Thomas Gray "Elegia scritta in un cimitero campestre" (1750)



Traduzione di T. Wiel

La squilla (1) piange il giorno che si muore;
mugghia l'armento, e tardo (2) erra sul prato;
torna stanco al tugurio l'aratore;
è alle tenebre il mondo, e a me lasciato.

(1) La campana
(2) Lento

Nell'aere opaco il raggio vespertino (3)
vien meno; e solo nel silenzio arcano
s'ode uggioso ronzare il maggiolino,
e un tintinnio cullar l'ovile lontano;

(3) La luce del sole al tramonto

e dalla torre d'edera vestita
il gufo ver la luna alzar lo strido,
s'altri s'appressi alla magion romita (4)
e lo molesti nel regal suo nido.

(4) Se qualcuno si avvicina alla dimora solitaria

Al piè degli olmi, sotto il tasso ombroso,
là dove l'erba ai tumuli s'addossa,
i Padri del villaggio hanno riposo
per sempre, stesi nell'angusta fossa.

La brezza olente (5) allo spuntar del giorno,
la rondinella garrula sul tetto,
del gallo il canto, o lo squillar del corno
più non li desterà nell'umil letto.

(5) Profumata

Non più a sera vedran la vampa cara (6),
l'assidua (7) sposa al focolar da presso,
né i figliuoli venir in lieta gara
sui ginocchi paterni, al dolce amplesso.

(6) L'amato focolare
(7) Laboriosa

Come a lor falce s'arrendean le messi!
Come giocondi tra le glebe (8) infrante
cavalli e aratro conducevan essi!
Come a' lor colpi piegavan le piante!

(8) Zolle

Orgoglio (9) non irrida lor gagliarda
opra, lor gioie e loro sorte oscura;
e non disdegni vanità beffarda
de' poveri la storia breve e pura.

(9) L'alterigia aristocratica

Pompa (10) e poter, vanto di stirpe eletta,
quanta beltà o ricchezza a noi prepara (11)
tutto egualmente l'ultim'ora aspetta:
della gloria il sentier mena (12) alla bara.

(10) Lusso
(11) Procura
(12) Conduce

Né voi, superbi, que' morti accusate (13)
se in lor memoria non sorgon trofei,
là dove echeggian per le volte aurate
le gonfie lodi e i risonanti omei (14)

(13) Deridete
(14) lamenti

Urna scolpita, o effige al ver conforme
può al frale (15) richiamar l'alma fuggita?
può onore stimolar polve che dorme?
può l'orecchia di Morte esser blandita? (16)

(15) Al corpo mortale
(16) Convinta, persuasa a restituire la vita a una persona

Forse accoglie quest'angolo negletto (17)
cuori che il divin fuoco avea scaldati,
mani che ben lo scettro avrieno (18) retto,
o ridesta la lira ai carmi alati (19)

(17) Dimenticato, abbandonato
(18) Avrebbero
(19) Oppure avrebbero potuto rinnovare il canto di una sublime poesia


Ma dottrina a' lor occhi il libro pieno
delle spoglie del tempo non apriva: (20)
penuria (21) pose a lor ardire il freno,
diacciò del genio la sorgente viva.

(20) Ma l'esperienza passeggera della vita non aprì davanti ai loro occhi il libro della sapienza

Molte gemme purissime, lucenti,
ne' tenebrosi abissi il mare asconde;
spargono invano lor profumo ai venti
molti fiori sbocciati in erme sponde (22)

(22) In terre solitarie

Un Hampden (23) qui, che coraggioso insorse
del suo villaggio contro il tirannetto,
un Milton (24) ignorato, un Cromwell (25) forse
qui giace, di fraterno sangue netto. (26)

(23) John Hampden, cugino del Cromwell, capeggiò una rivolta contro una tassa imposta illegalmente dal re Carlo I nella prima metà del XVII secolo
(24) John Milton (1608-1674), poeta inglese
(25) Oliver Cromwell (1599-1658), uomo politico inglese
(26) Con le mani pure dal sangue fraterno, che non ha praticato violenza contro i suoi concittadini.

