Le Croci a Vanzaghello (le processioni nei campi)

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Rintracciare i luoghi coi resto delle croci, scavando in campagna, ai margini del bosco, lungo sentieri sterrati, i segni di un'antica presenza significa riportare alla luce il significato profondo di alcune tradizioni della cultura contadina.

Comprendere il significato dell'ubicazione di ogni singola croce comporta l'approfondimento della conoscenza di tutti gli angoli di Vanzaghello.

 

DIECI CROCI

Sono dieci le croci ancora installate sul territorio nelle zone più periferiche.

La loro ubicazione non è stata lasciata al caso: si ergono in prossimità di crocicchi, sulle direttrici stradali, in prossimità dei punti cardinali, sul percorso delle rogazioni di primavera al tempo in cui si benedicevano i campi: si organizzavano processioni con partenza dalla chiesa per poi attraversare le strade del paese dirigendosi verso i campi e facendo sosta presso cappelle e croci.

Già nel 1605 a Vanzaghello si celebrava il triduo delle litanie attraverso le campagne percorrendo stretti sentieri; la processione sostava presso le croci di legno e cappellette che sorgevano ai confini dei poderi.

Le croci lignee vennero sostituite, nel 1800, da croci in cemento.

Fu San Carlo Borromeo a dare ordine di erigere, durante gli anni della peste, verso il 1570, le croci nelle strade secondo un progetto di sacralizzazione: stabilì che sorgessero nei trivi e quadrivi (incroci di tre e  quattro strade) [esattamente come ai tempi del paganesimo, visto che era Ecate Trivia la Dea dei trivi e crocicchi]

Secoli fa le case erano poche e tutto intorno solo campi e boschi: la gente per spostarsi a piedi da un paese all'altro preferiva scorciatoie di campagna; la carreggiata consentiva appena il transito di un carretto; proprio in questi luoghi sorgevano croci e cappellette; a Vanzaghello era sempre verso maggio il tempo delle litanie; a Busto Arsizio i ragazzi le chiamavano "la funzion di galüchi" perché coincideva con l'apparizione dei maggiolini. Queste processioni iniziavano all'alba: 5,30 del mattino; si sentiva l'Ave Maria; le donne usavano il "panetu", un fazzolettone triangolare annodato sotto il mento. La processione si portava nelle stradine di campagna in mezzo ai "carésc"; si camminava dove l'erba non cresceva per non bagnarsi i piedi con la rugiada. In corrispondenza delle croci installate sul percorso, il chierichetto porgeva il secchiello con l'acqua benedetta e l'aspersorio al sacerdote il quale benediceva i campi antistanti. 

La processione si faceva per tre mattine consecutive: dalla chiesa S.Ambrogio verso tre direzioni diverse: Castano, Magnago, S.Antonino, Lonate e la Madonna in Campagna.

Il primo giorno la processione percorreva via Novara, verso la prima croce, proseguendo verso la cappellina dedicata a Sant'Agostino, si prendeva la via verso Magnago alla cappellina di S.Grato dove si stendevano molti campi di vanzaghellesi, facendo ritorno da via Roma segnata dall'ultima croce.

La processione si concludeva in chiesa per la Messa.

Il secondo giorno, percorrendo via Soldara, si giungeva fino alla cascina Fogna, entrando, facendo un giro del cortile e sostando si raggiungeva via Croce al Lazzaretto, nella zona Lavarino, dove si ergeva un'altra croce e si tornava verso S.Rocco, passando per la Madonnina.

La messa era celebrata nella chiesa di S.Rocco.

La litania del terzo giorno era la più lunga, con partenza in direzione di Lonate Pozzolo: la prima croce stava in via Virgilio, verso S.Antonino Ticino, l'altra al termine di via Monte Grappa (zona Cruséta) e si faceva ritorno alla Madonna in Campagna per la messa.

L'ultima croce si trovava verso la proprietà del signor Marco Giani, prima del cimitero. A quell'ora già si vedevano i "badilanti" in bicicletta che proveniva da Boffalora e da Besnate alla volta di Busto Arsizio, per lavoro, col tascapane a tracolla.

