Le poesie più belle delle sorelle Brontë (1): Anne



ANNE BRONTë

"Versi di Lady Geralda"

Perché quando odo il vento di tempesta
il selvaggio, invernale, antico fiato,
che spazza i monti della mia brughiera
mi si riempie di tristezza il cuore?
Eppure un tempo mi dava piacere
distesa in quelle lande desolate
sentirlo vorticare anche più forte,
e quello mai cessava di ruggire.
[...]
Perché la tiepida luce del sole
non riesce ad allietare più il mio sguardo?
E perché non mi incanta adamantina
la vita della stella mattutina?
Sotto questo nebbioso, arido colle
un'amabile valle si distende;
lo scroscio di ruscelli cristallini,
la voce degli uccelli canterini,
il bel sospiro che modula il vento
quando s'ode stormire tra le fronde,
tutto ciò si può udire in questa valle. [...]

"Alessandro e Zenobia"

[...] Passeggia sotto i grandi alberi ombrosi
che levano le braccia verso il cielo,
lenti agitando i rami poderosi
mentre la sera stende il chiaro velo.
Va sul sentiero l'ombra sua leggera
nelle profondità della foresta,
deove sole s'intende la bufera
e mormorare la tortora mesta. [...]

"Una voce dalla cella"

Son qui sepolta; ho chiuso con la vita,
con l'odio, la vendetta e vani ardori,
con la gioia, l'amore e la speranza
e tutto ciò che opprime il mondo fuori.
Da tanto qui dimenticata giaccio,
distrutta dalla pena e da altri orrori:
questo luogo di oscura solitudine,
questa cella è già pure la mia tomba.
[...]
In un'ora di quiete sempre spero
per medicare almeno la ferita,
ma un sonno senza sogni mi è negato
e mi ritrovo fragile e smarrita.
[...]
Sogno la libertà, ma mi tormentano
anche in sogno indicibili dolori,
stragi e torture di persecutori,
amici che straziati si lamentano;
sogno del mondo ma ben presto demoni
invadono la torbida visione;
ogni lieta speranza già vanisce
e quel mondo la tenebra lambisce.

"Separazione"

[...] Tu presto non ritorni, disse lei
e dirti addio ancora non vorrei.
Il sole non ha estinto l'ombra rada
nella valle coperta di rugiada
e sagome di gigantesca altezza
adombrano del prato la carezza:
poche note si sono già levate
a salutare il mattino d'estate;
rimani ancora un poco a me d'accanto,
così disse, e il suo riso era un incanto.
[...]
Morran quei fiori, le foglie cadranno,
l'inverno ogni salone oscurerà;
la nuova primavera splenderà,
colli e pianure nuovi fiori avranno
e gli anni via scivoleranno piano,
ma il tuo amato, che se ne andò quel giorno,
non tornerà; lo piangerai lontano
né più sorriderai sul suo ritorno.

"Versi scritti a Thorp Green"

Quel sole estivo, il cui raggio gentile
carezza la mia anima languente,
diverrà presto gelido e distante,
si farà luce pallida e sottile
al nostro Nord prima che giunge l'ora
a cui l'anima anela.
[...]
E questi accesi fiori che amo tanto,
verbena, rosa e tenera calendula 
languiranno nel triste disincanto;
le fitte verdi foglie, lo stormire
di rami ombrosi, musica frusciante,
ci dilettano solo per morire.
Ma se il tempo felice ed assolato,
e boschi e prati in piena fioritura
confortano chi vaga alla ventura
più dolce è il nudo inverno desolato
da lunghe notti e da brughiera oscura
per chi a casa comunque è ritornato!

"Consolazione"

Son nudi i boschi ed umida la terra,
fitto lo stuolo delle foglie sparse,
turbina intorno a me il gelido vento
un lugubre monotono lamento
[...]
Benché la solitudine da tanto
faccia avvizzire rapida ogni incanto
e oscurando di nuvole il mio giorno
neghi a dolci parole ogni ritorno [...]

