"Mi chiamavo Susan Forbes"


Breve racconto molto interessante, pubblicato nel 2016, che vira molto su atmosfere ottocentesche e sepolcrali\spettrali (anche se espresse con i termini dei giorni nostri e non con il linguaggio tipico dell'epoca). Il libro l'ho trovato per caso, mi è piaciuto molto perché i paesaggi e tutta l'atmosfera legata soprattutto al monologo della sventurata protagonista, è espressa in sintesi ma con tocchi ben precisi che fanno subito immaginare tutto lo scenario.

Dal retrocopertina:

"Come un corvo dalle ali di tenebra volerò da te, perché la farfalla che ero è stata data in pasto alla bestia feroce della crudeltà..." "Non credevo ai fantasmi, ma adesso so che esistono. A volte si legano a questa terra per l'eternità, cercando il breve respiro della vita che l'hanno perso..."

"Mi chiamavo Susan Forbes... e avevo 17 anni il giorno in cui mi suicidai impiccandomi al grande ramo di quercia nel cimitero di famiglia. La mia colpa? Nessuna, perché amare non porta condanna."


Susan ha solo 17 anni. Susan ha solo una "colpa" quella di essersi innamorata di Nicolas Wells, il giovane prete della sua cittadina, Crawley, La Valle dei Corvi. Un amore clandestino che li porterà alla morte, e che Susan da un limbo ultraterreno racconterà attraverso le pagine di questo diario di dolore...

Un racconto paranormale dalle sfumature gotiche e romantiche.


Gli stralci più belli:

"Sognai...  Quel cimitero un tempo affascinante e idilliaco era diventato un luogo spettrale che evocava pensieri neri. Le radici nell'edera si insinuavano nelle crepe e nelle fenditure delle lapidi. Statue semidistrutte e consumate dal tempo, sotto la luce della luna velata dalle nuvole, si trasformavano in figure straziate, soffocate dalla nebbia che le avvolgeva con il suo umido e freddo grigiore."

"Non credevo ai fantasmi, ma adesso so che esistono. A volte si legano a questa terra per l'eternità, cercando il breve respiro della vita che hanno perso..."


Qui trovate un'intervista e un'anticipazione di un altro romanzo: https://lanarratricedisogni.altervista.org/la-crisalide-la-croce-rosalba-vangelista/






Vincenzo Monti: una poesia inedita

Una poesia inedita di Vincenzo Monti, (https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/06/vincenzo-monti-i-miei-versi-preferiti.html) che reca la data del 1781, in onore della Donna Amata: Lunaria


Il mio pensiero manifesto il feci

quando, Oh Diva Lunaria, 

l'amoroso tributo Vi recai.

Soffiavasi ancor il Crudo Aquilon (1)

nella silente e bruna notte,

Ombre apparivano, 

Spirti fatali di tristezza

uscivano dalle tombe,

fluttuando

ancora stillanti di tabe orrida (2)

ravvolti in manto sepolcral,

come la sventurata Dirce (3)

mentre la procella (4) mugolava

e i dumi (5) si cangiavano rosseggianti,

in lemuri (6) e streghe, danzanti attorno, con tartaree voci.

Parmi (7) in quel sanguinoso ammanto, 

tra pallide ombre e la notturna strige (8)

di intraveder in atra caverna (9)

una Donna, e Splendida, Costei, stammi innanzi, fissa.

Fiammeggiando di Bellezza.

Nudi i piedi tra irti vepri (10)

Chiome corvine, e labbra stillanti

il mio nome e l'invito audace, la veste già scostata,

così languida,

"Vincenzo Monti..."

La lussuria la ragione m'offusca,

la favella (11) solo di Lei parla,

la virile possanza (12) solo Lei brama.

Allor requie (13) trovo 

nell'Amplesso con Lunaria,

nella rugiadosa grotta,

così intenso, così ripetuto, fino al chiaror dell'Aurora.


