Shakespeare & Milton nel commento di de Rougemont
In margine delle lotte religiose del secolo, che rimuovevano le antiche eresie in un'oscurità più profonda che mai, la tragedia degli Amanti di Verona è il velo, squarciato per un istante, che non lascia al ricordo dei nostri occhi altro che l'immagine negativa di un bagliore, "il nero sole della malinconia". Sorto dalle profondità dell'anima avida di torture trasfiguratrici, dalla notte abissale in cui il lampo dell'amore illumina talvolta un volto immobile e affascinante, questo noi d'orrore e di divinità a cui si rivolgono i nostri più bei poemi; risuscitato d'un tratto nella pienezza della sua statura, come stordito dalla sua giovinezza provocante e inebriato di retorica, sul limitare del sepolcro di Mantova, ecco il mito che si erge di nuovo, al riverbero di una torcia impugnata da Romeo.
Addormentata dal filtro, Giulietta riposa.
"Oh come spesso gli uomini sul punto di morire provano un istante di gioia: un istante che chi li veglia suole chiamare: il lampo che precede la morte. Ma io come potrei chiamare questo un lampo? O amor mio, o mia sposa! La morte che ha libato il miele del tuo respiro, nulla ha potuto ancora sulla tua bellezza: tu non sei conquistata; l'insegna della bellezza è ancora rosea sulle tue labbra e sulle tue guance e il pallido vessillo della morte non si è ancora spiegato. Ah! Cara Giulietta, perché sei ancora così bella? Debbo io credere che la morte immateriale senta l'amore, e che lo smunto aborrito mostro ti tenga qui nelle tenebre perché tu sia la mia amante? Per paura di questo io resterò per sempre accanto a te, e non mi partirò mai più da questo palazzo della scura notte: qui, qui io voglio rimanere, insieme coi vermi che sono le tue ancelle: oh! qui io fisserò il mio sempiterno riposo, e scoterò, da questa carne stanca del mondo il giogo delle avverse stelle. Occhi, guardatela per l'ultima volta! Braccia, prendete il vostro ultimo abbraccio! E voi, labbra, voi che siete la porta del respiro, suggellate, con un letale bacio, un contratto senza termine con la morte che tutto rapisce! (...) O speziale veritiero! Il tuo veleno è rapido. Io muoio così, con un bacio"
La consolazione della Morte ha suggellato il solo matrimonio cui l'Eros avrebbe potuto aspirare.
"L'aurora di questo giorno porta una dolorosa pace. Separiamoci e andiamo a trattenerci altrove delle nostre disavventure"
Per un approfondimento su Shakespeare, vedi:
https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2018/08/shakespeare-2-giulietta-e-romeo-otello.html
è certo che Milton, quantunque puritano, subì l'influenza di dottrine cabalistiche che erano l'antitesi dello spiritualismo. Ma la rivolta dei puritani contro la sovranità e i vescovi mondani non rievoca forse la rivolta dei puri contro la feudalità e il clero? Due poemi di Milton, scritti in giovinezza, "l'Allegro" e "il Penseroso" (https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2018/02/lallegro-di-milton-i-versi-piu-belli.html), esprimono il conflitto del Giorno e della Notte, e la necessità di una scelta che egli non ha ancora fatto.
Prima ancora di abbracciare la causa puritana, Milton, andando alla ricerca di un soggetto d'epopea, aveva preso in considerazione il tema della leggenda celtica di Artù. Nel suo "Penseroso", panegirico della Malinconia notturna, rivolgendosi a quella "Vergine austera", la prega di evocare ancora l'anima di Orfeo, lo sposo di Canacea che possedeva l'anello e gli specchi magici e finalmente gli "illustri bardi" che con grave e solenne voce cantarono\tornei e trofei conquistati\foreste, terribili incantesimi\onde il significato supera la risonanza
Per le pagine più belle del Paradiso Perduto, vedi: https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2018/12/milton-le-pagine-piu-belle.html
Per "la mattina della natività" https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2018/02/milton-nella-mattina-della-nativita-i.html
Per un maxi commento introduttivo a Milton, vedi: https://intervistemetal.blogspot.com/2017/11/milton-satana-e-il-black-metal.html
Dagli "Arcadi" di Milton
Guardate quale fulgida\gloria ella irradia intorno\dal suo vivido trono,\quasi i suoi raggi fossero\fili d'argento: questa,\questa e non altri è lei,\che pari a Dea risplende\della sua luce al centro.\Non è per avventura\Latona saggia, o forse\la turrita Cibele,\Madre di cento iddii?
Mark what radiant state she spreads, in circle round her shining throne shooting her beams like silver threads; this, this is she alone, sitting like a Goddess bright in the centre of her light. Might she the wise Latona be, or the towered Cybele, Mother of a hundred Gods?