Ritrovamenti di Tombe a Gallarate, Parabiago, Nerviano, Rho

Info tratte da

A Gallarate nel podere Coarezza verso Arnate vennero trovate tombe cristiane e pagane; a Cassano Magnago in un terreno argilloso vennero trovate anfore con vasetti e attrezzi personali corrispondenti ai primi secoli dell'impero romano, e trecento piccoli bronzi di Gallieno, Aureliano, Claudio II, Tacito, Probo, giacenti in un'olletta.



A Parabiago, in Castello Sforzesco [nota di Lunaria: non esiste un castello a Parabiago, a meno che non ci si riferisca all'ex monastero] si trovarono quattro vasetti rozzi e cinque balsamari vetro, rinvenuti in un sepolcreto romano.

Durante gli scavi per costruire una villa in pieno centro si trovò un bellissimo piatto d'argento, romano, con ornamenti tratti a sbalzo.






Nell'abside della chiesa parrocchiale che era, in origine, il mastio di un castello, è infisso un frammento di lapidetta in marmo bianco, sul quale si legge:

L. CRIST...

C. POMP...

CVRATORE...

ANNI XXXX...

Davanti al cimitero di Parabiago vi è un informe sasso (Nota di Lunaria: devo andare a controllare, prima o poi... il cimitero di Parabiago non l'ho mai visto) nel quale è fissata una cassetta per l'obolo ai poveri.

Era un cippo romano con dicitura 

V . F

M . ATILI

VS . PRIM

VLVS . SIBI . ET

M . ATILIO

PRIMO . PATRI

ET . OFILLEN

AE . MARCELLI

NAE . MATRI . ET

ATILIAE . SECVND

AE . TERTIAE 

SORORIBVS


VIVO FECE

M. ATTILIO PRIMULO

PER Sé E PER 

M. ATTILIO PRIMO

PADRE E PER 

OFILLENA MARCELLINA

MADRE E PER

ATTILIA SECONDA

E TERZA SORELLA


Nel territorio di Nerviano a 100 metri sud del Santuario Madonna di Dio il Sa non distante dal Canale Villoresi, in un campo si trovarono delle tombe cristiane a cassetta triangolare con tegoloni di terracotta.


Quando nel 1917 si allargò a sud la cinta di uno stabilimento nel territorio di Lucernate (Rho), negli scavi di fondazione vennero trovate tre tombe ad inumazione con delle ossa e dei vasetti di terracotta.

Il vertice di unione degli embrici era coperto da tegole romane, e una delle tre tombe conteneva dal lato dove restava la testa, una grossa piastrella di 6 cm con base rotonda, che doveva fungere da cuscino.

A pochi metri, vennero trovati a 30 cm di profondità un pavimento ciottolato lungo circa 3 metri, fatto di ciottoli d'alluvione.

Vicino allo scarico delle acque dello stabilimento, parallela all'Olona si trovarono ovunque la presenza di tegoloni, di fittili e avanzi di anfore cinerarie di tipo vinario romano, altri vasi minori a collo largo e con un'unica ansa da un lato, un grande vaso dal bordo extroflesso e qualche pezzo di marmo.


APPROFONDIMENTO SU RHO

Info tratte da alcuni cartelli che ho visto a Rho

Rho (1) è certamente uno fra i Comuni più antichi della Lombardia. Anche se l'origine del nome è incerta, la sua antica origine è testimoniata dai rinvenimenti archeologici.

1) La coppetta in argilla, I sec. a.C, rinvenuta in via del Gerolo, è la più antica testimonianza storica.


2) Tomba alla cappuccina e collana in pasta vitrea ed osso (rinvenimento in via Belvedere, IV sec. d.C)

Rho fu strutturata secondo la caratteristica dell'insediamento romano con la strada principale detta "decumano" (via Matteotti e Porta Ronca) e la strada detta "Cardo" (via Madonna e via Garibaldi), all'incrocio sorse il Castrum (piazza san Vittore) dove furono rinvenuti frammenti di embrici e vasellame vario, che attestano la presenza di un cimitero databile attorno al IV secolo a.C.

(1) "Vico Raude" è la più antica iscrizione col nome di Rho, riportata sulla pergamena del'846, ove era descritto il villaggio con vigneti e campi; "Raude", dal latino "Raudum" ovvero "Rem Rudem et Imperfectam" forse indicava i resti di un castello o il nome di una pietra miliare.

Nel 1840 venne ritrovata una cassa di legno con una salma perfettamente conservata, sottoposta ad un processo di mummificazione: i documenti attestavano che fosse la salma dell'arcivescovo di Milano Leone da Perego, morto nel 1257; in realtà analisi successive lo esclusero e il culto di devozione che la popolazione aveva reso alla salma, venne proibito.

Con la datazione al carbonio-14, eseguita nel 1984, venne ipotizzato che le ossa appartenevano ad una persona vissuta tra il 1165 e il 1395.


