Il Vampiro nella storia

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"Vampiro" è il termine che individua il morto bevitore di sangue, ed è di origine slava: dall'Europa baltico-balcanica, infatti, proviene la maggior parte delle leggende giunte fino a noi. Secondo molti, la parola va messa in relazione con il lituano "wempti", "bere", e il turco "uber", "essere diabolico". Il senso sarebbe "demone che beve": il vampiro propriamente detto è un defunto che sopravvive alla propria morte succhiando il sangue sottratto ai vivi: il che gli concede un osceno simulacro di esistenza. Secondo uno studioso, Evel Gasparini, la radice slava della tradizione vampirica è legata alla forma di religiosità pagana praticata da quei popoli. Una religiosità dalle radici profonde, se si considera che gli ultimi ad essere cristianizzati con la forza furono i baltici (*) che rinunciarono al paganesimo soltanto alla fine del XII secolo e che i riti ancestrali continuarono ad essere praticati, clandestinamente o in forma sincretistica col cristianesimo (nota di Lunaria: vedi il culto idolatra a maria, scopiazzato da tantissime Dee...) Residui ritualistici delle antiche festività pagane vennero registrate dagli antropologi in alcune zone dell'Europa slava, ancora nei primi decenni del '900. La religione degli slavi pre-cristiani aveva una forte tinta manistica: prevedeva un culto dei morti. La vita d'oltretomba era considerata come una specie di risvolto negativo della vita di questo mondo. Credendo che i morti vivessero la stessa vita dei vivi, si disponevano presso i cadaveri varie provviste di cibo, armi e oggetti di cui si pensava che il defunto potesse avere bisogno. Si riteneva che il morto si separasse di malavoglia dalla sua gente, per cui vegliavano il cadavere e cercavano di distrarlo con canti e danze.  In particolare, si temeva il ritorno dei morti di morte violenta e delle vergini: si pensava che questi morti fossero avidi delle gioie di cui il trapasso li aveva privati.

Onde assicurarsi la "tranquillità dei defunti" presso certi popoli era in uso il rito delle esequie ripetute. A intervallo di tre, cinque, sette anni, i sepolcri venivano riaperti, le ossa lavate con i balsami, i resti riavvolti in teli funebri. Quando nel corso di tali cerimonie, un corpo veniva trovato non decomposto, si credeva che il morto fosse già tornato periodicamente nel mondo a succhiare il sangue per prolungare la propria vita. Allora, li si impalava o bruciava.
La tipologia del Vampiro variava a seconda del popolo di appartenenza. I polacchi lo chiamavano "Upir" e credevano che avesse una lingua affilata come un pungiglione. In Russia era detto "Mjertovjek", ed era considerato il figlio di un lupo mannaro e di una strega. Per i serbi era il "Vurdalak"; dai macedoni era detto "Vrukolak" e il suo richiamo notturno causava la morte a chi gli rispondeva. Gli albanesi lo chiamavano "Sampir", i bulgari "Norferat", "Ogoljen" i boemi, "Gierach" i prussiani.
Malgrado le differenziazioni, esistono caratteristiche comuni: il Vampiro ha un viso emaciato, folti capelli e corpo villoso, al punto di avere peli anche sul palmo della mano; le labbra sono gonfie e tumefatte, i canini lunghi e aguzzi, le unghie lunghissime e livide, le orecchie appuntite e mobili come quelli dei pipistrelli, l'alito fetido. Teme l'aglio, l'esposizione al sole, la visione dei simboli sacri. Il suo morso è anestetico, tanto che la vittima che lo subisce durante il sonno non si desta, e il morso è contagioso: chi ne muore, diviene Vampiro a sua volta.
Nel corso dei secoli tutta l'Europa fu percorsa da epidemie di vampirismo. La "Saga degli uomini di Eyr" narra la storia di Torolf Gambastorta, alla cui morte si cominciarono a verificare misteriosi decenni di uomini e animali. Si udivano rumori, e appariva anche il cadavere dello stesso Torolf. Si riaprì la sua tomba e lo si ritrovò perfettamente conservato. Dopo poco tempo, si decise di bruciarlo, dopodiché il Vampiro non apparve più.
Saxo Grammaticus, nel XIII secolo racconta nella "Danica Historia" che durante una pestilenza in Danimarca si attribuì la morìa all'opera di un morto che vagava per le campagne. Anche qui il Vampiro venne esumato, decapitato, trafitto al cuore: la peste si estinse. Anche in Inghilterra nel 1100 venne esumato in Inghilterra il corpo di un Vampiro e si dovette darlo alle fiamme.
A partire dal Seicento, le documentazioni aumentano. Epidemie di vampirismo si hanno in Moravia (1662, 1685), Istria (1672), Grecia (1701), Prussia orientale (1710, 1721, 1750), Ungheria (1725, 1732), Slesia (1755), Valacchia (1756), Russia (1772), Serbia (1731); ma la prima volta che il termine "vampiro" venne utilizzato risale al 1725, nei documenti parocchiali di Barn in Moravia: di una salma sospetta, si dice che è in "Vampertione infecta".
Nel secolo successivo il fenomeno diminuì tanto che nel 1824 il Parlamento britannico abolì la legge che prescriveva di trafiggere con un cuneo di legno i cadaveri dei suicidi e dei morti sospetti. Una legge analoga rimase in vigore fino al primo '900 nel Rhode Island, sede nella seconda metà del Settecento dell'unica epidemia di vampirismo documentata negli Stati Uniti. (da questa vicenda Lovecraft ne trasse lo spunto per il suo racconto "The Shunned House")
La straordinaria concetrazione di fenomeni vampirici nel Secolo dei Lumi generò un fiume di scritti e di dibattiti; anche Voltaire e Rousseau se ne interessarono. Voltaire si mostrò scettico, mentre Rousseau concluse che la società umana era basata sullo sfruttamento e perciò
"il nostro Vampiro sono gli altri". (**)

