Byron e il Male

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Nel 1816 George Gordon Byron abbandonò l'Inghilterra, profondamente disturbato dallo scandalo che aveva provocato la sua separazione da Annabella Milbanke.

A Londra lo si accusava di libertinaggio, di omosessualità, di incesto e Caroline Lamb, la sua ex amante, si era vendicata facendo uscire "Glenarvon", un romanzo gotico, con protagonista una sorta di caricatura, malinconica, cinica e crudele, di Byron stesso.

Byron, fin da bambino, era sofferente per la sua menomazione: era zoppo; e fu specialmente la storia di Caino ad Abele a catturare la sua attenzione: 25 anni dopo Byron scrisse il dramma "Cain" affrontando il problema della predestinazione (Byron fu molto influenzato dal calvinismo e già ad 8 anni la sua bambinaia gli leggeva i Salmi), del destino, del libero arbitrio e del Male; in questa opera di Byron possiamo vedere il suo grande entusiasmo per "Death of Abel" di Gessner.

L'idea di essere predestinato al male fu rafforzata da "Zeluco", un romanzo gotico scritto da John Moore: il protagonista, un misantropo, viene spinto da forze incontrollabili a compiere misfatti.

Il fatto che alcuni parenti di Byron fossero stati giudicati pazzi influì sul carattere del poeta, che giunse a vedere nella malformazione delle sue gambe un'anticipazione del castigo di Dio.

Il successo e l'acclamazione del mondo londinese arrivò con il successo dell'opera byroniana "Il Pellegrinaggio del giovane Aroldo"; il protagonista dell'opera è quasi autobiografico, visto che Byron dal 1809 al 1811 peregrinò in Portogallo, Spagna, Albania, Grecia. 

Le donne adoravano Byron ed erano allo stesso tempo terrorizzate da quanto si vociferava su di lui, dal suo sguardo in tralice, improvviso e penetrante, insolente. Byron finì per incarnare il simbolo del male, un ribelle che per bocca di Lucifero e Caino lanciava il suo atto d'accusa contro le ingiustizie del destino e la stupidità umana.

Vedi anche: (https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/09/byron-commento-al-manfredi-caino.html)   https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/11/byron-ma-prima-inviata-sulla-terra-in.html


I Personaggi dell'Amleto e il Suicidio

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William Shakespeare nacque in Inghilterra nel 1564. Dopo aver esercitato vari mestieri, divenne attore drammatico, poi autore di molte opere che restano fra le più importanti del teatro del suo tempo. Morì il 23 aprile 1616.

"Amleto", insieme al "Macbeth" è la tragedia più famosa di Shakespeare e venne composta nel 1601. Il suo protagonista è una tragica, struggente immagine dell'incertezza umana di fronte al problema del Bene e del Male: una delle più grandi figure che la mente di un poeta abbia mai concepito e certo uno dei più affascinanti personaggi teatrali.  Accanto a lui compaiono personaggi che rappresentano mirabilmente i sentimenti e le passioni umane, dalle più nobili e pure alle più abbiette e tormentate.

Trama: il principe Claudio ha ucciso il fratello, re di Danimarca, e ne ha usurpato il trono; ma il fantasma del morto appare al figlio Amleto e gli svela il tradimento. Amleto compie vendetta dell'usurpatore e dei suoi seguaci ma rimane ucciso in un tranello da essi ordito per sbarazzarsi di lui.

AMLETO: Colto, sensibile, portato alla riflessione più che all'azione, il giovane principe di Danimarca si trova di fronte al compito di vendicare la morte del padre ucciso a tradimento. Amleto compie la sua missione di vendetta ma finisce per essere travolto dai tragici avvenimenti di cui è protagonista.

ORAZIO: Amico di Amleto, è l'unico che lo segue fedelmente accettando le sue stranezze e condividendo il suo tormento, pur non comprendendo pienamente il dramma che travaglia l'animo del principe. è lui che raccoglie le ultime parole di Amleto e che ne conserva la memoria quando il dramma si è concluso.

