Giacomo Zanella: i versi più belli
"Voci segrete"
Aeree voci, che di concenti
misteriosi l'orecchio empite;
fiochi susurri, sommessi accenti.
Donde venite?
Chi di me parla? D'obliqui detti
segno mi fanno lingue scortesi?
Fan di me strazio maligni petti
ch'io non offesi?
[...]
"Per un amico parroco"
[...]
Suona la squilla. Sulla via frequente
sparsa di fronde e di silvestri fiori
in adorno vestir esce la gente,
parchi coloni e semplici pastori,
che lungo il prato in bipartita schiera
addensando si van, come talvolta
in fondo all'orizzonte, che s'annera,
nuvola sovra nuvola si affolta.
Ecco tu spunti fra l'ombrose piante
e di subito cessa ogni bisbiglio;
con intento desio nel tuo sembiante
ecco si affisa immobile ogni cigno.
"La vigilia delle nozze"
[...]
Per venirtene all'ara e con la rosa
nuzial sulle chiome al tuo diletto
giubilando la man porger di sposa.
Oggi non più. Da discordante affetto
tocca e sparsa di lagrime che ascondi
l'ingenua faccia declinando al petto.
Tu siedi taciturna e ti confondi
al pensier del domani, e de' tuoi cari
sol con singhiozzi al salutar rispondi.
Piangi, fanciulla! [...]
"Due vite"
[...]
Divorasti la vita. Ora i tuoi mali
narri a' sedili del deserto tetto
e l'alto cruccio in empi motti esali
[...] Ombra spirante; e t'è già tomba il letto.
Tale nel verno sovra nudo ramo
per morire si posa, al dubbio lume
crepuscolare, augel vetusto e gramo;
trema al cader delle gelate brume,
mentre l'aura nevosa ad una ad una
le logore si porta ispide piume.
"Le ore della notte"
Con bruni sandali
e taciturne
scendono, passano
l'ore notturne
e nel lor transito
all'universo
mobile imprimono
volto diverso.
[...]
L'ombre si addensano:
nell'auree stanze
specchi rifulgono
erran fragranze
[...]
Orfana vergine
che nell'accesa
gota funereo
morbo palesa.
"Amore immortale"
Era un giorno di festa, ed ella ed io
in silenzio posati alla finestra
contemplavano il Sol che vaporoso
in grembo si calava alle montagne.
Malinconicamente ivan battendo
i nostri cori che il giocondo affanno
già sentiano d'amore e desiosi
si cercavano. In questa ora di pace;
quando disceso ai bassi lidi i Sole
lascia tepida l'aria e gli augelletti
gli dan l'ultimo addio; tra pianta e pianta
guata furtiva la nascente Luna,
e per la valle tacita si spande
l'argenteo suon delle piangenti squille;
Com'è dolce l'amor! [...]
Maria, l'innamorata giovinetta,
mise un giorno dal cor lungo un sospiro
e della vita uscì. Scese di cielo
questa nivea colomba al primo nido
bella d'affanni e d'innocenza ascese.
Né di lagrime asperse il suo cammino,
esulante ritrosa: un tale amore
colla vita non cade: amor dell'alma
rompe la pietra del sepolcro e vive
come l'anima eterno ed infinito.
[...]
Piansi il fior de' suoi verdi anni caduto
innanzi tempo.
[...]
Piansi la cara vergine, che volle
con un nodo di rose il suo destino
eternamente al mio destino unito
[...]
io odo all'alba
che nel prato mi chiama, e delle selve
nel vespertino murmure l'ascolto
"La veglia"
Rugge notturno il vento
fra l'ardue spire del camino e cala
del tizzo semispento
l'ultima fiamma ad agitar coll'ala.
[...]
Tacito io siedo; e quale
nel buio fondo di muscosa roccia
lenta, sonante, uguale
batte sul cavo porfido una goccia;
tal con assiduo suono
dall'oscillante pendolo il minuto
scendere ascolto, e prono
nell'abisso del tempo andar perduto.
[...]
Morte per sempre ha chiusi
gli amati labbri. Ma tu già non taci,
bronzo fedel, che accusi
col tuo squillo immortal l'ore fugaci.
[...]
Non io, non io, se l'alma
da' suoi nodi si sferra e si sublima,
lamenterò la salma
che sente degl'infesti anni la lima.
Indocile sospira
a più perfetta vita, e senza posa
sale per lunga spira
al suo merigge ogni creata cosa.
"A mia madre"
Al limitar di morte
correvi, o madre. Colla cerea mano
già picchiavi alle porte
caliginose e qual dell'oceano
sale sull'alba un zefiro, i tuoi veli
l'aura agitava de' propinqui cieli.
[...]
"Egoismo e carità"
Odio l'allòr che, quando alla foresta
le novissime fronde invola il verno,
ravviluppato nell'intatta vesta
verdeggia eterno.
"Timossena"
Fra l'ombre degli eroi, teco a severi
colloqui assise, e le recenti grazie
di carissima donna, aurei, Plutarco,
correvano i tuoi dì. Nelle gioconde
piagge di Cheronea teco cresciuta
la bella Timossena idalie rose
avvolgeva al tuo crin grave di lauri
apollinei. [...]
Pari a Luna sorgente.
[...] In dolorosi labirinti avvolto
di Timossena non t'avesse il padre,
[...] Gemea la donna e paurosa il guardo
a quelle fronti ergea rannuvolate,
qual se guizzante vi scorgesse il fulmine
di ruine foriero.
[...] Una notte piangendo si addormì. Le parve in sogno
un gran monte veder; a' fianchi attorta
serpeggiava una via di lauri ombrata
e di candidi marmi.
[...] Di mattutina nebbia ancor velate
le falde eran del monte, e non veduto
già le sue cime illuminava il Sole.
[...] In volto impresso
ella del core lo scompiglio avea.
Pur quella festa del creato: i fiori
di rugiada stillanti.
[...] E dopo il verno alle campagne
non rimanessi co' fecondi nembi
l'alba di primavera. Al moribondo
calice delle rose il germe involi
a rinfiorarne i vedovati cespi.
"Il sonno"
Veggo ombrose campagne
e solitari seggi
[...] entra sotterra un fiume,
che lento mi trascina
sull'obbliose spume.
[...]