Note:

(1) Il feroce Vento del Nord

(2) Sangue

(3) La figlia di Aristodemo

(4) La tempesta

(5) I cespugli

(6) Spettri

(7) Mi sembra

(8) Uccello notturno, civetta

(9) Caverna oscura

(10) Sterpi

(11) Il poter parlare

(12) Il vigore

(13) Riposo





Percy Bysshe Shelley: una poesia inedita

Una poesia inedita di Percy Bysshe Shelley, datata 1816, dedicata alla Donna Amata dal Poeta: Lunaria.


Lunaria, Mia Diletta, Chiarore Stellare delle italiche sponde... 

Rimembri ancora il Nostro Primo Incontro?

Mentre il vento sospingeva le nuvole tempestose

e la densa bruma ricopriva le vallate; 

nella foschia si poteva ancora scorgere la falce di luna

che illuminava fiocamente come un barlume spettrale.

E Tu, ti aggiravi, tra le Ombre del Vespro.

Aleggiava il Tuo Passo, lieve, 

attorno a quella rovina Ti appoggiasti, per un istante, a quel muro diroccato, 

e l'Edera ombreggiava i Tuoi Capelli così Foschi, 

come Viva Tenebra.

Oh, Ti Amai, perdutamente mi innamorai di Te.

Chi è Costei, mi chiesi, un'apparizione degna del "Macbeth", 

Forse Demonia miltoniana, così ammaliante eppur lucifera? (1)

E così, Ti contemplavo, Tu, Sulfurea in Vesti Acherontee.

Tu mi udisti gemere.

L'Amore così si annunciava a Te, mia Diletta.

O Tremenda BELLEZZA,

Io fui in Tuo Potere.

Mi guardasti, e mi specchiai nei Tuoi Occhi, come fresche acque

così limpide che Petrarca stesso mai contemplò in Laura negletta.


Mi indicasti quei Cuckoo Pint (2) poco distanti dalle felci,

lo spadice eretto nell'ampia brattea, e io intesi.

Oh, sì, intesi.

La brezza notturna soffiava tra le verdi foglie sagittate 

e il terreno era già tiepido... (3) come letto nuziale.


Giacqui con Te, riverberando nel Crepuscolo,

spogliai il Tuo Corpo Niveo

così riverso sulle foglie autunnali e sul muschio,

tutta già rorida di rugiada, e ancora più rorida al tocco delle mie mani.

E così, tra i gigari e le dulcamare,

poco distante dal roseto,

il Nostro Amplesso fu Oceano. 


No, non temetti i Tuoi Baci,

Oh Divina,

posi, instancabile, le labbra sul Tuo Seno,

palpitavo intrecciando le mani nelle Tue Chiome Serpentine,

stringevo i Tuoi Fianchi per farTi ancora più mia,

con falene come fiaccole che ci ondeggiavano attorno

e la cadente torre di alabastro poco distante che svettava verso il cielo purpureo. 

Solo gli spettri videro Il Nostro Amplesso, così stillante, quella notte.


Poi, un fragore di temporale, una procella improvvisa, simile a quelle della mia Patria,

un mulinare di vento, ci costrinse a cercar rifugio

sotto l'arco di quel cenotafio, e Tu Ancora Più Bella Mi apparisti, come una Persefone Infera, 

Mia Sposa Morente (4), così Diafana, così Crepuscolare, 

ancor più Bianca delle tele di ragno tra le crepe sepolcrali, 

tanto che esclamai: "Oh, il Crepuscolo e il Suo Abbraccio!"(5)

Il Crepuscolo e l'Abbraccio di Lei, Lei Sola, LUNARIA!


Note:

(1) Lunaria è talmente seducente da sembrare sovrumana; Shelley cita Shakespeare e Milton, in riferimento alle loro celebri opere dedicate a streghe, spettri e demoni.