CLAUDIO: Zio di Amleto, diviene re di Danimarca uccidendo a tradimento il fratello, il padre di Amleto. è una figura cupa, spregevole, sempre tormentata dal rimorso.

GERTRUDE: Madre di Amleto, travolta da un'indegna e insana passione, sposa l'usurpatore Claudio dopo il turpe assassinio del marito, padre di Amleto. L'enormità del suo delitto, di cui sembra non sentire il peso, e la sfrontatezza della sua condotta sono la causa diretta del grande dramma di Amleto.

POLONIO: il vecchio lord Ciambellano, ipocrita e servile che trama insieme all'usurpatore Claudio contro il principe Amleto.

OFELIA: Figlia di Polonio, ama ed è a sua volta amata dal principe Amleto. è una fanciulla pura e dolce che sarà vittima inconsapevole della terribile tragedia che incombe su tutta la famiglia reale danese.

Una delle scene più famose di "Amleto", oltre a quella dell'apparizione del fantasma, è l'annuncio del matrimonio di Re Claudio con la moglie del sovrano da poco scomparso. Amleto resta sconvolto da quello che ascolta: non comprende come la madre e lo zio possano aver preso una simile decisione a meno di due mesi dalla morte del padre.

ATTO I, SCENA II

Amleto: Oh potesse questa carne troppo solida fondersi, dissolversi e liquefarsi in rugiada! Oh se l'Eterno non avesse fissato la sua sacra legge contro il suicidio! (...) Due mesi appena dopo la sua morte... no, neppure; meno di due. (...) Oh Dio, una bestia, che non ha il dono della ragione, avrebbe pianto più a lungo - ecco, sposa mio zio, fratello di mio padre... nello spazio di un mese! Prima ancora che il sale di quelle lacrime indegne avesse finito di arrossarle gli occhi, era già risposata. Oh scelleratissima fretta... Dal male non può nascere che male...

Il triste soliloquio del giovane principe che vede crollare intorno a sé tutto ciò in cui credeva, la fedeltà, la dignità, il rispetto, e trionfare solo la sete di dominio e di piacere, viene interrotto dall'arrivo dell'amico Orazio, accompagnato da Marcello e Bernardo.

Orazio informa Amleto dell'apparizione cui egli stesso ha assistito e la notizia porta un nuovo turbamento nella mente di Amleto. Egli si fa promettere il silenzio dai suoi amici e stabilisce di trovarsi quella sera stessa, insieme a loro, sui bastioni davanti al castello. Giunge la sera. Sui bastioni Amleto e i suoi amici attendono che riappaia il fantasma; e intanto giungono alle loro orecchie le voci e i canti dei cortigiani che festeggiano, nel salone del castello, l'annuncio delle nozze del nuovo re con la regina Gertrude. Il fantasma compare all'improvviso: esso fa cenno ad Amleto di seguirlo, e Amleto si muove verso di lui. Il fantasma è proprio quello del padre e dalle sue parole Amleto viene a scoprire la verità.

Atto I, scena V

Spettro: Io sono lo spirito di tuo padre, condannato per un certo tempo a vagare di notte e a digiunar tra le fiamme di giorno... (...) Vendicane l'infame, lo snaturato assassinio.

Amleto:  Ch'io subito lo conosca! Ch'io possa, con ali rapide come il pensiero... volare alla vendetta!

Spettro: (...) Mentre nell'ore meridiane riposavo come di consueto in giardino, tuo zio si avvicinò furtivo a me che dormivo senza sospetto e da una fiala mi versò dentro l'orecchio l'essenza mortifera del giusquiamo (...) Nel sonno io fui privato tutt'assieme della vita, della corona, della sposa... Ah orrore! orrore! orrore!

