Solbiate Olona: il Cimitero dei Soldati Cecoslovacchi


Info tratte da un cartello in loco

In questo luogo, nelle aree attualmente occupate dalle palazzine militari della Nato, era un tempo collocato il cimitero militare dei soldati cecoslovacchi. A partire dal 1918 fino al 1964 in questo cimitero ebbero sepoltura ben 563 soldati del nascente esercito cecoslovacco che verso la fine della Prima Guerra Mondiale a seguito della dissoluzione dell'impero austro-ungarico costituirono le legioni cecoslovacche che combatterono a fianco dell'esercito italiano.
La storia del cimitero cecoslovacco di Solbiate Olona inizia a partire dalla fine del 1918 quando, il Genio Militare decide di inumare le salme dei primi soldati cecoslovacchi deceduti nella zona in un'area posta tra l'inizio della via IV Novembre e la strada provinciale per Busto Arsizio.
Il primo cimitero era costituito da una semplice area recintata con rete metallica e solo tra il 1923 e il 1925 l'area venne riordinata ampliandola e dotandola di una cappella e di una recinzione in muratura. Finalmente il cimitero fu in grado di ospitare anche le salme provenienti dalle diverse località della Lombardia che furono sede proveniente dalle diverse località della Lombardia che furono sede provvisoria dei reparti della II Armata d'Italia.
Quando l'afflusso delle salme si esaurì e il cimitero fu ultimato, nel 1927 venne organizzata la sua consacrazione con una solenne cerimonia civile e religiosa che vide la partecipazione sia di autorità italiane che cecoslovacche. Il cimitero militare cecoslovacco di Solbiate Olona rimase presente sul territorio comunale fino al 1963 quando il governo italiano dispose di trasferire i resti dei caduti nel cimitero militare austroungarico di Cittadella in provincia di Padova.

Il cimitero aveva un'estensione di circa 4200 mq e presentava una recinzione in muratura alta circa due metri. La suddivisione dei campi di sepoltura era realizzata con delle cordonature, mentre i cippi allineati riportavano il nome o solamente il numero di matricola dei soldati sepolti.
Sul fondo, lungo il lato meridionale era collocata una cappella che dominava tutto il cimitero. L'ingresso al recinto avveniva lungo il lato settentrionale da un cancello in ferro  battuto preceduto da un piazzale che ospitavano alcuni obici.
All'interno del recinto erano presenti oltre a dei tigli anche un cippo commemorativo in pietra con infisso un medaglione in bronzo raffigurante l'emblema della nazione Cecoslovacca.

Il Lucus Memoriae: "Troverai più nei boschi che nei libri, gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà"

Il luogo scelto per la collocazione della stele si trova all'inizio della via 4 Novembre, principale strada di accesso al paese di Solbiate, in corrispondenza delle aree antistanti il sedime del vecchio cimitero militare Cecoslovacco attualmente dismesso.
L'area ha una superficie di circa 200 mq e attualmente è sistemato a verde con una piantumazione di querce ad alto fusto.

L'idea progettuale parte proprio dalla conservazione e valorizzazione di questo boschetto che divenne parte fondamentale per la realizzazione di un luogo di memoria che affonda le sue radici nell'antica cultura romana-medievale dove il bosco sacro (lucus) come luogo di materializzazione della presenza divina diviene anche grazie alla presenza della stele, luogo reale di accoglienza della memoria dei caduti in guerra. La stele, come elemento puntuale di caratterizzazione di un luogo si configura anche come vero e proprio Landmark divenendo segno tangibile preposto al ricordo e alla memoria laddove sorgeva il cimitero militare.













La Necropoli, il Sarcofago e l'Ossario nel Monastero di Cairate

visto per merito di mia zia, che mi ha portato nel giorno della visita guidata! 😁 Ebbene sì, proprio nel monastero di Cairate (che qualche anno fa avevo intravisto di sfuggita e solo da fuori perché poi dovevo tornare indietro col pulman e quindi avevo il tempo contato 😖) che in realtà ha origini precristiane (romane, Longobardi pre-conversione al cristianesimo e poi romaniche-cristiane vere e proprie), erano e sono ancora presenti la Necropoli, le lastre di copertura delle sepolture, il Sarcofago (dalla leggenda attribuito a Manigunda, la presunta fondatrice del monastero, in realtà un Sarcofago di una nobildonna a lei posteriore), alcune are votive ed epigrafi romane e l'ossario (anche se ormai "svuotato" dalle ossa... 💀)

Il cosiddetto Sarcofago di Manigunda  (III-VI secolo d.C)

Info tratte da da un pannello in loco

e il tutto è da leggersi con sottofondo di Abysmal Grief


La cassa di sarcofago esposta al monastero di Cairate è attribuita dalla tradizione a Manigunda, presunta fondatrice del monastero. 