Destar il plauso del senato (27) attento,
le minacce sprezzar di duolo e d'onta (28)
spander dovizia (29) e a un popolo contento
legger negli occhi lor istoria conta (30)

(27) del Parlamento
(28) Non temere le minacce di persecuzione e di disonore
(29) Distribuire generosamente ricchezze
(30) E poter leggere negli occhi di un popolo felice la coscienza della storia da loro forgiata

Negò loro la sorte, che represse
lor colpe insieme a lor virtù; ad un trono
d'arrivare tra il sangue non concesse,
e di sbandire (31) la pietà e il perdono;

(31) Scacciare, allontanare

O d'occultare il ver con l'ansia al core;
di smorzare il pudor al volto asceso (32)
di dar a orgoglio ed a lussuria onore
d'incenso, al fuoco della Musa acceso. (33)

(32) Salito
(33) Utilizzando le arti della poesia

Lungi (34) da turbe (35) e da contese rie (36)
non si spinser lor brame oltre misura:
seguiron essi le riposte (37) vie
lungo la valle di lor vita dura.

(34) Lontano
(35) Dalle folle
(36) Lotte spietate
(37) Appartate, umili

Pur su quelle ossa, a difesa da insulto,
qualche fragile segno ergesi ancora:
un rozzo detto (38), rozzamente sculto (39),
che d'un sospir il breve ossequio implora.

(38) Frase
(39) Scolpito

I nomi e gli anni lor la Musa, ignara
di laude e d'elegie (40), sol sa ridire;
e adduce un sacro motto, che prepara
i timorati villici a morire.

(40) di elodi e di altri rimpianti

E chi mai diede in preda al muto oblio
l'esistenza affannosa, e pur gradita?
Chi mai lasciando il dolce aere natio
non guardò addietro, e sospirò la vita?

L'alma che fugge a un caro sen s'affida: (41)
chiede lagrime pie l'occhio morente;
pur (42) dalla tomba la Natura grida;
nel cener pure il fuoco antico è ardente.

(41) si affida a un cuore che l'ama
(42) anche

Quanto a te, che la storia in versi schietti
narri di questi inonorati morti,
se mai spirto pensoso e negli affetti
a te simile indagherà tue sorti,

forse dirà un vegliardo del villaggio:
noi lo vedemmo lesto la mattina
la rugiada solcar, (43) e il primo raggio
incontrare del sol sulla collina.

(43) Attraversare i campi bagnati di rugiada

Là sotto il faggio che inclina le fronde,
e le antiche radici erge e attortiglia,
meriggiava (44) disteso e intento all'onde
del ruscelletto che per via bisbiglia.

(44) riposava all'apertoo nelle ore del mezzogiorno

Indi nel bosco, or con amaro riso,
fra sé parlando, s'inoltrava errante,
or pallido per duol, com'uom conquiso (45)
dalla sventura, o disperato amante.

(45) vinto, sopraffatto

Un dì nol vidi su l'usato clivo (46)
né lungo l'erta, o sotto i rami fidi:
un altro dì spuntò, ma presso il rivo
né sul prato, o nel bosco io non lo vidi.

(46) declivio, pendio

E il terzo dì con mesto rito e lai (47)
noi lo vedemmo al cimitero portato.
T'appressa (48), e leggi (tu che legger sai)
sul sasso al piè del biancospin posato:

L'epitaffio.

(47) lamenti
(48) avvicinati

Riposa qui, alla terra in seno, il frale (49)
di garzon (50) a fortuna e a fama ignoto.
Sofia (51) non ne sdegnò l'umil natale; (52)
Melanconia lo volle a sé devoto (53).

(49) il corpo mortale
(50) giovane
(51) la Sapienza
(52) non ebbe in dispregio le sue umili origini
(53) lo volle interamente consacrato a sé

Fu di gran cuore e di sincera fede;
e premo il Cielo gli mandò: al mendico
quanto poté, una lagrima, egli diede:
ebbe dal Ciel quanto bramò, un amico.

Non evochiam da lor tremenda stanza (54)
altri suoi merti, o i falli onde fu rio! (55)
riposan tutti in trepida speranza
nel seno del suo Padre, del suo Dio.

