Le poesie più belle delle sorelle Brontë (3): Emily




7.

Boschi non guardatemi cupi
alberi-spettri che tristemente
scuotete il capo nel cielo tetro
non fatevi amara beffa di me


8.

Non temere sul muro della chiesa
risplende il sole di una luce pia
e se i miei passi sono solitari
i santi ti proteggeranno dal male
Non esitare se fosse d'estate al meriggio
l'ombra giungerebbe gradita
le scale sono ripide ma riposeremo presto
riposeremo a lungo e quietamente

Che importa se calpestiamo ombre di morti
dormono profondamente nella tomba
perché i mortali dovrebbero temere il sentiero
che li conduce alla dimora futura?


9.

Pettirosso all'alba del mattino
buio e freddo e grigio di nubi
tenero e selvaggio è il tuo canto
che scaccia i rabbiosi pensieri

[...]

Non fu la speranza la prima a perire
l'iniziale tempesta dello spirito
ma una lunga vita di solitudine
speranze taciute e pensieri repressi
calma di un cupo novembre


10.

Nelle ore della notte ieri
sale e gallerie sfolgoravano
ogni lampada illuminava
chi adorava e chi era adorato
chi vi entrava aveva in sé la gioia
chi vi entrava era bello e amato
radiosi alcuni come il sole
splendente nel meriggio estivo
alcuni dolci come l'ambra dorata
che si annida negli abissi del cielo
alcuni dolci e cortesi e lieti
non è più santo il volto del mattino
simili alcuni al giorno di Diana
al sacro splendore della mezzanotte lunare.


11.

Splende la luna nel meriggio notturno
visione gloriosa - sogno di luce!
Sacra come il cielo - limpida e pura,
altra sopra la landa solitaria -
e più solitaria sotto il suo raggio 
si distende la tetra landa lontano
né sembra possa esserbi più nulla
oltre la zona argentea del cielo -
Luna lucente - luna amata! Trascorsi gli anni
tornano infine i miei passi stanchi
e il tuo raggio sereno ancora riposa
solenne sulle acque dolci del lago
e ancora l'onda sospirosa delle felci
piange sulla tomba di Elbë
e uguale a se stessa è ancora la terra
ma che pena vedere come il tempo mi ha cambiata!
Sono io che in anni lontani 
seduta presso le rive del lago
ho guardato la vita fuggire lenta
dal suo bel viso, dalla fronte orgogliosa?
Mai conoscano questi monti il fulgore
di un giorno come quello - che al tramonto
gettò dalla sua sacra fonte di luce
un ultimo sorriso sulla pianura d'erica
e baciò le lontane cime nevose
che sfolgorarono all'orizzonte
quasi che nel pieno calore d'estate
cercasse l'aspro inverno un più nobile trono -
lui giaceva tra i fiori
il sangue rosse fattosi scuro
fremente alla vista dell'ombra spettrale
di cui lo avvolgeva la morte incombente -
malato al pensiero che un'ora lo avrebbe diviso
strappato per sempre al dolce mondo
al pensiero che mai più per lui
si sarebbe addensato e svanito il tramonto -
no, mai mai più! L'orrendo pensiero
conduceva mille tetre emozioni,
e la memoria forte di ogni suo potere
piombava su quella mente in agonia.
Vasti, folti boschi ora sorgevano 
sotto i dolci, assolati cieli del sud -
Elbë Hall, la sua antica dimora
torreggiava tra gli alberi, le verdi foglie
stormivano alla brezza che scende 
dal cielo estivo quando più è sereno
esplodendo dall'ombroso fogliame
giocava dorata una sorgente di sole;
bagnava i muri di una luce d'ambra
splendeva nell'acqua chiara
che scorreva ai suoi piedi - accogliendo il riflesso
dell'immenso limpido mondo del cielo -
e ancora agli occhi della sua mente
si offrivano e svanivano ricordi troppo noti
così che, pazzo di disperazione e di pena,
volgendo a me il viso morente
gridò con ansia disperata: "Una volta ancora
potessi una volta vedere il mio paese!
Non più che una volta - un giorno solo!
Non dovrà - non potrà mai accadere?
Morire - e morire lontano
quando appena la vita mi ha sorriso -
Augusta - tu farai presto ritorno
a quella terra, sarai viva e sana
soltanto l'erica allora piangerà
sulla mia tomba non più ricordata
tu dimenticherai il sepolcro solitario
il cadavere che giace presso l'onda di Elnor"  


12.

Il giorno intero ho lavorato senza alcuna pena
nell'aurea miniera del sapere
ora al crepuscolo tornano a splendere
dolci i raggi della luna
non traccia di neve sul terreno
né gelo nel vento o sull'onda
il mite respiro del libeccio
ha infranto la tomba di ghiaccio

è dolce errare nella notte
contemplando l'inverno che muore
leggero il cuore come il sole d'estate
caldo come il cielo estivo

Possa non perdere mai la pace
che ora dolce mi culla


13.

La notte di tempesta è trascorsa
chiaro e luminoso
il sole trionfa sulla verde distesa
riscalda la brezza leggera

E io vorrei lasciare il letto
e vedere la luce che rallegra
e scacciare dalla mente le visioni
le immagini che mi hanno turbato

Nelle lunghe ore di pena
la mia anima è stata rapita
ho sognato di essere presso una tomba di marmo
che accoglieva corpi di re

Era il tempo della notturna vigilia
in cui gli spiriti potrebbero tornare
a piangere le loro ceneri prigioniere
a lamentare la loro sventura

Ed ecco io vidi al mio fianco
un pallido essere d'ombra
non aveva realtà ma la sua presenza
mi gelò il sangue di paura
mi riempì di meraviglia e orrore

Il respiro moriva in gola
l'aria era pungente
ma il mio sguardo con furia tenace
fissava quell'orrido volto
che fissava il suo sguardo nel mio

Caddi sulla pietra
e là rimasi immobile
le parole morirono in un gemito
quando levai una preghiera

L'ombra era china su di me
il viso in piena luce
era vicina eppure lontana
più che il mondo dalla stella più remota
che percorre l'azzurro sconfinato

Non ci separava lo spazio
di questa terra o del tempo
ma il mare di un'eternità di morte
l'abisso che un essere mortale
non ha mai mai varcato

Oh, che non ritorni a me
l'orrore di quell'ora
quando l'ombra dischiuse le labbra
e una voce incerta come un sogno
infranse il regno del silenzio e la terra rabbrividì
e le luci celesti tremarono al suo potere

"Piangete poiché l'orgoglio di Regina
e ogni sua speranza è nella tomba
e chi regnerà sulla mia terra
e chi porterà salvezza"

"Piangete con lacrime di sangue
i miei figli malediranno quel giorno
piangete poiché mille anni
non saneranno il male di uno solo"

"Piangete quel giorno" le parole
riecheggiavano nel lamento del vento
e il mio cuore parve spezzarsi
all'udire quel tetro canto di pena.


