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Gli ultimi trent'anni del Settecento letterario inglese rappresentarono l'ultima fase, quella decisiva, del lungo periodo di transizione che, maturo nel fertile humus del secolo dei lumi, andò a sfociare nel grande alveo dell'epoca romantica.
Come tali, costituirono dunque il momento scatenante di un processo culturale che investì tutti gli aspetti del mondo inglese e che si colloca nel quadro sociale contraddistinto dall'affermazione della borghesia mercantile.
Illuminismo, sentimentalismo, classicismo, furono le grandi componenti del secolo di Johnson, di Richardson e di Pope. Secolo equilibrato e fervido di ingegni ma estremamente povero di immaginazione: vigore intellettuale, ossequio alle norme di una radicata moralità, brillante esercizio artistico di fine cesellatura formale, come ogni altra manifestazione del pensiero, si inscrissero in un contesto culturale all'insegna del razionalismo imperante. Tutto fu razionale nel Secolo dei Lumi, tutto corse sul rettifilo di una logica irreprensibile che però, a lungo andare, diventò fine a se stessa, s'impose come un atteggiamento, una presunzione, una vanità, un'espressione di potenza del lucido raziocinio sulla spontaneità, un'autocompiacenza, un diktat anche, nel campo della creazione artistica.
Non dobbiamo dimenticare che l'Illuminismo fu una grande tappa del pensiero e dell'arte, quella che segnò l'avvio della democrazia moderna e di nuovi indirizzi alla speculazione filosofica e alla ricerca scientifica; ma non dev'essere neppure trascurato il fatto che l'esagerazione razionalistica finì col degenerare in logorante pedanteria, in soffocazione di ogni fresca vena creativa.
La seconda metà del secolo, e l'ultimo trentennio in particolare, videro accentuarsi sul terreno letterario i sintomi di insofferenza a quello che, alla luce di nuove condizioni psicologiche, appariva un clima opprimente di fredde e sterili artificiosità. Fermenti nuovi e nuove situazioni sociali stavano cambiando i gusti, il modo di pensare, i costumi, le esigenze culturali, la sensibilità che, poco alla volta, trovarono un ideale punto di convergenza nella temperie preromantica.
Sorto come reazione al rigore raziocinante del secolo, il Preromanticismo si manifestò sopratutto come movimento ribelle la cui connotazione precipua è quella dell'irrazionale.
Svincolata dai ceppi di una meccanica inesorabile, la fantasia creativa ebbe modo di spaziare nei campi suggestivi e sterminati dell'immaginazione con un moto liberatorio a più direzioni.
La natura si ripropose alla contemplazione poetica con le sue selvagge bellezze quale preziosa fonte di ispirazione artistica; la natura del paesaggio inglese ma anche quella di approdi lontani, con la carica violenta di colore dei suoi maliosi panorami, che rivelò ai preromantici il senso del pittoresco e il gusto esotico, già vive componenti del mondo letterario britannico (Shakespeare, Dryden, Defoe) ma che, dopo la versione di "Le Mille e una Notte" e la migliore conoscenza degli ambienti mediterranei e in special modo dell'Italia centro-meridionale, si organizzò nel ricco filone della letteratura esotista, una corrente oltremodo vitale che non perse nulla della sua spinta originaria per tutto l'Ottocento.
Accanto al gran tema della natura, elemento fondamentale del risveglio emozionale, preromantico, sta il ritorno all'antico: la potenza inspirativa del passato, contenuta nelle regole fisse dell'imitazione classicista, eruppe, con i preromantici, nell'evocazione fantastica, e non scevra di echi nostalgici di epoche lontane, di gesta eroiche, di testimonianze sepolte dalla polvere dei secoli. Tale l'entusiasmo della riscoperta che, proprio in nome e in onore della libera immaginazione, il poeta giunse a mistificare, come nel celebre esempio dei Canti di Ossian, in parte inventati dal MacPherson sulla scorta di testi gaelici liberamente tradotti. (https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/06/i-canti-di-ossian-di-james-macpherson.html)(https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/08/melchiorre-cesarotti-e-le-traduzioni.html)
Il loro carattere di poesia istintiva, gli echi ancestrali del loro primitivismo, la pura forza istintiva, gli echi ancestrali del loro primitivismo, la pura forza dei leggendari guerrieri cantata dai bardi scozzesi e irlandesi, esercitarono una formidabile attrattiva sui preromantici. I quali, aperti a ogni esperienza capace di produrre violente emozioni e nuovi orientamenti creativi trovarono congeniale alla loro sensibilità l'antico bagaglio della tradizione gotica che rappresentò il richiamo alle origini continentali.
Vedi anche: https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/12/introduzione-al-romanticismo-e-alle-sue.html https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/08/introduzione-al-romanticismo-inglese-in.html https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/08/la-notte-preromantica-in-giuseppe.html https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/07/invito-alla-lettura-di-alfonso-varano.html https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/07/introduzione-al-preromanticismo-e-al.html