(54) dalla loro dimora soprannaturale
(55) le colpe di cui si macchiò


"Elegia scritta in un cimitero campestre" (1750)

Traduzione di Melchiorre Cesarotti

Parte languido il giorno; odine il segno
che il cavo bronzo ammonitor del tempo
al consueto rintoccar diffonde.
Va passo passo il mugolante armento
per la pioggia avviandosi: dal solco
move all'albergo l'arator traendo
l'affaticato fianco, e lascia il mondo
alle tenebre e a me. Già scappa al guardo
gradatamente, e più e più s'infosca
la faccia della terra, e l'aer tutto
silenzio in cupa maestade ingombra.
Se non che alquanto lo interrompe un basso
ronzar d'insetti e quel che il chiuso gregge
tintinnio soporoso al sonno alletta.
E là pur anco da quell'erma torre,
ch'ellera abbarbicata ammanta e stringe,
duolsi alla luna il pensieroso gufo
di quei che al muto suo segreto asilo
d'intorno errando, osan turbare i dritti
del suo vetusto solitario regno.
Sotto le fronde di quegli olmi, all'ombra
di quel tasso funebre, ove la zolla
in polverosi tumuli s'inalza,
ciascun riposto in sua ristretta cella,
dormono i padri del villaggio antichi.
Voce d'augello annunziator d'albori,
auretta del mattin che incenso olezza,
queruli lai di rondinella amante,
tonar di squilla o rintronar di corno
non gli alzeran dal loro letto umile.
Più per essi non fia che si raccenda
il vampeggiante focolar; per essi
non più la fida affacendata moglie
discorrerà per la capanna, intesa
di scarso cibo ad apprestar ristoro.
Non correran festosi i figliuoletti
al ritorno del padre, e balbettando
vezzi indistinti aggrapperansi a prova
sul ginocchio paterno, a còrre il bacio,
della dolce famiglia invidia e gara.
Quante volte cadeo sotto i lor falci
la bionda messe! l'ostinata zolla
quante dei loro vomeri taglienti
cesse all'impronta! come lieti al campo
traean cantando gli aggiogati bovi!
Come al colpir delle robuste braccia
gemeano i boschi disfrondati e ignudi!
No, della rozza villereccia gente
le pacifiche ed utili fatiche,
le domestiche gioie e 'l fato oscuro
non dispregiarlo, Ambizion superba;
né sdegni il Fasto con sorriso altero
della semplice e bassa Povertade
gli oscuri sì ma non macchiati annali.
Pari è di tutti il fato: avito ceppo
nella notte de' secoli nascoso,
pompa di gloria e di possanza, e quanto
può ricchezza ottener, donar beltade,
tutto sorprende inevitabil punto,
e ogni via dell'onor guida alla tomba.
Vano mortal, non recar loro ad onta
se su i sepolcri lor trofeo non erge
la pomposa Memoria ove per l'alte
volte dei tempii ripercossa echeggia
canora laude. Ah l'ammirato busto
o l'urna effigiata al primo albergo
può richiamar lo spirito fugace?
Può risvegliar la taciturna polve
voce d'onore? o adulatrice lode
il freddo orecchio lusingar di Morte?
Ma che? negletto in questo angolo oscuro
un cor già pregno di celeste foco
forse è riposto, e qualche man possente
a regger scettro di fiorito impero
o ad avvivar l'armoniosa cetra
rapitrice dell'anime gentili.
Sol non aprì Dottrina ai loro sguardi
il suo misterioso ampio volume
delle spoglie del Tempo altero e carco.
La freddolosa Povertade il sacro
foco ne sperse, ed inceppò dell'alma
l'agile vividissima corrente;
ché molte gemme di serena luce
disfavillanti l'Oceàn rinserra
nell'ime grotte, e molti fior son nati
a vagamente colorarsi invano
non visti, e profumar l'aer solingo
di loro ambrosia genial fragranza.
Questa zolla, chi sa? forse ricopre
rustico Hamdeno (1), che de'patri campi
al piccolo Tiranno oppose il petto.
Là forse giace inonorato, ignoto
Miltone (2) agreste, e Cromoel (3) poc'oltre
cui non bruttò della sua patria il sangue.
Attrar con voce imperiosa i plausi