(2) Cuckoo Pint, nome inglese del Gigaro, ovvero Arum maculatum, pianta delle zone boscose; le foglie, di un bel verde, appaiono maculate e verso maggio la pianta forma uno spadice verdognolo-giallognolo, il fiore. Per la forma di questo fiore, fin dall'antichità a questa pianta, che è velenosa, furono attribuite proprietà afrodisiache. "Essi avevano mangiato così tanto Wake Robin, nome con il quale era conosciuto l'Arum maculatum, che non riuscirono a dormire dall'amore", così scrisse Jon Lyly nel suo "Metamorphosis" (1601) In Arum maculatum, un'ampia brattea, chiamata spata, circonda un'infiorescenza allungata terminante a clava, lo spadice, che emette un odore di sostanza organica in decomposizione. Tale odore, insieme al lieve calore emanante dallo spadice, attira gli insetti e questi vengono intrappolati dai peli che si trovano nello spadice, sopra i fiori maschili. I fiori sono disposti in due gruppi: quello superiore è formato dai fiori maschili, quello inferiore dai fiori femminili. Gli insetti prigionieri girano attorno ai fiori, raccogliendo e depositando il polline, finchè non muoiono o non riescono a liberarsi. Questo può accadere quando la spata avvizzisce, dopo la fecondazione. Nel passato, le radici venivano raccolte per il loro alto contenuto di amido e nel secolo XVII erano usate per irrigidire i colletti alti a piegoline, allora di moda. Le bacche rosse di questa pianta, che sono velenose, possono rivelarsi letali se ingerite dai bambini: infatti, Arum maculatum e Arum italicum sono chiamati anche "pan di biscia". L'altezza della pianta varia dai 30 ai 45 cm. Fiorisce da aprile a giugno." 

(3) Arum maculatum ha la particolarità di riscaldarsi. Si noti come per il Poeta, totalmente innamorato di Lunaria, Arum maculatum sia una metafora per descrivere la passione erotica: infatti Shelley dopo aver parlato del suolo già riscaldato dai gigari, possiede l'Amata Lunaria. L'Amplesso tra i due è enfatizzato dalla forma erotica di Arum maculatum, che è stato il preludio al loro connubio. 

(4) "My Dying Bride", l'espressione originale usata da Shelley 

(5) "Dusk and Her Embrace", nel testo originale.


John Milton: una poesia inedita

 Una poesia inedita di John Milton, (https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2018/12/milton-le-pagine-piu-belle.html) risalente al 1666, dedicata alla Donna Amata, Lunaria.


Donna o Demonia, siete Voi, Lunaria?

MirarVi, quale Tenebra d'Ebano 

per le Luttuose Vesti Vostre, 

Sotto le Rupi e in Stigia Selva,

d'Alti Cipressi e Tenace Edera 

che ghermisce i tronchi,

l'umido Musco (1) 

e l'Argiope ivi costretta in paziente attesa (2)

a cui di costa 

raggi lunari illuminano 

la Torre Consunta, 

testimone dell'antica pugna (3)

che rosseggiò di sangue gli stagnanti acquitrini.

Par ancora di udire nell'aria

i lamenti strazianti dei Lemuri (4) e dei Lari (4) 

che rispondono al gracchiare dei corvi.


E Voi, Altera Diva, reclinate il capo

e tutto intorno si spargono i Foschi Vostri Capelli 

come Drappo Funebre.

Demonia, Voi siete! 

Circe Maliarda, Voi siete, 

Al cenno della Nivea Mano, 

già  rimbomba la procella furiosa 

e squassa il Cielo di Albione

il vapore affocato, 

lo stridore delle sozze Arpie,

i latrati, Acheronte tracima e straripa!,

e acqua infera si stende,

e grandine flagella,

e voragine inghiotte

e dalle mefitiche paludi risorgono gli spettri,

ahi, orribile vista, la pupilla offusca in terrore 

a mirar le chimere sibilanti nel foco infernale,

il clangore dei Titani scoperchia le bare,

E io soccombo ai Vostri Piedi e invoco Misericordia: 

è arrivato il Giorno del Giudizio, Dies Irae, Dies Illa!


Fui forse predestinato alla Dannazione Eterna?

Mi è forse preclusa la Salvezza per Grazia? 

E solo per averVi concupito?

Voi, in Aspetto di Fatal Tenebrìa, in Loco (5) Infernale?

Deh! Il fomite di concupiscenza (6) mi avvinghia

E già odo una sinistra melodia

Il Crepuscolo e il Suo Abbraccio (7),

così bisbiglia,

così mi tenta,

Eco di Sirena:

"Milton, Io Vi Voglio, Io Vi ho scelto...Venite da Me..."

