Info tratte da
"Adolphine Sophie Henriette Vogel e Heinrich von Kleist si sono uccisi e hanno lasciato insieme questo mondo spinti dal puro desiderio di un mondo migliore. Si tratta di un gesto che non accade spesso e di due persone che non possono essere misurate con un metro comune."
Questo annuncio comparve sul giornale il 28 novembre 1811, una settimana dopo il dramma e cercava di spiegare il duplici suicidio che aveva scosso la Germania e che aveva macchiato l'onore della famiglia von Kleist, orgogliosa della sua antica nobiltà.
La pietra dello scandalo era il poeta drammaturgo romanziere Heinrich von Kleist nato a Francoforte nel 1777, rinnegato dai Kleist come "membro inutile della società".
La sua vita fu all'insegna dell'insoddisfazione, del rifiuto, dell'insuccesso.
Orfano di entrambi i genitori, entrò appena 15enne nel reggimento delle guardie di Potsdam, partecipando alla battaglia del Reno contro la Francia della Rivoluzione.
Ma la durezza della disciplina e della vita militare lo portarono, a 22 anni, a chiedere il congedo.
Il suo animo fu preso dall'angoscia: si sentiva una marionetta in balia dei superiori. Era dilaniato dal dualismo fra i doveri dell'uomo e quelli dell'ufficiale.
Intanto la famiglia disapprovava la sua scelta di interrompere la carriera militare (era stato promosso tenente), spingendolo verso una sistemazione.
Heinrich si fidanzò con Wilhelmine von Zeuge, figlia di un generale e studiò con lei un progetto di vita; all'Università di Francoforte studiò filosofia, matematica, diritto, fisica; ebbe una cultura vasta, ma affrettata; una lettura superficiale di Kant gli diede la convinzione che nemmeno la filosofia poteva dargli una certezza, una verità, un valore assoluto in cui credere.
Venne assunto, come volontario, nel Comitato per le manifatture del Ministero Prussiano dell'Economia.
Il suo animo tormentato cadde in una crisi profonda: il dualismo fra uomo e soldato si ripresentava ora fra uomo e burocrate: in caserma era un burattino agli ordini dei superiori, in ufficio uno strumento nelle mani dello Stato.
Dopo aver rifiutato l'esercito, rifiutava anche una vita burocratica, che gli avrebbe permesso un buon inserimento nell'ambiente borghese.
Prese a vagabondare per l'Europa.
Giunto a Parigi con la sorella Ulriche, unico vero affetto della sua vita e compagna che avrebbe voluto nel suicidio, Kleist sperava di trovare realizzati gli ideali della Rivoluzione ma restò deluso: "A Parigi ho incontrato la massima depravazione accompagnata dal più alto grado raggiunto dalla scienza."
Vagheggiò quindi un ritorno alla Natura, secondo le teorie di Rousseau, e pensò di acquistare un podere su un'isoletta del lago di Thun, in Svizzera e di vivere del lavoro della terra.
Il sogno però non convinse la fidanzata, che ruppe il fidanzamento.
Fallito sul piano sentimentale, Kleist si propose un altro scopo: quello di diventare il più grande poeta della nazione.
Nacque in lui una nuova ossessione: quella dell'autoaffermazione del soggetto che non riesce a trovare una meta abbastanza grande cui aspirare.