14.

Ti ho visto in un giorno d'estate
lasciare di colpo giochi e allegria
giacendo tra il verde dell'erba
ho udito i tuoi tristi sospiri

Sapevo il desiderio da cui nasceva il lamento
sapevo la fonte delle tue lacrime 
tu volevi che il fato alzasse il velo
che si distende sugli anni futuri

(...)

Il tempo passò e venne l'estate
e venne e passò l'autunno svanente
e ora le dolenti notti d'inverno
avvolgono il cielo di nuvole e lutto

E io sono qui la sera è caduta
senza tempeste ma tetra in silenzio
un suono ti chiama triste e luttuoso
a bandire ogni gioia e abbracciare la pena

Un vento improvviso che scuote le foglie
e sibila e fischia tra muri e pareti
e geme a lungo e indugia e lamenta
è la voce spettrale che suona a martello

Mi ha udito e quale gelo improvviso
stringe quel cuore e agghiaccia quel sangue
si sveglia e quale pallore di morte
ha il viso alla fioca luce notturna.

Invano le piccole mani si tendono 
a respingere quell'ombra d'inferno
l'orrore invade ora il suo viso
l'angoscia gli trema e batte nel petto

L'angoscia e il terrore gli appannano gli occhi
che fissano invano la camera vuota
in lunghi e pesanti affannosi sospiri
si esala il respiro che la paura incatena.

(...)

Ma tale è il destino e la luce del giorno
deve oscurarsi delle tenebre notturne
e il fiore dell'infanzia deve appassire
perdersi all'ombra del sepolcro.


17.

La battaglia aveva lasciato le alture
e ancora la sera indugiava
mentre il cielo con le armate della notte
tutto avvolgeva nella sua gloria

I morti dormivano disseminati
sull'erica e il grigio granito
e i morenti al cadere del giorno
vegliavano per l'ultima volta.


18.

Sfolgorante di luce dalla terra e dal cielo
si allontana il sole estivo
gloriosamente sulla riva e sul mare
risplende il raggio che declina
si ode una voce nel vento che muove
gli alberi luminosi e felici.


19.

Non un vapore di nebbia ha macchiato l'azzurro senza vento
non una nuvola ha offuscato il sole
dal tempo della rugiada del mattino
sino al chiudersi del giorno estivo

Non meno puro non meno lucente
è morto il raggio della sera
e più limpida ancora la sua luce morente
splendeva sul lago di Elnor

Immobile e calmo giace il lago profondo
nel silenzio delle sue lande selvagge
solenni e lievi dormono i raggi lunari
sulle sue rive d'erica



20.

Cuspidi di verde erba lucente
tremanti nella trasparenza del sole


21.

Il sole è tramontato la lunga onda dell'erba
oscilla tetramente al vento della sera
e l'uccello ha lasciato la vecchia pietra grigia
e ha cercato il caldo rifugio di un nido

Nel solitario orizzonte che mi circonda
non vedo immagini non odo alcun suono
se non soffio del vento lontano
che sospira sul mare d'erica.


23.

E prima un'ora di tristi pensieri
e poi un effondersi di lacrime amare
e poi una tetra calma diffonde
una nebbia mortale su gioie e pene

E poi un battito e una luce di lampo
e poi un respiro dall'alto
e poi una stella si accende nel cielo
la stella gloriosa la stella d'amore


24.

Vento affonda e riposa nell'erica
la tua voce selvaggia non mi è cara
vorrei un tempo desolato
ma privo affatto di te

Sole tramonta dal cielo serale
il tuo lieto sorriso non mi attrae
se deve esserci data una luce
datemi allora il chiarore di Cinzia.


26.

Ride il mattino destandosi dal cielo
sulle verdi foreste dell'estate dorata
e quale viva esplosione di canto
accoglie il giorno nella luce serena

La fresca brezza muove i grappoli di rose
entrano i suoi sospiri dalla finestra
aleggiano attorno al letto ove riposa
la donna dagli occhi di colomba


27.

Ero sola il giorno d'estate
moriva in una luce ridente
l'ho visto morire l'ho guardato svanire
da colline di nebbia e boschi senza vento

E nel mio animo si affollavano i pensieri
e il cuore si piegava al loro potere
e negli occhi sgorgavano le lacrime
poiché non potevo dire il sentimento
la gioia solenne che saliva attorno a me
in quella sacra ora di quiete

[...]


28.

Signore di Elbë sulla collina di Elbë 
la nebbia è fitta e gelido il vento
e il cuore della tua amata dall'alba del giorno
ha pianto il dolore della tua partenza

Signore di Elbë, mi sarebbe caro
il suono dei tuoi passi gioiosi sull'erica
che ora si piega e stormisce soltanto
al soffiare del vento notturno

Splendono i fuochi nella tua casa deserta
splendono lontani, e il buio si addensa
e i fuochi stelle tra i rami del bosco
si accendono di gioia nel silenzio del parco 

O Alexander! al mio ritorno,
caldo come quei fuochi arderà il mio cuore,
leggeri come i tuoi saranno i miei passi,
se potrò udire la tua voce nell'atrio

Ma tu sei ora su un mare desolato
lontano da Gondal e lontano da me
vano e senza speranza è ogni rimpianto,
la morte non restituisce le sue prede


30.

Un abisso improvviso di luce spettrale
si aprì nelle mura della città
e per tutta la notte un cupo rimbombo
annunciò il nostro trionfo - la fine di Tirdaro -

L'urlo del vento tacque e si addolcì
fuggirono lontane le nubi nevose
e fredda - fredda! - sorrise la luna
sulle nere rovine fumanti

Era finita - la follia della battaglia
fuochi che esplodono ruggire dei cannoni
urla gemiti gioia frenetica
morte e pericolo non infuriavano più

Nelle chiese devastate popolate di morti
il destriero cercava nitrendo il suo cibo
il soldato ferito giaceva impotente
in cripte scoperchiate invase dal sangue

Non ho dormito mentre infuriava l'assedio
il mio cuore ardeva e batteva con foga
il tumulto esterno avvolgeva il mio petto
sembrava placarne l'intima tempesta

Ma................ non posso sopportare
e il silenzio affila il dente del dolore

[...]

Guardava dall'alto di una quiete (serena)
il suo regno di dolore sepolto


31.

è sera ecco il sole discende
lungo il cielo in dorato splendore
si uniscono dolci i suoni della città 
agli zeffiri che soavemente spirano

Pure io vedo un tetro (mattino)
un buio tetro (mattino) d'ottobre
(si ammassano) fosche nuvole di pioggia
percorrono la tempesta volta del cielo


32.

