''Eternity'': gli stralci più belli


"Nei lunghi secoli della mia vita, non ho mai amato nessuno come te. Nessuno". Sono state le ultime parole che mi ha detto Rhode. L'ultima volta in cui mi ha dichiarato il suo amore. L'ultima volta in cui ho visto il suo viso e i suoi intensi occhi azzurri. Ed è stata anche la prima volta in 592 anni in cui sono riuscita di nuovo a respirare. A sentire il sole sulla pelle, il profumo dell'aria. Ma tutto ha un prezzo: Rhode, il mio Rhode... ho dovuto dirgli addio, forse per sempre. Lui si è sacrificato per me. Si è sacrificato perché io, Lenah Beaudonte, potessi tornare di nuovo umana. Ha compiuto l'antico rituale magico, ed eccomi qui. Non sono più un vampiro della peggior specie. Non sono più la guida di una confraternita di vagabondi della notte, assetati di sangue e di vendetta. Sono  libera. Il mondo è cambiato dall'ultima volta in cui l'ho visto. La mia nuova vita ora è a Wickham: una casa, nuovi amici, e poi lui, Justin. Non avrei mai pensato di innamorarmi di qualcuno che non fosse Rhode. Ma Justin è così... vivo. è forte, deciso e dolce allo stesso tempo. Più bello di quanto abbia mai potuto sognare. Eccitante. Non mi sarei mai aspettata di tornare ad avere sedici anni, di respirare ancora l'alito caldo di un bacio umano... Ma, in fondo, non avrei neppure mai pensato che un giorno il mio passato di sangue e di distruzione sarebbe tornato a cercarmi.

"Spensi la sveglia colpendola con il palmo della mano. In questo mondo, il mondo umano, contemporaneo, gli orologi sono dappertutto. I mortali vivono le loro vite secondo il loro ticchettio. I vampiri invece passano giorni, persino settimane, svegli. Non siamo davvero vivi. Lo sembriamo, ma il nostro sangue non circola, il cuore non batte e gli organi riproduttivi non funzionano. Il nostro petto non si alza e non si abbassa perché non dobbiamo ossigenare il sangue. Nei momenti in cui volevo sfuggire al dolore e alla paura, desideravo disperatamente poter respirare. Se fossi riuscita a sentire l'aria sfiorare la mia gola, avrei potuto fingere di essere viva. Tuttavia non ci ero mai riuscita. C'era solo un eterno dolore, la memoria costante di essere insensibile, spenta. Essere un vampiro è un'antica magia. Non esiste nulla... nulla tranne le nostre menti."

 "Sul mio abito scivolò un rivolo di sangue, che mi macchiò le scarpe color mandarino, ma non vi badai: stavo aspettando il sollievo dall'agonia della mia mente. è questo che avviene dopo aver ucciso la propria vittima. Si prova un istantaneo e breve oblio. (...) Un'altra goccia scarlatta cadde, posandosi sulle perle bianche che bordavano il mio abito rosso scuro, della seta più pregiata che si trovasse a Parigi. Aspettavo, senza provare alcun interesse per il chiacchiericcio della folla che sciamava prima dell'atto finale. Solo quando sentii la goccia cadere sul petto mi resi conto che sul mio mento scorreva del sangue."

 "Non hai paura di morire?" chiese. Vidi il suo sguardo indugiare sul mio collo e poi tornare agli occhi. Scossi il capo e una lacrima mi scivolò lungo la guancia. Vicken la osservò scendere fino al mento, trattenendo un moto di rabbia. I vampiri darebbero qualsiasi cosa per sentire una lacrima: la liberazione, anche solo per un momento, dal dolore. (...) Vicken si chinò di scatto e cominciò a sfiorarmi la nuca con piccoli baci per poi passare alla gola. Sollevò gli occhi e per un istante li tenne fissi nei miei. Poi mi squarciò il collo, succhiandomi il sangue con tanta forza da impedirmi di respirare." 

"Il tramonto è la conclusione dell'alba. Nel momento in cui nasciamo, cominciamo a morire. La vita è un cerchio"