Anne Crawford: commento a ''Un mistero della campagna romana''

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Il racconto di Polidori ("Il vampiro") divenne subito spunto per molti altri racconti del genere. Uno dei primi a ispirarsi a Polidori fu E.T.A Hoffmann che nel suo "Vampirismus", ritornando alle caratteristiche originarie, reintroduce la figura della donna vampiro. Infatti nella seconda metà dell'Ottocento il vampiro tornerà ad essere una donna, come nella ballata "Braut von Korinth" di Goethe, ispirata alla figura di Philinnion di Flegone Tralliano, in cui si narra di una ragazza ritornata dalla tomba per rivendicare il diritto alla propria sessualità negatole da una morte precoce. Mentre nella prima parte del secolo, l'amante fatale e crudele è di regola un uomo, ora è la donna che con il suo fascino lega a sé gli uomini fino a condurli alla morte. Donne che ritornano alla vita come la bella Clarimonde di Gautier ne "La morte amrouse" (*) o donne reincarnate come la Carmilla di Le Fanu

Quest'ultimo rivoluzionerà le convenzionali storie vampiriche introducendo il tema del vampirismo lesbico.

Anche in "A Mystery of the Campagna" di Anne Crawford,



il vampiro è una donna, che ritorna per sedurre e condurre alla morte il giovane Marcello. Il tema sessuale è qui solo accennato, non è esplicito come nell'opera di Gautier e di Le Fanu. Tranne qualche fugace accenno, il tutto viene lasciato all'intuito e all'immaginazione del lettore. Tuttavia è chiaro che l'arma di cui si serve la bella e letale Vespertilia è quella del fascino e della seduzione.
Con il racconto della Crawford l'operazione di reintrodurre la figura della donna vampira sembra essere riuscita n pieno, e la valenza simbolica che vi si riscontra è ancora più incisiva, avendo mantenuto i legami con un'epoca in cui le varie figure mitologiche e non del vampiro erano essenzialmente di sesso femminile. Infatti, è una donna, sepolta all'epoca dei Romani, che irrompe nell'epoca contemporanea, riappropriandosi di un ruolo, anche se negativo e imposto da una cultura maschilista e misogina, che le era stato tolto dalla letteratura precedente.
Non si sa molto della vita di Anne Crawford; sembra che conoscesse bene l'Italia e in particolar modo  Roma, probabilmente per essere vissuta a lungo nel nostro paese con il padre, lo scultore Thomas Crawford, che trascorse gran parte della sua vita a Roma, tranne qualche breve viaggio in America. Da questa permanenza in Italia, la scrittrice attinse probabilmente gran parte del materiale su cui elaborò il suo racconto.
Ambientato in Italia, il racconto presenta aspetti innovativi e originali sia nella trama sia nella forma narrativa che è molto simile a quella del diario di cui si servirà Bram Stoker per la sua opera, pur risentendo dell'atteggiamento tipico di tutti gli scrittori-viaggiatori segreti di passaggio in Italia . è evidente, infatti, il ricorso a topoi e stereotipi nel dar vita ai personaggi del racconto. Tuttavia l'opera resta uno dei racconti  di vampiri più interessanti pubblicati nella decade che precede il "Dracula" di Stoker e merita indubbiamente di essere conosciuto meglio.   

(*) Qualche estratto di "La Morta Innamorata", eccezionale racconto nero di Thèophile Gautier (1811-1872) che narra la dannazione erotica di un prete, Romualdo, per una vampira, Clarimonda.
Nell'edizione EDIS, il racconto è disponibile con testo a fronte.



"Essere prete! Essere casto, non amare, non distinguere né il sesso né l'età, sottrarsi ad ogni bellezza, strapparsi gli occhi, strisciare sull'ombra glaciale di un chiostro o di una chiesa, non vedere che moribondi, vegliare cadaveri sconosciuti, e portare il lutto di se stessi nella tonaca nera, cosicché si possa fare del vostro abito un drappo per la vostra bara!"

"Senza dubbio lo sapeva, poichè la sua anima era troppo legata alla mia per non sentirne la minima vibrazione, ed era questo sentimento che l'aveva spinta, ancora avvolta nei suo veli notturni, a salire sull'alto terrazzo, nella gelida rugiada del mattino."

"Era in effetti Clarimonda quale l'avevo vista in chiesa durante la mia ordinazione; affascinante come allora, e la morte in lei sembrava una civetteria in più. Il pallore delle sue gote, il rosa meno vivo delle sue labbra, le sue lunghe ciglia abbassate che disegnavano la loro frangia bruna su quel candore, le davano un'aria di castità malinconica e di sofferenza penosa, d'una forza di seduzione inesprimibile...le sue belle mani, più pure, più diafane delle ostie, erano incrociate in un atteggiamento di pietoso riposo e di tacita preghiera."

"Aveva in mano una piccola lampada simile a quelle che si mettono sulle tombe, la cui luce dava alle sue esili dita una trasparenza rosea che sfumava in gradazioni lievi fino al biancore opaco e latteo del suo braccio nudo. Aveva per vestito il sudario di lino che la ricopriva sul letto di morte, e ne tratteneva le pieghe sul petto... lei era così bianca, che il colore del drappeggio si confondeva con quello delle carni sotto il pallido raggio della lampada."

"... E io scorsi Clarimonda pallida come un marmo, con le mani giunte; il suo bianco sudario non faceva una piega dalla testa ai piedi. Una piccola goccia rossa spiccava come una rosa all'angolo della sua bocca scolorita."


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