d'attonito Senato, ire, minacce
di tiranni sfidar, bear contrade
coi doni d'ubertà, legger negli occhi
d'intenerito popolo confuso
la grata istoria de' suoi fatti egregi
vietò la sorte a que' negletti ingegni.
Pur se basso natal rattenne il volo
delle innate virtù, represse ancora
di vizi e di misfatti il germe e l'esca.
Fortunata impotenza a lor non diede
per mezzo il sangue farsi varco al trono;
né di pietade al meschinello in faccia
chiuder le porte, né affogar le strida
di coscienza roditrice, e 'l foco
dell'ingenuo pudor spegnersi in petto,
né del lusso e del fasto arder sull'are
incenso acceso all'Apollinea face.
Lungi dal folle vaneggiar del volgo
dai desiri infiniti e gare insane,
non traviar giammai le innocue genti
dal sentier di Natura, e per la cheta
della vita mortal solinga valle
tennero un corso tacito e tranquillo.
Or a guardar le fredde ignobili ossa
dall'ingiurie del ciel, qui presso eretto
di fragil terra un monumento adorno
di rozze rime e disadatte forme,
dal molle cor del passaggero implora
picciol tributo di sospir pietoso.
I lor nomi, i lor anni, informe scritto
d'inerudita Musa, all'ombre oscure
servon di Fama e d'eleghi dolenti.
E sparse miri le pareti intorno
di sagrate sentenze a scolpir atte
ne' rozzi petti il gran dover di morte.
Poichè chi tutta mai cesse tranquillo
in preda a muta obblivion vorace
questa esistenza travagliosa e cara?
Chi del vivido giorno i rai sereni
abbandonò senza lasciarsi addietro
un suo languente e sospiroso sguardo?
Ama posar su qualche petto amato
l'alma spirante, e i moribondi lumi
chieggono altrui qualche pietosa stilla.
Fuor della tomba ancor grida la voce
della natura, e sin nel cener freddo
degli usati desir vivon le fiamme.
Ma tu, che serbi ricordanza e cura
d'obbliati mortali e in questi versi
la lor semplice istoria altrui disveli,
che fia di te? Se in queste piagge errando,
pien d'un alto pensier che lo desvia,
qualche spirto romito al tuo conforme
chiede mai del tuo Fato, in tali accenti
forse avverrà che di lanuta greggia
qualche canuto pascitor risponda:
"Spesso il vedemmo all'albeggiar del giorno
scoter le fresche rugiadose stille
con frettoloso passo, e farsi incontro
sull'erma piaggia a' primi rai del Sole.
Sotto quel faggio, che in bizzarri scherzi
colle barbe girevoli serpeggia,
sdraiar soleasi trascuratamente
in sul meriggio, muto muto e fiso
lì su quell'onda che susurra e passa.
Presso quel bosco or con sorrisi amari
gìa seco stesso borbottando arcani
fantastici concetti, or s'aggirava
mesto, languido, pallido; l'aresti
detto uom per doglia trasognato, o folle
per cruda sorte, o disperato amante.
Spuntò un mattin; sopra l'usato poggio,
lungo la piaggia, sotto il faggio amato
più non si scorse; altro mattin succede,
né sul rio, né sul balzo, né sul bosco
più non apparve; il terzo giorno alfine
con mesta pompa e con dovuti ufizi
a lenti passi per la strada al tempio
lo vedemmo portar: t'accosta, e leggi
(ché ciò solo a te lice) il verso inciso
in quel sasso colà ch'è mezzo ascosto
da quel folto spineto. Il capo stanco
qui della terra in grembo un garzon posa
alla Fortuna ed alla Fama ignoto.
Bella scienza la sua culla umile
non ebbe a sdegno, e di gentile impronta
melanconia nell'anima marchiollo.
Larga avea carità, sincero il core,
largo a' suoi voti guiderdon pur anco
concesse il Cielo: alla miseria ei diede,
quanto aveva, una lagrima; dal Cielo
ebbe, quanto bramava, un fido amico.
I merti suoi, le sue fralezze ascose
da quel che le ricopre angusto abisso
non cercar di ritrarre: e quelli e queste
in palpitante dubitosa speme
al suo Padre, al suo Dio posano in grembo.

