La Stanza 13



Trama:
 

Una normalissima gita scolastica, con i ragazzi che fanno chiasso sul pulman e i professori che guidano il gruppo da un monumento all'altro. Ma Fliss, tormentata da un incubo premonitore, si rende subito conto che l'antico albergo in cui la scolaresca è ospitata nasconde segreti inquietanti, e che la sua compagna Ellie May è in gravissimo pericolo. Inutile chiedere aiuto ai professori: chi le crederebbe se rivelasse che la misteriosa stanza 13 ospita una presenza malefica nascosta?
 

Il campanile incominciò a battere le ore. "Pronti", sussurrò Fliss con le labba aride. Aveva appoggiato la mano sinistra sulla spalla di Gary e lo sentiva tremare. Davanti a lui, Lisa accese la torcia e puntò il fascio di luce sulla porta. Apparve la macchia. Quattro paia di occhi la videro formare il numero 13. Quando le cifre divennero chiare Fliss sibilò: "Andiamo!"
Veloci e silenziosi, uscirono in fila indiana sul pianerottolo. Trot abbassò la maniglia, spinse la porta ed entrò nell'oscurità tenendo alta la croce, mentre Lisa che lo seguiva con la torcia, fece una rapida ispezione della stanza e puntò il fascio di luce sulla lunga bara scolorita. Gary avanzò e si chinò sulla bara aperta, tenendo stretto il bastone. Fliss era pronta a colpire e teneva la pietra alta sopra la sua testa. La luce della torcia illuminò l'interno della bara.
Giaceva con le mani incrociate sul petto e gli occhi chiusi. Era magro, piccolo e sporco. Il volto di un bianco mortale, tranne una macchia scura sulla fronte e una crosta marrone intorno alle labbra bluastre. Una folta chioma di capelli arruffati e impolverati gli copriva il cranio e ricadeva sul letto di terra che copriva il fondo della bara. Le unghie erano spezzate e annerite e l'unico indumento lurido che indossava, qualcosa di simile a un sudario o a una camicia da notte, mandava un tanfo disgustoso.
"Puah!", Gary si sentì rivoltare lo stomaco e guardò dall'altra parte. "Svelto!", sibilò Lisa, "Sta muovendo gli occhi!"
Le palpebre del vampiro cominciarono a sbattere. Gary inspirò, si voltò verso di lui e gli conficcò la punta del bastone in mezzo al petto. Gli occhi del vampiro si spalancarono, arrossati e terrorizzati. Afferrò il bordo della bara con una mano, arrancò con l'altra nella terra e cominciò a sollevarsi. Aprì la bocca, mostrando i canini gialli che risaltavano alla luce della torcia ed emanando un fiato puzzolente. Trot si precipitò in avanti e allungò la croce davanti a quella faccia stravolta. Il vampiro mollò il bordo della bara e cercò di colpirla, ma Gary si lanciò sul bastone con tutto il suo peso e gridò "Adesso, Fliss, adesso!"
Fliss prese la mira strizzando gli occhi,  e picchiò con tutta la sua forza la pietra sul bastone. Il vampiro cominciò ad urlare, dimenandosi così violentemente che la bara scivolò un po' di lato. Gary cadde in avanti, sul tavolo, tenendosi disperatamente attaccato al bastone. "Ancora!", ansimò. "Per amor del cielo, colpiscilo ancora, Fliss!"
Fliss si sentiva male, ma rialzò la pietra e colpì di nuovo il bastone, trafiggendo quel corpo che si dimenava, fino a toccare la terra insaguinata sotto di lui. Il bastone si spezzò e il vampiro urlò di nuovo, afferrando il bordo della bara con tutte e due le mani, sbattendo le gambe nude e arcuando la schiena con tanta forza che Gary cadde sul pavimento. Immediatamente gli altri fecero barriera. Lisa puntò la luce negli occhi pazzi di paura del vampiro. Trot abbassò la croce fin quasi a toccare il bordo della bara e Fliss sollevò la pietra, pronta a fracassargli il cranio. Ma non ce ne fu bisogno. Il vampiro cominciò a cedere. I suoi urli divennero grida agghiaccianti, mentre si contorceva e afferrava il bastone che lo aveva impalato, cercando di strapparlo via. Presto perse le forze e cessò di scalciare. Le sue mani allentarono la presa e caddero lungo il torace. Con la bocca aperta cercava di respirare, muovendo la testa a destra e a sinistra e roteando gli occhi per evitare il bagliore della luce. A poco a poco i movimenti divennero lenti e il respiro sempre più faticoso, poi quasi improvvisamente cessò del tutto. Girò la testa da una parte e rimase immobile.