PENSIERI SU CASTELLI E MALINCONIA...
Quando si pensa agli antichi castelli, la nostra fantasia ci riporta in un mondo di favola, spesso drammatico, ma sempre poetico.
Alto nello spiazzo nero
scintilla un grande maniero:
vi riconosco torrioni, bertesche,
ponte di pietra e saracinesche.
Dagli scudi i leoni mi guardano...
Ecco la Sfinge della fontana...
e le finestre - lassù - del mio sogno (A. von Chamisso)
Il castello sorse nel Medio Evo come luogo di residenza dei signori feudali. Contemporaneamente esso doveva servire da fortezza. Aveva una cinta che, col passare degli anni, venne resa più imponente e più solida per mezzo di torri ora circolari, ora quadrate, rettangolari, esagonali... al di là del cinto sorgeva il mastio. Dopo il XIII secolo si incominciò a scavare fossati, che via via si fecero più profondi e più ampi. Sui fossati vennero calati i ponti levatoi. La parte principale del castello consisteva nel mastio o torre molto solida, alta, che serviva di vedetta e di residenza. Quando più tardi si creò per la residenza il palazzo, il mastio rimase nella sua funzione di vedetta e di ultimo rifugio nell'estremo pericolo. In cima al mastio sventolava la bandiera del feudatario. La terza parte del castello consisteva nel palazzo che s'incominciò però a costruire soltanto dal XIV secolo in poi. I locali terreni servivano come sala del trono, sala della giustizia, sala del corpo di guardia, scuderie... Seguivano in alto le camere; in basso le prigioni e i magazzini. Numerosi sono i castelli medievali sparsi per tutta Italia: i più celebri rimangono quelli della Valle d'Aosta.
Poesia di Verlaine "Soli calanti"
Un'alba sfiorita
diffonde nei campi
la malinconia
dei soli calanti.
La malinconia
mi culla in dolci canti
il cuore che si oblìa
nei soli calanti.
Sogni strani e inquieti
eguali a soli
calanti sui greti,
sfilano via via,
fantasmi vermigli,
sfilano, eguali
a grandi soli
calanti sui greti.
Paolo Rolli (1687-1765)
Solitario bosco ombroso,
a te viene afflitto cor
per trovar qualche riposo
pei silenzi in quest'orror...
Giovanni Pascoli "Il maniero"
Dinanzi a un castello solitario, sperduto in mezzo ai boschi, l'anima del poeta si incantava e sognava. Le mura si animavano e tutta la vita feudale riviveva intorno a lui poeticamente: luci, colori, suoni. I falchetti radono i baluardi, uno squillo echeggia nella valle. S'ode un nitrito. Nell'eco lo stridore della saracinesca.
Te sovente, o tra boschi arduo (1) maniero,
popolai di baroni e di vassalli
mentre i falchetti (2) udia squittir su' gialli
merli e radendo il baluardo nero.
Pei vetri un lume trascorrea leggiero,
e nitrivano fervidi i cavalli:
a uno squillo che uscia giù dalle valli,
apria le imposte il maggiordomo austero:
e nel fosso stridea la fragorosa
saracinesca....
Or tu, canto divino,
sceso con l'ombre nel mio cuor cadenti,
dove sei? Di tramonti, ora, pensosa,
là sur un torno giogo d'Appennino
qualch'elce nera lo ripete ai venti.
1) Inaccessibile
2) Uccelli di rapina allevati dai signori per utilizzarli nella caccia