(1) John Hampden, seguace di Cromwell e avversario di Carlo I Stuart;
(2) Miltone è John Milton, il celebre poeta inglese
(3) Qui si allude a Oliver Cromwell, lo statista


Altra versione nella traduzione di D. Caminita, "Civiltà letterarie straniere" Vol. I, Zanichelli, 1976

Riporto la prima parte dell'Elegia, dedicata alla tomba degli umili nel cimitero di campagna. Nella seconda parte l'Autore rappresenta se stesso solitario ed errabondo per la campagna, in preda alle sue inquietudini e alle sue malinconie, e vagheggia la propria sepoltura, componendo il suo stesso epitaffio.

I rintocchi della campana salutano il giorno che muore,
l'armento si disperde muggendo per i pascoli,
il contadino volge i passi affaticati verso casa,
e lascia il mondo alle tenebre e a me.

The curfew tolls the knell of parting day,
The lowing herd wind slowly o'er the lea,
The ploughman homeward plods his weary way,
And leaves the world to darkness and to me.


Ora impallidisce la luce fioca del paesaggio,
e una quiete solenne regna nell'aria.
Si ode solo il ronzio di uno scarabeo che vola intorno
e tintinnii (1) sonnolenti che cullano gli ovili lontani.

Now fades the glimmering landscape on the sight,
And all the air a solemn stillness holds,
Save where the beetle wheels his droning flight,
And drowsy tinklings lull the distant folds;


Dalla torre ammantata d'edera, laggiù,
il mesto gufo si lamenta, con la luna,
di coloro che, vagando presso la sua segreta dimora,
disturbano il suo antico regno solitario.

Save that from yonder ivy-mantled tower
The moping owl does to the moon complain
Of such, as wandering near her secret bower,
Molest her ancient solitary reign.


Sotto quegli olmi dalla ruvida scorza e all'ombra dei tassi
dove la zolla si gonfia in tumuli polverosi,
steso, ciascuno, per sempre, nella sua angusta cella,
dormono i rudi antenati del villaggio (2).

Beneath those rugged elms, that yew-tree's shade,
Where heaves the turf in many a mouldering heap,
Each in his narrow cell for ever laid,
The rude forefathers of the hamlet sleep.


Mai più li desterà dal loro umile giaciglio
il profumo della brezza mattutina,
il cinguettio della rondine dalla capanna di strame (3),
il canto acuto del gallo o il corno echeggiante dei cacciatori.

The breezy call of incense-breathing morn,
The swallow twittering from the straw-built shed,
The cock's shrill clarion, or the echoing horn,
No more shall rouse them from their lowly bed.


Non brucerà più per loro la fiamma del focolare,
e la massaia non accudirà più alle faccende serali:
né i bimbi correranno ad annunziare balbettando il ritorno del padre
né più si arrampicheranno sulle sue ginocchia per contendersi il bacio.

For them no more the blazing hearth shall burn,
Or busy housewife ply her evening care:
No children run to lisp their sire's return,
Or climb his knees the envied kiss to share.


Spesso la messe si arrese alla loro falce
spesso il loro aratro infranse le dure zolle:
con quanta gaiezza spinsero i buoi aggiogati sui campi!
Come si piegarono i tronchi sotto i loro colpi vigorosi!

Oft did the harvest to their sickle yield,
Their furrow oft the stubborn glebe has broke;
How jocund did they drive their team afield!
How bowed the woods beneath their sturdy stroke!


Non lasciate che l'Ambizione disprezzi la loro umile fatica (4),
le loro gioie semplici (5) e il loro destino oscuro;
né lasciate che la Grandezza (6) ascolti con sorriso altezzoso
i brevi e semplici annali dei poveri.

Let not Ambition mock their useful toil,
Their homely joys, and destiny obscure;
Nor Grandeur hear with a disdainful smile,
The short and simple annals of the poor.


Un'ora inevitabile attende egualmente
la gloria del blasone, la pompa del potere,
e quanto mai abbiano donato la bellezza e la ricchezza:
i sentieri della gloria non conducono che alla tomba.(8)

The boast of heraldry, the pomp of power,
And all that beauty, all that wealth e'er gave,
Awaits alike the inevitable hour.
The paths of glory lead but to the grave.


Né voi, Orgogliosi, imputate a loro la colpa
se il Ricordo non eresse alcun trofeo sulla loro tomba,
là dove, attraverso lunghe navate e volte scolpite,
l'eco dei canti rende più intense le note di lode (9)

Nor you, ye Proud, impute to these the fault,
If Memory o'er their tomb no trophies raise,
Where through the long-drawn aisle and fretted vault
The pealing anthem swells the note of praise.


Possono un'urna istoriata o un busto animato (10)
richiamare alla sua dimora (11) il respiro che fugge?
Può la voce dell'Onore richiamare in vita la polvere silenziosa?
O la lusinga blandire le deboli, fredde orecchie della morte? (12)

Can storied urn or animated bust
Back to its mansion call the fleeting breath?
Can Honour's voice provoke the silent dust,
Or Flattery soothe the dull cold ear of Death?


Forse in questo luogo abbandonato giace
qualche cuore una volta ardente di fuoco celeste,
mani che avrebbero potuto impugnare lo scettro del comando,
o destare l'estasi con la lira vibrante di vita (13).