E Sia!

Meglio regnare all'Inferno, 

per aver amato Lunaria con vivida fiamma,

che servire in paradiso, non avendo giaciuto con Lei! (8)


Note:

(1) Muschio

(2) L'Argiope bruennichi, detto "Ragno Vespa"

(3) Battaglia

(4) Termini antichi per definire i fantasmi

(5) Luogo

(6) Milton confessa il suo desiderio erotico per Lunaria, e tutto questo causa tormento, al poeta puritano, che si sente tentato e dannato. Fomite è termine preso a prestito dalla Scolastica Medievale.

(7) L'originale espressione usata da Milton è "Dusk and Her Embrace"

(8) Alla fine, Milton sceglie la dannazione, si abbandona all'eros, travolto dalla bellezza di Lunaria, egli possiede totalmente la donna amata, dimenticando la castità e il pudore.


Ugo Foscolo: una poesia inedita

Poesia inedita di Ugo Foscolo, (https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2013/05/dei-sepolcri-i.html) datata 1796, dedicata a Lunaria, la Donna amata dal Poeta.


Sparge la Notte le sue Ombre taciturna

le selve tinte di violaceo ammanto 

spetri (1) sanguinosi rosseggian tra l'urna,

lampeggia livido di procella (2) l'aere:

Qui Sorge Lunaria, coi crin disciolti (3)

al riverbero crepuscolare

e di cipressi in lagrimoso duol (4)

rendon trista la campagna de' Morti

le illacrimate sepolture,

orror fra gli alberi,

fra le tamerici e i dumi (5) 

sol vedesi la funerea surnia (6)

svolazzar rinnegando la Luna.


E io, sempre fuggendo 

di donna in donna, (7)

ora gemo, ora sospiro,

Lunaria, Lunaria, Lunaria!

Querele, (8) le mie, ininterrotte.

Mormorar, io sento, 

il suon leggiadro del Passo di Colei

che fronda e fronda scuote

errando inquieta da un sepolcro all'altro. 


Oh Lunaria!

Forse perché di una Dea 

Tu sei l'Imago!

Sempre Ti mostri invocata.

Starotti (9) accanto,

in mezzo alle atre spelonche (10)

seguirotti (11).

Amore chiedi?

L'avrai.

All'ombra de' cipressi e dentro l'urne

sul freddo funereo marmo,

non è forse l'amplesso d'amorosi sensi

più esaltante? (12)


Note:

(1) Spettri

(2) La tempesta

(3) Capelli disciolti

(4) Dolore

(5) Umili piante e spine 

(6) La Surnia Ulula, un uccello della famiglia degli Strigidi; il Foscolo in "Dei Sepolcri" citerà l'Upupa.

(7) Chiaramente Foscolo evita tutte le altre donne, fuggendo da loro: desidera solo la Donna Amata, Lunaria.

(8) Lamenti

(9) Ti starò

(10) Grotte oscure

(11) Ti seguirò

(12) L'amplesso, il trionfo dell'Eros, sconfigge la morte, Thanatos. 





Vittorio Alfieri: una poesia inedita

Una poesia inedita di Vittorio Alfieri (https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/07/vittorio-alfieri-rime-commento-la-dove.html), datata 1786, in Onore della Donna Amata, Lunaria.


 Tal è la Vostra Bellezza Fatal,

Oh Lunaria,

in Crepuscolar Ammanto,

che a me brandite innante

come adunca falce.

Vibratela, su: me vedrete 

con fiamma inestinguibil

d'Amor ardere per Voi. 

E non mirarVi, questo sì,

questo chiamo aspra vicenda. 

D'atri (1) sussurri mi rendete errante,

e il mio spirto s'inselva

in tenebre incessanti:

Notte, Atra Notte!, parmi. (2)

Deh, Diva Lunaria!

Chi'l crederia?

Costei caligin reca (3)

per il lugubre aere, 

il vedi?,

Morte e Dumi (4) e Tosco (5)

sua ghirlanda funesta, 

se (me stesso abborrisco!) 

Lei volge la mano eburnea ad altri.

E Io L'amo. 

Meco (6) è sempre Lei.