Il campanile della chiesa e il muro del giardino
sono neri di pioggia autunnale
e venti desolati richiamano ancora
come un presagio le tenebre nere

Ho osservato la sera sconfiggere
il giorno lieto e glorioso
guardavo una più fonda oscurità
nascondere l'estremo raggio della sera

E lo sguardo fisso al cielo senza gioia
sentivo salire in me pensieri tristi


33. "Versi"

è lontana la terra del riposo
separata da miglia a miglia
da vette tempestose di monti
da aridi solitari deserti


43. 

[...] no non piangere questo aspro lutto
mi tortura e mi ammala di disperazione

No dimmi che quando giacerò
sotto la pietra nella chiesa antica
asciugherai gli occhi e frenerai i sospiri
e dimenticherai il mio spirito fuggito

A lungo mi hai chiesto di dirti la pena
che impallidiva il viso e spegneva il mio sguardo
e prima di domani ci separeremo
e io confesserò prima di morire

Dieci anni fa - era settembre - 
Fernando lasciò la casa e te
e credo che tu ancora ricordi
l'angoscia di quest'ultimo addio

E tu sai l'aspra nostalgia
del mio desiderio di rivederlo
lungo il tetro declinare d'autunno
in notti di tempesta e giorni di pioggia

Al limitare della foresta di Areon
sorge una macchia d'alberi solitaria
e là i cuori allevati insieme
conobbero la prima fatale separazione

Il morbido splendore meridiano
bagnava ogni verde altura ogni fremito d'albero
oltre il vasto parco innanzi a me
si distendeva il mare sconfinato

E io rimasi quando lui mi lasciò
il viso di cenere gli occhi senza lacrime
guardando la vela che mi privava
di vita di speranza di pace di gioia

Passò e quella notte giacqui in un letto
di insonne tristezza e dolente solitudine


54.

Mi è stato rivelato [...]
nato non dal riposo notturno
il sogno di una veglia d'angoscia
di un dolore che non voleva piangere

Ora non volgerti aspramente da me


55.

L'oscurità si delineava su ogni volto
oscurità di tempesta e cupi presagi
non vi era riposo in capanne o palazzi
non vi era che un solo riposo - la tomba

Nei nostri cuori dimorava la tristezza
non vi erano né sorrisi né sguardi senza pensieri
i figli sentivano la miseria dei padri
l'ombra della disperazione era su ogni casa

Non era la paura a rattristare il paese


62.

Era uno di quei neri giorni di nubi
che a volte rompono l'estivo splendore
quando la pioggia non cade e la terra è immota
e la verde collina si fa più verde


63.

Sedendo solitaria alla finestra
mentre la sera silenziosa fuggiva
il soffio presago del vento percorreva
il cielo grigio di nubi


64.

Due alberi in un campo solitario
intrecciano per me un incantesimo
un tetro pensiero spira dai rami
che ondeggiano solenni e scuri


65.

Che cos'è quel fumo che ininterrotto
rotola lungo la bruna collina


66.

Mentre guardava le nubi ferrigne
si aprivano e in mezzo splendeva il sole
ma tetro e strano e freddo e pallido


67.

Lontano lontano consegnami ora
a scene desolate e paurosi pensieri
ne traccio il segno sulla tua fronte
benvenuta ora se un tempo temuta


68.

Non tornerà a splendere
il suo triste corso è compiuto
ho visto l'ultimo raggio svanire
del freddo sole lucente


69.

Uno solo lo vide morire
cadere al cadere del giorno
i venti della sera dal triste sospiro
portarono la sua anima lontano dalla terra


70.

Fredda desolatra tetra
moriva la sera sulle rive di Elbë
nel cielo di nubi passavano i venti
sospirando e gemendo luttuosi


71.

Vecchia dimora di (Elbë) ora solitaria e in rovina
casa a cui non tornerà più la voce della vita
camere scoperchiate desolate dove crescono l'edera e l'erba
finestre dalle arcate infrante ove gemono i venti della sera
dimora dei morti morti da lungo tempo.



72. "La cavalcata di Douglas"

Stringetevi tutti attorno a me
spegnete il suono solenne dell'organo
nutrite la lampada e ravvivate il fuoco
per rialzarne la fiamma morente;
sollevate alla finestra la tenda di velluto
e ascoltiamo il gemito del vento notturno 
ché il suo canto è selvaggio e mirabilmente si accorda 
a una vicenda di tempi turbati
[...]


74.

Non posso cantare in celle tenebrose
nella rete del dolore è arduo sorridere
un uccello non vola con l'ala spezzata
un cuore che sanguina non sa gioire.


75.

Era sera affondava il sole
su verdi colline e boschetti
mai la dolce brezza aveva scorto
immagine più bella e solitaria

La brezza che piega l'erba al tramonto
e increspa di azzurro le onde del mare
e sospinge le soffici nuvole bianche
come spiriti di eterea rugiada

Che tutto il mattino ha soffiato leggera 
sui fiori azzurri nutriti dalla terra
e ora torna a salire nel cielo
dove prima splendette la loro gloria


76.

Cadano le foglie cadano muoiano muoiano
lunghe le notti e brevi i giorni
mi parla di felicità ogni foglia
[...] fluttuando dagli alberi d'autunno
sorriderò quando ghirlande di neve
fioriranno dove un tempo era la rosa
canterò quando una notte morente
incalza un più tetro giorno


77. Canto di Julius Brenzaida

Geraldine, la luna splende,
è dolce e luminoso il suo raggio,
non diresti che la sera, al declino,
annuncia un giorno più vivo?

Mentre il vento lontano sussurra,
appena - e giunge a noi sull'acqua
vieni, in silenzio e solitudine,
sediamo sotto il cespuglio antico -

La strada è selvaggia, aspra e tetra;
è arida la landa attorno a noi;
è duro il letto che ci riposa;
[...] di muschio e terra d'erica -


80.

Ho sostato sulla porta ho innalzato lo sguardo
ho contemplato il cielo e le montagne scure
il plenilunio faceva vela nell'oceano celeste
i venti mormoravano arcani mormorii

E sono entrata tra le mura della scura casa-prigione
sorgeva misteriosa dalle onde dell'erica


81.

O vieni con me questa era la canzone
la luna splende nel cielo d'autunno
e tu hai faticato e lavorato a lungo
la testa dolente e lo sguardo stanco


82. F. De Samara a A.G.A

Illumina il tuo palazzo! Il giorno declina;
sono solo e triste e lontano
è freddo sul mio petto, l'aspro sospiro della tramontana
desolato e tetro il mio giaciglio sotto il cielo di pioggia

[...]