"Casa"

Al sole occhieggia pura
l'edera nella radura.
Più su dai tronchi i faggi
riflettono altri raggi.
Il sole una scena ammaliante
dal cielo ridente rimira
e fra innumerevoli piante
il vento d'inverno sospira [...]

"Memoria"

Splendeva il sole estivo luminoso
sui verdi campi, sui boschi oscillante,
soffiava un dolce vento mormorante
e sopra - il cielo d'un intatto blu;
intorno, fiori di colore grato
incantavano il cuore innamorato.
[...]
Lascia quel tuo incantesimo sospeso,
stella montana, corolla di cielo,
e non svanire mai in acuto gelo
o in neve tempestosa, soffia illeso
quando il vento selvaggio va soffiando
o le acque si trastullano giocando.
[...]
Se il sole ha lasciato il mio cielo,
a salvarmi dalla disperazione
la cara Luna ha già disteso il velo
d'una tenera luce all'orizzonte.
Con sguardo sereno l'ho vista
affacciarsi discreta alla collina,
attraverso la nebbia serotina
splendeva la sua fronte d'ametista.
Pensavo che quei raggi così tenui
non m'avrebbero certo ripagata
dell'effimero estatico bagliore
che nel giorno m'aveva riscaldata.
[...]
Densi vapori tutti la nascosero,
e fui lasciata alla mia oscurità
nella notte deserta e tenebrosa,
di luce priva e di serenità.
[...]
Più scura e greve la notte avanzava
sul mio spirito triste - ma cos'era
quella debole luce che tornava?
Era forse l'amica Luna ancora? [...]

"Versi scritti sul muro di una cella"

Benché non varchi un soffio queste porte
so che il vento stormisce fresco e lieve;
[...]
Chiudendomi in oscura prigionia
sapevano che la più amara pena
è ignorare del giorno l'allegria,
il soffio della brezza più serena.

"Chiamami via"

[...] Siederò presso quelle antiche piante -
quegli abeti scozzesi alti e frondosi -
e sentirò i singhiozzi misteriosi
della brezza fra i rami divagante.
La luna brilla in alto trionfale;
come discende morbido il suo raggio
sulle cime nevose, sulla roccia,
nel bosco e sulle mura del palazzo!
[...]
Ora alla quieta luna sono fissi
quegli occhi così dolci e luminosi,
ma le gocce di lacrime sospese
offuscano quell'incantata luce.

"Notte"

Amo l'ora silente della notte
perché un sogno felice nasce allora
rivelando alla mia vista incantata
ciò che il mio occhio sveglio non adora.
[...]
Fredda giace da anni nella tomba
la creatura che amavo contemplare;
soltanto il sogno a notte come viva
può farla dolcemente ritornare.

"Commiato"

[...] Perché regna un silenzio così cupo?
Perché tutta la casa è così triste
se non vi sono entrate angoscia o pena,
né morte né miseria si son viste?
[...]

"Gioia e dolore"

[...] Io sento la tenebra oscura
quanto più brilla il giorno
e nel rigoglio d'ogni fioritura
il mio spirito al pianto fa ritorno;
perché nel più smagliante mezzogiorno
fioca è la luce della sua prigione;
anche se un fresco vento spira intorno,
non godrà quella dolce sensazione.
Se all'ombra del crepuscolo restare
dovrà, potrò la vista confortare
coi picchi che si tendono trionfanti
e le rocce nel sole scintillanti?
[...]

"Il Sogno di Z."

Nubi oscure alla foce
di cieli opalescenti,
gemono cupi i venti,
non s'ode un'altra voce;
solo stormire senti
colli fruscianti forte,
e boschi e notte intenti
ad un canto di morte.
Brilla lieve il chiar di luna:
l'ombra cresce tenebrosa
finché il raggio che s'imbruna
svela agli occhi un'alta casa.
[...]
Son più gli anni che ha vissuto
o le lacrime che ha pianto?
Dall'ingresso della casa
cupo osserva i foschi cieli;
troppo amaro il suo rimpianto,
piange ancora senza posa.
[...]
So che nel chiuso di un'augusta tomba
giace sepolta la tua amata forma
abbandonata a un grave sonno eterno
senza sogni, in silente oscurità.