"Ricordo i campi verdi, la segale che già spigava e qualche ragazzino che si lasciava tentare raccogliendone uno stelo per fabbricare uno zufolo", ricorda la signora Agnese, 94 anni.

Durante le litanie si pregava Dio "par fa andà ben i bügati (i bachi da seta), la stalla, il grané, la casina": la vita del contadino si basava sul raccolto dei campi, sulla salute delle bestie, sulla vendita del vitello, sul latte prodotto dalla mucca.

"Gh'é ul ventu in casina", "c'è il vento in cascina" diceva il contadino, quando il fieno per le bestie si esauriva.

Arrivava così da Busto la figura del macellaio col "sansàl", il mediatore, per acquistare le bestie.

Nonostante le difficoltà, le famiglie offrivano due volte l'anno la "primizia" alla chiesa, cioè uno staio di frumento o segale in primavera e il granoturco in autunno.

Si invocava la pioggia quando la "sücina" seccava i raccolti: si pregava per tre sere consecutive nella chiesa o nella chiesina della Madonna in campagna; tutti partecipavano e delle volte capitava che già sulla strada del raccolto, un furioso temporale costringesse a correre inzuppati verso casa.

Non esistevano ancora gli insetticidi, perciò per scongiurare il pericolo di insetti sulle spighe, si benedivano i campi con acqua benedetta.

Questo genere di riti continuò fino alla fine degli anni '50, e quando il lavoro nei campi fu sostituito da quello industriale, le rogazioni furono abolite dalle riforme postconciliari.


LE SETTE CROCI DELLE LITANIE: DOVE SI TROVANO

Al termine di via Monte Grappa, in prossimità del confine col comune di Lonate, sull'angolo del quadrivio è infisso un cippo seminascosto dall'erba, con i resti dell'armatura in ferro ripiegata dal tempo e dai trattori (zona Cruséta).

Lungo la via Giovanni XXIII verso Sant'Antonino, sulla destra, all'imbocco della via Virgilio (stradina sterrata) sull'angolo c'è il ricordo di una croce: lo scavo eseguito per il collettore se l'è inghiottita.

Quadro Lavarino: in via dei Mulini, presso la zona Burésc, sull'angolo di un trivio, nel terreno Lavarino, a est della fattoria Paiusco, al termine di una "cantiraa" (striscia di bosco) si erge una croce mutilata del Cristo: si notano i fori dei chiodi che ne fissano braccia e gambe.

Al Lazzaretto, nei pressi del nuovo acquedotto di Vanzaghello, della croce ci resta un ferro arrugginito piegato, accanto al coperchio di una cisterna su un rialzo del terreno, completamente ricoperto di erba e terriccio (la cisterna dovrebbe risalire al periodo della peste di San Carlo del 1576)

Sull'angolo di via C.Battisti è ancora intatta la croce in cemento con un piccolo Cristo inchiodato al centro.

In via Roma, presso la posta, si erge una croce, posta sulla strada, al di là della siepe che la separava dai campi.

In via Matteotti, prima della zona piantumata, al di là del fosso, svetta una croce.

Anche la cappella dedicata a Sant'Agostino, al termine di via Novara, era una tappa rituale nella funzione delle litanie. (https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2023/09/la-cappella-di-santagostino-vanzaghello.html)

Vi sono tre croci più grosse, la cui storia non è legata al rito delle litanie, commissionate in occasione della consacrazione del paese: invece di Cristo hanno l'iscrizione "O Ave Crux Unica Spes"

Una di queste croci si trova al semaforo sulla statale di fronte al Patio.

è possibile scorgere la seconda nella zona Quattro Strade curvando a destra verso Busto.

La terza si trovava sull'angolo della strada statale con via Giovanni XXIII, ma è stata abbattuta in seguito ad un incidente automobilistico, e al suo posto c'è un cippo stradale.





Nota di Lunaria: non sono sicura sia lei, perché l'ho intravista di sfuggita mentre ero seduta in automobile, in uno stradone trafficato