Se i razionalisti e medici negavano il fenomeno, il clero, specialmente i preti di campagna, lo diffondevano, confortati da testi quali il Malleus Maleficarum, la Demonomania, le Disquisitionum Magicarum, il Compendium Maleficarum, nei quali l'esistenza del vampiro veniva dimostrata e sostenuta con citazioni dalla Bibbia e dalla Patristica, anche se alcuni cardinali come Prospero Lambertini, in seguito papa Benedetto XIV, raccomandò di trattare le voci sui risurgenti come superstizioni popolaresche. Se ciò fu sufficiente a convincere le persone colte, non bastò per le genti di campagna, tanto che si svolgevano pratiche esumatorie in presenza di preti e magistrati.


(*) Argomento che avevo già trattato a fondo. Pubblichiamo la prova:



La religione degli antichi Balti fu l'ultimo culto pagano d'Europa. Essa possedeva caratteristiche peculiari e un pantheon indoeuropeo tutto proprio. La religione degli antichi Estoni condivideva invece le credenze pagane comuni agli altri popoli finnici. La più antica attestazione sulle religione degli antichi Balti risale a Pietro da Duisburg (XV secolo) il quale annotò: "I Prussiani adoravano come Dio ogni creatura e cioè il sole, la luna e le stelle, i fulmini, i volatili persino i quadrupedi, fino alla rana". Da questa descrizione deriva che essi adoravano una schiera numerosa di Dei naturali minori, mentre altre testimonianze ci danno notizia di una divinità superiore, cui tutte le altre erano subordinate. Così Maletius (XV secolo) narra di "un colle presso i Samogizi, nei pressi del fiume Nauvas, sulla cui cima era tenuto acceso da un sacerdote il fuoco perpetuo in onore di Perkunas, che da quel popolo superstizioso è ancor oggi ritenuto signore dei fulmini e delle tempeste". Anche la classe sacerdotale, cui potevano appartenere entrambi i sessi, doveva essere organizzata gerarchicamente: "Nel mezzo di questa perversa nazione, e precisamente in Nadrovia, v'era un luogo detto Romow, dove abitava un tale detto Criwe, che quelle genti rispettavano come un papa, poiché come il papa regge la chiesa universale dei fedeli, così dal cenno e dal mandato di costui erano governate non solo dette genti, ma anche i Lituani e le altre nazioni della Livonia [...] I Prussiani credevano nella risurrezione della carne; non così come avrebbero dovuto. Infatti pensavano che se una persona era nobile o ignobile, ricca o povera, potente o debole in questo mondo, tale sarebbe stata anche nell'altro; perciò accadeva che insieme con i cadaveri dei nobili si bruciassero le armi, i cavalli, i servi e le serve, i cani da caccia, gli uccelli rapaci d'uso venatorio e altre cose" (Pietro da Duisburg).
Il primo a fondare una chiesa e a condurre opera di conversione fu l'agostiniano Meinhard, intorno al 1170. Il suo successore fu ucciso dai pagani, ma [...] col vescovo Alberto furono organizzate crociate e venne costruita la cattedrale di Riga (1201); venne anche creato un ordine di monaci-soldati ("Ordine dei Portaspada"). Grazie ai drastici metodi di evangelizzazione militare la pur viva resistenza dei pagani fu stroncata nel sangue, e in breve germanesimo e cattolicesimo presero solidamente piede in Livonia.

(**) Nota di Lunaria: curiosamente, anche de Sade cita questa metafora del vampiro, in un suo libro, per riferirsi... a Dio:


"Qualunque sofisma sostengano i fautori assurdi della divinità chimerica degli uomini, non vi dicono altro se non che non c'è effetto senza causa, ma non vi dimostrano che occorre risalire ad una prima causa eterna, causa universale di tutte le cause particolari, che sia inoltre essa stessa creatrice e indipendente dalle altre cause. Convengo che noi non riusciamo a comprendere il legame, la successione e la progressione di tutte le cause. L'ignoranza di un fatto non è mai però motivo sufficiente per crearsene o determinarne un altro. Coloro che vogliono persuadervi dell'esistenza del loro abominevole Dio osano sfrontatamente dirvi che, dal momento che non possiamo collegare la vera causa agli effetti, occorre che necessariamente ammettiamo la causa universale. Si può fare un ragionamento più sciocco? Come se non fosse meglio confessare la propria ignoranza, invece di sostenere un'assurdità, o come se l'ammissione di tale assurdità divenisse una prova della sua esistenza. Confessare la propria pochezza non è un inconveniente, senza dubbio; l'adozione del fantasma è piena di ostacoli contro cui non faremmo che urtare se ci manteniamo tranquilli, ma dove potremmo spezzarci se permettiamo che le nostre teste si riscaldino: e le chimere accalorano sempre.
Concediamo, se si vuole, un istante, ai nostri antagonisti l'esistenza del vampiro (*) che crea lo loro felicità. Chiedo loro, in tale ipotesi, se la legge, la regola, la volontà mediante la quale Dio guida gli esseri, sono della stessa natura della nostra volontà e della nostra forza, se Dio, nelle stesse circostanze, possa volere o non volere, se la stessa cosa possa piacergli e dispiacergli, se non cambi di avviso, se la legge che lo determina è immutabile. Se è lei che lo guida, egli non fa che eseguire; quindi, non ha alcun potere (...) Se il vostro Dio non è libero, se è costretto ad agire in conseguenza delle leggi che lo dominano, allora è una forza simile al destino, alla fortuna, non influenzabile con i voti, non modificabile con le preghiere, non placabile con le offerte e che è meglio disprezzare in eterno piuttosto che implorare con tanto poco successo. Se poi il vostro esecrabile Dio è più pericoloso, più cattivo e più crudele ancora, e ha nascosto agli uomini ciò che era necessario per la loro felicità, il suo progetto allora non era di renderli felici (Nota di Lunaria: sicuramente il suo progetto non era quello di rendere felici e magnificate nel Divino le donne...); egli non li ama, quindi, non è né giusto, né benefico. Mi sembra che un Dio non debba volere altro se non il possibile, e non è possibile che l'uomo osservi leggi che lo tiranneggiano o che gli sono sconosciute."