Perhaps in this neglected spot is laid
Some heart once pregnant with celestial fire;
Hands that the rod of empire might have swayed,
Or waked to ecstasy the living lyre.


Ma il Sapere non svolse mai ai loro occhi
il suo grande volume ricco delle spoglie del tempo (14).
il freddo della povertà represse il loro nobile ardore
e ne gelò in fondo all'anima le vocazioni.

But Knowledge to their eyes her ample page
Rich with the spoils of time did ne'er unroll;
Chill Penury repressed their noble rage,
And froze the genial current of the soul.


Le scure, inesplorate cavità dell'oceano contengono
gran quantità di gemme di purissima luce serena:
molti fiori nascono per imporporarsi mai visti
e sciupare la loro dolcezza nell'aria deserta (15)

Full many a gem of purest ray serene,
The dark unfathomed caves of ocean bear:
Full many a flower is born to blush unseen,
And waste its sweetness on the desert air.


Il destino impedì loro di comandare l'applauso di docili senati,
di disprezzare minacce di pene e di tormenti,
di spargere l'abbondanza su una terra ridente
e di legger la propria storia negli occhi di un popolo (16).

The applause of listening senates to command,
The threats of pain and ruin to despise,
To scatter plenty o'er a smiling land,
And read their history in a nation's eyes,


Non solo fu impedito il rigoglio delle loro virtù
ma anche le loro colpe furono limitate; (17)
il destino non concesse loro di aprirsi un varco verso il trono con il sangue,
di chiudere le porte della misericordia sul genere umano,
di celare a se stessi il rimorso di una taciuta verità,
di spegnere i rossori di un ingenuo pudore,
di offrire all'altare del Fasto e dell'Orgoglio
incenso acceso alla fiamma di Muse venali (18)

Their lot forbade: nor circumscribed alone
Their growing virtues, but their crimes confined;
Forbade to wade through slaughter to a throne,
And shut the gates of mercy on mankind,
The struggling pangs of conscious truth to hide,
To quench the blushes of ingenuous shame,
Or heap the shrine of Luxury and Pride
With incense kindled at the Muse's flame.


Lontani dall'ignobile lotta di una folla impazzita,
non corruppero mai le loro modeste aspirazioni;
lungo la valle appartata della vita
mantennero il ritmo sommesso del loro cammino.

Far from the madding crowd's ignoble strife,
Their sober wishes never learned to stray;
Along the cool sequestered vale of life
They kept the noiseless tenor of their way.


Tuttavia qualche fragile monumento
adorno di rozze rime e di sculture informi,
eretto per proteggere anche quelle ossa dalla profanazione,
implora del passante il tributo di un sospiro.

Yet even these bones from insult to protect
Some frail memorial still erected nigh,
With uncouth rhymes and shapeless sculpture decked,
Implores the passing tribute of a sigh.


Il loro nome, i loro anni, sillabati da una musa illeterata,
occupano il posto della fama e dell'elegia
e la Musa ricorre ai testi sacri
che preparano alla morte l'onesto popolano (19).

Their name, their years, spelt by the unlettered muse,
The place of fame and elegy supply:
And many a holy text around she strews,
That teach the rustic moralist to die.


Chi mai, in preda al silenzioso Oblio,
ha rinunziato al proprio caro trepido essere,
e ha lasciato i caldi confini ridenti della vita
senza un lungo sguardo di brama e di rimpianto? 

For who to dumb Forgetfulness a prey,
This pleasing anxious being e'er resigned,
Left the warm precincts of the cheerful day,
Nor cast one longing lingering look behind?


L'anima che se ne va, si affida a qualche petto affettuoso
e gli occhi che si spengono chiedono qualche pia lacrima (20)
Anche dalla tomba grida la voce della Natura.
Anche nelle nostre ceneri vivono le loro consuete fiamme. (21)

On some fond breast the parting soul relies,
Some pious drops the closing eye requires;
Ev'n from the tomb the voice of nature cries,
Ev'n in our ashes live their wonted fires.