Dopo questo colloquio, Amleto è profondamente mutato e tutti, alla corte di Danimarca, parleranno della sua follia; Amleto lascia che la sua mente vaghi sui sentieri della follia ma non perde mai la coscienza del proprio tormento. Una delle scene più famose è la recita del dramma allestito dalla compagnia di attori, in cui Amleto attende la risposta al suo dubbio.

Il giovane principe passeggia solitario in una sala del castello, parla e si ascolta: le sue parole sono il disperato lamento di un uomo che si sente posto di fronte al più drammatico problema dell'esistenza. Che cosa è più nobile: sopportare anche le sventure più dolorose oppure eliminarle per sempre con un tragico gesto, la morte? Amleto sembra preferire per un attimo quest'ultima soluzione ma l'illusione dura poco. Quali sogni verranno a turbare il sonno eterno, cioè quale sarà il destino che attende il suicida che si è spogliato della vita? La morte volontaria pone fine ai dolori terreni, ma non ne prepara forse altri, più atroci? Ed è proprio la paura del destino che lo aspetta dopo la morte, il pensiero dell'aldilà che ferma il giovane principe.

"Essere o non essere: il dilemma è questo, se sia più nobile tollerar le percosse e gli strali d'una sorte oltraggiosa oppure levarci a combattere tutti i nostri dolori e risolutamente finirli? Morire, dormire... null'altro. E col sonno dar termine agli affanni dell'animo e all'altre infinite miserie che sono l'eredità della carne... Morire, dormire... Dormire! Sognare, forse. Ah, ma questo è il punto: perché il pensiero da quali sogni possiamo essere visitati in quel riposo di morte, quando saremo spogli di quest'involucro terreno dovrà pur trattenerci; anzi, è codesta idea che ci fa reggere tanto a lungo la sventura di vivere: e chi sopporterebbe altrimenti il flagello e le offese del tempo, l'ingiuria degli oppressori, la villania dei superbi, gli spasimi dell'amor disprezzato, le lungaggini della giustizia, l'arroganza dei potenti e gli sfregi che l'umiltà dei meritevoli subisce dagli indegni, se si può liberarsene da sé con un sol colpo di lama? Chi vorrebbe portar sudando e gemendo il peso d'una logorante esistenza, se la paura di qualcosa oltre la morte - l'inesplorato paese donde nessun viandante fece mai ritorno - non trattenesse la nostra volontà facendoci preferire i mali presenti ad altri che non conosciamo? Così la coscienza ci rende codardi..."

Per concludere: "Amleto" è la storia di un delitto e di una tarda vendetta. Una trama semplice, comune a decine di tragedie, ma il genio di Shakespeare ha dato vita ad una rappresentazione acuta e potente della natura umana. Il problema centrale, da cui è dilaniata la mente di Amleto, è quello di riuscire a punire un orrendo delitto senza farsi trascinare da un impulso incontrollato: fare giustizia, e non solo compiere una vendetta. Ma può l'essere umano superare completamente le proprie passioni? Il tremendo interrogativo rimane senza risposta. è il destino a decidere la conclusione della vicenda.

Amleto uccide l'usurpatore solo quando, morente, capisce di non avere più tempo, e scompare portando dentro di sé il suo dubbio atroce. Intorno ad Amleto, come un grande affresco, si muovono tutti gli altri protagonisti: Claudio, il cupo assassino che è tormentato dal rimorso, ma non si redime; Gertrude, donna colpevole e indecisa, che non sa risolversi a tornare indietro; Ofelia, fanciulla innocente, vittima della trageda; suo padre Polonio, che ha rinunciato alla sua dignità per un po' di potere. Orazio, l'amico fedele, Laerte, ingenuo. I loschi cortigiani Guildenstern e Rosencrantz."Amleto" è un dramma che dall'inizio carico di presagi si snoda attraverso vari episodi con un crescendo incalzante, fino al finale tragico.

Vedi anche: https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/search?q=shakespeare