Sir Bertrand volse il cavallo verso l'aperta campagna, sperando di riuscire ad attraversare quella landa desolata prima di notte.
Ma non era ancora arrivato a mezza strada che si ritrovò smarrito di fronte a un dedalo di sentieri; e, poiché, anche aguzzando la vista, non riusciva a scorgere intorno a sé che la monotona distesa della brughiera, alla fine non seppe più da che parte dirigersi.
Il buio lo colse in questa situazione.
Era una di quelle notti in cui la luna lasciava filtrare solo una debole luce diffusa attraverso i nuvoloni neri in un cielo basso e pesante.
Di tanto in tanto sbucava da dietro quel velo in tutto il suo splendore per ritirarsi però subito dopo, lasciando al povero Sir Bertrand solo il tempo di scorgere per un attimo la landa desolata che si stendeva a perdita d'occhio in ogni direzione.
Per un po' la speranza e l'innato coraggio lo spinsero a continuare, ma alla fine il buio sempre più fitto e la stanchezza fisica e mentale ebbero la meglio su di lui ed egli non osò più fare un passo oltre il punto in cui era arrivato per timore di cadere in una buca o di sprofondare in un acquitrino.
Per cui, smontato da cavallo, si gettò a terra in preda al più profondo sconforto. Non stava così da molto tempo quando di lontano gli giunse il lugubre rintocco di una campana - balzò in piedi e, volgendosi in quella direzione, scorse in lontananza un tenue barlume di luce.
Afferrò immediatamente le briglie del cavallo e, facendo bene attenzione a dove metteva i piedi, si diresse a quella volta.
Al termine di una marcia lunga e faticosa giunse a un fossato che cingeva il luogo da cui proveniva la luce.
La luna, uscita per un istante dalle nuvi, gli rivelò la mole di un'antica dimora, fiancheggiata da quattro torri e con un grande portale al centro.
I segni del tempo erano visibili ovunque. Il tetto aveva ceduto in più punti, i merli erano quasi completamente diroccati e le finestre apparivano sfondate o divelte.
Alle due estremità del ponte levatoio i cancelli in rovina conducevano direttamente al cortile antistante la casa.
Appena Sir Bertrand vi mise piede, la luce, che proveniva dalla finestra di una delle torri, si mosse e svanì.
Nello stesso istante la luna scomparve dietro una nuvola nera e la notte si fece più buia che mai.
Tutto era silenzio - Sir Bertrand legò il cavallo sotto una tettoia e, avvicinatosi alla casa, ne percorse la facciata a passi lenti e silenziosi - ogni cosa era immersa in una calma mortale.
Sbirciò all'interno attraverso le finestre a pianterreno ma nelle tenebre che l'avvolgevano non riuscì a scorgere nulla.
Dopo essersi brevemente consultato con se stesso, entrò sotto l'arco del portale e, afferrato il massiccio battente di ferro, lo alzò, quindi dopo un attimo di esitazione lo lasciò ricadere pesantemente.
Il suono risvegliò mille echi in tutta la dimora. Poi ogni cosa ripiombò nel silenzio; batté di nuovo con più forza, seguì un altro intervallo, batté una terza volta e per la terza volta tutto tornò silenzio.
Allora arretrò di qualche passo per vedere se sulla faccia si scorgesse un segno di luce.
Questa ricomparve nello stesso punto di prima e come prima rapidamente svanì.
Nello stesso istante dalla torre giunse un lugubre rintocco.
Sir Bertrand sentì il cuore arrestarglisi in petto: per un istante rimase immobile, poi il terrore gli fece muovere alcuni passi in direzione del cavallo, ma un senso di vergogna lo fermò a mezza strada.
Stimolato dall'onore e dall'irresistibile desiderio di andare fino in fondo a quell'avventura, tornò sotto il portico e, costretto l'animo alla calma, con una mano trasse la spada dal fodero e con l'altra alzò il saliscendi.
Stridendo sui cardini, l'enorme porta cedette appena alla pressione; allora vi si appoggiò con la spalla e la spalancò; poi raddrizzatosi fece alcuni passi all'interno - immediatamente la porta si richiuse con fragore alle sue spalle.
Sir Bertrand sentì il sangue gelarglisi nelle vene - si voltò cercando la porta a tastoni e gli ci volle qualche istante prima che la mano tremante riuscisse a trovarla, ma tutte le sue forze non valsero a riaprirla.
Dopo qualche inutile tentativo si girò e su un'ampia scalinata in fondo all'atrio scorse una fiamma bluastra che gettava intorno a sé un alone di luce spettrale. Di nuovo chiamò a raccolta tutto il suo coraggio e mosse a quella volta.
