"La Morte e la Contessa" di Gertrude Atherton

Era un antico cimitero, e coloro che vi giacevano erano morti da tempo. Quelli che morivano allora venivano sepolti nel nuovo camposanto sulla collina, vicino al Bois d'Amour e a poca distanza dalle campane che chiamavano i vivi alla messa.

Ma la chiesetta dove si celebravano i riti si ergeva fedele accanto ai morti più antichi: in quell'angolo dimenticato di Finisterre una nuova chiesa non si costruiva da secoli, da quando il calvario era stato innalzato sulla sua pila di pietre nella piazzetta, circondato forse, come adesso, da nude case grigie; da quando il castello era stato eretto con la sua tonda torre giù al fiume per i conti di Croisac. Ma le mura di pietra che racchiudevano quell'antico cimitero erano state mantenute in buono stato e all'interno non si vedevano né erbacce né lapidi cadenti. Era freddo, grigio e desolato, come tutti i cimiteri della Bretagna, però non pareva essere stato deturpato né da addobbi appariscenti, né dall'audacia del tempo. 

A volte, poi, pareva quasi un quadro di bellezza primordiale.

Quando il villaggio celebrava l'indulgenza annuale, una grande processione usciva dalla chiesa con preti in abiti sfolgoranti, giovani vestiti a festa con ricche stoffe nere argentate che reggevano in alto gli stendardi e molte fanciulle dalle ariose acconciature, con colletti bianchi, gonne nere e ondeggianti grembiuli di nastri e merletti. Il corteo avanzava, cantando, lungo la strada accanto al muro del cimitero, dove giacevano generazioni di persone che ai loro tempi avevano anch'esse portato i vessilli e intonato il canto rituale dell'indulgenza. Difatti, quei morti erano tutti contadini e preti (i Croisac avevano il loro sepolcro in una grotta nelle colline dietro il castello): là dentro dormivano vecchi e vecchie che avevano pianto ed erano morti per i pescatori partiti per la grande peche e mai più tornati, e qua e là giaceva anche qualche bambino. Chi camminava accanto ai defunti il giorno dell'indulgenza o dopo il rito nuziale, chi partecipava a qualcuna delle cerimonie religiose di minore importanza con cui il villaggio cattolica ravvivava la propria esistenza, aveva sempre, giovane o vecchio che fosse, un'espressione grave e triste. Infatti, le donne sanno fin dall'infanzia che il loro destino è attendere e temere e piangere, e gli uomini che l'oceano è infido e crudele, ma che il pane non può essere estorto a nessun altro padrone.

Così i vivi avevano poca simpatia per i defunti che avevano deposto il loro schiacciante fardello, mentre sotto le loro pietre i morti dormivano piuttosto soddisfatti. Non vi è invidia tra loro

(continua...)