Info tratte da
I corpi dei morti per malattie quali peste, colera e vaiolo venivano sepolti lontani dalla città per evitare il contagio; i lazzaretti non venivano edificati orientati verso i venti occidentali, perché si credeva che fossero nefasti e diffondessero l'epidemia. (Nota di Lunaria: avrebbero dovuto inventare un "Wind Pass"... così "tutelavano i più fragili, lottavano contro il virus"... poveretti, non ci hanno pensato... non erano "così avanti"...) L'epidemia di peste più diffusa fu quella del 1630, descritta anche dal Manzoni; a Busto Arsizio la peste fece 2000 morti, a Villa Cortese 300 vittime. A Dairago, dalle cronache del tempo sappiamo che "L'anno 1630, che fu l'anno della peste nella Terra di Dayrago (Daijrago), Capo di Pieve, nel mese di luglio, successe in detta Terra un sol caso di peste, che morse un huomo et in recognitione della gratia fatta da N.S. et della Beatissima Vergine, e tutti i Santi à questa terra, si fece voto di far cantare una messa grande con sei sacerdoti tutte le feste della Beatissima Vergine, et delli santi Sebastiano et S. Rocho et Aquilino et anco di S. Carlo et questo sij a perpetua memoria" Anche il curato di Busto Garolfo testimoniò come nel 1630 "dimorando io in casa del M.to Rev. Sig.r Fabritio Ferrari, all'hora Prevosto in Dairago, morse in detta Terra un huomo di Peste; credo, che si chiamasse il Gorla."
Proseguendo dalla Via del Carroccio, attraverso un sentiero tra i campi, ubicata in un boschetto di robinie, si incontra la Croce del Lazzaretto, una colonna squadrata di granito, con una croce di ferro battuto.
Non sono riuscita, però, a trovare l'albero con la croce..
Aggiornamento del 22 gennaio 2024: finalmente sono riuscita a trovare una traccia della "Cruséta"!
Mappa del 1722 |
Aggiornamento del 30 gennaio 2024: sì, esiste ancora! Eccola qui
ed ecco le mie foto: https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2024/01/a-kruzeta-di-dairago.html