Gustave Flaubert

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Gustave Flaubert nacque a Rouen; visse una vita solitaria, passando qualche mese a Parigi; il resto dell'anno lo trascorreva a Rouen, sulle sponde della Senna.
Di lui, Emile Zola,  il padre del Naturalismo Francese, diceva che "Flaubert è tutto nei suoi libri. è inutile cercarlo altrove. Egli non ha passioni, non è collezionista, non è cacciatore, non è pescatore. Scrive i suoi libri: nient'altro."
Flaubert fu un maestro per Zola.

Gustave Flaubert scelse di esiliarsi nel villaggio di Croisset, nel 1844.
Lo scrittore aveva 23 anni e scriveva da quando ne aveva 15.
Il padre era un stimato chirurgo e direttore dell'ospedale di Rouen e assicurava ai suoi figli una rendita.
Il giovane Flaubert considerava Croisset un luogo ideale: pace, silenzio, il verde della campagna normanna, dove egli compiva delle lunghe passeggiate.
"Madame Bovary" gli costò ben 4 anni di lavoro e gli procurò un umiliante processo penale per "offese al pudore". Venne poi assolto, ma lo scrittore restò rattristato.

Fu proprio la scelta di un'esistenza così appartata e persino monotona che permise a Flaubert di diventare uno dei più grandi scrittori del suo tempo. In gioventù egli fu molto influenzato dal Romanticismo e Victor Hugo fu il suo idolo.

Osservando la realtà quotidiana Flaubert si era convinto che gli eroi non esistono; l'influsso positivista gli fece ammettere che ciò che conta è solamente la fredda realtà.
Uno scrittore doveva quindi descrivere, non immaginare: l'arte doveva essere scientifica e impersonale e l'artista deve fare in modo da far credere ai posteri che egli non è mai vissuto, senza dare giudizi sulle azioni dei suoi protagonisti.
Ma Flaubert non fu sempre coerente con questi principi che pure aveva enunciato: si può definire il precursore della scuola naturalista ma non l'iniziatore, titolo che spetta ad Emile Zola.
Flaubert restò un romantico, e scrisse anche su avvenimenti del passato o su leggende mistiche.

Questo è uno stralcio tratto da "Salammbo" dove è ben evidente lo stile romantico di Flaubert:
"La luna si alzava dal livello delle onde, e, sulla città ancora ricoperta di tenebre, brillavano dei punti luminosi, dei biancori: la stanga d'un carro in una corte, qualche pezzo di tela appeso, l'angolo di un muro, una collana d'oro sul petto di un dio. 
Sui tetti dei templi i globi di vetro luccicavano, qua e là, come grossi diamanti. Indistinte rovine, mucchi di terra nera, giardini formavano invece delle masse più cupe nell'oscurità, e ai piedi di Malgua reti di pescatori erano stese da una casa ad un'altra, come giganteschi pipistrelli con le ali spalancate... I portieri dormivano nelle strade addossati alla soglia delle case; l'ombra dei grandi edifici s'allungava sulle piazze deserte; da lontano, talvolta, il fumo di un sacrificio che ancora bruciava sfuggiva attraverso le tegole di bronzo, e l'aria pesante recava, con i profumi degli aromi, l'odore del mare e le esalazioni dei muri riscaldati dal sole.
Intorno a Cartagine le acque immobili risplendevano, ora che la luna stendeva il suo chiarore sul golfo circondato di monti e sul lago di Tunisi, dove i fenicotteri formavano tra i banchi di sabbia lunghe file rosa, mentre al di là, sotto le catacombe, la grande laguna salata luccicava come una lastra d'argento."

Come si vede, tutta l'atmosfera è romantica, con la malinconia della quale è pervasa tutta la città.

In conclusione, Gustave Flaubert fu uno scrittore di transizione a metà strada tra Romanticismo e Naturalismo.