84. 

Immobile presso l'acqua tetra
sostava al freddo raggio della luna
pensando al sangue e alla strage
che gli pesavano sul cuore

Un sussurro la voce che infranse i suoi sogni
giungendo sull'aria silenziosa
pure prima che il corvo gridasse
egli già l'aveva udita

Una sola volta mormorò il suo nome
dolcemente e subito l'eco morì
ma inorridì ogni battito del suo cuore
mentre fuggiva la sua vita.


85.

Un suono percorreva la tetra vallata
più aspro del vento montano
le grida e gli urli della battaglia
e lontano una nota più triste

Le grida e gli urli svaniscono
prima che grigia scendesse la notte
ma non finì quando si chiuse il giorno
l'aspro singhiozzo il torturato lamento

In un avvallamento perduto nell'ombra
dove l'erica ondeggiava cupa e segreta
giaceva una debole forma insanguinata
in attesa della morte che doveva venire.


86.

Sogno, ora dove sei?
Sono passati lunghi anni
dal giorno in cui vidi morire la luce
sulla tua fronte d'angelo

Sventura, sventura per me
eri così bello e luminoso,
come potevo pensare che il tuo ricordo
non mi avrebbe portato che pena?

Il raggio del sole e la tempesta,
la sacra sera d'estate,
l'immobile calma notte solenne,
il limpido splendore del plenilunio

Un tempo si intrecciavano a te
ora si intrecciano alle pena -
visione perduta! è finita per me -
non puoi tornare a risplendere -


87.

Forte ruggiva il vento
nel languente cielo autunnale,
a raffiche, gelida, cadeva la pioggia
presaga di inverni tempestosi.

Simile a quella tetra notte
piangevano in me rimpianto e dolore 
piangevano - ma breve fu il pianto
dolci - dolci e soavi giunsero!
libere parole di un'antica canzone -
sconosciuta, senza nome -

"Era primavera, cantava l'allodola"
Quelle parole destarono un incantesimo
liberarono una sorgente profonda
che assenza né lontananza inaridisce

In un fosco nebbioso novembre
cantavano i canti di maggio -
ravvivavano la brace morente
in un fervore che non può perire

Ridestate sulle brughiere a me care
la gloria e l'orgoglio del vento!
Chiamatemi da valli e rilievi
lungo le rive del fiume collinare!

è gonfio delle prime nevi;
le rocce sono gelide e bianche
è cupa l'onda lunga dell'erica
sono prive di sole le felci

Non più astri dorati sul monte,
da tempo sono morti i giacinti
lontani dal muschio della fontana,
lontani delle colline invernali -

Ma più belle dei campi di grano
in onde di oro smeraldo e scarlatto
sono le colline che la tramontana percuote
le valli dove un tempo erravo -

"Era mattina; il sole splendeva"
Dolce mi conduceva il canto

[...]

Ma ci alzammo lietamente quando il cielo ombroso
si tinse di ambra e di azzurro -
e ci muovemmo leggeri le ali ai piedi
percorrendo i prati di rugiada.

Venite, alla brughiera dove l'erba
sarà velluto sotto i nostri passi!
Venite alla brughiera dove ogni altura
si riveste di sole contro il cielo chiaro!

Alla brughiera, dove il fanello trillava
cantando sul vecchio granito -
dove l'allodola - la libera allodola colmava
ogni cuore dell'estasi del suo cuore.

Quale lingua può esprimere il sentimento
che provai, nell'esilio lontano,
quando sul ciglio solitario di una collina,
in ginocchio, vidi l'erica fiorire?

Fioriva rada e contorta, diceva
che presto sarebbe svanita
sussurrava: "le buie mura mi avvolgono
questo è il sole della mia ultima estate"

Ma l'amata musica al cui suono
freme lo spirito elvetico
non ha l'adorato incanto straziante
dei fiori di quell'erica inaridita -

Lo spirito che si piegava al suo potere
bruciava dall'ansia di essere libero!
Se in quell'ora avessi potuto piangere
estasi sarebbe stata ogni lacrima -

Ma gli istanti di tristezza svaniscono 
pure gravi di pena e dolore -
e chi ama e chi è amato un giorno
tornerà a incontrarsi sui monti -


88.

[...] Vi è un luogo tra aride colline
vi ulula e geme l'inverno piovoso
ma se gelida e tetra è la tempesta
una calda luce riscalda e consola

Vecchia dimora, alberi nudi
il cielo nebbioso è senza luna
ma nulla è più caro sulla terra -
più desiderato del focolare

L'uccello silenzioso sulla pietra,
il muschio umido sul muro,
i sentieri del giardino invasi d'erba
tutto questo quanto lo amo!


107.

[...] Guardo cadere [...]
dopo un giorno di pioggia
nebbie azzurre dolci nebbie estive
celano la catena di monti lontana

Nella lunga erba verde indugia la rugiada
densa come le lacrime del mattino
passano profumi e fragranze sognate
respiro di anni trascorsi


108.

Rimarrai ancora? La mezzanotte ha battuto 
l'ultimo colpo al campanile della chiesa
vieni andiamo il fuoco è spento la lampada si estingue
i tuoi occhi si chiudono la fronte è pesante
la mano fredda regge a stento l'inutile penna
vieni il mattino ti renderà forza.

[...]

Può esservi felicità nelle ombre della stanza
nelle finestre spalancate su ombre più fonde
nel vento che sibila e fischia desolato
lungo pareti ove tu sola attendi
e non è traccia di gioia sul tuo viso
i tuoi occhi si colmano di dolore e di pianto
guarda quei boschi guarda il cielo cupo
tu sai come muteranno al mattino
la volta celeste vasta azzurra e lucente
le foglie e l'erba pesanti di rugiada
e umide nebbie che sfiorano il seno del fiume
e uccelli selvatici che balzano dal nido senza canti
e le voci allegre dei tuoi bimbi fugheranno
fantasie che la pena non la gioia ha tracciato
Sì parlane pure - ma sai dirmi perché
il giorno soffia tanta bellezza sulla terra e sul cielo
e i suoni del risveglio ravvivano e risanano
cuori [tristi] che per tutta la notte hanno vissuto di pena.

Non è forse perché il sole e il vento
liberano da se stessa la mente di chi piange
e la gioiosa musica della natura
e lo splendore limpido del cielo

Gli recano lontani splendori d'infanzia
distolgono il suo sguardo stanco dal futuro.


109.

La notte stellata recherà una notizia
esci sulla brughiera mossa dal vento
cerca un uccello dall'ala nera
dal becco e gli artigli grondanti sangue


119.