(*) Il vampiro succhiava il sangue dei cadaveri. Dio fa scorrere il sangue degli uomini, entrambi, a ben vedere, sono chimerici: è sbagliarsi dare all'uno il nome dell'altro? (Nota dello stesso de Sade)

Io, che sono più spiccia, definisco dio una tenia. Una tenia che parassita il corpo e la mente delle donne. Sempre succhia-energie, come il vampiro, ma più nascosta del vampiro; appunto: nascosta nel corpo della donna, che la alberga in sé e la nutre senza neanche rendersene conto.


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De Masticatione Mortuorum - Lamia, Lamashtu, Empusa, Lilith


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Anticamente, la fame dei trapassati veniva placata con periodiche offerte alimentari (latte, miele, farina), ovvero rinchiudendo nelle tombe varie provviste di cibo reali o simboliche, queste ultime sotto forma di affreschi e figurine di terracotta. Nel "De Masticatione Mortuorum in Tumulis" di Michel M. Raufft (1734) sono riportati vari esempi, risalenti a diverse epoche, sull'attività manducatoria nei sepolcri: morti - o presunti tali - che divorano ciò che era stato loro posto nel cenotafio e rodono i sudari, giungendo a divorare le proprie membra. E in effetti, quando le provviste finivano, il morto provvedeva da solo.
Le leggende nelle quali si scopre l'inopinata presenza di un defunto fra i convitati a un banchetto sono numerose. Presso certe comunità si faceva sedere a capotavola un cadavere mummificato: si pensava che in tal modo un eventuale risurgente, vedendo il posto già occupato, desistesse dal tentativo di sedersi alla mensa.
Peraltro, il cibo preferito dai trapassati è proprio la carne umana.
Nei miti più antichi, era considerata "il cibo degli Dei", in grado di saldare la frattura tra la vita e la morte.
Per esempio, l'amplesso che precedeva il divoramento, per la Lamia (1), aveva una funzione vivificante al pari della carne e del sangue, sulla base del principio intuitivo secondo cui l'attività sessuale è fonte di vita.

Per i Babilonesi, era la Lamashtu che attirava gli uomini per berne il sangue e strappava il feto dal grembo delle donne incinte.

In uno scongiuro si legge: "Colei che mi ha preso, notte e giorno mi travaglia, prosciuga le mie carni, tutto il giorno mi stringe, tutta la notte non mi lascia".


Aluqa, ovvero "succhiasangue" la chiamavano gli Ebrei: una sorta di larva che assaliva i viandanti persi nel deserto per suggerne il sangue e lo sperma. Un essere simile era l'Empusa: in apparenza, una bella fanciulla, che col suo aspetto seduceva gli incauti, mentre in realtà era un orrido mostro con un piede di bronzo e l'altro di sterco d'asina.

D'altronde, bere il sangue, oltre che per acquisire una speciale forza di vita, poteva essere visto anche come piacere: si legge nei "Nibelunghi" che i guerrieri di Hagen, intrappolati in una sala in cui era stato appiccato il fuoco, per spegnere l'arsura bevvero il sangue che stillava dai corpi dei caduti:

Disse Hagen di Tronje: "Nobili cavalieri, chi soffre per la sete beva di questo sangue. Non c'è vino migliore per questa arsura"

Anche nella Bibbia troviamo traccia di vampirismo, o meglio, di precetti che lo proibiscono...

"Soltanto non mangerete la carne con la sua vita, cioè il suo sangue"

"La vita della carne è nel sangue... il sangue è la vita di ogni carne"

"Non ti nutrirai di sangue perché il sangue è la vita: e tu non devi mangiare la vita insieme con la carne"

(1) Nella tradizione classica, le Lamie erano mostri femminili che si nutrivano del sangue degli infanti e dei giovani vergini, nonché delle carni dei cadaveri. Erano seguaci di Ecate, la Dea della Morte negli arcaici culti lunari mediterranei.


Nella Roma antica, esisteva un collegio di sacerdoti con le speciale ufficio di combatterle e lo Jus Pontificum proibiva di "lasciare i morti esposti alle Strygae e alle Lamie". Gli studiosi delle religioni tracciano connessioni tra le Lamie e Lilith (*) che secondo la tradizione rabbinica sarebbe stata la prima moglie di Adamo, genitrice di una stirpe di vampiri; si pensava che  la Tessaglia, la Siria e la Libia fossero territori particolarmente infestati dalle Lamie.

