Il Vampiro di New York
Trama: 1863, una nave si schianta contro la scogliera di Cape Race, al largo della costa statunitense, ma uno dei passeggeri, un conte proveniente dalla Transilvania, scampa miracolosamente al naufragio. Da lì a poco, il misterioso uomo riuscirà ad arrivare a New York e ad ambientarsi rapidamente nell'alta società e che in maniera più o meno lecita, comanda.
Ma qualcuno è già sulle sue tracce: la giovane Echo Van Helsing, figlia del famoso professore.
New York ai giorni nostri: durante la costruzione di un palazzo, viene fatta una straordinaria scoperta: i resti di un uomo, un ufficiale della Marina, assassinato nell'Ottocento.
A indagare vengono chiamati l'archeologa Carrie Norton e il detective Max Slattery.
Numerosi indizi ricollegano quell'omicidio lontano nel tempo ad alcuni brutali delitti avvenuti di recente in città.
Ben presto quella che sembrava un'ipotesi fantascientifica si dimostra terribilmente reale. Passato e presente si intrecciano in una spirale di sangue e morte, e nelle strade buie di New York rivive l'immortale leggenda del vampiro più celebre della storia: il conte Dracula.
Gli stralci più belli: "Era devoto a Lucy, l'amava con tutto il suo cuore."
"Nella mia esperienza, spesso sono queste le persone più pericolose", disse la detective. "Amore e gelosia vanno d'accordo come rose e spine."
"Come Draculia e la morte", rispose Echo. "Andava tutto bene prima che arrivasse lui. Io e mio padre stavamo indagando le possibilità di una malattia del sangue come causa della follia nel manicomio del dottor Seward [...] Quando troverò Dracula lo ucciderò [...] Gli trafiggerò il cuore e gli taglierò la testa. Mio padre sosteneva che fosse l'unico modo."
"Kate avanzò con cautela e lentamente giù per la scala, in una mano stringeva la candela, nell'altra la sua Colt Sheriff. Echo la seguiva a un gradino di distanza. L'aria che saliva dabbasso era umida e stantia, piena dell'odore del terreno freddo. Fuori cominciò a piovere, e Kate ed Echo sentivano il suono delle gocce che colpivano le tegole del tetto della cattedrale.
Scesero la scala a chiocciola di pietra per quattro spire prima di raggiungere il fondo, e qui sbucarono in un'ampia stanza a volta.
Il soffitto e i muri erano di mattoni verniciati di bianco e il pavimento era di semplice terra battuta. L'intonaco delle pareti stava venendo via, scoprendo grosse macchie di muffa. All'estremità opposta della stanza c'era un passaggio sotto un arco. Una volta attraversato, si ritrovarono in un lungo corridoio, largo a malapena per far passare una persona alla volta. Anche qui il soffitto era a volta, e la sua parte più alta scompariva alla luce fioca della candela. Era una cripta ed Echo si sarebbe aspettata di trovarvi delle nicchie con bare e sarcofagi, ma non fu così, le pareti erano lisce e curvavano verso la volta a ventaglio.
Finalmente il corridoio terminò e le due donne si ritrovarono in quella che pareva essere la camera centrale del sotterraneo.
Era una stanza circolare da cui si dipartivano quattro corridoi larghi e bui, che andavano a nord, sud, est e ovest. Lungo i muri della grande sala c'erano delle alcove, ognuna contenente un grande sarcofago in pietra. Ogni nicchia aveva un nome inciso in un rettangolo di pietra sul muro. Kate li lesse a uno a uno, camminando in tondo. "Seton, Heeney, Carrigan, Mooney, Lynch, Hargous, Leery, Dominic. Irlandesi, tutti quanti."
Solo una delle alcove era vuota, anche se il nome era già stato inciso: Hughes. [...] "Questi saranno corridoi brevi, visto che vanno verso i lati. Gli altri due ovviamente si estendono per tutta la lunghezza della cattedrale."
Scrollò le spalle. "A voi la scelta."
Echo si girò sui tacchi, riflettendo. "Quale dei due porta al cimitero?"
