Il primo romanzo gotico che dà avvio al genere è "Il castello di Otranto" di Walpole
https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/05/introduzione-al-castello-di-otranto-di.html
L'immediato successore di Walpole è una donna, Clara Reeve (1727-1807), che pubblica nel 1777 "Il campione della virtù, romanzo gotico", diventato l'anno successivo "Il vecchio barone inglese, storia gotica".
La Reeve confessa subito il suo debito verso Walpole, ma si vanta di aver modernizzato l'impianto del romanzo gotico e soprattutto di aver eliminato tante esagerazioni che caratterizzavano il libro di Walpole. (Nota di Lunaria: infatti, sia Clara Reeve sia Ann Radcliffe sono più avvincenti, dal punto di vista narrativo e immaginifico, rispetto a Walpole, abbastanza pedante e ancora legato ad uno stile prolisso e da "sceneggiata"; qui trovate l'approfondimento per Charlotte Dacre: https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/10/zofloya-di-charlotte-dacre.html)
Walpole non fu per niente entusiasta di questo libro e lo criticò asserendo che "una cronaca di processo criminale dell'Old Bayley sarebbe una storia più interessante di quella."
TRAMA: Nell'Inghilterra di Enrico VI, Sir Philip Harclay, rientrato in patria dopo una lunga assenza, parte per il castello dei Lovel nel tentativo di scoprire che cosa sia accaduto al suo caro amico Lord Lovel, che da diversi anni ha smesso di rispondere alle sue lettere. Giunto sul posto, apprende non soltanto che l'amico ha perso la vita nella spedizione militare contro i ribelli del Galles a seguito del re, ma che Lady Lovel, in attesa di un figlio, si è lasciata morire dal dolore alla notizia. Titolo e proprietà dell'amico sono stati ereditati da un cugino che, dopo avervi vissuto per un breve lasso di tempo, si è disfatto del castello vendendolo al cognato, il barone Fitz-Owen.
Nel suo soggiorno presso la magione Sir Philip fa la conoscenza di Edmund Twyfors, il figlio di un contadino che il barone Fitz-Owen ha preso stabilmente in casa, facendogli impartire la stessa istruzione dei figli.
Edmund è un giovane di bell'aspetto, intelligente, brillante e imbattibile nel tiro con l'arco e nel maneggiare la spada. Inizialmente benvoluto dall'intera famiglia, Edmund cade presto in disgrazia a causa dell'invidia covata dai parenti del suo benefattore.
Resosi conto dell'astio ingiustificato che i suoi parenti nutrono per Edmund, il vecchio barone propone che il ragazzo dimostri il proprio valore dormendo per tre notti in un'ala abbandonata del castello, dismessa da anni e sicuramente infestata dai fantasmi. Si vocifera, infatti, che chiunque metta piede in quelle stanze resti terrorizzato da misteriosi rumori e da strane apparizioni.
Edmund rifiuta di credere a quelle che considera solo sciocche leggende e accetta la sfida, inconsapevole che, proprio in quelle stanze, si imbatterà in un terribile segreto. Un segreto che ha a che fare con le sue stesse origini...
Scritto nel 1777, "Il vecchio barone inglese" ebbe notevole influenza sulla stesura di "Frankenstein" di Mary Shelley e viene oggi considerato un classico della letteratura gotica.
L'AUTRICE: Clara Reeve (Ipswich 1727-1807) è stata una scrittrice inglese. Ha scritto diversi romanzi, ma è conosciuta principalmente per il romanzo gotico "Il vecchio barone inglese". Tra le sue opere, il romanzo epistolare "The school for widows" (1791) e la sua innovativa storia del romanzo "The progress of Romance" (1785)
Nota di Lunaria: Ancora più brava di Clara Reeve è Ann Radcliffe
https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2019/05/lincipit-di-romanzo-siciliano-di-ann.html
che raggiunge vette davvero sublimi.
Suggerisco anche Anne Crawford:
https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/06/anne-crawford-commento-un-mistero-della.html
Incisioni d'epoca per "Il vecchio barone inglese"
GLI STRALCI Più BELLI
"[...] Apriamo la porta dello stanzino."