(*) Approfondimento su Lilith e Lamashtu

Inferi e Magia Sumera-Assira-Babilonese (Lilith-Lamashtu)

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Nella cultura sumerica si presenta forse la più antica forma di angelogia e demonologia che influirà sugli Assiro-Babilonesi e sul mondo ebraico, per giungere al cristianesimo. Accanto agli angeli e agli spiriti buoni appare Ushum-Gal, uno spirito maligno capace di mettere in fuga gli stessi Anunnaki, gli Dei protettori dei paesi. Figure teriomorfiche rappresentano i vari rischi connessi alla società agricola, al nomadismo, alle malattie del deserto: l'udug, il lama, il dim-me, il dim-a-bi, il nam-tar, l'azag-ga, spiriti maligni che provocano all'uomo sofferenze. Humbaba, in epoca neosumerica, è un mostro che "ha una voce che è uragano (*), una bocca che è fuoco, un soffio che è morte", forse rappresentazione del vento distruttore del deserto.
(*) Nota di Lunaria: sia nel corano che nella bibbia gli attributi di "dio distruttore che usa il vento come un flagello sui peccatori e i miscredenti (i colpevoli di politeismo)" passano ad Allah e a Jahvè (e molto probabilmente ad ispirare la concettualità di questi due Dei furono proprio Adad/Teshub, Dei delle tempeste e degli uragani); vedi questi passi della bibbia: "egli arma le mani di folgori e le scaglia contro il bersaglio; lo annunzia il suo fragore, riserva d'ira contro l'iniquità, udite udite il rumore della sua voce, il fragore che esce dalla sua bocca, il lampo si diffonde sotto tutto il cielo e il suo bagliore giunge ai lembi della terra, dietro di essi brontola il tuono, mugghia con il suo fragore maestoso e nulla arresta i fulmini..." (Giobbe, XXXVI, 32 - XXXVII,7)
 e del corano: Sura LI,1-4 "Venti che spargono": "Lo giuro per i venti che spargono/ e le per portatrici del peso, le nuvole/ e per quelle che agilmente vogano/ e per quelli che trasmettono ordini."
Sura XLVI,24 "Al-Ahqaf": "Si accorsero di una nuvola che si dirigeva verso le loro valli. Esclamarono: ecco una nuvola che passa: sta per piovere su di noi. Ma non era una nuvola: era quello di cui volevano affrettare la venuta: era un ciclone, pregnante di castigo doloroso."
Sura XLI,13 "Furono esposti chiaramente": "Si allontanano? annuncia loro: attenzione, io vi avverto che verrà un fulmine come venne agli Ad e ai Thamud!"
Sura XXXV,9 "Al Fatir, oppure il Creatore": "è Dio colui che scatena i venti che sollevano nubi, che poi sospingiamo (plurale maiestatis: Noi = Allah che parla di sé al plurale) verso una terra morta. Poi Noi ridoniamo la vita alla terra dopo la sua morte. Ecco, in tal modo ci sarà la resurrezione."
che lasciano intendere un "dio dei venti", dei fenomeni atmosferici. Esattamente come Adad/Teshub, armato di fulmine trifido! Il toro era associato a Teshub, come sua cavalcatura (e se per questo, è associato anche a Shiva!)


Ne deduciamo che proprio il toro, in quanto animale, fosse di frequente associato a un Dio maschile. è probabile che la vicenda biblica del "vitello" (torello d'oro) fosse un ritorno, da parte del popolo ebraico, al culto del dio Teshub. Dio che tra l'altro è molto simile allo Jahvé biblico!
Uomini-animali e creature miste appaiono appaiono in alcune placche di Ur, sotto forma di uomini-scorpioni, uomini-lupi, uomini-leoni, uomini-tori, ed è probabile che rappresentino una cerimonia apotropaica danzata contro demoni, piuttosto che i demoni stessi.

Il regno dei morti è l'A-ra-li (l'Arallu degli Assiro-Babilonesi) e in esso regnano Meslam-ta-e-a (simile al Nergal babilonese e all'Ade greco) e la sua sposa Non-ki-gal, la Signora degli Inferi, simile a Ereshkigal/Persephone. Demonio tipico dei morti è Nam-tar. (Nota di Lunaria: un'altra coppia di Dei inferi sono la regina azteca Mictecacihuatl e il suo compagno Miclantecuhtli che regnano sull'inferno azteco, il Mictlan, gelido e arido)

I Sumeri reagivano, con il ricorso a varie forme di esorcismo, contro i rischi di malattie, morte, disfacimento secondo formule che si ritrovano presso gli Assiro-Babilonesi. La causa dei mali veniva fatta risalire all'azione di forze avverse, dalle quali l'operatore magico difendeva la società.

il grado più alto apparteneva a un donna anziana, la Su-gi, accompagnata dalle Sacerdotesse più giovani che suonavano i tamburelli.

Presso gli Assiro-Babilonesi, il Dio delle regioni ipoctonie è Nergal, divinità di morte, di guerra, di distruzione. Il suo nome sembra significare "il furioso", il "grande forte", il "signore della città grande" cioè l'inferno.
Egli è il Signore della terra inferiore detta in sumero Ki-gal, la Grande Terra, Kur-nu-gi-a, la Terra senza ritorno, cioè l'Arallu. è un dio ambivalente: per un lato è originariamente un dio solare, identificato con Shamash, Il Sole, benevolo verso i viventi, protettore della vita agricola.

In una tarda elaborazione del mito a lui riferito, Nergal scende all'inferno il 18 del mese di Tammuz (giugno-luglio), al solstizio d'estate e ne risale il 28 di Keslev (novembre-dicembre)

Nota di Lunaria: vedi la sciocchezza cattolica del "gesù che scende agli inferi" proclamato dal simbolo apostolico:


Tra l'altro anche Ishtar/Inanna scende agli inferi. E lo fa anche Orfeo. Niente di nuovo, come al solito, nel culto cattolico: il taglia/cuci/attacca è sempre quello, rubare simboli e allegorie ai culti altrui e spacciarli come idee proprie!!!

