Ophelia in Poesia



Gianpietro Lucina (Poeta Crepuscolare)

"Cristalli di luce ed ombra"

Un mio pensiero Ophelia triste e stanca,
naviga alla deriva di un torrente,
la terra resupina, molle e bianca,
dorme sull'acque sussurranti e lente?
S'attarda il corso, s'attenua manca ed estua
in una gora putrescente.
A che pensiero morbido si stanca a languire
sul volto pigramente?
Muoija il pensiero!
Ophelia è morta e sta sopra il letto dell'acqua immemoriale.
Tonda la Luna, topazio ed opale solecchia sullo stagno.
Il teschio ride; (*)
ghigno convulso di luce s'include.
Brividi lunghi e fredde ambiguità. 


(*) è il teschio celebre dell'"Amleto"


Ophelia in "Amleto"


« GERTRUDE: Una disgrazia incalza alle calcagna
un'altra, tanto presto si succedono.
Laerte, tua sorella s'è annegata.

LAERTE: Annegata! Ah, dove?

GERTRUDE: C'è un salice che cresce di traverso
a un ruscello e specchia le sue foglie
nella vitrea corrente; qui ella venne,
il capo adorno di strane ghirlande
di ranuncoli, ortiche, margherite
e di quei lunghi fiori color porpora
che i licenziosi poeti bucolici
designano con più corrivo nome
ma che le nostre ritrose fanciulle
chiaman "dita di morto"; ella lassù,
mentre si arrampicava per appendere
l'erboree sue ghirlande ai rami penduli,
un ramo, invidioso, s'è spezzato
e gli erbosi trofei ed ella stessa
sono caduti nel piangente fiume.
Le sue vesti, gonfiandosi sull'acqua,
l'han sostenuta per un poco a galla,
nel mentre ch'ella, come una sirena,
cantava spunti d'antiche canzoni,
come incosciente della sua sciagura
o come una creatura d'altro regno
e familiare con quell'elemento.
Ma non per molto, perché le sue vesti
appesantite dall'acqua assorbita,
trascinaron la misera dal letto
del suo canto a una fangosa morte. »


« GERTRUDE: One woe doth tread upon another's heel,
So fast they follow; your sister's drown'd, Laertes.

LAERTE: Drown'd! O, where?

GERTRUDE: There is a willow grows aslant a brook,
That shows his hoar leaves in the glassy stream;
There with fantastic garlands did she come
Of crow-flowers, nettles, daisies, and long purples
That liberal shepherds give a grosser name,
But our cold maids do dead men's fingers call them:
There, on the pendent boughs her coronet weeds
Clambering to hang, an envious sliver broke;
When down her weedy trophies and herself
Fell in the weeping brook. Her clothes spread wide;
And, mermaid-like, awhile they bore her up:
Which time she chanted snatches of old tunes;
As one incapable of her own distress,
Or like a creature native and indued
Unto that element: but long it could not be
Till that her garments, heavy with their drink,
Pull'd the poor wretch from her melodious lay
To muddy death. »


Jean-Arthur Rimbaud    ''Ofelia''

I

Sul fiume calmo e nero dove dormono i cieli
stellati, ondeggia Ofelia pallida, giglio d'onda;
ondeggia lentamente, presa nei lunghi veli,
giunge un suono di corni dalla selva profonda.

Sono più di mille anni che per l'equorea via
passa la triste Ofelia, bianca sull'onda nera:
sono più di mill'anni che la dolce follia
le sue romanze mormora al vento della sera.

Le bacia il vento i seni e dispiega in corolle
i veli amplii cullati dalla tenue corrente;
un brividìo di salici piange sopra la folle,
chino è sull'ampia fronte il canneto stormente.

Qualche ninfea d'intorno i suoi sospiri esala,
ella ridesta a volte nell'assopito ontano
i nidi, onde si levano lievi palpiti d'ala.
Su lei dagli astri d'oro discende un canto arcano.


II

Pallida e dolce Ofelia, bella come la neve,
ti prese in sua rapina un fiume violento.
Dai monti di Norvegia scese a te, piuma lieve,
a parlarti dell'aspra libertà, forse, il vento.

Un vento, un soffio ignoto, la tua capigliatura
sferzò, ti recò strani brusii, cuore sognante,
cui parlò l'ineffabile voce della Natura
con sospiri notturni, con gemiti di piante.

La voce aspra dei mari, un rantolo di fiere,
infranse il troppo umano tuo seno di fanciulla.
Un mattino d'aprile, un pazzo, un cavaliere
pallido, ai tuoi ginocchi stette senza dir nulla.

Tu ti fondesti a lui come la neve al sole.
Libertà... Cielo.... Amore.... mutevole sussurro
mendace. Il tuo bel sogno ti strozzò le parole,
e l'orrendo infinito ti sbarrò l'occhio azzurro.


III

Dice il poeta: i fiori che tu, bimba, coglievi
vieni a cercare a lume di stelle, a notte fonda;
egli ha visto sull'acque, adagiata su lievi
veli, ondeggiare Ofelia pallida, giglio d'onda.

 
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