Una mia Poesia scritta il 22 Aprile 2019, per celebrare le bellezze dei paesini lombardi che amo di più; è scritta con termini tipici della poesia rinascimentale e barocca... sotto metto la traduzione nel nostro italiano...
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E d'arco d'antico splendore, memore di cruente battaglie,
abbarbicata edera s'avvinghia tenace, fuggendo la diurna luce.
Poso innanzi, rimembrando le arcane sonate
del combo d'Albione, nel Crepuscolo e nel suo Abbraccio.
D'intricato bosco (poco lontano un rivo, e sassi e scoscesi strapiombi e taciti orrori che nominar non so) tutto fosse e d'angue nascosto, noi cerchiamo il fosco gigaro,
pregnante tosco, delizia d'Aletto,
ma gittando lo sguardo, solo le cobalte pervinche si lasciano scorgere.
Mi porgi il braccio e il purpureo bacio è sigillo sull'eburnea gota impresso.
Scorgi le mura e le ruine antiche?
e quel cigolante cancello?
Rifugi per l'upupa e la strige, nel notturno orrore.
Aspere pendici d'abeti e tronchi, dirupi incolti verdeggiano, antri silenti e perigliosi, ove, soli, hanno dimora lemuri e meste ombre.
Quiete; non si scorge alcuno.
D'Aracne figlio, operoso, miriamo la tela leggiadra tra le felci e le cymbalarie.
Ombrosa grotta, e ponte sotto il quale sostiamo.
Laggiù, cerco invano la vischiosa Belladonna, perle nere di morte, ma non c'è traccia né d'aconito né di dulcamara.
Invano li cerco, mentre ci addentriamo nella selva, tra sterpi e spine; con rosa cupissima, della notte fattura, d'ostro violetto, hai tu adornato il mio braccio.
Nubi accolte, sospinti da Borea, s'ammassano nell'aere, venti minacciano procelle acherontee.
Atra tempesta d'Averno minaccia, e strider di corvi sento,
orrido cielo, par che dica "Ite, Ite!"
Che sia già il tristo verno?
Ecco che mi accosto a te, e pure ti miro come perpetuo Febo.
Ho le chiome corvine disciolte e il tuo bacio sull'eburneo mio collo albeggia.
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E d'arco d'antico splendore = Qui parlo dell'arco del Parco dei Platani a Castellanza
memore di cruente battaglie = è un riferimento all'arrivo di Napoleone, durante il quale l'Arco venne costruito
abbarbicata edera s'avvinghia tenace, = prima del restauro, l'edera lo ricopriva
fuggendo la diurna luce = facendo ombra
Poso innanzi, = mi metto lì davanti rimembrando le arcane sonate del combo d'Albione, = ricordando le prime canzoni dei Cradle of Filth
nel Crepuscolo e nel suo Abbraccio = del periodo Dusk and Her Embrace
D'intricato bosco = bosco molto fitto (qui il riferimento è al bosco di Melegnano)
(poco lontano un rivo, e sassi e scoscesi strapiombi e taciti orrori che nominar non so) = il Lambro... qui ho aggiunto anche un tipico riferimento rinascimentale al paesaggio pieno di sassi e dirupi e inquietante... "taciti orrori che nominar non so" serve ad enfatizzare il senso di angoscia e di mistero
tutto fosse e d'angue nascosto, = con buche e con serpenti nascosti... anche qui, è un tipico riferimento alla poesia del Seicento e non potevo non mettercelo
noi cerchiamo il fosco gigaro, = sono fissata col gigaro... Arum maculatum, la mia pianta preferita
pregnante tosco, = velenoso
delizia d'Aletto, = è un riferimento mitologico tipico della poesia barocca. Aletto è una delle Furie, l'ho associata al gigaro perché essendo una pianta velenosa può piacere ad un personaggio come Aletto.
ma gittando lo sguardo, = ma guardandoci intorno solo le cobalte pervinche si lasciano scorgere = vediamo solo le pervinche
Mi porgi il braccio = mi abbracci
e il purpureo bacio è sigillo sull'eburnea gota impresso. = e il mio rossetto ti lascia un segno rosso sulla tua guancia candida
Scorgi le mura e le ruine antiche? = riferimento al castello di San Giuliano Milanese
e quel cigolante cancello? = il cancello, sul ponte...
Rifugi per l'upupa e la strige, nel notturno orrore. = anche qui, non potevo non metterci dei riferimenti alla poesia del '500... In pratica, ho immaginato che quel castello fosse rifugio per l'upupa, uccello tenebroso per eccellenza e citato dal Foscolo (tanto per rifarmi anche alla poesia cimiteriale settecentesca...) e per la strega... strige\strix
Aspere pendici d'abeti e tronchi, dirupi incolti verdeggiano, antri silenti e perigliosi, ove, soli, hanno dimora lemuri e meste ombre. = anche qui, sono tutte citazioni tipiche della poesia rinascimentale... e ho aggiunto anche i lemuri, cioè i fantasmi.
Quiete; non si scorge alcuno. = ci siamo solo noi Metallari! niente normaloidi in giro! 😂
D'Aracne figlio, operoso, = solo un ragno, che fa la tela
miriamo la tela leggiadra tra le felci e le cymbalarie. = tra le felci e le cymbalarie (un fiorellino violetto che cresce nei muri)
Ombrosa grotta, e ponte sotto il quale sostiamo. = qui mi riferisco al parco Durini di Gorla Minore.
Laggiù, cerco invano la vischiosa Belladonna,
perle nere di morte, = il seme della Belladonna è una bacca nera
ma non c'è traccia né di aconito né di dulcamara. = altre piante velenose
Nubi accolte, sospinti da Borea, = le nuvole si addensano spinte dal vento (citazione della poesia barocca...)
s'ammassano nell'aere, = si ammassano nel cielo
venti minacciano procelle acherontee. = il vento sembra portare una tempesta tremenda
Atra tempesta d'Averno minaccia, = una tempesta tremenda, infernale... anche qui, è un riferimento tipico della poesia barocca
e strider di corvi sento, = e sento gracchiare i corvi
orrido cielo, par che dica "Ite, Ite!" = altro riferimento alla poesia del Seicento: "ite" significa "andate", quindi "è come se il cielo minacciasse tempesta e ci dicesse andate via!"
Che sia già il tristo verno? = a vedere il cielo che minaccia pioggia, mi chiedo se sia già arrivato l'inverno... le procelle fanno poesia inglese cimiteriale che mi attizza molto, per cui... 😍💜
Ecco che mi accosto a te, e pure ti miro come perpetuo Febo.
= mi avvicino a te, ti abbraccio e sei caldo come il sole, quindi mi riscaldi
Ho le chiome corvine disciolte = i miei capelli da Fosca...non potevo non metterceli, considerato che i poeti del Seicento e Ottocento impazzivano per le donne dai capelli corvini 😁
e il tuo bacio sull'eburneo mio collo albeggia. = e il tuo bacio, sul mio collo candido, è come se portasse la luce, l'alba, mentre tutto intorno è oscurità.