Introduzione a Robert Louis Stevenson ("Il Dottor Jekyll e Mister Hyde" e "Il Signore di Ballantrae")


I due romanzi del grande scrittore scozzese del secolo scorso che gli isolani dei mari del sud chiamarono con affettuosa ammirazione "The Teller of tales" ("Il Narratore di racconti") trattano tutti e due, in modo diverso, quello che si potrebbe definire il tema dello sdoppiamento della personalità.
Un tema che, introdotto da Stevenson nella letteratura mondiale, vi è rimasto per sempre, colorandosi ora di scienza, ora di fantasia fino a riapparire, ironico e fantasioso, con toni da Barone di Münchhausen nel racconto di Calvino "Il visconte dimezzato".
In realtà, nel "Signore di Ballantrae", le persone fisiche sono due, i fratelli nemici, accaniti nell'odio fino a portarsi alla reciproca distruzione; ma i due uomini sono talmente simili e antitetici da rappresentare non tanto due caratteri distinti quanto i due aspetti di una stessa personalità: bello, spregiudicato, crudele l'uno; saggio, tranquillo, generoso e fondamentalmente mite l'altro, il minore.
L'inimicizia fra i due fratelli, forse latente fin dall'infanzia, si rivela il giorno in cui una moneta lanciata in aria decide della scelta politica dei due.
Il caso vuole che al fratello maggiore tocchi seguire il partito che sarà poi destinato a soccombere, quello degli Stuart. Per capire la situazione dalla quale scaturisce tutto l'intreccio del racconto sarà meglio dare un breve cenno della condizione della Scozia nel 1700, epoca nella quale è ambientato il romanzo.
Infatti la Grande Ribellione del 1745, uno degli avvenimenti cruciali nella storia della Scozia, celeberrimo nelle Isole Britanniche, noto e ricordato in Scozia almeno quanto le imprese garibaldine in Italia, è rimasta nella storia d'Europa un fatto marginale e relativamente poco noto.
Dal 1715 regnava nelle Isole Britanniche la famiglia reale tedesca degli Hannover, imparentata alla lontana con la famiglia degli Stuart. Gli Stuart del ramo principale, di tendenze cattoliche e di origine scozzese, erano invece stati cacciati dall'Inghilterra fin dal 1688. Aiutati dalla Francia, gli Stuart ambivano naturalmente a riconquistare il trono. 
Già nel 1715 vi era stato un tentativo di riconquista, rapidamente fallito. Nel 1745 gli Stuart tornarono all'attacco. Questa volta il giovane principe che tentava, come al solito con l'appoggio francese, di riconquistare il trono degli avi, sembrava poter contare su brillanti speranze di successo: era Charles Edward Stuart, coraggioso, bellissimo, affascinante. Aveva dietro di sé l'appoggio della potente Francia e del mondo cattolico. Con molto intuito politico fu deciso che la conquista dovesse incominciare dalla Scozia e scendere poi verso l'Inghilterra.
è difficile spiegare come mai la Scozia, in maggioranza puritana e fieramente anticattolica, fosse rimasta sensibile al fascino degli Stuart; la verità è che, al di là di ogni considerazione politica, la Scozia, specialmente la nobiltà, era rimasta sentimentalmente attaccata a quella dinastia che era scaturita dal suo seno e la preferiva, con tutti i suoi difetti, con la sua arroganza e le sue pretese al diritto divino dei re, alla nuova dinastia straniera importata in Inghilterra dal partito dei Whigs, la sinistra dell'epoca.
Fu così che gran parte della nobiltà scozzese si schierò a fianco del "bel principe Carlo" e si trovò coinvolta con lui nella paurosa disfatta di Culloden che pose fine nel sangue ad un'impresa che era incominciata sotto i migliori auspici ed era parsa, ad un certo momento, quando le truppe dello Stuart arrivarono fino a Derby, vicinissima al successo.
Le rappresaglie del partito degli Hannover contro i nobili ribelli furono pesantissime e posero fine per sempre al predominio dei clan. Si può dire che incominciasse da allora la storia moderna ed il pieno inserimento nella vita nazionale britannica dell'antico regno di Scozia. Non tutte le famiglie scozzesi si gettarono a corpo morto nella lotta; alcune agirono con prudenza politica, cercando di tenere i piedi in due staffe. Così furono i protagonisti del romanzo: ci sono due figli; ebbene, uno seguirà il partito degli Stuart e partirà per la guerra; l'altro rimarrà a casa e resterà fedele alla casa regnante.
