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Non c'è terra al mondo che sia ricca di fermenti soprannaturali quanto la verde, incantata Irlanda. Tarda al verbo cristiano, che il buon san Patrizio non vi portò prima del V secolo d.c, e restìa a cedere le antiche tradizioni per l'innato orgoglio delle sue genti, a lungo conservò le braci vive della remota spiritualità pagana, che i Celti, la stirpe magica d'Europa, vi avevano recato dal cuore del Vecchio Continente e prima ancora dalle perdute caligini della favolosa Iperborea.
Il corpus dei racconti fantastici che sostanzia il folklore d'Irlanda si è conservato a lungo pressoché intatto, grazie al geloso senso d'identità culturale delle popolazioni. Nel "Parochial Survey of Ireland" è riferito di come nel secolo scorso i pubblici favolieri, raccontatori di leggende nelle piazze dei paesi, usassero periodicamente riunirsi e, accanto al fuoco, raccontarsi le rispettive versioni delle loro favole. Se qualcuno apportava varianti al testo accettato, doveva giustificarne l'origine; ove il nuovo testo fosse stato accolto come conforme alle tradizioni autentiche, tutti si uniformavano; in caso contrario, il proponente tornava alla versione consolidata.
Lungo e variegato è l'elenco delle figure fiabesche di cui si sostanziava il leggendario dell'Isola Verde, che insieme formavano il Piccolo Popolo ovvero i fugaci superstiti delle antiche divinità, degli esseri favolosi, dei mostri e delle creature benevole tramandate dall'antico credo animistico.
C'erano in primo luogo le fate: in irlandese, "Deenee shee", che vuol dire "popolo fatato". Chi sono? Secondo "Il Libro di Armagh", che risente dell'insegnamento cristiano, "angeli caduti in peccato, non abbastanza segnati dal bene per essere salvati, ma neppure cattivi al punto di meritare l'eterna dannazione". Queste figure sovrapposte ai Tuatha Dè Danaan, gli Dei della terra dell'Irlanda pagana, non più oggetto di culti e offerte, si rimpicciolirono nell'immaginazione popolare, fino a ridursi ad esserini alti poche spanne nascosti nell'ombra dei boschi i cui poteri sono soltanto una pallida eco dell'antica gloria. Sono maschi e femmine: e molti sventurati giovani, per averne udito il canto, si sono consumati d'amore fino alla morte. Tre sono le loro feste principali: la Vigilia di Maggio, la Festa di Mezza Estate e Halloween. Allora, danzano e cantano fra le rovine degli antichi templi, nelle radure dei boschi, intorno alle fonti: chi li vede può esprimere desideri, ma con cautela, perché il Piccolo Popolo ha uno strano senso dell'umorismo, che spesso volge al macabro e riserba tremende sorprese. A volte sono loro che si invaghiscono dei mortali e li portano a Faeryland, il Paese al di là del bosco: nulla si sa più di chi cade in loro balia.
Spesso rubano i bimbi nelle culle, lasciando al loro posto folletti neonati, i changeling, che nello sguardo ardente e nei capelli di seta recano l'impronta della loro origine non umana; altre volte lasciano un ceppo di legno che per magia appare come un infante, ma a poco a poco si consuma e muore.
Ci sono poi le sirene o Murrughach (da "muir", mare, e "oigh", fanciulla). I pescatori le temono perché annunziano la tempesta. I maschi sono mostruosi, con i denti verdi come le alghe, naso scarlatto e occhi porcini.
Le femmine invece sono bellissime anche se hanno piedi membranosi come quelli delle anatre. Dei giovani che si inoltrano per i mari, ne fanno i loro amanti; da vecchi, li trascinano negli abissi, dove le loro ossa si trasformano in coralli.
Sirena e Fata a un medesimo tempo è la Banshee (da "Ban", donna, e "Shee", fata https://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/08/la-banshee-e-le-altre-epifanie.html ), che segue le più antiche e nobili famiglie e fa udire il suo canto straziante allorché s'approssima una morte prematura.
Un presagio che talvolta l'accompagna è il Coiste-Bodhar, il Carro Infernale, nero come la notte, sormontato da una bara e tirato da cavalli senza testa: se nelle notti tenebrose lo sentite fermarsi alla vostra porta e incautamente aprite l'uscio, vi verrà tirato in faccia un catino di sangue.
La leggenda del carro infernale durò a lungo: ancora nel 1807 si dovette eliminare la vigilanza notturna di fronte al cimitero di St. James perché le sentinelle morivano di paura. Alcuni sopravvissuti riferirono di aver visto una donna nuda e senza testa che, scesa dal nero biroccio, scavalcava la cancellata del cimitero per vagare tra le tombe.
