Il ''ritorno dei morti'' in alcune culture

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L'idea ancestrale che post mortem sia possibile in determinati casi la prosecuzione di certe attività dell'esistenza dei vivi è all'origine della leggenda del Vampiro.
Due sono le attività dei vivi che si pensava potessero essere trasferite anche nel mondo dei trapassati: il sesso e l'alimentazione. L'attività sessuale dei defunti era considerata piuttosto intensa e, ad evitare che il morto la soddisfacesse al di fuori del sepolcro, lo si forniva di una compagna simbolica (o, in certi casi, reale). è questa l'origine delle cosiddette "concubine di pietra" ritrovate nei sepolcri dell'Antico Egitto, della Mesopotamia e di varie altre località: statuette femminili, tutte senza piedi perché non potessero fuggire, segnate da una tipica ipertrofia degli organi sessuali.

Il timore della riapparizione di un morto insoddisfatto nel mondo dei vivi - fa notare Frazer - è diffuso in tutti i tempi e in tutte le culture, fin dal Neolitico, quando i cadaveri erano arsi e chiusi in urne o sepolti strettamente legati in avelli serrati da pesanti lastre di pietra.
Ancora in tempi moderni, tra popolazioni appena entrate in contatto con l'uomo bianco, gli antropologi registrarono strane usanze.
Presso gli Shuswap della Colombia Britannica, vedovi e vedove restavano a lungo isolati dalla comunità, dormendo su giacigli di spine per scoraggiare visite indesiderate da parte del compagno defunto. I vedovi maschi della Nuova Guinea erano soliti tener presso di sé un'accetta da guerra con cui difendersi dalla moglie morta; gli Herero dell'Africa sud-occidentale troncavano la spina dorsale ai cadaveri prima del seppellimento, onde impedirne la deambulazione. I Mesopotami avevano specifici rituali e scongiuri per tenere lontani i familiari defunti. I Lucumoni etruschi chiudevano i corpi dei parenti scomparsi in un'apposita intercapedine tra le pareti della loro residenza e la facevano vigilare. I Romani accordavano un breve periodo di tempo (da uno a tre giorni all'anno) ai defunti, in cui era loro permesso circolare liberamente tra i vivi. In quei giorni i membri della famiglia si astenevano da qualsiasi occupazione pubblica e non trattavano alcun affare; al termine del tempo concesso, il pater familias gettava alle spalle una manciata di fave nere come tributo nonché segnale perché ritornassero alle proprie sedi.
Persiani, Medi, Parti, Iberni davano i morti in pasto alle belve, per impedire che tornassero in vita. Alcuni popoli nomadi (i Ciuvasci della Russia) inchiodavano i cadaveri nelle bare, con lunghi ferri appuntiti nella testa e nel cuore. Certe tribù del Camerun chiudevano il corpo in un sacco di cuoio, lo riducevano in poltiglia a bastonate e lo abbandonavano ai piedi di un albero.

Altri approfondimenti:

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https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/01/intervista-col-vampiro-caccia-al.html


APPROFONDIMENTO TRATTO DA


La paura dei morti è un altro terrore antico e i cimiteri sono tuttora considerati luoghi poco piacevoli di notte. Sono state scoperte sepolture preistoriche nelle quali il cadavere era stato legato in una posizione contorta simile a quella fetale. Anche presso alcune popolazioni primitive del tempo d'oggi è in uso una simile pratica allo scopo di impedire che il morto ritorni al mondo per attaccare i viventi.
Lo stesso motivo può aver suggerito le sepolture preistoriche in sarcofagi o sotto pesanti lastre di pietra: impedire che "qualcosa" potesse tornare alla luce. I Sumeri, i Babilonesi e gli Assiri credevano che se un cadavere non veniva sepolto come dovuto, sarebbe tornato ad insediare le strade, attaccando i vivi e succhiando loro il sangue (*)
I Greci pensavano che si dovessero fare delle offerte alle sepolture dei parenti morti, i cui fantasmi altrimenti si sarebbero vendicati di ogni dimenticanza. (idem dicasi per la mentalità cinese e africana, basata sul culto degli antenati. Nota di Lunaria.)