Note:

1) Le campanelle delle pecore rinchiuse a sera negli ovili.
2) Sono le tombe dei cimiteri di campagna.
3) Dalla capanna dal tetto di paglia.
4) Nell'originale,"utile" ("useful").
5) Nell'originale, "gioie domestiche" ("Homely joys").
6) Sono personificazioni. Alludono all'atteggiamento altezzoso degli aristocratici verso gli umili.
7) La storia, le vicende.
8) Tutte le differenze sociali si annullano dinnanzi alla morte. è un concetto ripreso dalle Odi di Orazio.
9) Nelle chiese, dove sorgevano i monumenti sepolcrali delle famiglie nobili.
10) Un busto del defunto così somigliante da sembrare vivo.
11) Il corpo.
12) La lusinga non può blandire la morte, in modo che conceda al defunto di tornare in vita. La morte non sente, non ha orecchie deboli e insensibili ("Fredde").
13) Nel cimitero campestre giace qualche oscuro contadino che avrebbe invece avuto le doti per divenire grande uomo politico o grande poeta.
14) I poveri non ebbero la possibilità di accostarsi alla cultura, in cui è tesaurizzata la tradizione del passato.
15) Le qualità dei poveri non sono potute venire alla luce, come le gemme sepolte al fondo dell'oceano o i fiori che crescono non visti.
16) Il destino ha impedito agli umili contadini di conoscere la gloria dei grandi governanti di popoli. Negli sguardi di ammirazione del popolo il grande vede riflessa la propria storia gloriosa.
17) La vita oscura ha impedito che brillassero le virtù degli umili, ma li ha anche preservati delle colpe inevitabili di chi fa la storia.
18) Di vendere la propria ispirazione poetica per celebrare i potenti.
19) Al posto di epigrafi celebrative ("Fama") o di componimenti poetici che piangano il defunto illustre ("Elegie"), vi sono semplici iscrizioni tracciate da mano illetterata, col nome, l'età del defunto e con citazioni della Bibbia, che hanno preparato alla morte il pio contadino.
20) Nessuno morendo si rassegna a sprofondare completamente nella dimenticanza; tutti restano attaccati alla vita e, per sopravvivere in qualche modo, si affidano al ricordo affettuoso dei vivi, alle loro lacrime.
21) Dalla tomba sembra di udir provenire un grido, in cui si esprime il desiderio naturale del defunto di continuare a vivere nel ricordo dei suoi. Di questi versi si ricorderà Foscolo nell'Ortis: "Geme la Natura perfin nella tomba..." e nei Sepolcri: "Il sospiro/che dal tumulo a noi manda Natura".


Commento critico:

L'inizio dell'Elegia (strofe 1-3) è di tipico gusto preromantico. Elementi caratteristici sono: il morire del giorno, le tenebre che avvolgono le cose, creando un'atmosfera malinconica che predispone alla meditazione sulla morte, il triste lamento del gufo dall'antica torre ammantata di edera, la solitudine della notte.
La parte centrale del componimento è invece un'esaltazione della vita oscura degli umili. In polemica con la concezion classica ed eroica, che ritiene degno di ricordo solo ciò che è grande ed eccezionale, Gray rivendica il valore di ciò che è umile, semplice, comune. Nei poveri contadini che giacciono nel cimitero campestre c'erano forse potenzialmente le doti di grandi uomini politici, condottieri, poeti. Solo la povertà ha impedito che queste doti venissero alla luce. Questa esaltazione della vita umile ed oscura ha un significato storico importante. Riflette il formarsi di una concezione borghese, nutrita di ispirazione cristiana, che si contrappone alla tradizionale concezione aristocratica e classica, anticipando tendenze che saranno ricorrenti nella successiva letteratura inglese, soprattutto nell'età vittoriana, quando si tenderà ad escludere l'eroico ed a fissare l'attenzione su ciò che è quotidiano e comune. 


Il testo originale

"Elegy Written in a Country Churchyard"

The curfew tolls the knell of parting day,
The lowing herd wind slowly o'er the lea,
The ploughman homeward plods his weary way,
And leaves the world to darkness and to me.

Now fades the glimmering landscape on the sight,
And all the air a solemn stillness holds,
Save where the beetle wheels his droning flight,
And drowsy tinklings lull the distant folds;

Save that from yonder ivy-mantled tower
The moping owl does to the moon complain
Of such, as wandering near her secret bower,
Molest her ancient solitary reign.

Beneath those rugged elms, that yew-tree's shade,
Where heaves the turf in many a mouldering heap,
Each in his narrow cell for ever laid,
The rude forefathers of the hamlet sleep.

The breezy call of incense-breathing morn,
The swallow twittering from the straw-built shed,
The cock's shrill clarion, or the echoing horn,
No more shall rouse them from their lowly bed.

For them no more the blazing hearth shall burn,
Or busy housewife ply her evening care:
No children run to lisp their sire's return,
Or climb his knees the envied kiss to share.