Oswald lo fermò subito, dicendogli: "Fate attenzione che il soffio d'aria non spenga il lume. Aprirò io questa porta."
Tentò di aprirla, ma senza riuscirci; Joseph fece lo stesso, inutilmente. Edmund porse il lume a Joseph, si avvicinò, provò a girare la chiave che cedette immediatamente sotto la sua mano. "Questa impresa appartiene solo a me", disse, "questo è chiaro. Avvicinate il lume."
Oswald ripeté il paternostro, cui si unirono tutti, e quindi entrarono nello stanzino.
La prima cosa che videro fu un'armatura che sembrava essere piombata al suolo, formando un mucchio di ferro. "Ecco!", disse Edmund, "è stata questa a fare il rumore che abbiamo udito di sopra."
La raccolsero e la esaminarono pezzo per pezzo: l'interno del pettorale era macchiato di sangue.
"Guardate qui!", disse Edmund. "Che ne pensate?"
"è l'armatura di Lord Arthur Lovel", disse Joseph, "la conosco bene. In questo luogo si è svolto qualche fatto di sangue!"
Andando avanti inciampò in qualcosa. Si chinò e scorse un anello su cui era inciso lo stemma dei Lovel. "Questo è l'anello del mio padrone", disse Joseph, "gliel'ho visto al dito: lo consegno a voi, signore, come al legittimo proprietario. Ormai credo fermamente che voi siate suo figlio."
"Lo sa solo il cielo", disse Edmund, "e se lo vorrà saprò chi era mio padre prima che sia trascorso un giorno."
Mentre parlava si mosse e si accorse che dall'altra parte le assi del pavimento erano sollevate. Guardando meglio trovarono che l'intero assito era sconnesso, ma che un tavolo nascondeva questa particolarità all'occhio di un osservatore occasionale. [...] "Che Dio ci protegga!" disse Edmund. Credo che il proprietario dell'armatura giaccia sepolto proprio qui sotto.
A questo punto si udì un lugubre, cavernoso gemito che sembrava provenire dal sottosuolo. Seguì un silenzio solenne. Segni di paura erano visibili su tutti e tre gli uomini. Il gemito si ripeté tre volte. Oswald fece cenno di inginocchiarsi. Pregò ad alta voce che il cielo si degnasse di guidare le loro azioni, e perché l'anima del defunto potesse riposare in pace.
Quindi si rialzò. Edmund invece continuò a restare in ginocchio: giurò solennemente di votarsi alla scoperta di questo segreto e alla vendetta della persona sepolta lì."
"[...] Mentre stavano uno di fronte all'altro stringendo i pugni, improvvisamente vennero messi in allarme da un lugubre gemito proveniente dalla stanza sottostante. Rimasero come statue pietrificate dalla paura, tremanti e in ascolto: un secondo gemito accrebbe la loro costernazione, seguito subito da un altro che portò al culmine il loro terrore. Si avvicinarono barcollando a una sedia e vi si lasciarono cadere, sul punto di svenire. Immediatamente tutte le porte si spalancarono: sull'uscio che dava sulla scala apparve una luce tremolante, e un uomo con l'armatura entrò nella stanza. Rimase in piedi con una mano tesa indicando la porta esterna; essi seguirono la direzione indicata dal gesto, precipitandosi fuori con la rapidità consentita loro dalla paura. Avanzarono barcollando lungo la galleria e di lì fino all'appartamento del barone."
"[...] Edmund ordinò di portare delle pale per rimuovere la terra. [...] Quindo si misero a scavare mentre gli astanti aspettavano in religioso silenzio. Dopo aver lavorato per un po' di tempo andarono a urtare contro qualcosa. Seguitarono a scavare ed ecco che portarono allo scoperto un grosso baule che tirarono fuori con qualche difficoltà. Si vedeva che era stato legato tutt'intorno con delle corde, che però ormai erano marcite e ridotte in polvere. Aprirono e trovarono lo scheletro di un uomo che era stato evidentemente legato al collo e alle caviglie e incastrato dentro a forza.
"Guardate", disse Edmund, "ecco le ossa di colui al quale devo la mia nascita!"