Il secondo aspetto di Nergal è il carattere guerriero, sfrontato, eversore: egli, accompagnato dalle sue schiere demoniache, semina la peste e le malattie. Suo messaggero è Namtaru, il demonio della peste.
Nota di Lunaria: anche gli africani hanno un dio delle malattie, del vaiolo: Sakpata (o Shapanan) è il Dio della peste e del vaiolo, e delle malattie (come l'AIDS). Le persone invasate tremano e sudano, come se avessero la febbre; a volte, ci si dipinge il volto con macchie bianche che simboleggiano le pustole del vaiolo. è ripreso nel Candomblé:
Omolu è l'Orixa delle malattie: può diffonderle e curarle. è legato in particolar modo al vaiolo. Quando si manifesta c'è silenzio e le persone toccano con le dita il suolo e poi le portano alla testa in segno di saluto e rispetto. Porta un costume di paglia che gli copre i segni del vaiolo. è sincretizzato con san Lazzaro. Altri suoi nomi sono: Xapanà, Abaluae e Obaluae.

Per sapene di più, vedi:


Si confronti Omolu con Pazuzu:



I Demoni erano rappresentati in varie forme (pantera, serpente, leone); si pensava che assumessero anche la forma del Vento del Sud o delle tempeste di sabbia.

Pazuzu era figlio di Hanpa; siccome il nome è di difficile etimologia, si pensa sia di origine straniera.
Ha quattro ali, una faccia sovrastata dalle corna, mani con zampe di leone, gli arti inferiori come zampe di uccello (come Lilith). Pazuzu ha una coda con pungiglione di scorpione, in grado di inoculare il tifo e il pene con testa di serpente.  è personificazione del "Vento violento", "Signore dei demoni del vento malefico".
Era adorato e temuto; le sue statuette avevano la funzione di impedire agli altri demoni di nuocere.
"Che Egli fermi il passo malvagio dei suoi fratelli" recita una didascalia.

Su una statuetta di Pazuzu si legge:

"Io sono
Pazuzu,
figlio di Hanpa,
re dei cattivi spiriti dell'aria,
che sorge dalle montagne sferzate dalla tempesta,
sono proprio io!"

e ancora:

"Colui che rivaleggia con tutti gli altri venti, colui che avanza tuonando con furia di uragano, la cui vista è terribile, colui che governa le regioni del mondo, che devasta le chiare montagne."

Nergal è esaltato come fornito di enorme statura e di sovrumana forza, "Grande Toro", "Drago sublime", "Possessore di parola potente" che porta morte e distruzione. La paredra è Laz, meglio conosciuta come Ereshkigal, "Principessa della Grande Terra", "Signora dell'Inferno", portata sul trono dai demoni. Risiede nel suo palazzo infernale, giudica e registra coloro che arrivano fra le ombre. Tiene nascosta la fonte di vita, dalla quale i morti potrebbero attingere per resuscitare.
Stretta è la connessione tra demoni, malattie, strati di prostrazione e debolezza. Sembra che uno dei mali più temuti fosse l'emicrania o più nello specifico, i fenomeni di insolazione.
Per scacciare questi demoni della malattia si "trasferivano" i demoni invasori in una focaccia composta di carota e di vari tipi di farina di cerali, che viene deposta da una donna anziana (*) sulla testa del paziente, accompagnando la cerimonia con recitazione di incantesimi.

(*) Nota di Lunaria: perché la cerimonia era eseguita da una donna anziana?
Forse perché - possiamo ipotizzare - era Manat, la Dea Crona semita pre-islamica a recidere i fili dell'esistenza (o a riannodarli, forse...) come le Parche/Moire, le vere signore della vita e della morte. Ci sarebbe molto da dire sulla soppressione, nella nostra cultura giudeocristiana, della figura e soprattutto del simbolismo della Crona...

La peste è, invece, prodotta dal demonio Namtaru, che "divora come fuoco... attacca gli uomini come una febbre, ruggisce come il vento del deserto". Il rituale esorcistico è insegnato da Ea, il dio magico per eccellenza, a Marduk, la divinità centrale del pantheon assiro:
"Va', Marduk, figlio mio. Raccogli un pezzo di argilla nell'apsu [la fossa cosmica delle acque], foggiane una figurina ad immagine del corpo di lui [il malato], ponila sulle reni del malato di notte".


Mitologizzati in un'altra serie di demoni sono i rischi connessi con il sesso, con la fecondità e con i poteri generativi. Il Lilu, la sua paredra Lilitu (che poi riappare nell'ebraismo) e l'Ardat Lili, serva del Lilu, esecutrice dei suo ordini, sono forse, in origine, rappresentazioni del vento e dell'uragano, ma in conseguente della loro semitizzazione esprimono il decadimento della sessualità, il piacere infecondo e lussurioso, le allucinazioni e le immagini oniriche di incubi-succubi. Questi demoni sconvolgono l'ordine fisiologico dell'amore (*) che è fondamento della vita familiare e comunitaria e perciò in particolare l'Ardat Lili è una "vergine senza latte, una femmina che si unisce senza mai poter diventare madre e che dopo aver acceso nell'uomo la lussuria non lo soddisfa."

(*) Nota di Lunaria: qui è evidente la degradazione subita da Lilith nel contesto ebraico: la sua "malvagità" per il popolo ebraico, consisterebbe nel piacere infecondo (quindi godere senza restare incinte; immagine poi enfatizzata nell'espressi0ne "vergine senza latte" = donna non gravida, che si unisce senza diventare madre = contraccezione, che non soddisfa l'uomo = rifiuto di interpretare la parte della concubina sessuale a servizio della libidine del maschio). Alcuni autori ipotizzano che Lilitu (poi Lilith) fosse la Dea della morte ("Death Goddess");
ma riflettiamo: una Dea della morte sarebbe stata rappresentata con forme di fianchi, pube e seni  sensuali e afrodisiaci?


seduzione allo stato puro, iniziando dalla splendida rappresentazione del pube della Dea, che si delinea in una V (o meglio ancora, una "Y") perfetta.


