Conan Doyle: introduzione ai racconti fantastici


"Quando gli oggetti normali esprimono delle valenze orrorifiche, essi stimolano l'immaginazione più che non le cose che abbiano un aspetto insolito..."
Queste parrole sono presenti nello splendido romanzo breve di Algernon Blackwood, "I salici", ed esprimono con perfetta cognizione di causa quelli che debbono essere le caratteristiche salienti della Letteratura del Mistero.
Definire esattamente quali sono i confini della Letteratura del Mistero non è un'impresa facile: le sue tematiche abbracciano sia i racconti di ambiente realistico contenenti un mistero che viene risolto solo nelle ultime pagine, sia quelli che si situano al di fuori di tutto ciò che è al di là del razionale o dello spiegabile secondo i parametri usuali, ossia i racconti dell'Orrore e del Terrore, non tralasciando ovviamente le storie di fantasmi.
Esiste un'infinità di modi di scrivere dei romanzi o dei racconti del Mistero, ma il migliore è senza dubbio quello che si basa su ingredienti assai comuni e facenti parte della vita di tutti i giorni, senza dover far ricorso ad antichi castelli fatiscenti, a clangori di catene o mostri, lupi mannari e vampiri nella tradizione di Dracula e Frankenstein.
In sostanza, se uno scrittore riesce a dare corpo ai suoi racconti con un'abilità ed una misura che mirano - più che a sorprendere ed a scuotere il lettore - a mettere in moto la sua immaginazione o a stimolare la sua curiosità per l'ambiente letterario e sociale in cui sono nati, allora ci troviamo di fronte ad un eccellente racconto del Mistero.
Ed ecco qui spiegate le ragioni ed i criteri cui si ispira la scelta di questo romanzo breve e dei racconti che seguono, dovuti alla penna di Sir Arthur Conan Doyle. Premesso che tutti gli scritti sono di ottimo livello letterario, è fuor di dubbio che siano tra le cose più significative che Doyle abbia scritto in ambito fantastico: possiedono degli spunti inventivi non certo di poco conto e, considerati nel loro insieme, presentano una caratura che li rende degli autentici classici del genere.

Chi non conosce il grande autore di Sherlock Holmes? Non esiste Paese al mondo dove le avventure del poliziotto di Baker Street non siano state tradotte più e più volte, o dove non siano stati proiettati i molti film che si sono ispirati alle sue avventure. Però, la fama di SHerlock Holmes ha fatto passare in secondo piano la produzione fantastica di Conan Doyle.
Produzione che è di tutto rispetto ed assolutamente preponderante come quantità in confronto al ciclo di Sherlock Holmes, tant'è che va doverosamente annotato come nel 1891 - ossia prima del successo e della celebrità che gli avrebbe in seguito procurato Holmes - Doyle fruì di una certa notorietà con il ciclo di Raffles Haw, l'inventore di una macchina per creare l'oro, che va incontro a tutta una serie di problemi di coscienza. L'anno successivo ribadì il successo con altre due storie fantastiche: una, "Los Amigos Fiasco" narra di una sedia elettrica che non solo non uccide il condannato ma lo rende addirittura invulnerabile, mentre "The terror of Blue John Gap" è d'impianto tipicamente lovecraftiano, soprattutto in funzione del mostruoso abitante degli abissi che vive nel sottosuolo terrestre.

Ma questa è solo una piccolissima parte degli scritti a valenza fantastica di Conan Doyle. Per quarant'anni, Doyle portò avanti con costanza il suo discorso sul Fantastico, tant'è che, ad una nutrita serie di racconti, fa poi seguito un vero e proprio ciclo di romanzi - cinque - il cui protagonista è il professor Challenger, mentre un'altra serie è quella che vede al centro di avventure fuori dal normale il prof. Maracot.

Contrariamente a quanto si può credere, visto il successo di Sherlock Holmes, Doyle ha sempre amato e approfondito la sua vena fantastica, che giudicava essergli più congeniale e di più alto livello letterario. Infatti, mentre da un lato assistiamo alla proposizione di nuovi romanzi e racconti di matrice chiaramente fantastica, peraltro il Nostro edita diverse antologie aventi per tema questo particolare specifico, alcune delle quali - lui vivente - fruirono di numerose riedizioni.
Anche quando, nel 1902, gli venne conferito il titolo di Baronetto per due libri di taglio storico-politico inerenti la guerra contro i Boeri e la presenza inglese nel Sudafrica, ciò non lo dissuase dall'interessarsi di Narrativa Fantastica, e l'enorme successo incontrato dal personaggio del Prof. Challenger di cui ho parlato in precedenza, si concretizzò nella raccolta di tutte le sue avventure - uscite a puntate sullo Strand Magazine - in un volume che venne dato alle stampe nel 1912, andando esaurito nel giro di pochi mesi.

Va solo accennato che il tema di questo libro attiene al famoso filone de "I Mondi Perduti", trattato tra gli altri da autori famosi come Jules Verne e H. Rider Haggard.

Il racconto "La mummia" ci presenta, nel contesto contemporaneo dell'Università di Oxford, l'antico mito di un uomo che si serve di un essere sopravvissuto al suo mondo perso ormai nelle nebbie del tempo, come un'arma per compiere le sue vendette. Siamo nell'ambito dell'evasione un po' macabra ed un po' ironica, che diventa però accettabile grazie alla narrazione rapida e brillante del creatore di Sherlock Holmes. Una parte assai pregnante di questo romanzo breve è l'ambientazione assai vivida ed autentica, nonché la perfetta caratterizzazione dei personaggi così tipicamente inglesi.

Anche nel "Il guardiano del Louvre" abbiamo la presenza di una mummia, la quale, allo sciogliersi delle bende si rivela bellissima ed incorrotta, ma il motivo centrale è il mito dell'immortalità, presente nella figura del guardiano, e che è alla disperata ricerca della morte... per troppo amore.