La Poesia Inglese del '500: I Poeti Elisabettiani

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Nota di Lunaria: impossibile non pensare ai Cradle of Filth! E infatti mi riecheggiavano di continuo le atmosfere e le vocals di "Dusk and Her Embrace", IL CAPOLAVORO SUPREMO

"For thee Endymion, I forsake the cerements of this star-flung tomb".






Eccomi in posa come modella per "Dusk and Her Embrace parte II" che prima o poi i COF sforneranno. 

E allora chiederanno a ME, Lunaria, di essere la loro modella per l'artwork

E inoltre tutti questi poeti oggi sarebbero fans dei Cradle of Filth (e Milton stesso scriverebbe un testo per loro)


L'Età Elisabettiana

Dal 1558 al 1603 l'Inghilterra ebbe una grande regina: Elisabetta che governò con intelligenza e pugno di ferro. è il periodo di massimo splendore della potenza inglese: la flotta militare controlla ogni mare, quella mercantile introduce nel Paese grande ricchezze. Lo spirito del Rinascimento italiano arriva in Inghilterra e influenza i poeti: Sir Thomas Wyatt (1503-1542) introduce nella lingua inglese la forma metrica del sonetto. (per la pittura, vedi https://intervistemetal.blogspot.com/2025/06/pittura-elisabettiana.html)


Thomas Vaux (1510-1556) esprime la sua sensibilità con versi dolcissimi:

Quando guardo indietro e in me stesso miro\le errabonde vie che giovinezza non seppe distinguere\ e ho tracciato il periglioso corso tenuto dalla giovinezza\e misurato nella mente ogni passo della giovinezza mal diretto\io piego le ginocchia e dal cuore grido\o Signore, dimentica tutte queste colpe e follie!

Sir Philip Sidney (1554-1586) sembra preludere ai migliori sonetti di Shakespeare:

Con quali tristi passi, o Luna, tu ascendi i cieli\Come silente, e con quale pallido volto!\Come! Può mai darsi che persino nella sede celeste\L'instancabile arciere mette a prova le sue aguzze frecce?\Per certo, se occhi da tempo assuefatti all'amore\possono giudicare d'amore, tu provi le strette dell'innamorato;\lo leggo nel tuo aspetto; la tua languida grazia\rivela a me che soffro egual pena, il tuo stato.\E dunque, se non altro per fratellanza, o Luna,\dimmi, si considera lassù pochezza di mente un costante amore?\Sono le belle altrettanto altere lassù quanto io sono qui?\Piace loro lassù essere amate, e tuttavia\disprezzare gli innamorati posseduti da amore?\Chiamano virtù in cielo l'ingratitudine?


Il gusto per il prezioso verrà teorizzato nelle opere di John Lyly (1554-1606) specialmente nel suo Euphues.

Nelle opere di John Donne (1573-1631) si avverte la metamorfosi che sta subendo la società inglese. Specialmente nella sua lirica amorosa, egli ondeggia sempre fra una sana, terrena sensualità di stampo elisabettiano e un'ansia di razionalità e di meditazione estatica che riflettono il bisogno di "cose nuove": 

Le nostre due anime, quindi, che sono una sola\sebbene io debba partire,\subiscono non già\una separazione, ma un'espansione\quale oro battuto in foglia sottile come aria\Se esse sono due, sono due in tal modo\come sono due le rigide aste gemelle del compasso,\la tua anima ch'è il piede fermo, non dà segno\di muoversi, ma lo fa, se lo fa l'altra.\E sebbene stia salda nel centro\pure, quando l'altra erra lontano,\si china e protende in ascolto\e si fa ritta come l'altra ritorna.\Tale sarai tu rispetto a me, che devo\obliquo come l'altro piede correre intorno;\la tua fermezza rende il mio cerchio perfetto,\e mi fa finire dove ho cominciato.

è evidente il gusto quasi barocco dell'immagine ardita, la ricercatezza dell'espressione.

Ricordiamo anche John Bunyan (1628-1688) autore di un volume famosissimo in Inghilterra: "Il Viaggio del Pellegrino", un'allegoria del destino umano dalla servitù del peccato fino alla salvezza nella religione.