APPROFONDIMENTO SU PARABIAGO

Info tratte da alcuni volumi consultati in biblioteca a Parabiago

La Patera di Parabiago, rinvenuta nel 1907 durante degli scavi, serviva da coperchio a una tomba a cremazione formata da un'anfora di tipo vinario: celebrava il ciclo della vita della Natura in una società agricola.

Tra i miti raffigurati, vi è quello di Attis e Cibele: il giovane Attis che moriva e risorgeva simboleggia la Natura che appassisce, muore, e poi rifiorisce.

Sulla Patera sono raffigurati:

1) In alto, la rappresentazione del Cielo con i segni dello Zodiaco e Apollo, dio della luce, sul carro trainato dai cavalli, all'inseguimento di Fosforo (Stella del Mattino), Selene, la Luna, che su una biga trainata da due tori insegue Espero (Stella della Sera)

2) Aion, il Tempo Eterno, con lo scettro, collocato in una ellissi

3) Betilo, pietra sacra attorno alla quali si avvolge il serpente

4) Atlante, che regge il mondo

5) Cerere, la Dea delle messi, con la cornucopia

6) Il grillo e la lucertola, simboli del caldo estivo

7) Nettuno e Teti

8) Le Quattro Stagioni, sotto forma di putti

9) Una Ninfa fluviale e (forse) la Dea Tellus

10) Cibele e Attis sul carro trainato dai leoni


Vedi anche https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2024/12/i-riti-funerari-e-di-sepoltura.html https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2024/10/le-necropoli-alla-costa-per-s-giorgio.html https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2024/09/la-necropoli-di-canegrate.html https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2024/08/ritrovamenti-di-tombe-tra-la-ponzella-e.html

I Riti Funerari e di Sepoltura

Info tratte dai cartelli del Museo


L'esecuzione del rituale funerario aveva per gli antichi Romani un significato particolare: la morte comportava l'abbandono della vita terrena ma anche un cambiamento dello status giuridico: era perciò di grande importanza che il rito fosse portato a termine secondo un preciso rituale cerimoniale, volto a definire la separazione tra il mondo dei morti e quello dei vivi, collocando i primi nella loro nuova dimensione e purificando i secondi.

Il parente più prossimo dava l'ultimo bacio al moribondo per raccoglierne l'estremo respiro, nella convinzione che l'anima lasciasse il corpo attraverso la bocca; quindi gli chiudeva gli occhi, mentre il nome del defunto veniva ripetuto a voce alta.

Il corpo veniva deposto sulla terra, lavato, trattato con unguenti e preparato per l'esposizione sul letto funebre. Veniva poi trasferito nella necropoli dove veniva cremato con il suo correndo nel luogo stesso della sepoltura, oppure arso su una pira in un'area comune detta Ustrinum. 

All'interno della tomba veniva deposta una scelta dei resti ossei selezionati e lavati con latte e vino dai parenti (Ossilegium).

Dopo la combustione, i familiari celebravano un banchetto accanto al sepolcro quindi posavano i manufatti deformati dal calore del rogo, i resti del convito e altre offerte integre all'interno della fossa. 

Durante l'età romana imperiale, l'incinerazione era il rito funerario per eccellenza; le modalità sepoltura iniziarono a cambiare nel II secolo d.C quando si diffuse e poi prevalse, l'uso dell'inumazione.

Il legame tra cibo e morte contraddistingue tutte le società antiche.

Tale unione è rappresentata dal vasellame da mensa e nei mosaici i triclini, che spesso raffigurano scheletri accompagnati da motti significati, ma è anche al centro del rituale funebre che ha proprio nel banchetto consumato durante le esequie, il Silicernium.

In quest'ottica si devono interpretare le offerte alimentari compiute in seguito.

Nove giorni dopo aveva luogo un secondo convito, la Coena Novemdialis, che chiudeva il periodo del lutto.

Altri banchetti venivano celebrati nel Dies Natalis del morto e in occasione di feste per la commemorazione dei defunti, Parentalia e Feralia, che si svolgevano in febbraio, e Lemuria che si tenevano a maggio con lo scopo di allontanare i morti non sepolti.

Una parte del cibo e delle bevande era riservata al defunto che le riceveva attraverso aperture praticate nel sepolcro.

Alcuni edifici funerari, per esempio quelli del Lazio e dell'area vesuviana, erano dotati di spazi dedicati all'espletamento del rituale, quali forni, pozzi, triclini e le pitture che li decoravano raffiguravano scene conviviali.

Le fonti testimoniano il perdurare del rito del banchetto, detto poi Refrigerium, fino in età paleocristiana.

Nel nostro territorio lombardo, le offerte di cibi e bevande sono testimoniate dalla grande quantità di vasellame ceramico nei corredi funebri. (https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2024/10/le-necropoli-alla-costa-per-s-giorgio.html)(https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2024/09/la-necropoli-di-canegrate.html)(https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2024/08/ritrovamenti-di-tombe-tra-la-ponzella-e.html)(https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2023/04/necropoli-e-sarcofagi-nel-territorio.html)