William Scott Home
Da "Una ragnatela di vene pulsanti" di William Scott Home
Lasciati i cavalli ricoperti di pacciame all'ombra di un superbo tasso, uscii dal carro dopo aver preso pala e piccone, e sguazzai tra le molli rive d'erba gialle fino a una breccia nella pericolante palizzata di pietra di quel regno in sfacelo. Un quarto di luna irradiava una luce bassa e malata sulle lapidi di marmo, e screziava le erbacce calpestate che le assediavano con la loro lebbra pallida e umidiccia. Soltanto le imponenti ombre che si raccoglievano intorno ai tronchi delle vecchie querce e dei vecchi faggi sfuggivano alla sua infezione, e io mi ci infilai sotto. Ma lì, dove le foglie cadute non avevano ricevuto una sola goccia di pioggia rigenerante, seguii i miei passi facendole scrocchiare come denti fragili (...) I rovi di spine e le fitte erbacce rallentarono il mio passaggio attraverso la piccola città di lapidi che ospitava l'intera stirpe dei Brilliot, ma feci attenzione a dirigermi verso quel tumulo senza nome che era stato nascosto mezzo secolo prima da grossi cespugli di rose, che ormai erano diventati aridi arbusti malati.