Così, comunque vadano le cose, la Casa di Ballantrae si salverà. La sorte sembra aver fatto la scelta giusta: l'impresa più avventurosa tocca al più ardito e avventuroso dei due fratelli.
Sarà James ad andare ramingo per il mondo passando di avventura in avventura, dalle pazze notti di Parigi all'India misteriosa.
Henry rimarrà a cercare di tenere insieme le traballanti fortune della Casa di Ballantrae, insieme al vecchio padre che sospira il figlio assente e alla moglie, ex fidanzata del fratello che non lo ama e lo disprezza. Ma incomincerà da allora la folle saga di odio tra i due fratelli, con i suoi drammatici colpi di scena e i suoi inseguimenti al di là dell'Oceano.
"Il Signore di Ballantrae" è un romanzo, diciamo così, psicologico, ma è anche, com'era nella natura del suo Autore, un racconto di avventure, con puntate in paesi lontani, paurose odissee nel deserto, fughe e duelli. Ai due fratelli nemici fanno riscontro, come a sottolinearne maggiormente la personalità, i due fedelissimi: ombra e mentore di Henry un tranquillo, fedele e pauroso avvocatino scozzese; a fianco di James il misterioso, devotissimo, taciturno indiano Secundra.

Se "Il Signore di Ballantrae" ha i toni e la struttura di un romanzo di avventura, "Il dottor Jekyll e il signor Hyde" sembra, a prima vista, rientrare piuttosto nella tradizione inglese dei romanzi dell'orrore.
Suspense, brivido, un mistero che si addensa sotto gli occhi attoniti e preoccupati di un amico fedele. Eppure, il famosissimo Dottor Jekyll è ben più del protagonista di una storia da raccontare la sera accanto al fuoco: è il frutto di una di quelle splendide intuizioni per le quali così spesso l'arte precede la scienza.
è lo studio della disgregazione di una personalità, del graduale rivelarsi di quella bestia primordiale e malvagia che sonnecchia in ognuno di noi.
Guai se la nostra personalità superiore perde il suo potere di tenere sotto controllo gli istinti che, duramente repressi, tentano du emergere alla superficie.
Che poi nel Dottor Jekyll la disgregazione sia indotta artificialmente, per una disperata ansia di ricerca e di studio, aggiunge commozione e orrore al racconto: si rinnova nel dramma del Dottor Jekyll l'antica storia di Faust, l'eterna tragedia dell'irrequieto spirito umano. Il dottor Jekyll è prototipo e il modello, peraltro insuperato, di numerosi romanzi fantascientifici, dall'"Uomo invisibile" di Wells al "Visconte dimezzato" di Calvino. Ma la consumata abilità del narratore fa sì che si ritorni sempre con immutato e rabbrividente piacere alla lettura dell'ormai antico capolavoro stevensoniano.
"Il Signor di Ballantrae" e il "Dottor Jekyll e il signor Hyde" sono fra i  libri più famosi e rappresentativi di R.L.Stevenson e contengono molti degli ingredienti di avventura e mistero che ricorrono frequentemente nella sua narrativa.
Ma la personalità narrativa di Stevenson è così varia e multiforme che non c'è scelta nelle sue opera che possa compiutamente rappresentarla: chi abbia letto da ragazzo "L'isola del tesoro" o "Kidnapped" lo ricorderà per sempre come il delizioso narratore di avventure; "La Freccia Nera" incanta ancora adulti e ragazzi in qualsiasi versione, con la sua emozionante rievocazione delle lotte dinastiche nell'Inghilterra medioevale; il graziosissimo "Diavolo nella bottiglia" trasporta il lettore nel clima incantato e scanzonato delle leggende e delle superstizioni dei mari del sud. Un altro aspetto della personalità di Stevenson, meno noto, è la sua grazia e abilità come poeta per ragazzi: "A child's garden of verses" è una raccolta di poesie per la fanciullezza, ricca di gentilezza, armonia, humour.
Purtroppo, la tisi contro la quale l'autore aveva lottato tutta la vita (facendo persino una lunghissima crociera che lo portò a Samoa) ebbe il sopravvento: così "il narratore di racconti" che aveva spaziato dalle brume della Scozia al sole splendente dei mari del sud, chiudeva la sua breve vita il 3 dicembre 1894 a Samoa. Venne sepolto sulla cima di una montagna: una tomba più romantica e romanzesca non l'avrebbe potuta inventare nemmeno lui, sognatore di tanti esaltanti avventure.