Introduzione alla Narrativa Francese sui Fantasmi

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"Se tutte le notti sognassimo la stessa cosa, questa ci verrebbe a noia, come succede per gli oggetti che vediamo tutti i giorni. E se un artigiano fosse sicuro di sognare tutte le notti - per 12 ore consecutive - di essere re, credo che non sarebbe più felice di un re che sognasse tutte le notti - per 12 ore consecutive - di essere un artigiano. Se sognassimo tutte le notti di essere inseguiti da nemici e di essere perseguitati da paurosi fantasmi, e trascorressimo invece tutti i giorni in occupazioni varie, come avviene per esempio quando si fa un viaggio, proveremmo per il sogno una sofferenza quasi identica a quella che sentiremmo se si trattasse di una cosa vera, e paventeremmo il sogno, così come paventiamo il risveglio, quando sappiamo di dover affrontare dispiaceri e dolori reali. E infatti il sonno ci procurerebbe le stesse pene della realtà. Ma, dato che i sogni sono sempre diversi, e anche lo stesso sogno subisce delle varianti, quello che vediamo nel sogno ha su di noi una influenza molto minore di quello che vediamo da svegli. E ciò a causa della continuità dello stato di veglia, che pure non è sempre così uguale e costante da non presentare varianti. Ma queste sono meno brusche, e più rare, come ad esempio un viaggio. E allora diciamo: "Mi sembra di sognare". Perché la vita è un sogno un po' meno incostante"
Questo pensiero di Blaise Pascal giunge alla radice del Fantastico così come è inteso nella letteratura francese. L'onirismo ha in esso una parte importante, fondamentale. Inteso, però, non quale mondo alternativo al reale, come nella fiaba, ambientata in universi regolati da norme e leggi del tutto estranee a quelle del mondo comune, ma come universo che in qualche modo si integra a quello di tutti i giorni, e ne costituisce, più che un rovescio, una estensione in territori sconosciuti.
Roger Caillois, in un suo saggio ("L'incertitude qui vient des reves", 1964), centra bene la questione, a partire dal più inquietante personaggio della narrativa gotica: il fantasma. Anche i fantasmi sono certamente esseri immaginari, come gli orchi e i draghi delle fiabe. Però stavolta l'immaginazione non li situa in un mondo esso pure immaginario: ma li rappresenta come partecipi del mondo reale. Non li concepisce confinati a Valpurga o nella foresta di Brocéliande.
Questi esseri immaginari attraversano pareti vere di appartamenti veri, escono da vere cornici di quadri veri, si affacciano da specchi comprati a un'asta pubblica o dal rigattiere nella strada vicino. Con mani trasparenti portano alla bocca invisibile il bicchiere lasciato sul comodino accanto al letto [Nota di Lunaria: vedi il capolavoro "Le Horla" di Maupassant http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/06/lorrore-in-guy-de-maupassant.html]

Più pesanti di statue, fanno tremare le scale con i loro passi. Un lembo di spazio è d'improvviso abolito, e il viaggiatore non ritrova più al mattino la stanza dove ha dormito la notte: la parete è liscia e vuota. Il tempo si sdoppia, si moltiplica o rimane fermo, raggelato in un'immobile eternità.
Tutto ciò è caratteristico del sogno. Il suo territorio non è quello della veglia, ma non è neppure quello della fantasia pura. Al mondo della fiaba, si sa che non si potrà mai più accedere, perché è situato in un tempo remoto, mitico, ormai definitivamente estinto: "c'era una volta..."
Il mondo del sogno è invece di continuo presente accanto a noi: per accedervi basta il passaggio naturale del sonno, o qualche inconsueto smarrimento, talvolta neppure avvertito: tanto che, spesso soltanto quando è troppo tardi, il protagonista delle vicende si accorge di aver abbandonato il terreno solido del vivere quotidiano per quello mobile della fantasia onirica. E, talvolta, questa consapevolezza rimane incerta sino alla fine. 
è questo margine di incertezza fra sogno e realtà che il talento dello scrittore si adopera ad amministrare. Un autore arriverà alla consapevolezza di essere penetrato nel misterioso "altrove" a forza di logica, di precisione, di particolari verosimili. Sarà esatto, scrupoloso, realista. Proprio per questo, fra i maestri incontestati del Fantastico alla francese figurano tanti romanzieri e narratori abituati a descrivere la realtà più comune: Maupassant, Gautier, Mérimée, e persino Zola, iniziatore del Verismo in letteratura.
Il fatto è che conviene accumulare subito prove particolari per rendere verosimile un racconto inverosimile: ovvero, per passare dalla realtà al sogno. è questa una quinta necessaria all'irruzione dell'avvenimento terrificante, dal quale il protagonista del racconto sarà per primo spaventato.
Nella trama onirica, la caratteristica del Fantastico è l'apparizione, la quale pertanto sopraggiunge in un punto e in un istante precisi, nel cuore di un universo perfettamente riconoscibile e dal quale si pensava il mistero bandito per sempre. L'irrompere del Fantastico sconvolge così, fino a negarle, le stesse categorie a priori della percezione: lo spazio e il tempo. Si nega che lo spazio sia geometrico, infinito, omogeneo, tridimensionale; si nega che il tempo sia infinito, astratto, irreversibile, isocrono. Il Prodigio diviene così un'aggressione proibita, minacciosa, che spezza la stabilità di un mondo le cui basi erano fino ad allora giudicate rigorose e immutabili. L'Impossibile ne costituisce l'essenza: e questo Impossibile sopraggiunge, all'improvviso, in un mondo da cui è bandito per definizione.

Nota di Lunaria: questo libro



fa parte di un cofanetto


che raccoglie il meglio della Narrativa spettrale di fine '800-inizio '900.

In particolar modo, in "Fantasmi Francesi" sono raccolte:

"Il piede della mummia" di Théophile Gautier
"La valle dell'uomo morto" di Charles Nodier
"La Venere d'Ille" di Prosper Mérimée
"Chi lo sa?" di Guy de Maupassant
"La casa degli spettri" di Emile Zola
"La caffettiera" di Théophile Gautier
"La visione di Carlo XI" di Prosper Mérimée