[...] Piangono, tu piangi, così deve essere;
il vento sospira dei tuoi sospiri,
e dall'inverno cadono lacrime di neve
là dove giacciono le foglie d'autunno:
pure, presto rinascono, e il tuo destino
dal loro non può separarsi:
continua il tuo viaggio, se non con gioia,
pure, mai con disperazione!


120.

Era aspro il vento che ha strappato
quella foglia dall'albero paterno
era crudele il fato che ha portato
il cadavere inaridito fino a me

Erriamo senza fine non abbiamo riposo
è un tetro cammino

Quale ombra
mi è sempre innanzi agli occhi
ha un viso di spettrale pallore.


134. "Il vento notturno"

Nella mite mezzanotte estiva 
splendeva senza nubi la luna
dalla finestra aperta della stanza
sui roseti umidi di rugiada

Sedevo sognando in silenzio - 
la brezza mi gonfiava i capelli
mi diceva che il cielo è glorioso
e bella la terra addormentata -

[...]


142.

Vedo attorno a me sepolcri grigi
lunghe ombre che giungono lontano.
Sotto le zolle che i miei piedi calpestano
giacciono in solitudine e silenzio i morti -
sotto l'erba - sotto il tumulo -
nel freddo, sempre, e nell'oscurità -
i miei occhi versano lacrime
che la memoria serba da anni svaniti
poiché Tempo e Morte e Dolore mortale
feriscono di ferite insanabili -
che io ricordi una parte appena
del dolore visto e provato laggiù
né il cielo - puro e benedetto
ha dato mai pace al mio spirito -
Dolce terra della luce! I tuoi bei figli
non sanno la nostra disperazione -
né hanno provato, né possono dire
quale spirito opprima ogni cellula umana
quali tetri ospiti in noi accogliamo -
tormenti e follia, lacrime e peccato!
Sia - vivano pure nell'estasi
la loro lunga eternità di gioia;
non saremo noi a condurli quaggiù
a dividere con noi pianti e lamenti,
no - la terra non chiederebbe altra sfera
per gustare la tetra coppa del dolore;
distoglie lo sguardo distratto dal cielo
e piange perché noi dobbiamo morire!
[...] Ma chi non legge in quel tenero splendore
l'indicibile profondità della pena?
[...]


"H.A  E  A.S"

[...] Quegli occhi giovani splendenti di luce
diedero allora l'estremo sguardo
e la livida morte sul viso divino
diffuse un immutato pallore.

[...] E lei giacque sulla fossa ricoperta -
sulla tomba dove l'erba cresceva -
non la bagnavano le onde di Gondal
né il cielo di Gondal la sovrastava.

Il terreno scintillava di rugiada
scintillava di lacrime lucenti
sgorgate da una pena mortale
che mai gli anni potranno sanare -

Se non è tornato per il pianto di lei
come potrebbe tornare ora;
non lascerebbe il sonno della tomba
quando lei ha cessato di piangere -

[...] Le rose in boccio, i biancospini in fiore
nel pergolato odoroso
mai si sono chiusi per una nuvola
né la pioggia li ha piegati -

Se l'oscurità avesse rapito il sole
se la rugiada si fosse fatta pioggia
nessun cielo chiaro dopo la tempesta
potrebbe richiamare la felicità


147. Versi scritti al Castello di Aspin

Mi è caro nelle notti d'estate
sedere all'ombra della porta normanna
i cupi portali celano le luci
che trapuntano il cielo sul mio capo

Mi è caro sentire il mormorio
lento delle acque dell'Aspin
per lunghe ore ascoltare la brezza
stormire ai suoi sospiri gli alberi di Rockden

Non vi è un soffio di vento questa sera
che increspi le acque solitarie del lago 
questa sera le nuvole pallide e grigie
nascondono ogni luce di stelle e di luna

La sera è calma  immobile quasi tetra
per questa solitudine assoluta;
pure mi è dolce indugiare qui
e modellare il mio spirito sulla natura

Sotto le rocce un sentiero selvaggio
segue le curve del fianco dell'Aspin
calpestato da zoccoli di greggi montane
che scendono a valle in cerca di acqua

Presso un'altura o una quercia
non vi è sentiero fatato più dolce per me
ma nessun pastore nativo del luogo
quando il giorno è chiaro e il sole splendente
da solo seguirebbe il labirinto

Né quando nell'ora assorta della sera
tace l'uccello e si chiudono i fiori
e la fantasia acquista magico potere
su ogni suono familiare.

Attorno ai loro fuochi narrano la storia
e ogni pastore giura che è vera
dell'errare del pallido fantasma
con occhi di spettro sognanti e cerulei.

Cammina sempre a capo chino 
i lunghi capelli immoti nel vento 
il viso è bello - divinamente bello;
ma sulla fronte d'angelo indugia
un'ombra di profonda disperazione
ignota a una creatura celeste.

Spesso indugiavo all'ora del tramonto
attendevo che sorgesse il pallido spettro
tra la nebbia e la pietra bagnata di luna
ne ho veduto i capelli e gli occhi solenni

I vecchi dicono in segreto
che è il primo signore della grigia Aspin
lo spettro che erra nella dimora feudale

Ma perché presso la tomba straniera
miglia e miglia di là dalle onde
dove giacciono le fredde ceneri
sotto la volta del cielo d'Inghilterra
non erra la notte il Signore di Aspin?

Ne ho visto il ritratto nel salone,
appeso alla parete orientale
e spesso quando il sole declina
il ritratto risplende come un angelo

E al freddo raggio della luna
alla luce azzurra dalla finestra spettrale
il ritratto allora si fa simile a uno spettro

[...]

Simili ai suoi sono i lucenti capelli
i grandi occhi scuri dalla luce ombrosa
il puro incarnato, la candida fronte
simile al suo il nobile nome

[...]


149. La caduta di Zalona

D'oro e d'azzurro, nella luce gloriosa
si inoltra marciando il mattino
e le bianche cuspidi di Zalona
splendono dorate al sole

[...]

Echeggiano le profonde campane, il suono
esplode, rimbomba nell'aria:
risponde, ruggendo, il cannone
tuonando vicino e lontano -

[...]

Ahimè, i fiori morenti del giglio
che lasciano vuoto il giardino!

Si dispiega sulle torri, garrisce sulle alture
una distesa di lucente scarlatto
è forse la luce del sole al tramonto
che macchia i nostri verdi stendardi?


150. Come risplende luminosa

Come risplende luminosa! Quieta
io giaccio al riparo della sua luce;
mentre cielo e terra sussurrano:
"Ridestati, domani, sogna questa notte"
Sì, vieni, Fantasia, mio amore fatato!
Sfiori il tuo bacio la mia fronte ardente;
chinati sul mio letto solitario
portatrice di pace, portatrice di gioia.