"Le tre guide"

[...] Stretto è il nostro sentiero e malagevole,
spesso costringe a brusche deviazioni,
solo per brevi tratti scorre ameno
tra bei prati fioriti ed acque dolci,
dove la zolla è verde e delicata
e soffiano le brezze più gentili:
costeggia spesso aspri dirupi oscuri,
precipizi e voragini.
[...]

"La confessione"

Indugia la foschia sulla collina,
il fumo vaga sospeso nell'aria;
fitte le nubi, immobile cortina:
la più silente pace solitaria.
Viandante della valle lacrimosa,
anche tu per un attimo fugace
ai tuoi travagli e alla tua pena ansiosa
puoi dire addio e goder di questa pace.
[...]

***

Testi originali:

"Verses by Lady Geralda"

Why, when I hear the stormy breath
of the wild winter wind
rushing o'er the mountain heath,
does sadness fill my mind?
For long ago I loved to lie
upon the pathless moor,
to hear the wild wind rushing by
with never ceasing roar;
[...]
Why does the warm light of the sun
no longer cheer my eyes?
and why is all the beauty gone
from rosy morning skies?
Beneath this lone and dreary hill
there is a lovely vale;
the purling of a crystal rill,
the sighing of the gale,
the sweet voice of the singing bird,
the wind among the trees,
are ever in that valley heard [...]

"Alexander and Zenobia"

[...] She passes under giant trees
that lift their arms on high
and slowly wave their mighty boughs
in the clear evening sky,
And now she threads a path that winds
through deeply shaded groves
where nought in heard but sighing gales
and murmuring turtle doves.

"A voice from the dungeon"

I'm buried now; I've don with life;
I've done with hate, revenge and strife;
I've done with joy, and hope and love
and all the bustling world above.
Long have I dwelt forgotten here
in pining woe and dull despair;
this place of solitude and gloom
must be my dungeon and my tomb.
[...]
I dream of liberty, 'tis true,
but then I dream of sorrow too,
of blood and guilt and horrid woes,
of tortured friends and happy foes;
I dream about the world, but then
I dream of fiends instead of men;
each smiling hope so quickly fades
and such a lurid gloom pervades that world.

"The parting"

[...] You must not go so soon, 'she said,
I will not say farewell,
the sun has not dispelled the shade
in yonder dewy dell;
Dark shadows of gigantic length
are sleeping on the lawn;
and scarcely have the birds begun
to hail the summer morn;
the stay with me a little while'
she said with soft and sunny smile.
[...]
Those flowers will fade, those leaves with fall,
winter will darken yonder hall;
Sweet spring will smile o'er hill and plain
and trees and flowers will bloom again,
and years will still keep rolling on
but thy beloved lord is gone.
His absence thou shalt deeply mourn,
and never smile on his return.

"Lines written at Thorp Green"

That summer sun whose genial glow
now cheers my drooping spirit so
must cold and distant be,
and only light our northern clime
with feeble ray, before the time
I long so much to see.
[...]
And these bright flowers I love so well,
Verbena, rose and sweet bluebell,
must droop and die away
Those thick green leaves with all their shade
and rustling music, they must fade
and every one decay.
But if the sunny summer time
and woods and meadows in their prime
are sweet to them that roam
far sweeter is the winter bare
with long dark nights and landscape drear
to them that are at home!

"The consolation"

Though bleak these woods are damp the ground
with fallen leaves so thickly strewn,
and cold the wind that wanders round
with wild and melancholy moan,
[...]
Though solitude endured too long
bids youthful joys too soon decay,
makes mirth a stranger to my tongue
and overclouds my noon of day [...]

"Home"

How brightly glistening in the sun
the woodland ivy plans!
While yonder beeches from their barks
reflect his silver rays.
That sun surveys a lovely scene
from softly smiling skies;
and windly through unnumbered trees
the wind of winter sighs [....]