Manigunda, però, non è un personaggio realmente esistito.
Il cosiddetto "testamento" che la menziona è un falso del XI secolo, inventato dagli scrivani della curia ambrosiana che testimonia uno dei tentativi di portare sotto il controllo milanese il monastero di Cairate e le sue ricche proprietà, strappandolo al vescovo di Pavia.

La leggenda è nata a seguito della scoperta di resti scheletrici all'interno del monastero nel corso del XV secolo: ne riporta notizia Tristano Calco, narrando che, durante i lavori di sistemazione di antiche rovine (parti del monastero in disuso?) fu rinvenuto un grande sarcofago nel quale c'era un corpo rivestito con una veste dorata, fibule in oro e cintura.
Si trattava di una sepoltura altomedievale che riutilizzava un sarcofago romano o di una sepoltura tardoantica intatta? 
Non lo sapremo mai.

La cassa, in granodiorite della Val Masino (SO) presenta un lato breve di forma semicircolare; in corrispondenza del fondo dello stesso è un leggero rialzo a formare il cuscino poggiatesta. All'esterno, lungo i bordi superiori, si osservano incassi per accogliere grappe funzionali al fissaggio del coperchio.
In prossimità di uno degli angoli inferiori è un foro passante, per il riutilizzo come vasca nel cortile del monastero. Aggiunta moderna è la grappa di fissaggio in metallo in corrispondenza di uno degli angoli superiori.


Il sarcofago rientra nella tipologia "a cassa rettangolare liscia" e per il tipo di materiale impiegato appartiene a una produzione locale, che utilizza rocce dell'arco alpino (granito, serizzo, ghiandone) destinata ad integrare la costosa importazione di analoghi prodotti in marmo. L'areale di diffusione interessa il territorio milanese, comasco, novarese anche se testimonianze sporadiche sono note in ambito vercellese, alessandrino e pavese.
Per il reperto di Cairate è stata avanzata l'ipotesi che fosse predisposto per la sepoltura di un personaggio di certo rango. (*)
In assenza di decorazione o testo epigrafico la datazione si colloca tra il III, IV e VI secolo d.C.
L'assenza lungo i bordi superiori della cassa dello scalino funzionale all'ancoraggio di una copertura displuviata porterebbe a pensare che la chiusura fosse costituita da una lastra piana in appoggio; non è da escludere che la mancanza dello scalino sia da imputare a una più tarda operazione di riprofilatura per il suo riutilizzo: in tal caso la copertura poteva essere a doppio spiovente, con o senza acroteri angolari.
 
(*) Nel monastero si può visitare anche la sala delle "sepolture privilegiate" per personaggi di rango, con struttura a vasca e pitture (staccate e poste su un telaio). Le sepolture dipinte costituiscono una tipologia tombale strettamente legata all'ambito cristiano e su quella rinvenuta a Cairate, in prossimità della testa del defunto, compaiono un bicchiere monoansato che allude al valore salvifico dell'acqua, una croce latina a braccia patenti impostata su un supporto triangolare, richiamo alla croce del Calvario e un pavone fortemente geometrizzato, allegoria del rinnovamento ciclico.
All'interno della sepoltura erano stati trovati gli scheletri di due individui, di cui uno era un adolescente di 17-20 anni, che le analisi al radiocarbonio hanno permesso di datare al 510-660 d.C




Il corredo rinvenuto nelle "tombe dei poveri":




La stanza della Necropoli con le "sepolture privilegiate" (di origine pre-cristiana, come si vede dalla forma "a stele", in origine conficcate in verticale nel terreno e solo successivamente riutilizzate in senso orizzontale; notare il "Sole delle Alpi")




"Croce" e Pavone come simbolo di rinnovamento ciclico

Le Iscrizioni Funerarie Romane

Le iscrizioni, dette anche epigrafi ("tituli" in latino) erano incise su pietra o bronzo, ed erano la via primaria per la diffusione della cultura nel mondo antico.
Le poche iscrizioni che restano della comunità romana rurale di Cairate offrono testimonianze di carattere religioso e civile: attestano il culto a Diana, Mercurio, Silvano (Nota di Lunaria: come alcune are votive rinvenute a Lonate Pozzolo https://intervistemetal.blogspot.com/2024/03/il-culto-diana-e-silvano-in-lombardia-e.html )  ma anche la presenza di un esponente di una importante famiglia provinciale, la gens Plinia, e di un magistrato minore della città di Mediolanum (Capta Est, live dei Mayhem. Scusate, non ho resistito! LOL! 😂 Nota di Lunaria)
  
Le epigrafi di Cairate sono databili entro i primi tre secoli dell'Impero.

Are votive ed epigrafi romane


Ara Votiva dedicata alla Dea Diana

Qui trovate la ricerca sulle Necropoli di questa zona della Lombardia: https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2024/12/i-riti-funerari-e-di-sepoltura.html





Infine... l'Ossario... sì, le monache morte venivano lasciate decomporre in quella fossa e poi le ossa venivano inserite dentro quel quadratino...