151. Per A.S. 1830

Dove splende più luminoso il sole
al mezzogiorno del dolce luglio?
Dove cade più leggera la neve
dal cielo livido di dicembre?

Dove chi è stanco può posare il capo 
e trovare sicuro riposo
in una tomba che non chiude mai ai suoi morti
il sorriso benigno del cielo?

Sulla terra alla luce del sole
l'erba cresce verde e chiara
ma sotto terra è mezzanotte
mezzanotte eterna laggiù!

Perché piangere se quelli che amiamo
sfuggono alle sotterranee tombe della terra?
Forse i fiori che sbocciano alla luce 
ne allietano le tenebre inferiori?

Dalla più pallida alba del mattino
all'ombra più profonda della sera
tu non vuoi cessare di piangere
per sapere dove riposa;

ma se piangere sulla sua tomba
è per te un dono così raro
vai, versa nell'oceano le tue lacrime
le lacrime vi giungeranno presto.

Ma tra lacrime e rimpianti
nella tua angoscia disperata
pensa che il cielo splende su di lei
così come splende su di te -

con lo sguardo della mente penetra l'abisso
guardala laggiù ove riposa
e dimmi perché così dolce sonno
dovrebbe causare così aspro dolore.


152. "E.G. a M.R."

I tuoi custodi dormono
io vengo a ridestarti;
hai un voto da compiere
prima che la luna tramonti:

Le nuvole che corrono nel cielo
ne offuscano lo splendore
ma ha tanta luce da essere nostra guida
lungo il ruscello sui monti
[...]


154. Per A.G.A

"Sei nella foresta ora
identici l'ora e il luogo
qui le foglie splendono e sfavillano
laggiù le acque del lago
si increspano di onde fiammeggianti"

"La brezza canta come la brezza d'estate
deve cantare nei cieli estivi
e rocce torreggianti e alberi dal vasto fogliame
si innalzano in un'unica gloria."

[...] 

"Il cuore che amo non muta mai,
è fedele come la tomba
e non ci separano paesi stranieri
non ci divide l'onda del mare"

"Perché la pena ti vela il viso,
perché le lacrime ti offuscano gli occhi?
A questo rispondi, è forse perché
il tuo cuore gli è stato infedele?"

"Ho guardato la luna senza nubi
e l'ho amata la notte intera
fino al mattino e all'ardente meriggio
allora ne ho dimenticato la luce -"

"No - non dimenticato, eternamente
mi sarà cara la sua memoria;
ma poteva il giorno sembrarmi oscuro
perché la notte era chiara?"

"Piango perché uno soltanto 
splenderà nel mio cielo futuro
e alla luce di quel sole radioso
morirà la luna della mia vita -"


156. A.G.A a. A.S.

[...] Il cielo che il viso del mio amato
mi ha insegnato ad adorare
che riflette dai suoi occhi cerulei
un raggio di luce più intensa
di quella che il cielo può dare

[...] 

Ma è freddo il giorno di novembre
i suoi mutamenti non hanno incanti
ignorati, non amati trascorrono
chi vorrebbe fermare una sola ora
o sospirare al cader della sera?

E glorioso è il nascere felice
del mattino di giugno che allieta
chi potrebbe senza rimpianto
guardare la luce che abbandona il cielo
all'ombra desolata del tramonto?

Non sei tu il mio giugno dorato,
libero da nebbie e tempeste?
Come il sole della terra splende nel meriggio estivo
splende in te il sole del cielo

[...]


157. 

[...] Quanti ti hanno amato in vita
fuggiranno quelle tenebre oscure

[...]

La fredda zolla la tetra pietra
separano chi si ama sulla terra
là un solo cuore si è infranto
quel cuore era degno di te!

Forte ruggiva il vento
nel languente cielo autunnale,
a raffiche, gelide, cadeva la pioggia
presagi di inverni tempestosi.

Simile a quella tetra notte
piangevano in me rimpianto e dolore
piangevano - ma breve fu il pianto
dolci - dolci e soavi giunsero!
libere parole di un'antica canzone
sconosciuta, senza nome

"Era primavera, cantava l'allodola"
Quelle parole destarono un incantesimo
liberarono una sorgente profonda
che assenza né lontananza inaridisce.

In un fosco nebbioso novembre
cantavano i canti di maggio
ravvivavano la brace morente
in un fervore che non può perire

Ridestate sulle brughiere a me care
la gloria e l'orgoglio del vento.
Chiamatemi da valli e rilievi
lungo le rive del fiume collinare!

è gonfio delle prime nevi;
le rocce sono gelide e bianche
è cupa l'onda lunga dell'erica
sono prive di sole le felci.

Non più astri dorati sul monte
da tempo sono morti i giacinti
lontani dal muschio della fontana,
lontani dalle colline invernali.

[...]

Ma ci alzammo lietamente quando il cielo ombroso
si tinse di ambra e di azzurro
e ci muovemmo leggeri le ali ai piedi
percorrendo i grandi prati di rugiada.

Venite, alla brughiera dove l'erba 
sarà velluto sotto i nostri passi!
Venite, alla brughiera dove ogni altura
si riveste di sole contro il cielo chiaro!

[...]

Quale lingua può esprimere il sentimento
che provai, nell'esilio lontano
quando sul ciglio solitario di una collina
in ginocchio, vidi l'erica fiorire?

[...]


***

[...] Vi è una magia nella purpurea erica
magia troppo cupa e selvaggia
la violetta ha un profumo fragrante
non vi è gioia per me nel profumo

[...]

Il ghiaccio ha steso sul ruscello
la sua ombra fredda e cupa
e le colline e le valli lontane
si rivestono di gelida nebbia

[...]

Per questi [fiori d'azzurro e d'argento] piango, lontana
nei tetri giorni d'inverno
piango guidata dalla nostalgia
errando sui prati inariditi

Se allora una gelida luce
cade dal cielo dolente
e offre all'umida oscura pietra
un aureo fugace splendore

quanto grande in me il desiderio
che torni il tempo dei fiori
e abbandono la luce morente
per piangere i campi a me noti

***

Non dovresti conoscere la disperazione
se le stelle scintillano ogni notte;
se la rugiada scende silenziosa a sera
e il sole indora il mattino.

[...]

Il vento sospira dei tuoi sospiri,
e dall'inverno cadono lacrime di neve
là dove giacciono le foglie d'autunno

[...]

***

[...]

Non piangerò, poiché la gloria d'estate
non può non morire nell'oscurità;
e segui pure la storia più lieta
si chiude sempre con una tomba!

E sono stanca dell'angoscia
che un inverno e un altro mi reca;
stanca dello spirito che languisce
lungo anni di morta disperazione.