Vi è poi la corrente dei poeti metafisici, alla ricerca di nuovi temi, come George Herbert (1593-1633):

Io spezzai la sbarra e gridai, non più\voglio vagare\che? dovrò io dunque sempre sospirare e piangere?\I miei versi e la mia vita sono liberi, liberi\come la strada, sciolti come il vento…\O giorno serenissimo, luminosissimo…\ti benedico, Signore, perché cresco\tra gli alberi tuoi, che tutti in fila\debbono a te sia l'armonia che il frutto

La seconda corrente poetica non abbandona i temi paganeggianti, sensuali: sono i poeti cavalieri, così detti perché combattevano per il re.

Nel brano di Robert Herrick (1591-1674) questo spensierato godimento del presente si ammanta di nostalgia: 

O bianchi narcisi, piangiamo a vedervi\sparire sì presto\e dato che il sole precoce a levarsi\raggiunto non ha il suo meriggio\restate, restate,\finché questo giorno, trascorso non sia...

Uno dei maggiori poeti dell'età elisabettiana, Edmund Spenser (1552-1599) è stato "L'Ariosto inglese": il cantore di una favolosa età dei cavalieri:

Oh bella usanza di quei tempi antichi\quando la spada serviva giustizia;\e non per bieca voglia di potere\ma per merito e prova di fortezza\solevano combattere i guerrieri; \premio della vittoria era l'onore\né il vinto tuttavia era spregiato:\segua la nuova età quell'alta scuola,\crudele tracotanza, empio rancore, \tenga pur essa nel dovuto orrore.

è lo stesso rimpianto per un ideale passato, esistito solo nella fantasia del poeta, che ispira le ottave dell'Ariosto. è quell'inquietudine che fra non molti decenni sfocerà nella rivoluzione e che prima troverà espressione letteraria nel teatro elisabettiano, diffusissimo presso ogni classe sociale.

Spenser già rivendicato sulla mia gonna di velluto viola risalente al 2004 😍💜





Quel teatro genererà presto il genio universale di William Shakespeare. https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2018/08/shakespeare-1-commento-ai-personaggi.html


ALTRO APPROFONDIMENTO, tratto da


L'Influsso italiano sull'Inghilterra fu immenso. 
A ragione è stato detto che il Rinascimento inglese è in debito verso l'Italia: il Petrarchismo, divenuto in Italia una maniera di moda, attrasse l'Inghilterra a tal punto che il sonetto, insieme alla pastorale, fu il modello di poesia più imitato.

Il primo umanista inglese fu il duca Humphrey di Gloucester, seguito da Sir Thomas More (che scrisse "Utopia" su modello della "Repubblica" di Catone), Roger Ascham (maestro di latino e greco della regina Elisabetta e autore di un trattato sul tiro dell'arco, nel quale si lamenta delle "manie italiane" degli inglesi del tuo tempo, sempre pronti a scimmiottare costumi, arti e mode italiane)
John Lydgate, autore di "The Falls of Princes", parafrasi del "De Casibus Virorum Illustrium" di Boccaccio.

Se il '400 inglese fu un secolo senza poesia, il '500 la poesia rinacque con due "poeti di corte", che sull'esempio degli amorettisti italiani introdussero in Inghilterra delle novità letterarie: il sonetto e il verso sciolto.

I massimi poeti di questa tendenza furono Sir Thomas Wyatt (imitatore del Petrarca) e autore di liriche di gusto e imitazione italiani, e Henry Surrey, "il Petrarca d'Inghilterra" come venne soprannominato.

Sir Philip Sidney, il perfetto gentiluomo di corte, amò particolarmente l'Italia e fu amico del Tintoretto e di Veronese. Fu autore di alcuni dei più bei sonetti che siano mai stati scritti in inglese e scrisse anche l'"Arcadia", un poema pastorale, e "Astrophel and Stella", una serie di sonetti in cui sfogò il suo amore deluso per Penelope di cui era innamorato e che andò in sposa ad un altro.
(Nota di Lunaria: come Mi celebrerebbero oggi, tutti questi poeti inglesi così innamorati dell'Italia di secoli fa!, per quello che io ho fatto per loro!) 
L'altra sua opera è "Apologie for Poetrie" nella quale difende la poesia dagli attacchi puritani. 