L'arte di controllare gli spiriti dei defunti è detta Necromanzia, ed è anch'essa estremamente pericolosa. Nell'occultismo moderno esiste la teoria del corpo astrale. Quando un uomo muore, il suo cadavere resta sulla terra, ma il suo "corpo luminoso" - una copia del corpo terrestre composto di materiale più nobile e sottile - si porta in un misterioso etereo piano dell'esistenza chiamato piano astrale. La sua anima in seguito può ascendere a piani più alti, lasciando il corpo luminoso nel suo piano come una specie di "cadavere astrale". Questo ha un intenso desiderio di tornare all'esistenza come i cadaveri-vampiri della Mesopotamia che succhiavano il sangue alle loro vittime per tornare in vita. Alcuni occultisti ritengono che durante le sedute spiritiche appaiano non fantasmi nel senso comune del termine ma cadaveri astrali.

Anche nella Bibbia troviamo traccia di vampirismo, o meglio, di precetti che lo proibiscono...

"Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue"

"La vita della carne è nel sangue... il sangue è la vita di ogni carne"

"Non ti nutrirai di sangue perché il sangue è la vita: e tu non devi mangiare la vita insieme con la carne"










... ma curiosamente, i cattolici si nutrono del "sangue e del corpo del loro dio", facendo, di fatto, un vampirismo e un cannibalismo simbolico, per giunta pure visibile nei loro santini -_-








 I cristiani hanno questa stramba idea: che il sangue di cristo "li purifichi"...


of course, deve essere sangue maschile, sangue di cristo. Perché il sangue, ottenuto senza sacrifici cruenti, che è quello femminile delle mestruazioni, no, quello non va bene ai signorini, quello lì era impuro...
Solo il sangue ipostaticamente virile andava bene, per purificarli...



eh sì, sono feticisti del sangue, i signorini cristiani, ma deve essere SANGUE MASCHILE. Il sangue femminile non va bene per i loro palati sopraffini.
Dev'essere sangue maschile, anzi, meglio ancora se sangue prelevato direttamente dalla zona genitale:


ehhhh sì!!!

(*) Nota di Lunaria: anche il bel racconto di vampiri "I Vurdalak" di Tolstoj è basato su questa idea: "Ragazzi miei", aveva detto ai due figli Giorgio e Pietro, "vado sui monti per unirmi ai valorosi che danno la caccia a quel cane di Alibek" - era un brigante turco che da qualche tempo devastava il paese - "Aspettatemi di ritorno, tra dieci giorni. Se però al decimo non sarò tornato, fatemi dire una messa perché vorrà dire che mi avranno ucciso. Ma", aveva aggiunto il vecchio con l'aria più grave possibile, "se, Dio non voglia, trascorsi i dieci giorni, dovessi ugualmente tornare a casa, allora, per il vostro bene, non lasciatemi entrare. In questo caso, vi ordino di dimenticare che sono vostro padre e di infilzarmi con un palo, qualsiasi cosa io dica o faccia, perché vorrebbe dire che sono diventato un maledetto Vurdalak, tornato qui per succhiarvi il sangue."
Bisogna  adesso che vi spieghi, signore mie, che i Vurdalak o vampiri dei popoli slavi, sono, secondo le convinzioni locali, nulla di meno che i cadaveri usciti dai loro sepolcri per succhiare il sangue dei vivi. Fin qui, le loro abitudini non differiscono da quelle degli altri vampiri, noti a tutti. Ma questi hanno una caratteristica specifica che li rende ancor più orribili: i Vurdalak succhiano, di preferenza, il sangue dei familiari più prossimi e degli amici più intimi; i quali, una volta uccisi in tal modo, diventano anche loro vampiri."