Se una lacrima, il giorno della tua morte,
dovesse bagnarmi il viso,
è soltanto l'anima che sospira
e anela a riposare con te.

***

Nella mite mezzanotte estiva
splendeva senza nubi la luna
dalla finestra aperta della stanza
sui roseti umidi di rugiada

[...]

***

Vedo attorno a me grigi sepolcri
lunghe ombre che giungono lontano.
Sotto le zolle che i miei piedi calpestano
giacciono in solitudine e silenzio i morti -
sotto l'erba - sotto il tumulo -
nel freddo, sempre, e nell'oscurità -
i miei occhi versano lacrime

[...]

160. "M.G. All'U(nica) S(ocietà)"

Ieri alla prima alba nel cielo
guardavo la neve cadere;
mai si era vista in un giorno d'inverno
immagine più tetra di quella.

Non vedevo le montagne intorno
ma sapevo dal ruggito del vento 
che la neve, nelle valli profonde
si faceva sempre più densa

Pensai allora ai giardini di Ula
lontano oltre il mare del sud
ai fiori nelle praterie tropicali
ai fiumi che scorrono liberi

Pensai a molti giorni felici
trascorsi nell'isola edenica
con i giovani compagni ridenti
ora dispersi lontani da me
ma da me non dimenticati!

Chi ha respirato quell'aria celeste
mai verrebbe ai climi del nord
alle nebbie e alle tetre brughiere di Gondal
alla neve al silenzio del gelo.

A primavera ecco rondini e allodole
ma l'inverno che cosa porterà?
meriggi crepuscolari e tenebre serali
per rispondere ai doni primaverili?

Guardate con me il mare imbronciato
se l'occhio della mente può vedere
navi coraggiose riprendono il cammino
a cui nessun calmo porto del sud poteva vietare
i mari e le tempeste di Gondal

Battono i cuori dei viaggiatori
sentendo il gelido morso del vento!
Quale fiore nei dolci giardini di Ula
vale un solo fiocco di neve?

Il vento che quasi strappa le vele
è accolto come un amico;
li riconduce a casa, la tempesta ruggente
a casa alla fine del viaggio;

alle nostre anime agli estenuanti sospiri
che piangono la loro triste assenza
splenderebbero anche i cieli d'inverno
se loro fossero qui con noi!


161. A Castel Wood

Il giorno è finito - il sole d'inverno
tramonta nel cielo imbronciato
tetro il viaggio che è stato compiuto
opachi i cuori che muoiono lenti

Non vi saranno stelle nella mia notte
non un mattino di speranza per me
non piango se il cielo acceca il mio sguardo
non ho mai cercato (sentieri) divini

[...]

Oscuro scende il timore della disperazione 
sugli spiriti nati per la felicità


162. Il mio consolatore

Hai parlato bene, pure, non hai insegnato
un sentimento strano o nuovo;
hai ridestato un pensiero latente,
un raggio di sole velato di nubi, 
che ora risplende allo scoperto.

Nascosta nel profondo della mia anima,
quella luce è invisibile agli altri;
ma splende costante - tra le ombre che incombono,
che il suo dolce raggio non può fermare,
che coprono la vallata buia.

[...]

Ero là, nel sole glorioso del Cielo,
e nel cupo bagliore d'Inferno;
il mio spirito beveva canti dissonnanti,
inni di serafini, gemiti di demoni;

[...]

Come una brezza dolce, che spira sul mare
che la furia della tempesta sconvolge
come un vento tiepido, che scioglie la neve
che ricopre un pascolo invernale;
no: quale dolce cosa è simile a te,
mio sollecito consolatore?


163. A.G.A. a A.S.

Questo vento d'estate, accompagnandoci
vaga nell'alba del giorno;
ma tu devi andare dove andrà il vento,
lontano - prima di sera.

[...]

Lacrime e pentimento non possono
cancellare azioni sleali;
ma per nessuna pena io ricordo
la tetra parola - Addio -


164. Una visione

Ero solo su una collina assolata
in un pomeriggio d'estate;
era il tempo delle nozze di maggio
con giugno, suo giovane amante.

[...]

Non vi era chi non rifuggisse
dal mio aspetto vuoto di gioia;
le grigie rocce mi guardavano, e chiedevano
"ma tu, tu qui che fai?"

[...]

Sostai su un alto prato d'erica
strinse a me il mio cuore;

e il mio cuore e io insieme piombammo
in una triste fantasia.

Pensammo: "Al ritorno d'inverno,
dove saranno questi oggetti di luce?
Svaniti, come vana visione,
perduti come illusione beffarda!"

Gli uccelli che cantano a piena gola,
in luoghi deserti e ghiacciati,
poveri spettri della morta primavera,
voleranno, eserciti affamati.

Perché dovremmo allietarci?
Appena la foglia si fa verdem
già sulla sua superficie
appare il pegno della morte!

Ora, se davvero questo accadde
non lo saprò mai con certezza;
ma so che in un empito di stizzoso dolore,
mi distesi sull'erica del prato.

[...]

Lascia che il dolore laceri il cuore a chi soffre,
che la notte ne oscuri la via;
lo spingono verso il riposo senza fine,
lo spingono verso un giorno immortale.

Per te il mondo è come una tomba,
la nuda riva di un deserto;
per noi, in indicibile spendore,
non fa che brillare più intenso!

Potessimo alzare il velo, e lasciare
che tu guardassi un istante appena,
ti allieteresti per quelli che vivono,
perché vivono per morire.

La musica tacque; il sogno meridiano,
come sogno notturno, fuggì.;
pure a volte la mia fantasia
dichiara vero il suo sogno.


165. E.W a A.G.A

[...] Pure, sapeva quali pericoli,
quali fitte, fosche nebbie,
quali rocce e baie e dune
lo separavano dal porto.

[...]

Guardando con ansia dalla riva,
vidi gonfiarsi l'onda crestata
e piansi piansi per la tua sorte
piansi poiché non potevo salvare


166. La morte di A.G.A

[...] Ma sia maledetta la terra
che diede i natali a quel demone!
Con la sua stessa mano piegò l'arco
che trafisse i miei affetti più cari
rise della mia pena sprezzò le preghiere
annegò nel pianto il fiore della mia vita
vani erano ammonimenti, rimproveri;
del dolore di un'altra non si curava.
[...] catene eterne o una tomba senza tempo,
qualsiasi pena, ma non l'esilio -
entrambi respinti - costretti entrambi
a cercare rifugio sotto un cielo straniero;
e si distende su quel tetro tempo
la nube nera di un delitto sognato -
no, ora non ricorderò quei giorni;
il giuramento nella sala tenebrosa
e come fu compiuto, tu lo sai:
entrambi vibrammo insieme il colpo:
ma non potrai conoscere la pena
che provò allora il mio cuore perduto
quando, divisi dal sangue innocente,
seppi che qualcuno non poteva più amare!
Nero pensiero di follia! è profonda la tomba
dove ora giace il mio Amadeus,
ma da molto tempo ho dimenticato di piangere.