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"Novembre" di Gustave Flaubert. Un libro che amo molto, uno dei miei scrittori preferiti, ormai da anni. Questo libro lo lessi anni fa, e fotocopiai qualcosa, i passi più belli, che più mi emozionavano; ne riporto qualcuno, anche se l'intero libro merita di essere letto.



Pagina 3

Amo l'autunno, questa triste stagione si addice ai ricordi. Quando gli alberi non hanno più foglie, quando il cielo conserva ancora al crepuscolo la rossa tinta che indora l'erba appassita, è dolce guardare spegnersi tutto ciò che poco fa bruciava ancora in noi.
Sono appena rientrato da una passeggiata nei prati deserti, lungo la riva di freddi fossati dove i salici si specchiano. Il vento faceva fischiare i loro rami spogli; a tratti taceva, per poi ricominciare d'improvviso; allora le piccole foglie rimaste attaccate ai cespugli tremavano di nuovo, l'erba rabbrividiva reclinandosi a terra, tutto sembrava diventare più gelido e pallido: all'orizzonte, il disco del sole si perdeva nel bianco colore del cielo, e lo penetrava intorno d'un poco di vita morente. Avevo freddo e quasi paura.
Mi sono messo al riparo dietro una montagnetta erbosa. Il vento era cessato. Non so perchè, mentre ero là, senza pensare nulla, a osservare il fumo che saliva dalle capanne, l'intera mia vita mi è apparsa agli occhi come un fantasma, e il profumo amaro dei giorni che non ci sono più mi è tornato con l'odore dell'erba seccata e del legno morto; i miei poveri anni mi sono sfilati davanti come trascinati dall'inverno in una lamentosa tormenta; qualcosa di terribile li faceva scorrere nel mio ricordo.  

Pagina 31

Nei caffè c'era un gran rumore, gli specchi scintillavano al fuoco dei lumi a gas; i coltelli risuonavano sui tavoli di marmo; alla porta, i poveri, battendo i denti, si alzavano sulle punte dei piedi per vedere i ricchi mangiare; mi mescolavo a loro e con lo stesso sguardo osservavo i fortunati della terra; ero geloso della loro banale gioia, poichè ci sono giorni in cui si è tristi e si vorrebbe esserlo ancora di più; la via più facile, allora, è sprofondare nella disperazione per il gusto di farlo: si ha il cuore gonfio di lacrime e si cerca ancora di piangere. Ho spesso sperato di essere un miserabile e di vestire di stracci, di essere tormentato dalla fame, di sentire il sangue sgorgare da una ferita, di provare dell'odio e di volermi vendicare.
Qual è dunque questo dolore inquieto, di cui si è fieri come del genio e che si nasconde come un amore? Non se ne parla a nessuno, lo si tiene solo per noi, lo si stringe al petto e lo si bacia tra le lacrime. Eppure, di che lamentarsi? E chi ci rende così cupi nell'età in cui tutto sorride? Non abbiamo forse amici devoti, una famiglia di cui siamo l'orgoglio, stivali di vernice, un cappotto imbottito, ecc.? Rapsodie poetiche, ricordi di cattive letture, iperboli retoriche, ecco ciò che sono tutti questi grandi dolori senza nome; ma la felicità non sarà forse soltanto una metafora inventata in un giorno di noia? Ne ho a lungo dubitato, oggi non ne dubito più.
Non ho amato nulla e avrei voluto amare tutto.
Dovrò morire senza aver assaporato nulla di buono.
La vita umana mi offre ancora adesso mille aspetti che io ho appena intravisto: ma, in riva a una sorgente e su un cavallo ansante, ho udito il suono del corno dal fondo del bosco; mai ho sentito, in una notte dolce, respirando il profumo delle rose, una mano fremere nella mia e stringerla in silenzio. Ah! Sono più vuoto, più triste di una botte sfondata, da cui tutto il vino è stato bevuto e dove i ragni tessono le loro tele nell'ombra.
  