La Contessa d'Albany? Chi fu costei?

Altra Diva non veggo se non Lunaria.


Note:

(1) Oscuri

(2) Mi sembra

(3) Nebbia

(4) Spine

(5) Veleno

(6) Con me




Giambattista Marino: una poesia inedita

Giambattista Marino: una poesia inedita del famoso poeta secentesco, (https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2018/01/giambattista-marino-i-versi-piu-belli.html)(https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2017/11/i-versi-piu-belli-di-giovanni-battista.html) trovata su un manoscritto, datata 1623.


E mentre l'angue (1) si scaglia fuor de la grotta, ben ascosa in fra i sassi, de le rupi, per gli orrori cupi e desolati,

vedo entrar per la selva Lunaria, (2) in Purpurea Veste, 

Selene Diafana, eppur Nunzia del Die,(3) 

del Divin Lei, e Lei sola, fattura, apria il mio cor con Imago d'Or. (4)

Fresca tale al Giglio, spargea di rose del sangue sembiante 

e viole odorose la via, 

e il mio lagrimoso cipiglio, tal Donna Sublime, rischiara.

Oh Lunaria, a Voi d'incanto sulla Chioma Corvina, 

Fosca sì, ma favilla, 

fan ghirlanda rubini 

e Zefiro smuove la leggiadra Vostra Veste vermiglia. 

Ove aratro non osa di franger l'ombrosa selva,

né lucciola rischiara, né il focoso Sol, né altra fiaccola, 

quel leggiadro Vostro Passo sol mi basta, 

e, tra le ombre e gli orrori de la oscuritate apronsi le foglie e le corolle. (5)

Oh Lunaria! Io, vagheggiator de la Vostra Imago, bramo, 

di mirarVi in perpetuo m'appago.

E trafitto dalla Vostra Ineffabile Beltà

che Citerea (6) negletta invidia, 

sospiro, e il cor mi langue, senza mercede.

Ed ecco, l'aer (7) imbruna e il crepuscolo cangia in tenebra la luce, 

fugge il Sole e i notturni stridi infestano 

e tutto d'intorno si spargon come eco stigia.  

Vidi d'ostro (8) il Labro Vostro  

e gli Aurei Alabastri Splendori del Perlaceo Seno Vostro,

il Vostro Sguardo i rai (9) diffonde

e intorno al Bel Viso albeggia.

Di cristallo le Gote, 

con piacevole feritate (10), il cor lacrimoso mi stilla, se miro Lunaria.

Di Lei, che bramo l'Imago. 

con tali audaci parole,

di barocca prosa,

Diva Lunaria!

Amata, m'ardi con i Vostri Guardi vaghi,

Lunaria, Sublime Lunaria, Imperatrice Altera, 

amanti idolatranti ammaghi 

e Vi corteggian d'intorno. (11)

Tutta siete d'adorar, da cima a fondo!


Note: 

1) Il serpente, nascosto tra i sassi 

2) Lunaria, una delle più famose donne del Seicento.

3) Il giorno

4) Per il Marino, Lunaria è simile ad un Dea, dalle sembianze divine, e così appare, agli occhi del Poeta, come Selene, la Dea della Luna, nel bosco oscuro.

5) Il Poeta celebra la sua Adorata in uno scenario boschereccio, forse pensando all'opera tassiana dell'"Aminta" e anche per allietare Lunaria stessa, che amava molto il Tasso.

6) Appellativo di Afrodite; per il Marino, Afrodite è trasandata, se messa a confronto con Lunaria.

7) Il cielo

8) Il Marino celebra le labbra di Lunaria, tinte di un rosso cupissimo.

9) Raggi

10) Crudeltà

11) Il Marino è consapevole che molti altri poeti sono innamorati di Lunaria; in effetti, fu una donna molto celebrata durante il Barocco; venne citata anche da Girolamo Preti in "Rose impallidite", componimento probabilmente scritto dopo che il Preti seppe che Lunaria scelse Marino come suo cantore ufficiale. Troviamo riferimenti a Lunaria, più o meno espliciti, anche nei Marinisti, nel Chiambrera, nell'Achillini e nel Giovanetti.