La luce indietreggiò.
Sir Bertrand giunse ai piedi della scalinata e dopo un attimo di esitazione cominciò a salire.
Procedeva lentamente, mentre la fiamma retrocedeva di fronte a lui, finché giunse a un'ampia galleria.
La fiamma la percorse fino in fondo ed egli la seguì, muto per l'orrore e muovendosi con cautela, perché perfino l'eco dei suoi passi lo faceva trasalire.
La luce lo condusse ai piedi di un'altra scalinata e svanì.
Nello stesso istante dalla torre giunse un altro rintocco - parve a Sir Bertrand che gli si ripercuotesse direttamente sul cuore - con le braccia tese in avanti ancora una volta ricomincò a salire. Una mano fredda come la morte gli sfiorò la sinistra e gliela afferrò, trascinandolo con forza verso l'alto.
Sir Bertrand cercò di liberarsi ma non vi riuscì, allora vibrò un gran fendente con la spada.
Immediatamente un urlo lancinante gli trafisse le orecchie e una mano recisa pendé inerte dalla sua. La lasciò cadere e con il coraggio della disperazione si lanciò su per la scala. Questa saliva a spirale, stretta e spesso interrotta da buche e da pietre franate.
Salendo andava sempre più restringendosi, finché terminò davanti a un basso cancello di ferro.
Sir Bertrand lo spinse e aprì: conduceva a un lungo cunicolo tortuoso, così stretto da permettere il passaggio solo carponi.
Un debole chiarore dava però un'idea della sua natura.
Sir Bertrand vi si infilò.
Di lontano lungo il passaggio giunse un cupo brontolio.
Ma Sir Bertrand proseguì e, superata la prima svolta, scorse di nuovo la fiamma bluastra che l'aveva guidato fin lì.
Il cunicolo sbucò improvvisamente in una grande galleria in mezzo alla quale gli apparve una figura armata fino ai denti, che con espressione truce e minacciosa gli agitò davanti un moncherino sanguinante, brandendo nell'altra mano una spada.
Senza un attimo di esitazione Sir Bertrand le si gettò contro, misurandole di nuovo un gran fendente. Immediatamente la figura sparì, lasciando cadere a terra una grossa chiave di ferro.
La fiamma era ora ferma davanti a una grande porta a pannelli in fondo alla galleria.
Sir Bertrand la raggiunse e infilò la chiave in una serratura di ottone - con uno sforzo riuscì a farla girare - la porta si spalancò all'improvviso, rivelando una grande sala con un cero acceso da entrambi i lati.
Lungo le pareti laterali gigantesche statue di marmo nero in costume moresco brandivano nella destra enormi scimitarre.
All'apparire del cavaliere sollevarono tutte insieme il braccio e misero avanti un piede. Nello stesso istante il coperchio della bara si sollevò e la campana batté alcuni rintocchi.
La fiamma continuava a scivolare avanti e Sir Betrand la seguì risoluto fino a sei passi dalla bara.
All'improvviso una dama completamente avvolta in un sudario nero si levò da essa e gli tese le braccia; nello stesso istante con un clangore di scimitarre le statue avanzarono di un passo.
Sir Bertrand si precipitò sulla dama e la prese tra le braccia - lei sollevò il velo nero e lo baciò sulle labbra.
Immediatamente l'edificio fu scosso fino alle fondamenta da un gran terremoto e, squarciatosi in due, crollò con un orribile schianto.
Sir Bertrand cadde privo di sensi.
Quando si riebbe si trovò seduto su un divano di velluto nella più bella stanza che avesse mai visto, illuminata da decine di ceri infilati in candelabri di puro cristallo.
In mezzo alla stanza era imbandito un sontuoso banchetto. Al suono di una dolce musica le porte si aprirono e una dama di incomparabile bellezza, splendidamente vestita, entrò seguita da un gruppo di fanciulle sorridenti, più belle delle Grazie.
La dama avanzò verso il cavaliere e, inginocchiatasi davanti a lui, lo ringraziò chiamandolo suo salvatore. Le giovani gli posero in capo una corona d'alloro e la dama, presolo per mano, lo accompagnò verso la tavola apparecchiata, facendolo sedere accanto a sé.
Le fanciulle presero posto tutt'intorno e una lunga fila di camerieri entrò servendo il festino al suono di una musica deliziosa.
Sir Bertrand non riusciva a pronunciare parola per lo stupore; poteva solo ringraziare per tutti quegli onori con sguardi e gesti pieni di cortesia.
Per approfondimenti sulle scrittrici del Settecento\Ottocento: https://dunwichreview.wordpress.com/2015/02/09/the-lovely-ladies-of-supernatural-horror-in-literature/