"Una mattina Foster era stato visto scavare una fossa nel punto in cui il campanile gettava la sua ombra serale, prima che il sole tramontasse dietro i monti e lasciasse il villaggio immerso nella luce del crepuscolo. Più tardi la campana della chiesa, silenziosa ormai da mesi, aveva scandito mezz'ora di rintocchi solenni. Al tramonto, i curiosi che guardavano da lontano avevano visto Foster trascinare fuori dalla canonica una bara su una carriola; poi l'aveva calata nella tomba senza tante cerimonie, e aveva riempito la fossa."
"Camminavo da poco meno di due minuti quando vidi la brughiera di cui aveva parlato Haines. La strada fiancheggiata da uno steccato dipinto di bianco, oltrepassava la grande palude, ricoperta di grossi arbusti intrecciati che affondavano le radici in una melma malsana e vischiosa. Un lezzo di cose morte e marcite riempiva l'aria, e perfino nella luce del pomeriggio piccole volute di vapore esalavano da quella distesa insalubre. Giunto dall'altra parte della brughiera, feci una brusca svolta a sinistra come m'era stato indicato, imboccando un viottolo che si diramava dalla strada principale. (...) Il viottolo passava sotto i rami di enormi salici piangenti, che nascondevano quasi completamente la luce del sole. Avevo ancora nelle narici il lezzo dei miasmi della palude, l'aria era umida e fredda. Affrettai i miei passi per uscire al più presto da quella tetra galleria. Finalmente mi trovai di nuovo nella luce. Il sole era sospeso sulla cresta della montagna come una palla rossa e cominciava a tramontare, quand'ecco, a una certa distanza e immersa in un alone scarlatto, la chiesa solitaria. Mi sembrò di percepire il tocco di mistero cui accennava Haines, la sensazione di timore reverenziale che faceva sì che la gente di Daalbergen evitasse il posto. La tozza struttura di pietra della chiesa, con il campanile senza cuspide, sembrava un idolo a cui le lapidi, tutt'intorno s'inchinavano in adorazione, ciascuna con la sommità arcuata come le spalle di una persona in ginocchio e sovrastata dalla cornice squallida e grigia che incombeva come uno spettro. Osservando la scena avevo rallentato l'andatura. Il sole affondava dietro la montagna molto rapidamente e l'aria umida mi faceva rabbrividire. Tirai su il colletto della giacca e ripresi a camminare a passi spediti. Quando rialzai gli occhi qualcosa attirò la mia attenzione. Nell'ombra del muro della chiesa c'era qualcosa di bianco, ma non aveva una forma definita. Mi avvicinai aguzzando gli occhi e mi accorsi che era una croce di legno, nuova, piantata sopra un tumulo di terra fresca. La scoperta mi fece rabbrividire di nuovo. Capii che quella doveva essere la tomba dello zio, eppure qualcosa mi disse che non era come le altre tombe: non aveva l'aspetto di una tomba morta. Per qualche ragione inesplicabile sembrava viva, ammesso che si possa dire una simile cosa d'una fossa. Mi avvicinai ancora e vidi che accanto ce n'era un'altra, un tumulo antico con una lapide cadente sulla sommità. La tomba del reverendo Slott, pensai, ricordando il racconto di Haines. Non c'erano segni di vita. Nella luce crepuscolare salii sull'altura dove sorgeva la canonica e bussai con insistenza al portone. Nessuna risposta. Feci il giro dell'edificio e sbirciai dalle finestre: sembrava disabitato."
"Tutto era immobile e silenzioso. Non tirava un alito di vento e non si sentivano i rumori degli animali di notte. Per qualche tempo avevo dimenticato i miei timori, ma in presenza di quel silenzio di tomba mi sentii nuovamente inquieto. Immaginai che l'aria fosse infestata da spiriti spaventosi che si affollavano intorno a me, rendendola irrespirabile."
"Mi alzai lentamente e aprii una finestra per far uscire i fumi del whisky e l'odore stantio di cose morte. La luce pallida della luna appena sorta mi permetteva di vedere abbastanza chiaramente ogni particolare. Dalla finestra del campanile si vedeva la tomba del reverendo Vanderhoof, e nel guardarla sbattei le palpebre. La croce era inclinata! Ricordavo di averla vista dritta non più tardi di un'ora prima. La paura si impadronì ancora di me. (...) Quando giunsi ai piedi dell'altura dove sorgeva la chiesa, all'inizio della lugubre galleria sotto i rami dei salici, udii uno spaventoso boato alle mie spalle. Mi volsi a guardare la chiesa: il muro rifletteva la luce della luna, e stagliata su di esso un'ombra gigantesca e abominevole, che saliva dalla tomba di mio zio e avanzava barcollando in direzione della chiesa."