"Memory"

Brightly the sun of summer shone
green fields and waving woods upon
and soft winds wandered by.
Above, a sky of purest blue,
around, bright flowers of loveliest hue
allured the gazer's eye.
[...]
Forever hang thy dreamy spell
round golden star and heatherbell,
and do not pass away
from sparkling frost, or wreathed snow,
and whisper when the wild winds blow
or rippling waters play.
[...]
What though the sun had left my sky;
to save me from despair
the blessed mon arose or high
and shone serenely there.
I watched her with a tearful gaze
rise slowly o'ver the hill;
while through the dim horizon's haze
her light gleamed faint and chill.
I thought such wan and lifeless beams
could ne'er my heart repay
for the bright sun's most transient gleams
that cheered my through the day.
[...]
Thick vapours snatched her from my sight
and I was darkling left,
all in the cold and gloomy night
of light and hope bereft.
[...]
And darker, drearier fell the night
upon my spirit then;
but what is that faint struggling light
is it the moon again? [...]

"Lines inscribed on the wall of a dungeon in the southern P of I"

Though not a breath can enter here,
I know the wind blows fresh and free
[...]
They thought while I in darkness lay,
'twere pity that I should not know
how all the earth is smiling gay;
how fresh the vernal breezes blow.

"Call me away"

[...] I'll sit and watch those ancient trees,
those Scotch firs dark and high;
I'll listen to the eerie breeze,
among their branches sigh.
The glorious moon shines far above;
how soft her radiance falls,
on snowy heights, and rock, and grove;
and yonder palace walls!
[...]
Now on the peaceful moon are fixed
those eyes so glistening bright,
but trembling teardrops hang betwixt,
and dim the blessed light.

"Night"

I love the silent hour of night,
for blissful dreams may then arise,
revealing to my charmèd sight
what my not bless my walking eyes!
[...]
Cold in the grave for years has lain
the form it was my bliss to see,
and only dreams can bring again
the darling of my heart to me.

"Parting address from Z.Z to A.E"

[...] Why should such gloomy silence reing;
and why is all the house so drear,
when neither danger, sickness, pain,
nor death, nor want have entered here?
[...]

"Mirth and Mourning"

[...] I always feel the deepest gloom
when day most brightly shines:
when nature shows the fairest bloom
my spirit most repines;
'For, in the brightest noontide glow,
the dungeon's light is dim;
though freshest winds around us blow,
no breath can visit him.
If he must sit in twilight gloom,
can I enjoy the sight
of mountains clad in purple bloom,
and rocks in sunshine bright?
[...]

"Z's Dream"

Gloomily the clouds are sailing
O'er the dimly moonlit sky;
dolefully the wind is wailing;
not another soundis nigh;
Only I can hear it sweeping
heathclad hill and woodland dale,
and at times the night's sad weeping
sounds above its dying wail.
Now the struggling moonbeams glimmer;
now the shadows deeper fall,
till the dim light, waxing dimmer,
scarce reveals yon stately hall.
[...]
One whose years can scarce outnumber,
the tears that dew his claspéd hands.
From the open casement bending
he surveys the murky skies,
dreary sighs his bosom rending;
hot tears gushing from his eyes.
[...]
I know that in the narrow tomb
the form I loved was buried deep,
and left in silence and in gloom,
to slumber out its dreamless sleep.

"The Three Guides"

[...] Narrow the path by which we go;
and oft it turns aside,
from pleasant meads where roses blow
and peaceful waters glide;
where flowery turf lies green and soft,
and gentle gales are sweet,
to where dark mountains frown aloft,
hard rocks distress the feeet.
[...]

"Self-Communion"

The mist is resting on the hill;
the smoke is hanging in the air;
the very clouds are standing still;
a breathless calm broods everywhere.
Thou pilgrim through this vale of tears
thou, too, a little moment cease
thy anxious toil and fluttering fears,
and rest thee, for a while, in peace
[...]


