visto per merito di mia zia, che mi ha portato nel giorno della visita guidata! 😁 Ebbene sì, proprio nel monastero di Cairate (che qualche anno fa avevo intravisto di sfuggita e solo da fuori perché poi dovevo tornare indietro col pulman e quindi avevo il tempo contato 😖) che in realtà ha origini precristiane (romane, Longobardi pre-conversione al cristianesimo e poi romaniche-cristiane vere e proprie), erano e sono ancora presenti la Necropoli, le lastre di copertura delle sepolture, il Sarcofago (dalla leggenda attribuito a Manigunda, la presunta fondatrice del monastero, in realtà un Sarcofago di una nobildonna a lei posteriore), alcune are votive ed epigrafi romane e l'ossario (anche se ormai "svuotato" dalle ossa... 💀)
Il cosiddetto Sarcofago di Manigunda (III-VI secolo d.C)
Info tratte da da un pannello in loco
e il tutto è da leggersi con sottofondo di Abysmal Grief
La cassa di sarcofago esposta al monastero di Cairate è attribuita dalla tradizione a Manigunda, presunta fondatrice del monastero.
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Manigunda, però, non è un personaggio realmente esistito.
Il cosiddetto "testamento" che la menziona è un falso del XI secolo, inventato dagli scrivani della curia ambrosiana che testimonia uno dei tentativi di portare sotto il controllo milanese il monastero di Cairate e le sue ricche proprietà, strappandolo al vescovo di Pavia.
La leggenda è nata a seguito della scoperta di resti scheletrici all'interno del monastero nel corso del XV secolo: ne riporta notizia Tristano Calco, narrando che, durante i lavori di sistemazione di antiche rovine (parti del monastero in disuso?) fu rinvenuto un grande sarcofago nel quale c'era un corpo rivestito con una veste dorata, fibule in oro e cintura.
Si trattava di una sepoltura altomedievale che riutilizzava un sarcofago romano o di una sepoltura tardoantica intatta?
Non lo sapremo mai.
La cassa, in granodiorite della Val Masino (SO) presenta un lato breve di forma semicircolare; in corrispondenza del fondo dello stesso è un leggero rialzo a formare il cuscino poggiatesta. All'esterno, lungo i bordi superiori, si osservano incassi per accogliere grappe funzionali al fissaggio del coperchio.
In prossimità di uno degli angoli inferiori è un foro passante, per il riutilizzo come vasca nel cortile del monastero. Aggiunta moderna è la grappa di fissaggio in metallo in corrispondenza di uno degli angoli superiori.
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Il sarcofago rientra nella tipologia "a cassa rettangolare liscia" e per il tipo di materiale impiegato appartiene a una produzione locale, che utilizza rocce dell'arco alpino (granito, serizzo, ghiandone) destinata ad integrare la costosa importazione di analoghi prodotti in marmo. L'areale di diffusione interessa il territorio milanese, comasco, novarese anche se testimonianze sporadiche sono note in ambito vercellese, alessandrino e pavese.
Per il reperto di Cairate è stata avanzata l'ipotesi che fosse predisposto per la sepoltura di un personaggio di certo rango. (*)
In assenza di decorazione o testo epigrafico la datazione si colloca tra il III, IV e VI secolo d.C.
L'assenza lungo i bordi superiori della cassa dello scalino funzionale all'ancoraggio di una copertura displuviata porterebbe a pensare che la chiusura fosse costituita da una lastra piana in appoggio; non è da escludere che la mancanza dello scalino sia da imputare a una più tarda operazione di riprofilatura per il suo riutilizzo: in tal caso la copertura poteva essere a doppio spiovente, con o senza acroteri angolari.
(*) Nel monastero si può visitare anche la sala delle "sepolture privilegiate" per personaggi di rango, con struttura a vasca e pitture (staccate e poste su un telaio). Le sepolture dipinte costituiscono una tipologia tombale strettamente legata all'ambito cristiano e su quella rinvenuta a Cairate, in prossimità della testa del defunto, compaiono un bicchiere monoansato che allude al valore salvifico dell'acqua, una croce latina a braccia patenti impostata su un supporto triangolare, richiamo alla croce del Calvario e un pavone fortemente geometrizzato, allegoria del rinnovamento ciclico.
All'interno della sepoltura erano stati trovati gli scheletri di due individui, di cui uno era un adolescente di 17-20 anni, che le analisi al radiocarbonio hanno permesso di datare al 510-660 d.C


Il corredo rinvenuto nelle "tombe dei poveri":
La stanza della Necropoli con le "sepolture privilegiate" (di origine pre-cristiana, come si vede dalla forma "a stele", in origine conficcate in verticale nel terreno e solo successivamente riutilizzate in senso orizzontale; notare il "Sole delle Alpi")
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"Croce" e Pavone come simbolo di rinnovamento ciclico |
Le Iscrizioni Funerarie Romane
Le iscrizioni, dette anche epigrafi ("tituli" in latino) erano incise su pietra o bronzo, ed erano la via primaria per la diffusione della cultura nel mondo antico.
Le poche iscrizioni che restano della comunità romana rurale di Cairate offrono testimonianze di carattere religioso e civile: attestano il culto a Diana, Mercurio, Silvano (Nota di Lunaria: come alcune are votive rinvenute a Lonate Pozzolo
https://intervistemetal.blogspot.com/2024/03/il-culto-diana-e-silvano-in-lombardia-e.html ) ma anche la presenza di un esponente di una importante famiglia provinciale, la gens Plinia, e di un magistrato minore della città di Mediolanum (Capta Est, live dei Mayhem. Scusate, non ho resistito! LOL! 😂 Nota di Lunaria)
Le epigrafi di Cairate sono databili entro i primi tre secoli dell'Impero.
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Are votive ed epigrafi romane |
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Ara Votiva dedicata alla Dea Diana |
Infine... l'Ossario... sì, le monache morte venivano lasciate decomporre in quella fossa e poi le ossa venivano inserite dentro quel quadratino...