Illustrazioni d'epoca per "Dracula"


Pagina 12 e successive

"La bellezza del panorama che attraversavamo mi ha fatto presto dimenticare ogni ricordo di quei lugubri timori, ma forse se avessi compreso la lingua, o piuttosto le lingue, dei miei compagni di viaggio non sarei riuscito a lasciarmeli facilmente alle spalle. Di fronte a noi si stendeva una verde terra sinuosa piena di boschi e foreste, qui e là si ergeva un'altura più ripida sulla quale troneggiava un ciuffo d'alberi o una fattoria con il frontale spoglio affacciato sulla strada. (...) La strada era accidentata, eppure sembravamo volarci sopra in preda a una furia febbrile. (...) Oltre alle rigogliose e tondeggianti colline della Mittel Land, si ergevano imponenti pendii di foreste che conducevano fino ai picchi dei Carpazi.
Torreggiavano alla nostra destra e a sinistra, e il sole del meriggio li illuminava evocando i magnifici colori di questa splendida catena, azzurri intensi e viola nelle ombre delle vette, verdi e bruni dove l'erba si mescolava alla pietra, e una prospettiva infinita di rocce frastagliate e aguzzi dirupi che si perdeva in lontananza, dove le cime innevate si ergevano maestose.
Qui e là si aprivano nel fianco della montagna profonde crepe nelle quali, ai raggi del sole calante, distinguevamo il bagliore bianco di una cascata.
(...) A mano a mano che proseguivamo lungo l'interminabile strada serpeggiante, alle nostre spalle il sole continuava a scendere e le ombre della sera hanno cominciato ad avvolgerci. L'oscurità pareva ancora più fonda per il contrasto con la cima innevata, illuminata dal tramonto di un rosa freddo e delicato. (...) Sul ciglio della strada c'erano molte croci e quando le sorpassavamo tutti i miei compagni di viaggio si segnavano. (...) Talvolta, quando la strada tagliava le pinete che nell'oscurità sembravano rinchiudersi sopra di noi, grandi masse di grigiore disseminate qua e là fra gli alberi creavano un effetto particolarmente fatale e solenne, che alimentava i pensieri e le cupe fantasie nate in precedenza quella sera, quando il tramonto aveva conferito uno strano rilievo alle nubi spettrali che sui Carpazi sembravano muoversi incessantemente fra le valli.
(...) Quando è sceso il buio (...) ho intravisto una sorta di chiazza di luce grigiastra davanti a noi, come se tra le colline si aprisse una fenditura. (...) Stavamo arrivando a Passo Borgo. (...)
Un mio compagno di viaggio ha sussurrato a un altro il verso della "Lenore" di Burger "Denn die Todten reiten schnell" (Poiché i Morti viaggiano veloci) (...) Allora un cane ha cominciato ad ululare da qualche parte in una fattoria lungo la strada, un lamento lungo, angoscioso che pareva dettato dalla paura. Il richiamo è stato raccolto da un altro cane, e poi da un altro e da un altro ancora, finché, trasportato dal vento che ora spirava lieve attraverso il Passo, si è levato un latrare selvaggio (...) Poi in lontananza, dalle montagne a destra e a sinistra della carrozza, si è levato un ululato più forte e più acuto - l'urlo dei lupi - che ha sconvolto i cavalli e me allo stesso modo (...) Il vento impetuoso portava ancora l'ululare dei cani (...) il latrato dei lupi pareva sempre più vicino, come se ci stessero circondando da ogni lato. (...) In quel momento la luna, veleggiando tra le nubi nere, è apparsa dietro la cresta frastagliata di uno strapiombo coperto di pini, e alla sua luce ho visto intorno a noi un cerchio di lupi con i denti bianchi e le lingue rosse penzolanti (...) Ero paralizzato dalla paura. è solo quando un uomo si trova faccia a faccia con tali orrori che ne può comprendere la vera portata."

Pagine 59 e 60

"Su un lato della stanza c'era una porta pesante (...) Era aperta, e attraverso un passaggio di pietra portava a una ripida scala a chiocciola. Sono sceso, attento a dove mettere i piedi, perché la scala era buia, illuminata soltanto dalle feritoie aperte nello spessore del muro. In fonde c'era una gallerie scura attraverso cui giungeva un odore nauseabondo e mortifero, l'odore di terra vecchia appena smosso.
Mentre percorrevo il passaggio, l'odore si faceva più forte e vicino. Infine ho spalancato una porta socchiusa e mi sono ritrovato nella vecchia cappella in rovina che evidentemente veniva usata da cimitero. Il tetto era a pezzi e in due punti c'erano delle scale che portavano a delle cripte, ma il suolo era stato scavato di recente, e le grandi casse di legno che avevano portato gli Slovacchi erano state riempite di terra.
(...) Sono perfino sceso nelle cripte, dove la luce faticava ad penetrare, anche se farlo ha gettato la mia anima nel terrore. Sono entrato in due di queste stanze senza trovare nulla, a parte, frammenti di vecchie casse di morto e pile di polvere; nella terza, invece, ho fatto una scoperta. 
Lì in una delle grandi casse, ce n'erano cinquanta in tutto, su un mucchio di terra appena smossa, giaceva il Conte!
Era morto o addormentato, non saprei dire, perché aveva gli occhi aperti e fissi, ma non erano vitrei come quelli dei cadaveri, e dalle guance pur nel loro pallore traspariva il calore della vita, e le labbra erano rosse come sempre."