Che senso avrebbe rappresentare una Dea della morte (e quindi della putrefazione) con simili forme seducenti?! Tanto più che Dee della morte o decisamente distruttive (pensiamo alle Dee Azteche) erano dipinte sotto forma di scheletri, scarnificate o accompagnate da teschi:


non certamente con forme seducenti!
Sembra poco logico e coerente rappresentare una Dea della morte sotto l'aspetto seducente e di esaltazione del corpo femminile che è espresso dalla statuetta di Lilith...

E poi, davvero una Dea della morte avrebbe stretto l'Anello Schen (simbolo di eternità, immensità e legato al culto solare nel contesto egizio) tra le mani?



Sempre nel contesto egizio, l'Anello Schen difende dalle malattie ed è associabile all'Ankh, altro simbolo positivo... E ancor di più, volendo vedere l'Ankh come supremo simbolo di Femminilità Cosmica...


 Del resto l'Ankh deriva quasi certamente da Ashanti


la personificazione della fertilità e della fecondità, nella scultura africana...
è più probabile che Lilitu fosse una Dea della fertilità e della sessualità, e quindi anche del rinnovamento (la Dea porta ben due anelli Schen!), concetti che comunque si legano anche alla morte, certamente (una vita finisce - il rinnovamento si compie - un'altra vita rinasce);
Inoltre è possibile fare un paragone con Anat, altra Dea dell'amore e successivamente anche della battaglia:


la posa e la cavalcatura leonina è la stessa!

Certo, possiamo notare anche un carattere ctonio, in Lilith: le due civette. Il che comunque non è solo simbolo di "notturnità": la civetta è anche simbolo di Athena, una Dea molto solare, così come Lakshmi, la Dea indù della bellezza, fortuna e prosperità.

Come sempre, occorre "disincrostare" le informazioni che abbiamo dalle fonti ebraiche (poco sincere e obiettive già di loro...), per quanto riguardi Sumeri, Hittiti e gli altri popoli semiti.
è evidentissimo che questi semiti politeisti, a differenza degli ebrei monoteisti, tenessero in gran considerazione la vagina che era sempre decisamente marcata e segnata dal "triangolo pubico".
Inoltre le statuine presentano diffusamente la nudità:


Sappiamo che nell'Induismo l'antichissima Kali, esempio di "Madre Terribile, è nuda: questo non potrebbe bastare per collegare Lilitu a Kali? Il concetto è simile in entrambe le Dee.

Quindi dal mio punto di vista sarebbe molto probabile che in origine Lilitu fosse una Dea della sessualità e della fertilità, una sorta di "Madre Terribile" (sul modello di Kali) certamente connessa alla morte (la fine di un ciclo) e forse alla battaglia (ha leoni per cavalcatura, come Anat, Ishtar e Durga) ma non certamente solo una Dea della morte (e neppure ctonia; del resto una Dea degli Inferi i Sumeri già l'avevano: Non-ki-gal, poi nota come Ereshkigal; non si capisce perché postulare due Dee dell'inferno...!)
Gli stessi ebrei che denigrarono Lilith a "semplice moglie di Adamo" (e ulteriore blasfemia: creata dal loro jahvé!) avevano ben chiara la vera origine sumera di Lilith; infatti:
"Il patriarcato ebraico in un primo tempo aveva denigrato Lilith: da Dea originaria a creatura creata dal loro dio javè come moglie per Adamo; successivamente riscrissero la bibbia omettendone il nome nei primi versetti della genesi e introducendo la scialba figura di Eva."

Lilith è citata solo in questi versetti: "Gatti selvatici si incontreranno con iene, i satiri si chiameranno l'un l'altro, lì sosterà anche Lilith, lì troverà tranquilla dimora" (Isaia 34:14)

Appare evidente quindi che Isaia qui aveva in mente il testo ORIGINALE della leggenda di Lilith (che vola via dall'albero di Inanna ed erra nel deserto) altrimenti non avrebbe potuto affermare che "lì sosterà" (implica che prima doveva essere girovaga...) e "li troverà tranquilla dimora" (implica che la sua prima dimora - l'albero tagliato - non era più sicura...)

Tutto fa pensare che il mito ebraico di Lilith fosse stato confezionato ad arte per denigrare e calunniare la Dea: tramutarla, da indomita che era, a "moglie di Adamo" e peggio ancora, ridurla a creazione del loro dio.

In riferimento, invece, al mito di Inanna nel quale compare Lilith (ma non ci viene detto granché su di lei se non che dimorava in un albero e ad certo punto "se ne vola via") sarei più propensa ad ipotizzare che il mito servisse ad imporre il culto della sola Inanna a discapito di Lilith (forse una questione di rivalità tra le classi sacerdotali del tempo, non dissimile dalle calunnie e dalle diffamazioni che i sacerdoti di jahvé vomitavano quotidianamente sul Dio Baal...)

Interessante è anche il confronto tra Lilith e la Dea Etrusca degli inferi Vanth, anche Lei alata e ctonia (e dalla quasi certa origine semita):


Su Lilith apprezzo poco l'interpretazione satanista che la riduce a moglie di... Satana (cambia poco dal dio padre cristiano, sempre maschilizzato è!), meglio l'interpretazione moderna che se ne dà in ambiente Wicca, specialmente le correnti più femministe...

Ritornando all'argomento:

La Lamashtu
è invece un demonio (femmina) che interrompe le gravidanze e sottrae gli infanti:
"Portatemi i vostri bambini (ella dice) affinché io li allatti, e le vostre bambine, affinché io ne sia la guardiana, alla bocca delle vostre figlioline voglio dare il seno".

