricalco; nella parete dietro l'altare era dipinto il trionfo di San Michele; il pavimento era in cemento, due finestre e la porta si apriva sul lato ovest; era a forma quadrata e attorno ad esso vi era il cimitero, chiuso da un cancello di legno.

Il campanile era già stato costruito nel 1587; da una fonte del 1749 sappiamo che si accedeva all'oratorio scendendo dei gradini di marmo perché il livello della chiesa era più basso rispetto alla strada: la chiesa era antichissima perciò venne interrata dall'innalzamento del terreno causato dalle sepolture circostanti.

Non sono rimasti disegni di questa chiesa, se non uno schizzo planimetrico del 1867: essa sorgeva alle spalle dell'abitato di Pedriano, vicino a Cascina Colombara.

Cadente, fu demolito [Nota di Lunaria: manca la data; non è chiaro se la chiesa sia stato demolita poco dopo il 1867 o nel '900] ma per perpetuarne la memoria, fu costruita sulla strada comunale una cappelletta votiva, unico ricordo dell'oratorio di San Michele Arcangelo, fondato all'epoca della dominazione longobarda 



[Nota di Lunaria: ho guardato all'interno di questa cappella e uno degli ultimi ex voto appeso alle pareti è datato 1988, il che lascia intendere che almeno fino al 1988 la gente ha continuato a pregare attorno a quella cappelletta e a mettere ex voto per le grazie ricevute. Non ho però visto riferimenti a San Michele Arcangelo, ma è presente un quadro di una Madonna con Bambino e una statuetta di un santo che potrebbe essere San Giuseppe o san Pietro… Ad ogni modo non credo che prima di me qualcuno abbia scattato foto dell'interno della Cappella - che peraltro, non sembra neanche una cappella, da tanto è diroccata, ma un magazzino per gli attrezzi, se non fosse per la piccola croce che fa capolino dal tetto, e che dubito davvero venga notata dagli automobilisti di passaggio… - perciò la rivendico come MIA ESCLUSIVA]














 

Non si sa quando il cimitero di Pedriano, posto attorno alla chiesa antica, sia stato chiuso alle inumazioni; i suoi defunti ad un certo punto vennero portati a Melegnano.



Nel 1792 si costruì un altro camposanto, in un'area isolata, dove ora vi è la via San Francesco di Melegnano (chiamato "el cimiteri di rann") [Nota di Lunaria: oggigiorno non credo sia rimasto più niente, ma quella via non l'ho percorsa tutta, e tra l'altro è l'unica via percorribile a piedi per raggiungere Pedriano]

L'area su cui sorgeva venne ceduta al Comune di Melegnano nel 1942, assieme alla cascina Maiocca e alla Maiocchetta, e i defunti di Pedriano e Mezzano lì sepolti vennero trasferiti a San Giuliano Milanese.

Nel 1932 venne costruito il sottopasso conducente da San Giuliano a Sant'Angelo e la costruzione della strada Binasca [Nota di Lunaria: tristemente nota perché è stata spesso usata come luogo per la prostituzione e lì, nel 2021, è stata barbaramente accoltellata una donna, Luljeta, e nel campo dove è stata aggredita compare una croce] hanno stravolto questo lembo del territorio sangiulianese.





Nota di Lunaria: tornando indietro verso Melegnano, ho notato quella che sembra essere una cappella:




La vedo anche dal finestrino del treno e in effetti mi chiedevo come mai Melegnano, che ha conservato tante nicchie e affreschi votivi, non avesse una cappella... Possibile che quello fosse "el cimiteri di rann" e magari si è salvata solo questa cappella? 

Visto che è una specie di cantiere abbandonato non posso neanche entrare per vedere se effettivamente trattasi di una cappella...