Pagina 79

"(...) Proprio sopra la città si ergono le rovine dell'abbazia di Whitby, un tempo saccheggiate dai Danesi, scelta come ambientazione per alcune parti del Marmion, quelle in cui la ragazza viene murata viva. è un rudere maestoso, di immense dimensioni e pieno di scorci bellissimi e romantici; una leggenda vuole che a una delle finestre sia possibile scorgere una dama in bianco. Fra l'abbazia e la città c'è un'altra chiesa, sede parrocchiale circondata da un ampio camposanto fatto di lapidi."

Pagina 246

"(...) Infine abbiamo raggiunto il muro del cimitero, chi abbiamo scavalcato (...) Abbiamo trovato la tomba dei Westenra. Il professore ha preso la chiave, ha aperto la porta cigolante e, con un passo indietro, cortese ma del tutto inconsapevole, mi ha fatto cenno di precederlo.
(...) Alla luce diurna e addobbata di corone e fiori freschi la tomba aveva già un aspetto laido e macabro; ma ora, dopo qualche giorno, con i fiori avvizziti e morti, il bianco che volgeva al ruggine e il verde al bruno; quando i ragni e gli scarafaggi ne avevano ripreso possesso; quando la pietra scolorita dal tempo, e la malta incrostata di polvere, e il ferro arrugginito e umido, e l'ottone opaco e l'argento annerito hanno riflesso il flebile bagliore della candela, l'effetto era più infelice e sordido di quanto si possa immaginare. Trasmetteva irresistibilmente l'idea che la vita, la vita animale, non era l'unica cosa destinata a morire. (...) Tenendo la candela in modo da poter leggere le targhe sui feretri (...) ha trovato la bara di Lucy.
(...) "Che cosa avete intenzione di fare?", ho chiesto.
"Di aprire la bara"

Pagina 248

"(...) Poi mi ha detto di sorvegliare un lato del cimitero mentre lui sorvegliava l'altro. Mi sono appostato dietro un tasso e ho guardato la sua sagoma scura allontanarsi finché le pietre tombali e gli alberi l'hanno nascosta alla mia vista. è stata una veglia solitaria. (...) D'un tratto, voltandomi, mi è parso di vedere qualcosa di bianco muoversi fra due tassi scuri sul lato opposto del cimitero rispetto alla tomba; allo stesso tempo una massa scura si è mossa dalla parte del Professore correndo incontro alla macchia bianca. Allora mi sono mosso anch'io, ma dovevo girare intorno alle pietre sepolcrali e alle tombe recintate e incespicavo sulle lapidi. (...) A poca distanza, oltre una fila di ginepri irregolari che fiancheggiavano il sentiero della chiesa, una figura indistinta e bianca è passata veloce in direzione della tomba. Ma la tomba era nascosta dagli alberi e non sono riuscito a vedere dove fosse scomparsa la figura."

Pagina 262 

"(...) Abbiamo preso le posizioni assegnateci intorno alla tomba, nascosti alla vista di chiunque si avvicinasse. (...) Le tombe mi erano apparse così spettralmente bianche; mai cipresso, tasso o ginepro mi era sembrato come la personificazione della tristezza funerea; mai albero o filo d'erba si era mosso o aveva frusciato così sinistramente, mai ramo aveva scricchiolato così misteriosamente e mai il latrato distante dei cani aveva lanciato nella notte un presagio tanto angoscioso. [il Professore] ha indicato un punto; e in fondo al viale di tassi abbiamo visto avanzare una figura bianca, una figura bianca indistinta che stringeva al petto qualcosa di scuro. La figura si è fermata e in quel momento un raggio di luna si è aperto un varco fra la massa di nubi spinte dal vento, illuminando d'improvviso una donna bruna con addosso un sudario. (...) Ora era abbastanza vicina da permetterci di vederla chiaramente e la luna la illuminava ancora."

Pagine 459 e 460

"Ho trovato la strada per la vecchia cappella (...) Allora mi sono ricordato della cara Madame Mina e mi sono trovato in una terribile  situazione. Il dilemma mi aveva preso fra i suoi due corni. Lei, non oso portarla in questo posto, ma l'ho lasciata al sicuro dal Vampiro in quel cerchio Sacro (...) Sapevo che c'erano almeno tre tombe da trovare, tre tombe abitate; così cerco e cerco e riesco a trovarne una.
Dorme il suo sonno da vampiro, così pieno di vita e di bellezza che rabbrividisco come se fossi venuto a commettere un omicidio. (...) Poi si aprono gli splendidi occhi della bella donna e parlano d'amore e la bocca voluttuosa si presenta per un bacio... e l'uomo è debole. E così rimane vittima nell'abbraccio del Vampiro; un altro ancora a ingrossare  le fila tetre e atroci dei Non-Morti!... C'è una certa fascinazione, indubbiamente, quando vengo toccato dalla semplice presenza di una così, perfino coricata nella tomba consumata dagli anni e appesantita dalla polvere dei secoli, e nonostante l'odore orribile che si trova nelle tane che aveva il Conte. Sì, ero toccato... io, van Helsing, con tutta la risolutezza e la motivazione che mi spinge all'odio, sono stato toccato dal desiderio di rimandare che sembrava paralizzare le mie facoltà e incatenare la mia stessa anima (...) Allora sono ripartito per il mio orrido compito, e scoperchiando le tombe ho trovato un'altra delle sorelle, l'altra bruna. (...) A questo punto avevo scovato tutte le tombe delle cappella (...) C'era una sola altra tomba, più maestosa di tutte le altre; era immensa e di nobili proporzioni. Su di essa c'era una parola soltanto: DRACULA. Era questa, dunque, la dimora del Non-Morto del Re-Vampiro."

Video tributo a Borgo Pass degli Abysmal Grief:















































Aggiungo anche questa, una delle mie preferite fin da bambina,



che vidi pubblicata qui