[...] Si incamminarono verso il corridoio a settentrione, e tutte e due notarono immediatamente le file di lampade di paraffina che pendevano da ganci appesi al soffito; la volta sopra di loro era coperta di fuliggine. Kate le accese una a una con la candela, quindi proseguirono [...] subito Echo capì che ora si trovavano oltre il perimetro della chiesa e si stavano muovendo sotto il cimitero. Dietro e intorno a loro, sepolte nella terra, c'erano le ossa dei morti.
[...] Svoltarono a destra; le friabili pareti di mattoni della galleria sfioravano loro le spalle, i fili di ragnatela e le propaggini delle radici degli alberi e della vegetazione sbucavano dal soffitto e sfioravano le loro teste. Qui l'odore era diverso: c'era un fetore umido e sgradevole che poteva giungere solo dai corpi in decomposizione nelle bare marce sepolte intorno a loro. Kate vide una luce fioca provenire da circa quindici metri di distanza. Si voltò verso Echo e le fece segno di fare silenzio. Echo annuì; le sue dita corsero alla parte alta del suo stivale e cercarono il contatto con il pugnale dall'elsa d'argento che era appartenuto a suo padre. [...] Senza alcuna avvisaglia, il tunnel giunse quindi alla fine e Kate ed Echo sbucarono nella luce. La camera era piccola rispetto alla cripta principale sotto la chiesa, ma era comunque notevole: si apriva in un'unica volta di pietra grezza, illuminata tutto intorno dalle lampade di paraffina. [...] Al centro della camera era posizionato un alto sarcofago di granito levigato, nero come l'ebano, lungo tre metri e largo poco più di uno. Su un fianco dell'enorme artefatto in pietra, incisa in semplici lettere maiuscole, c'era la stessa frase che avevano visto in cima alla scalinata che portava alla cripta: HIC TOUSSAINT REQUIESCAT, Qui giace Toussaint.
Sulla lucida sommità del sarcofago c'era una coperta grigia ripiegata e su quella, disteso come un morto, il corpo seminudo di un uomo. Era alto, con i capelli lunghi sparsi sul viso. Aveva gli occhi chiusi ed era molto pallido. La pelle del torso era coperta da un sottile strato di sudore che sembrava quasi farlo luccicare [...] Era il corpo di un morto, ma il lieve sollevarsi e abbassarsi del torace indicava chiaramente che era vivo. [...] "è lui! è Draculia, l'uomo che ha ucciso mio padre!"
La giovane donna scattò in avanti, lasciando cadere la candela. Inciampò allungando una mano verso lo stivale per prendere il pugnale dall'elsa d'argento e lo tirò fuori. Lo tenne alto sopra la sua testa, gridando; la lama nera scintillò alla luce delle lampade. Nascoste dalla sua mano, profondamente incise nell'argento c'erano le parole COCHILLA MORTAJA, "Colui che squarcia il sudario".
La spietata lama affilata di pietra vulcanica si riteneva fosse tra le armi che avevano sconfitto il vampiro azteco Xipe Totec, una creatura che indossava pelli umane ed era anche nota come Yoalli Tlauana, il Bevitore Notturno.
Secondo il padre di Echo, il pugnale di ossidiana era stato un dono fatto dall'imperatore azteco Montezuma al conquistador Hernàn Cortés. E a suo parere, quella era una delle poche cose al mondo che potevano realmente uccidere un Vampyr e, a giudicare dall'aspetto del corpo semi-vestito di Draculia, in molti ci avevano provato.
La ricerca di Echo dunque era giunta alla fine: arrivò davanti al sarcofago e si preparò a conficcare il nero pugnale acuminato nel cuore della creatura. Continuando a urlare in modo scomposto, mentre lacrime di rabbia le rigavano il viso, strinse l'arma con entrambe le mani e la sollevò sopra la testa.
Gli occhi del Vampyr si aprirono e la guardarono senza paura, senza alcun timore, solo curiosità. In preda all'orrore, colta da una terribile vertigine che la fece ondeggiare pur stando in piedi, Echo si sentì quasi sprofondare dentro quelle pupille verdi giada con le iridi che scintillavano come la corona di un lontano sole durante un'eclissi.
Vedi anche: https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/01/la-setta-dei-vampiri-gli-stralci-piu.html
https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/04/storie-di-vampiri.html
https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/01/intervista-col-vampiro-caccia-al.html