Oft did the harvest to their sickle yield,
Their furrow oft the stubborn glebe has broke;
How jocund did they drive their team afield!
How bowed the woods beneath their sturdy stroke!

Let not Ambition mock their useful toil,
Their homely joys, and destiny obscure;
Nor Grandeur hear with a disdainful smile,
The short and simple annals of the poor.

The boast of heraldry, the pomp of power,
And all that beauty, all that wealth e'er gave,
Awaits alike the inevitable hour.
The paths of glory lead but to the grave.

Nor you, ye Proud, impute to these the fault,
If Memory o'er their tomb no trophies raise,
Where through the long-drawn aisle and fretted vault
The pealing anthem swells the note of praise.

Can storied urn or animated bust
Back to its mansion call the fleeting breath?
Can Honour's voice provoke the silent dust,
Or Flattery soothe the dull cold ear of Death?

Perhaps in this neglected spot is laid
Some heart once pregnant with celestial fire;
Hands that the rod of empire might have swayed,
Or waked to ecstasy the living lyre.

But Knowledge to their eyes her ample page
Rich with the spoils of time did ne'er unroll;
Chill Penury repressed their noble rage,
And froze the genial current of the soul.

Full many a gem of purest ray serene,
The dark unfathomed caves of ocean bear:
Full many a flower is born to blush unseen,
And waste its sweetness on the desert air.

Some village-Hampden, that with dauntless breast
The little tyrant of his fields withstood;
Some mute inglorious Milton here may rest,
Some Cromwell guiltless of his country's blood.

The applause of listening senates to command,
The threats of pain and ruin to despise,
To scatter plenty o'er a smiling land,
And read their history in a nation's eyes,

Their lot forbade: nor circumscribed alone
Their growing virtues, but their crimes confined;
Forbade to wade through slaughter to a throne,
And shut the gates of mercy on mankind,

The struggling pangs of conscious truth to hide,
To quench the blushes of ingenuous shame,
Or heap the shrine of Luxury and Pride
With incense kindled at the Muse's flame.

Far from the madding crowd's ignoble strife,
Their sober wishes never learned to stray;
Along the cool sequestered vale of life
They kept the noiseless tenor of their way.

Yet even these bones from insult to protect
Some frail memorial still erected nigh,
With uncouth rhymes and shapeless sculpture decked,
Implores the passing tribute of a sigh.

Their name, their years, spelt by the unlettered muse,
The place of fame and elegy supply:
And many a holy text around she strews,
That teach the rustic moralist to die.

For who to dumb Forgetfulness a prey,
This pleasing anxious being e'er resigned,
Left the warm precincts of the cheerful day,
Nor cast one longing lingering look behind?

On some fond breast the parting soul relies,
Some pious drops the closing eye requires;
Ev'n from the tomb the voice of nature cries,
Ev'n in our ashes live their wonted fires.

For thee, who mindful of the unhonoured dead
Dost in these lines their artless tale relate;
If chance, by lonely Contemplation led,
Some kindred spirit shall inquire thy fate,

Haply some hoary-headed swain may say,
Oft have we seen him at the peep of dawn
Brushing with hasty steps the dews away
To meet the sun upon the upland lawn.

There at the foot of yonder nodding beech
That wreathes its old fantastic roots so high,
His listless length at noontide would he stretch,
And pore upon the brook that babbles by.

Hard by yon wood, now smiling as in scorn,
Muttering his wayward fancies he would rove,
Now drooping, woeful wan, like one forlorn,
Or crazed with care, or crossed in hopeless love.

One morn I missed him on the customed hill,
Along the heath and near his favourite tree;
Another came; nor yet beside the rill,
Nor up the lawn, nor at the wood was he;

The next with dirges due in sad array
Slow through the church-way path we saw him borne.
Approach and read (for thou can'st read) the lay,
Graved on the stone beneath yon aged thorn.'

The Epitaph

Here rests his head upon the lap of earth
A youth to fortune and to fame unknown.
Fair Science frowned not on his humble birth,
And Melancholy marked him for her own.

Large was his bounty, and his soul sincere,
Heaven did a recompense as largely send:
He gave to Misery all he had, a tear,
He gained from Heaven ('twas all he wished) a friend.

No farther seek his merits to disclose,
Or draw his frailties from their dread abode,
(There they alike in trembling hope repose)
The bosom of his Father and his God.


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