Nota di Lunaria: il tema del demone femmina (o strega con poteri divini) che allatta è presente anche nell'Induismo, nella storia di Krishna, che viene allattato dalla perfida Putana; il dio bambino appena si accorge che Putana vuole allattarlo con veleno, "risucchia" tutta l'energia di Putana.
Latte e veleno sono elementi tipici presenti anche nell'idea induista degli Oceani.

In uno scongiuro del periodo neosumerico si legge: "Ha sottratto al poppante l'alimento, ha sottratto il mestruo alla donna, ha sottratto al giovane il potere virile"

Nota di Lunaria: ovviamente in un'analisi moderna e di archetipo alla figura di Lamashtu, potremmo vedere un simbolo di rifiuto della gravidanza, non necessariamente solo l'aborto (tema davvero delicato) ma anche i semplici anticoncezionali (odiatissimi dal cristianesimo, ovviamente!, proprio perché liberano la donna dalla gravidanza non voluta e nello stesso tempo liberano anche l'uomo dal dover essere, cristianamente, per forza, padre dopo ogni coito... visto che la morale cattolica del "il piacere sessuale è lecito solo per l'apertura alla vita!" si rivolge tanto alle donne quanto agli uomini... obbligati anche loro, se sono cattolici, ad eiaculare solo se vogliono diventare padri!)

Del resto che la femmina sia stata creata da dio padre solo per sgravare figli (perché per tutte le altre cose un maschio sarebbe migliore, in quanto ad aiuto, ad un altro maschio) è precetto di teologia cristiana-cattolica:


è da questi precetti cattolici-tomisti che deriva la condanna agli anticoncezionali, e non certamente il risibile motivo che i papucoli di oggi vorrebbero farci credere, ovvero: "amore dei bambini e della vita!"

Loro faranno anche finta di aver lasciato tommaso d'aquino nel cassetto, ma chi lo ha letto a fondo, e ha buona memoria, queste cose le sa ^.^ anche se i papi fanno i finti tonti e paroline come "fomite" non le usano più... ^.^

Ritornando a Lamashtu, in altre parole non ci sarebbe nulla di strano a vedere in Lamashtu l'archetipo di una donna che non voglia avere figli e che utilizza liberamente quanto la scienza medica mette a sua disposizione per evitare gravidanze (o anche per gestire e regolarizzare il ciclo mestruale).

Per quanto riguarda la magia nera, i Sumeri la conoscevano molto bene e per il suo nefasto potere era proibita e nel codice di Hammurabi punita con la morte dello stregone. Era denominata Kashapu "procurare la morte attraverso il veleno", o Kashu, "legare", connessa ai poteri nefasti della saliva, "rakhu" (*), da cui "Gal-ukh-zu", "l'uomo esperto di saliva". Le pratiche di magia nera sono praticamente quelle che si usano ancora (trafittura di figurine, bruciamento ecc.). La strega era chiamata Ba'arum sha mushi, "la cacciatrice notturna".

(*) usata anche da gesù, per guarire il cieco.

Sebbene sia stato segnalato lo scarso rilievo che, nella cultura mesopotamica, hanno avuto la preoccupazione della morte e la religione dei defunti, si pensava che i morti non sepolti bene o morti all'improvviso diventassero edimmu (etimmu), "spettri", e tormentassero i vivi.  In una lista antidemonica di esorcismo troviamo queste espressioni:
- Colui che giace nel deserto senza sepoltura
- Colui che è caduto da una palma
- Colui che è caduto nell'acqua da un vascello
ed espressioni similari. Il principale atto di difesa è lo scongiuro costituito da ingiunzioni e da parole di potenza. La carica efficace della formula discende tutta dalla funzione ripetitiva della parola e del nome (Nota di Lunaria: tutta roba che poi passa anche nella bibbia e nel corano oltre che nella "magia cristiana").

Lilith nel contesto sumero

tratto da



è verosimile che questo altorilievo potesse essere un simulacro divino di qualche tempio minore.

La Dea impugna gli strumenti di giustizia usati come simbolo per misurare la rettitudine umana e per determinare il destino dei mortali.

La Dea è alata, identificata con Lilith, divinità degli inferi. è spesso raffigurata con gli artigli di un rapace, associata ai leoni e alla civetta. Sembra probabile riconoscere le caratteristiche di Ereshkigal, reggente dell'aldilà.

Le montagne su cui si erge la Dea sono, nella mitologia mesopotamica, uno dei luoghi delle teofanie infere.



 La Lamashtu

è invece un demonio (femmina) che interrompe le gravidanze e sottrae gli infanti:
"Portatemi i vostri bambini (ella dice) affinché io li allatti, e le vostre bambine, affinché io ne sia la guardiana, alla bocca delle vostre figlioline voglio dare il seno".

Riporto anche la fonte tratta da: "Angeli e Demoni a Babilonia" (2001) di Giovanni Pettinato.

Questa è una breve descrizione di Lamastu (contro cui venivano realizzati moltissimi amuleti, giunti fino a noi; in uno si vede la demone che allatta un cane e un maialino, mentre le mani stringono due serpenti).

Scongiuro. Lamastu, "figlia di Anu",
è il suo primo nome; il secondo è "sorella degli Dèi delle vie",
il terzo, "Clava che fende il cranio". Il quarto "Colei che accende il fuoco". Il quinto: "Dea dal viso orrendo".
Il sesto: "Confidente e adottata da Irnina".
Il settimo: "Sii scongiurata per i grandi Dèi".
Vola via con gli uccelli del cielo. Scongiuro!

