Walter de la Mare

In taciturno cimitero ascosa,

nelle solinghe tenebre di un tasso,

dove mai freme creatura viva

né mai raggio si posa,


china è una lapide, ormai verde-muschiosa

- scomparse dalla pietra le parole -

con una testa d'angiolo, corrosa,

a cantar dell'ignoto.


Qui, quando la sera stende il cupo panno,

un silenzio s'impone sì profondo

ch'ogni alito d'aria par sospiro

salito lieve dai campi del sonno.


Irrompe il giorno in bellezza noncurante,

incendiando ogni goccia di rugiada,

ma ancor dimora un'ombra, inobliante,

sotto quel nero tasso solitario.


E, persa ogni altra cosa, ogni ricordo smunto,

solo quel cherubino attento ascolta

e con strano enigmatico sorriso

divide il suo segreto col defunto.