[...]

La bella Surry voleva aprire gli occhi
per vedere lo scintillio dell'acqua;
per vedere nel cielo sui monti
declinare il sole d'estate:
ma sulla guancia che andava impallidendo
si chiudeva la palpebra languente
la luce improvvisa avrebbe infranto
il riposo tanto desiderato
E si spegneva e correva alla morte
anche il ricordo si faceva opaco:
il giorno memorabile della vita passata
era scivolato in un sogno.

[...]

Nel profondo mare, con un sorriso più triste
le cupe onde spumeggiarono;
il corpo si appensantì tra le sue braccia,
il cielo stellato si offuscò,
la notte d'estate mite e calda
divenne un gelido inverno per lui.
Un'ombra torbida, sui suoi occhi
si appesantì e vi rimase;
oscillavano la brughiera e il cielo
confusi e tetri e misteriosi

[...]

Era uno svenimento, o il suo spirito
in verità era fuggito?
E il freddo cadavere, sotto la luna
giaceva come polvere e pietra tre le pietre?
La luna era piena quella notte
il cielo splendeva come il giorno:
avresti potuto veder battere la vena 
su quella candida fronte;

[...]

Lui guardò a lungo e trattenne il respiro,
in ginocchio sull'erica insanguinata;
a lungo guardò fisso in quegli occhi
e vide in viso la morte!
Non una parola da chi lo seguiva,
rimanevano immobili, pallidi e muti;
il nero tradimento narrava
una storia che lacerava il cuore
Ma la terra era bagnata di altro sangue:
gocce scarlatte macchiavano la landa
e Lord Eldred si guardò attorno
e vide quei segni sul terreno.

[...]

Nei suoi occhi ormai inconsapevoli
pesava sul cuore e diceva
che la morte per lei era stata aspra
ma colui che guardava tracciava col pensiero
il tempo trascorso della vita di lei;
come spettri improvvisi, si affollavano al ricordo
più di un viso e più di un nome
e più di un cuore che nella tomba
forse sarebbe tornato a battere
se avesse conosciuto quel tetro destino
se avesse veduto il suo idolo di un tempo
triste rovina di desolata disperazione

[...]


167. Canzone

Il fanello nelle valli rocciose,
l'allodola alta nell'aria,
l'ape tra i fiori dell'erica
che nascondono la mia bella dama

[...]

Quando la nera parete della tomba
racchiuse la sua forma amata;
credettero che mai i loro cuori
avrebbero ritrovato luce e gioia.

[...]

Soffia, vento dell'ovest, sulla tomba solitaria
mormorate, ruscelli estivi
nessun altro suono è necessario
per cullare i sogni della mia dama.


169. D.G.C. a J.A.

Vieni, forse il vento non soffierà più
come ora soffia per noi
forse le stelle non brilleranno più, mai più come brillano ora
prima che ottobre ritorni
fiumi di sangue ci avranno separato
e tu devi uccidere l'amore nel tuo cuore
e io, l'amore nel mio!

[...]


171. I.M a I.G (Fiducia e desolazione)

[...] Sogno di brughiere e colline nebbiose,
in cui la sera giunge cupa e fredda;
là solitari nel freddo dei monti,
giacciono quelli che da tempo ho amato.
[....]


172. Dal muro di una segreta nel Collegio Meridionale

[...] Così parlò il mio giudice, poi prese la lampada
lasciandomi nell'umida cella,
luogo di tenebre dove l'aria stagnante
suggerisce e nutre la disperazione!


173. M.Douglas a E.R. Gleneden (Martire dell'onore)

[...] Con quanta lentezza quella stella penetrante
ha percorso il gelido grigio!
Come, già torni a vegliare! pure è lontano
è lontano il mattino!
[....] Cupo, il vento dell'este geme e sospira,
e copre la campana della torre,
le sue tristi note muoiono ignorate
inascoltate, come il mio addio!


174. Dal muro di una segreta nel Collegio Settentrionale (scena di morte)

[...] Impallidì infine il sole morente;
si acquetò al tramonto la brezza:
la rugiada estiva cadde nel silenzio
bagnando valli, alberi e boschi.
[...] Seppi così che stava morendo
gli sollevai la testa languente;
non sentii respiro né gemiti
seppi così che era morto.


176. R.Alcona a J.Brenzaida (Rimembranza)

Fredda nella terra - pesa su di te la neve profonda,
lontano, lontano, isolato, freddo nella tetra tomba!
Ho dimenticato, mio unico amore, di amarti,
divisa infine dall'onda del tempo che tutto divide?
Non vagano più, in solitudine, i miei pensieri
oltre le montagne, là, sulle sponde del nord,
riposando le ali dove erica e felci, per sempre,
per sempre nascondono il tuo nobile cuore?
[...]


179.

[...] Sul suo volto il sole risplende
tra i suoi capelli soffia il vento del sud
e la violetta e la rosa selvatica
profumano l'aria dolcemente 
[...] 


180. A.E. e R.C.

Pesa la goccia di pioggia
dal ramo carico d'acqua;
pesa l'umida nebbia
sulle terre lontane del nord;
pesa sulla terra cupo il cielo
pesa il lungo rullio del mare
[...]


182. M.A. Scritto sul muro delle segrete - Collegio Settentrionale

So che il vento sospira questa notte,
il dolce vento d'agosto, su foreste e brughiere
mentre io giaccio in una freddo di tomba
sulla nera umida pietra della ciella.

So che la luna piena risplende;
non sorgerà né calerà per me,
pure quanto vorrei, con un vano rimpianto
poter scorgere un raggio del suo viso di luce!
[...] Io veglio in solitudine nel buio della cella
profonda, in sepoltura, lontano da ogni luce!
[...]


"Julian M. e A.G. Rochelle"

[...] Il mio viso era in fiamme, ma lo sentivo parlare
di aria che gelava il sangue di umidità sepolcrale
"Siamo qui da almeno due ore!" disse rabbiosamente,
poi staccò dalla cintola la chiave arrugginita


184. La prigioniera (frammento)

Nelle segrete del castello vagavo senza uno scopo,
non pensavo a chi là moriva, non pensavo all'ora né al dopo
[...] Viene col vento dell'ovest, con le brezze erranti della sera
nell'ora in cui il cielo si illumina e dilata di stelle la sfera.
Quando il respiro del vento si fa dolce, pensoso e serio,
sorgono e mutano visioni che mi ammalano di desiderio.



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