Musica consigliata:

Cradle of Filth "Dusk and Her Embrace"

Hecate Enthroned: "Upon Promeathean Shores" e "Embrace of the Godless Aeon"






Il Vampiro di New York



Trama: 1863, una nave si schianta contro la scogliera di Cape Race, al largo della costa statunitense, ma uno dei passeggeri, un conte proveniente dalla Transilvania, scampa miracolosamente al naufragio. Da lì a poco, il misterioso uomo riuscirà ad arrivare a New York e ad ambientarsi rapidamente nell'alta società  e che in maniera più o meno lecita, comanda.
Ma qualcuno è già  sulle sue tracce: la giovane Echo Van Helsing, figlia del famoso professore.
New York ai giorni nostri: durante la costruzione di un palazzo, viene fatta una straordinaria scoperta: i resti di un uomo, un ufficiale della Marina, assassinato nell'Ottocento.
A indagare vengono chiamati l'archeologa Carrie Norton e il detective Max Slattery.
Numerosi indizi ricollegano quell'omicidio lontano nel tempo ad alcuni brutali delitti avvenuti di recente in città.
Ben presto quella che sembrava un'ipotesi fantascientifica si dimostra terribilmente reale. Passato e presente si intrecciano in una spirale di sangue e morte, e nelle strade buie di New York rivive l'immortale leggenda del vampiro più celebre della storia: il conte Dracula.

Gli stralci più belli: "Era devoto a Lucy, l'amava con tutto il suo cuore."
"Nella mia esperienza, spesso sono queste le persone più pericolose", disse la detective. "Amore e gelosia vanno d'accordo come rose e spine."
"Come Draculia e la morte", rispose Echo. "Andava tutto bene prima che arrivasse lui. Io e mio padre stavamo indagando le possibilità  di una malattia del sangue come causa della follia nel manicomio del dottor Seward [...] Quando troverò Dracula lo ucciderò [...] Gli trafiggerò il cuore e gli taglierò la testa. Mio padre sosteneva che fosse l'unico modo."