Per quanto riguarda la magia nera, i Sumeri la conoscevano molto bene e per il suo nefasto potere era proibita e nel codice di Hammurabi punita con la morte dello stregone. Era denominata Kashapu "procurare la morte attraverso il veleno", o Kashu, "legare", connessa ai poteri nefasti della saliva, "rakhu" (*), da cui "Gal-ukh-zu", "l'uomo esperto di saliva". Le pratiche di magia nera sono praticamente quelle che si usano ancora (trafittura di figurine, bruciamento ecc.). La strega era chiamata Ba'arum sha mushi, "la cacciatrice notturna".

(*) usata anche dall'odioso gesù, per guarire il cieco.

Sebbene sia stato segnalato lo scarso rilievo che, nella cultura mesopotamica, hanno avuto la preoccupazione della morte e la religione dei defunti, si pensava che i morti non sepolti bene o morti all'improvviso diventassero edimmu (etimmu), "spettri", e tormentassero i vivi.  In una lista antidemonica di esorcismo troviamo queste espressioni:
- Colui che giace nel deserto senza sepoltura
- Colui che è caduto da una palma
- Colui che è caduto nell'acqua da un vascello
ed espressioni similari. Il principale atto di difesa è lo scongiuro costituito da ingiunzioni e da parole di potenza. La carica efficace della formula discende tutta dalla funzione ripetitiva della parola e del nome (Nota di Lunaria: tutta roba che poi passa anche nella bibbia e nel corano oltre che nella "magia cristiana").

Fin qui abbiamo visto che la Lamashtu veniva considerata un demone. Ma non potrebbe essere che molto prima fosse invece considerata una Dea, poi successivamente denigrata, come accadde a tutti i simboli pagani, sotto l'influsso cristiano?


Per iniziare, è femminile, e quindi connessa al "dare la vita"; inoltre Lamashtu è raffigurata mentre allatta un porcellino e (forse) un cane.

Il cane è associato ad Ecate e anche ad Hadkai, una Dea induista ancora adorata, specialmente in Gujarat:


qualche volta il cane è associato anche a Kali.

Anche il maiale era un animale associate alle Dee: Cerridwen, (associata alla scrofa bianca), Dea (a volte Triplice) della magia e dalla sapienza (il cui calderone non è altro che l'Utero Cosmico)

Ma l'idea di maiale o meglio, di scrofa, è ancora più antica, come dimostrava Marija Gimbutas:


Varahi, la Dea Cinghialessa indù

Anche i Greci mantennero l'idea del maiale, associato a Circe, probabilmente ricalcata su una Potnia Theron, "Signora degli Animali" denigrata con l'arrivo del patriarcato:


 Oltre a Cerridwen, il maiale/cinghiale si accompagnava anche ad altre Dee: Baubo, Henwen, Varahi

Lamashtu stringe anche tra le mani dei serpenti con la doppia testa, che ricordan0 un po' il caduceo


e ricorda, nella posa, la famosa Dea di Creta


Senza contare che esistono moltissime altre Dee associate ai serpenti: Manasa, Sadhi, Tara...


Un altro particolare interessante è che Lamashtu cavalca un asino:


Esattamente come le Dee induiste Shitala e Kalaratri:


Due Dee ovviamente molto temute e adorare; Shitala è la Dea del vaiolo: lo porta e lo toglie; viene quindi invocata come Dea della malattia e della salute.

Kalaratri deriva da Kala = Tempo ma anche Nero, e si riferisce alla Tenebra prima della Creazione e da Ratri = Notte; è una forma di Kali. Cavalca un asino. Ha 4 braccia; le mani destre sono posizionate nei mudra Abhaya e Varada. Kalaratri è ricordata per aver ucciso il demone Raktabeej, bevendo tutto il suo sangue prima che toccasse terra (il sangue del demone aveva il potere di generare altri demoni); sebbene questa Dea sia terrifica di aspetto, sa essere molto protettiva con i suoi devoti proteggendoli da tutte le influenze negative. Governa Saturno ed è associata al chakra Sahasrara (l'Infinito), localizzato in testa; è il chakra della Pure Luce e della Coscienza Suprema.

Anche Palden Lhamo cavalca un asino:


Il simbolismo dell'asino è stato scopiazzato anche nel contesto cristiano: infatti l'odioso nazareno ne cavalca uno


e i primi cristiani vennero accusati di "adorare una testa d'asino" (accusa che lo stesso Tertulliano confuta)



I cristiani venivano accusati, come gli ebrei, di adorare una testa d'asino. è stato anche ritrovato un inquietante graffito che mostra un uomo crocifisso con la testa asinina




ma non si sa sa sia una parodia o una satira al culto cristiano o non piuttosto una forma totemica presente nel primo cristianesimo, e poi cancellata...

L'asino, o meglio l'asina, è citata anche nella storiella di Balaam


Come abbiamo visto il cane, il serpente, il maiale e l'asino erano animali collegati a Dee della fertilità, della potenza, del rinnovamento, della malattia e della salute. Per questo la mia ipotesi è che Lamashtu fosse una Dea molto potente e stimata, poi successivamente denigrata e detronizzata.
Tra l'altro, anche il suo volto, e la forma così terrifica, è un indizio di questo. Infatti:




Sull'asino, vedi questi due libri:



entrambi contengono un lungo capitolo sull'asino.

Altri approfondimenti:
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/08/la-tomba-di-scolastica-e-filinnio.html
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/08/il-ritorno-dei-morti-in-alcune-culture.html
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/08/il-vampiro-nella-storia.html
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/06/gotico-di-sangue.html
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/06/commento-al-vampiro-di-john-polidori.html
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/06/licantropi-vampiri-draghi-nelleuropa.html
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/06/il-vampiro-dal-mulo-vlad-tepes.html
https://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/09/il-vampiro-nella-letteratura-e-nella.html
https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/01/intervista-col-vampiro-caccia-al.html