Nota di Lunaria: alla Banshee aggiungo anche la Cyhiraeth, la Dea dei corsi d’acqua, entrata nel folklore gallese per la leggenda che vuole che chi senta le sue grida sia destinato a morire a breve. Infatti, il Cyhyraeth, o anche nella forma Cyheuraeth (pronuncia: cahàreth), è un'entità spettrale della mitologia gallese, una voce senza corpo che si ode prima della morte di una persona. Probabilmente Cyhyraeth deriva dal gallese cyhyr, "muscolo", "tendine", "carne" e il suffisso -aeth. Quindi si potrebbe rendere in "scheletro", "spettro", "fantasma". Le leggende associano il Cyhyraeth con una zona attorno al fiume Tywi nel Dyfed orientale e alla costa di Glamorganshire. Il lamento si dice che sia doloroso e sgradevole come i lamenti di un moribondo. Viene sentito per tre volte e ogni volta è sempre più debole. Sulla costa del Glamorganshire si dice che il Cyhyraeth si oda prima di un naufragio accompagnato da fuochi fatui. Come la Banshee irlandese e la Cailleach scozzese, il Cyhyraeth risuona anche per un gallese lontano dal Galles, se costui è destinato a morire.
Meno cupe sono le tradizioni che riguardano i Leprecauni, termine che deriva da "Leith brogh" ovvero "calzolaio unico" perché lo si è visto lavorare sempre a un solo calzare. Ha l'aspetto di un vecchio sudicio e grinzoso ma nasconde in luoghi remoti tasori favolosi: pentole piene di monete d'oro.
Chi ha coraggio, può imprigionarlo in una bisaccia di cuoio grasso, e costringerlo ad esaudire i suoi desideri o a rivelare il luogo dei tesori sepolti: ma deve fare attenzine, perché è mendace e tesse trappole mortali.
Nota di Lunaria: il Leprecano ha ispirato una serie horror, a tratti comica... Penso che di tutta la saga il migliore sia il 2...
Altra creatura analoga al Leprecano:
Secondo certe tradizioni, dal loro abbigliamento è possibile distinguerne il carattere; i socievoli indossano giubbe rosse, quelli inclini al dispetto, giubbe verdi. In ogni caso, sulle loro giacche ci sono sette fili di bottoni, e ciascuna fila ne ha sette.
Affine al Leprecauno è il Gean Canach, "Colui che parla d'amore". è l'incarnazione dell'eros e dell'ozio: lo si incontra nelle vallette amene mentre fuma la pipa all'ombra di una pianta. Le pastorelle che si imbattono in lui non possono fare a meno di piegarsi alla copula.
Un altro essere che vorrei citare è la Piota Vagante
se viene calpestato, il viandante non riuscirà più a orientarsi anche se conosce quel luogo come le proprie tasche.
Inquietante è anche l'incontro con il Pooka. Lo si avvista tra le montagne solitarie o i vecchi ruderi, e appare sotto forma di un destriero che parla con voce umana. Il primo novembre è il giorno in cui si mostra più di frequente e a chi lo interroga fornisce responsi su ciò che accadrà fino al primo novembre successivo. Appare anche in riva al mare e fa lunghe galoppate sulla battigia, senza lasciare impronte nella sabbia.
Nella presente antologia raccogliamo soprattutto storie di fantasmi, dovute ad autori che dal folklore d'Irlanda trassero principalmente la loro ispirazione. In Irlanda i fantasmi, o "Taidhshe", sono esseri che vivono in uno stadio intermedio fra la vita e la morte. In tale condizione speciale sono tenuti da un motivo particolare (dovere o vendetta da compiere). Anche un affetto troppo vivo è causa della sussistenza di un fantasma: l'amante defunto proietterà una larva che accompagni l'esistenza dell'essere amato.
Il Piccolo Popolo, talvolta, si impadronisce delle anime di chi muore. Secondo certi racconti, presso ogni paese c'è un luogo magico (una cinta di ruderi, uno spiazzo del bosco, una palude) in cui vengono radunate le anime dei morti, in attesa del Giudizio Universale. I folletti compiono tale opera a fin di bene: le anime libere di vagare potrebbero facilmente essere preda di demoni, e trascinate nell'eterna tenebra. Soprattutto gli spiriti dei bambini sono in pericolo: quando moriva un infante, si usava spruzzare sangue di pollo sulla soglia di casa dei genitori, al fine di tenere lontani gli Spiriti del Male.
Talvolta, le anime dei morti, in attesa dell'eterna retribuzione, prendono la forma di animali. William Butler Yeats nella sua raccolta di leggende della sua terra, racconta che a Sligo, ancora pochi decenni or sono, c'era una casa cinta da un giardino, nel quale il defunto proprietario veniva a razzolare sotto l'aspetto di un coniglio. A volte, i morti compaiono come farfalle, ed è un segno che sono destinati a godere dell'eterna felicità. Ancora nel 1814, si ammoniva i bambini dal dare la caccia alle farfalle: "come fai a sapere che non si tratta dell'anima di tuo nonno?"
Nota di Lunaria: questo libro
fa parte di un cofanetto
che raccoglie il meglio della Narrativa spettrale di fine '800-inizio '900.
In particolar modo, in "Fantasmi Irlandesi" sono raccolte:
"Il fantasma e il conciaossa" di Joseph Sheridan Le Fanu
"Il fantasma della signora Crowl" di Joseph Sheridan Le Fanu
"Che cos'era?" di Fitz James O'Brien
"La stanza perduta" di Fitz James O'Brien
"Capelli d'oro" di Bram Stoker
"Lo sposalizio" di Bram Stoker