"Kate avanzò con cautela e lentamente giù per la scala, in una mano stringeva la candela, nell'altra la sua Colt Sheriff. Echo la seguiva a un gradino di distanza. L'aria che saliva dabbasso era umida e stantia, piena dell'odore del terreno freddo. Fuori cominciò a piovere, e Kate ed Echo sentivano il suono delle gocce che colpivano le tegole del tetto della cattedrale.
Scesero la scala a chiocciola di pietra per quattro spire prima di raggiungere il fondo, e qui sbucarono in un'ampia stanza a volta.
Il soffitto e i muri erano di mattoni verniciati di bianco e il pavimento era di semplice terra battuta. L'intonaco delle pareti stava venendo via, scoprendo grosse macchie di muffa. All'estremità  opposta della stanza c'era un passaggio sotto un arco. Una volta attraversato, si ritrovarono in un lungo corridoio, largo a malapena per far passare una persona alla volta. Anche qui il soffitto era a volta, e la sua parte più alta scompariva alla luce fioca della candela. Era una cripta ed Echo si sarebbe aspettata di trovarvi delle nicchie con bare e sarcofagi, ma non fu così, le pareti erano lisce e curvavano verso la volta a ventaglio.
Finalmente il corridoio terminò e le due donne si ritrovarono in quella che pareva essere la camera centrale del sotterraneo.
Era una stanza circolare da cui si dipartivano quattro corridoi larghi e bui, che andavano a nord, sud, est e ovest. Lungo i muri della grande sala c'erano delle alcove, ognuna contenente un grande sarcofago in pietra. Ogni nicchia aveva un nome inciso in un rettangolo di pietra sul muro. Kate li lesse a uno a uno, camminando in tondo. "Seton, Heeney, Carrigan, Mooney, Lynch, Hargous, Leery, Dominic. Irlandesi, tutti quanti."
Solo una delle alcove era vuota, anche se il nome era già stato inciso: Hughes. [...] "Questi saranno corridoi brevi, visto che vanno verso i lati. Gli altri due ovviamente si estendono per tutta la lunghezza della cattedrale."
Scrollò le spalle. "A voi la scelta."
Echo si girò sui tacchi, riflettendo. "Quale dei due porta al cimitero?"
[...] Si incamminarono verso il corridoio a settentrione, e tutte e due notarono immediatamente le file di lampade di paraffina che pendevano da ganci appesi al soffito; la volta sopra di loro era coperta di fuliggine. Kate le accese una a una con la candela, quindi proseguirono [...] subito Echo capì che ora si trovavano oltre il perimetro della chiesa e si stavano muovendo sotto il cimitero. Dietro e intorno a loro, sepolte nella terra, c'erano le ossa dei morti.
[...] Svoltarono a destra; le friabili pareti di mattoni della galleria sfioravano loro le spalle, i fili di ragnatela e le propaggini delle radici degli alberi e della vegetazione sbucavano dal soffitto e sfioravano le loro teste. Qui l'odore era diverso: c'era un fetore umido e sgradevole che poteva giungere solo dai corpi in decomposizione nelle bare marce sepolte intorno a loro. Kate vide una luce fioca provenire da circa quindici metri di distanza. Si voltò verso Echo e le fece segno di fare silenzio. Echo annuì; le sue dita corsero alla parte alta del suo stivale e cercarono il contatto con il pugnale dall'elsa d'argento che era appartenuto a suo padre. [...] Senza alcuna avvisaglia, il tunnel giunse quindi alla fine e Kate ed Echo sbucarono nella luce. La camera era piccola rispetto alla cripta principale sotto la chiesa, ma era comunque notevole: si apriva in un'unica volta di pietra grezza, illuminata tutto intorno dalle lampade di paraffina. [...] Al centro della camera era posizionato un alto sarcofago di granito levigato, nero come l'ebano, lungo tre metri e largo poco più di uno. Su un fianco dell'enorme artefatto in pietra, incisa in semplici lettere maiuscole, c'era la stessa frase che avevano visto in cima alla scalinata che portava alla cripta: HIC TOUSSAINT REQUIESCAT, Qui giace Toussaint.
Sulla lucida sommità  del sarcofago c'era una coperta grigia ripiegata e su quella, disteso come un morto, il corpo seminudo di un uomo. Era alto, con i capelli lunghi sparsi sul viso. Aveva gli occhi chiusi ed era molto pallido. La pelle del torso era coperta da un sottile strato di sudore che sembrava quasi farlo luccicare [...] Era il corpo di un morto, ma il lieve sollevarsi e abbassarsi del torace indicava chiaramente che era vivo. [...] "è lui! è Draculia, l'uomo che ha ucciso mio padre!"
La giovane donna scattò in avanti, lasciando cadere la candela. Inciampò allungando una mano verso lo stivale per prendere il pugnale dall'elsa d'argento e lo tirò fuori. Lo tenne alto sopra la sua testa, gridando; la lama nera scintillò alla luce delle lampade. Nascoste dalla sua mano, profondamente incise nell'argento c'erano le parole COCHILLA MORTAJA, "Colui che squarcia il sudario".
La spietata lama affilata di pietra vulcanica si riteneva fosse tra le armi che avevano sconfitto il vampiro azteco Xipe Totec, una creatura che indossava pelli umane ed era anche nota come Yoalli Tlauana, il Bevitore Notturno.
Secondo il padre di Echo, il pugnale di ossidiana era stato un dono fatto dall'imperatore azteco Montezuma al conquistador Hernàn Cortés. E a suo parere, quella era una delle poche cose al mondo che potevano realmente uccidere un Vampyr e, a giudicare dall'aspetto del corpo semi-vestito di Draculia, in molti ci avevano provato.
La ricerca di Echo dunque era giunta alla fine: arrivò davanti al sarcofago e si preparò a conficcare il nero pugnale acuminato nel cuore della creatura. Continuando a urlare in modo scomposto, mentre lacrime di rabbia le rigavano il viso, strinse l'arma con entrambe le mani e la sollevò sopra la testa.
Gli occhi del Vampyr si aprirono e la guardarono senza paura, senza alcun timore, solo curiosità. In preda all'orrore, colta da una terribile vertigine che la fece ondeggiare pur stando in piedi, Echo si sentì quasi sprofondare dentro quelle pupille verdi giada con le iridi che scintillavano come la corona di un lontano sole durante un'eclissi.

Vedi anche: https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/01/la-setta-dei-vampiri-gli-stralci-piu.html
https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/04/storie-di-vampiri.html
https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/01/intervista-col-vampiro-caccia-al.html