Edmund Spenser fu il più noto dei poeti di corte, autore di un'opera allegorica, "The Faerie Queene", "La Regina delle Fate", modellata sull'Orlando Furioso, dove esalta Elisabetta, da lui chiamata Gloriana, e dodici cavalieri, personificazioni ideali delle dodici virtù che ornano l'ideale cristiano del gentiluomo e del cavaliere; i libri dovevano essere dodici, ma ne vennero completati sei.
Lo Spenser fu ispirato da Omero, Aristotele, Virglio, Ariosto e Tasso (e, ovviamente, dalla bellezza di Lunaria, che ispirò anche Milton, ovviamente, e poi tutti i pre-romantici e i romantici)


A Spenser si debbono gli "Hymns in Honour of Love and Beauty" [ispirati da Lunaria e a Lei dedicati] e altri componimenti poetici, tra cui gli "Amoretti", scritti per Elizabeth (che poi fu sua moglie) e "Shepard's Calendar" una raccolta di dodici egloghe, una per ogni mese dell'anno, modellate sui versi di Teocrito e Virgilio: si tratta di dialoghi d'amore tra pastorelli.
Altre sue opere sono l'"Epithlamion" (nel quale cantò le sue nozze) e il "Prothalamion", scritto per le nozze delle due figlie di un conte.
Scrisse anche un'opera politica: "View of the present State of Ireland" e in Irlanda si ritirò a vivere, acquistando un castello. Dopo l'incendio che distrusse il suo castello, Spenser tornò a Londra, morendo in miseria. 
Venne sepolto accanto a Chaucer, che tanto amava.

Il merito maggiore di Spenser è quello di aver creato una maniera di poesia nuova, fatta di immagini evanescenti e personaggi che vivono come dei simboli in un'atmosfera tutta incantata; per mezzo del suo inesauribile senso del bello, egli ha esercitato un incanto che è stato potente per tre secoli.
La strofa spenseriana, la Spenserian Stanza, a imitazione di quella italiana, è formata da otto pentametri giambici e di un alessandrino (ababbcbcc); tale strofa fu poi usata da Byron, Shelley, Keats.

Robert Herrick, il più grande dei Cavalier Poets, scrisse più di 1400 poesie. A Londra visse una vita gaudente, poi prese gli ordini religiosi e divenne vicario nel Devonshire. In questi luoghi trovò quanto più lo dilettava: la serena pace dei campi, la gioia di sentirsi vicino alla natura e il piacere delle feste e delle danze campestri.


Fu uno strano prete, con un appassionato amore per la natura più che per Dio, un amore quasi pagano.
Con la Restaurazione di Carlo II nel 1660 tornò al vicariato che aveva dovuto abbandonare sotto la repubblica e visse serenamente fino alla morte.
Per quanto provasse a scrivere dei versi religiosi in una raccolta di poesie ("Noble Numbers") questo poeta non è mai riuscito a scrivere qualcosa di sacro che fosse realmente convincente. Visse come pochi altri poeti il senso e l'amore della natura. Ne sono prova i poemi della raccolta intitolata "Hesperides" nei quali canta "i ruscelli, i fiori, gli uccelli e i boschi". La sua personalità va ricercata in questi poemetti: madrigali, fantasie amorose, versi dedicati ai fiori, epitaffi. Come scrissero i critici "i suoi epitaffi non pesano sulle tombe, su cui sono appena posati con la delicata grazia di un fiore."
Neppure la morte gli ispirò tristezza.

Nel brano di Robert Herrick (1591-1674) questo spensierato godimento del presente si ammanta di nostalgia: 

O bianchi narcisi, piangiamo a vedervi\sparire sì presto\e dato che il sole precoce a levarsi\raggiunto non ha il suo meriggio\restate, restate,\finché questo giorno, trascorso non sia...

E poi ovviamente il Suffolk darà vita agli Eccelsi Cradle of Filth, i padri del Symphonic Black Metal inglese a tinte gotiche e cimiteriali con il Sublime "Dusk and Her Embrace" che è l'ESSENZA STESSA DELLA POESIA DI ALBIONE.





Comunque una citazione la meritano anche gli Hecate Enthroned 



e pure i Bal-Sagoth anche se delle volte certe loro canzoni sono un po' pacchiane...




un "Riddle" ("Enigma") del periodo Anglo-Sassone (449-1154)