Pagina 33

Ero, dunque, ciò che si è tutti, un uomo qualunque che vive, dorme, mangia, beve, piange, ride, ben chiuso dentro se stesso e che ritrova in sé, ovunque vada, le stesse rovine di speranze appena costruite e già crollate, la stessa polvere di cose frantumate. gli stessi sentieri percorsi mille volte, le stesse profondità inesplorate, terribili e angosciose. Non siete stanchi anche voi, come me, di svegliarvi al mattino e di rivedere il sole?
Stanchi di desiderare e stanchi di essere disgustati?
Stanchi di attendere e stanchi di avere?
A quale scopo scrivere tutto ciò? Perchè continuare con la stessa voce dolente, lo stesso racconto funebre? Quando l'ho cominciato, io lo credevo bello, ma ora, man mano che procedo, le lacrime mi cadono sul cuore e mi spengono la voce.
Oh! Il pallido sole d'inverno! è triste come un ricordo felice. Siamo circondati da ombre, guardiamo ardere il nostro focolare; i carboni sono coperti da grosse righe nere che s'incrociano, che sembrano pulsare come vene animate da un'altra vita; aspettiamo che giunga la notte.


Pagina 39

Non consumando l'esistenza, l'esistenza mi consumava; i miei sogni mi affaticavano più di grandi imprese; un'intera creazione, immobile, sconosciuta a se stessa, viveva sordamente nascosta nella mia vita; ero come un dormiente caos di mille fecondi princìpi che non sapevano manifestarsi né che fare di se stessi; cercavano una forma, e il loro stampo


Pagina 49

Talvolta mi chiedevo se non mi stavo ingannando; consideravo la mia giovinezza, il mio avvenire, ma che pietosa giovinezza, che vuoto avvenire!
Quando volevo uscire dallo spettacolo della mia miseria e guardare il mondo, ciò che mi si presentava non erano che urla, lamenti, lacrime, convulsioni, la stessa commedia che tornava incessantemente con gli stessi attori.


Pagina 131

Invano è passato il tempo e ogni mattino il giorno è ritornato, invano il mio corpo è stato consumato in ogni angolo per il piacere degli uomini: sono ciò che ero a dieci anni, vergine, vergine è colei che non ha un marito, che non ha amante, che non ha conosciuto il piacere e lo sogna senza pace, che s'inventa deliziosi fantasmi che le appaiono anche in sogno, che ne sente la voce nel rumore del vento, che ne cerca i lineamenti nel volto della Luna. Io sono vergine! La cosa ti fa ridere? Ma non ne ho forse i vaghi presentimenti, gli ardenti languori?
Ne ho tutto, salvo la verginità stessa.


Pagina 149

La casa è stata demolita. Nessuno ha saputo dirmi che ne è stato di lei.
Il desiderio di una donna che si è posseduta è qualcosa d'atroce e mille volte peggiore d'ogni altro; tremende immagini vengono allora a perseguitarci come dei rimorsi. Non sono geloso degli uomini che l'hanno avuta prima di me, ma sono geloso di coloro che l'hanno avuta dopo;un tacito accordo doveva fare in modo che ci restassimo fedeli; per più di un anno ho mantenuto il mio proposito e poi il caso, la noia, la stanchezza dello stesso sentimento, forse, mi hanno spinto a mancare. Ma ora era lei che io cercavo ovunque; nel letto delle altre io sognavo le sue carezze.

[...]

La donna di cui quasi tutti gli uomini sono in cerca non è forse che il ricordo di un amore concepito in cielo o nei primi giorni di vita; noi siamo alla ricerca di tutto ciò che ne richiami l'immagine; la seconda donna che si ama rassomiglia quasi sempre alla prima; solo gli uomini corrotti o coloro che hanno un cuore molto aperto possono amare tutto.

Nota di Lunaria: quando avrò tempo farò uscire un commento anche a questo: https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2021/02/madame-bovary-la-signora-dalle-camelie.html